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                                     MEDMA

                                  STORIA ,MITO E LEGGENDA 

                                      DI MARIA LOMBARDO

 

 

 

 

Estendendosi....verso Nord, e quindi verso la valle di S. Barbara , la città (Medma) veniva naturalmente ad usufruire dalla privilegiata posizione difensiva offerta dalle retrostanti evoluzioni “ cita Italo Galasso in Medma saggio storico ed antropologico .Mentre il Russo noto studioso la descrive cosi :” Medma ,si adagiava nella pianura racchiusa tra l'attuale Nicotera, il mare, il Mammella ed il sistema collinoso (…) che degrada al Mesima, nell'agro Nicoterese serba le maestose reliquie”.Medma che vuol dire”fiume e città di confine”, appunto città fiorita sulle rive del Tirreno, allorquando la fiaccola della civiltà ellenica sembrò varcare l'angusto tratto di mare, che separa l'Ellade dalla penisola italica, per irradiare più immensa la sua luce nel bacino Mediterraneo. Ma anche Achille Solano in di Medma Città Stato si pronuncia con tali parole :”ed al quel manipolo di intrepidi coloni ,sembrò vicino l'immensità del verde della piana di Gioia e Ravello (...)ideale per innalzare templi e case e altresì per rifarsi una vita”.Sul tessuto urbano della nuova città poco c'è dato sapere, se non che il suo impianto urbano era regolare e lastricato di pietre. In effetti anche Vito Capialbi l'erudito monteleonese era del parere che Medma sorgesse il località detta Mortelletto in territorio di Nicotera e non di Rosarno secondo la vexata questio aperta dall' Orsi  nel 1910. Tuttavia che la questione non è chiusa lo afferma anche il Settis in molti suoi scritti . La polis non è certo una sfinge archeologica ma godette (ritrovamenti di Pian delle Vigne) di una delle più belle luci del sole, ma annota ancora Italo Galasso stroncato in verde età :” Straordinariamente fertile e ricca di acque sorgive,la campagna è solcata, oltre dal fiume Mesima anche dal torrente Mammella”.In questo scenario infatti sorgeva Medma, purissima gemma incastonata in tanta armonia di terra, di mare, di cielo. Il sito magico, salubre, opportuno, la feracità del suolo, l'abbondanza di acque fermarono i greci colonizzatori, che vi posero le loro divinità. Sebbene dai vari ritrovamenti in loco è emerso che qui vigeva il culto di Atena mentre nelle vicina sub colonia Hipponion si praticava il culto di Persefone. Sulle sue origini la storia tace, ma sull'etimologia del suo nome sono stati impiegati fiumi di inchiostri,cominciamo infatti dalle fonti storiche a noi note Strabone nella sua Geografia attribuisce Medma ai Locresi scrivendo ciò:”Medma fu città di Locri”,mentre Stefano Bizantino la definisce così :”città Italiana ,omonima ad una fonte” . Dopo questi umili cenni, nessun altro elemento troviamo nelle fonti su Medma. Non si può non affermare che il popolo medameo visse in pace ed abbondanza e che venne incamerato nei traffici commerciali di Reggio e Zancle ( odierna Messina), senza poter fissare delle date con fonti così scarne e malsicure .E la polis di Medma poteva essere costruita come comunità agricola annota Solano nel suo sicuro lavoro con una alta percentuale di cittadini dediti al campo ed un vasto territorio. La coltura dei campi, la tonificazione delle piante mirabile sintesi della città. Le attività commerciali della Polis accrebbero vorticosamente intensificati sia sulle coste che nei valichi interni tutto confluiva su Medma chi vuol capire capisca. Su queste basi la città si impone nel momento storico della sua politica economica sul Tirreno, favorita da alleanze militari facoltose e inerenti una confederazione monetaria tra cui spiccava Laos, Crotone, Metaponto, Taranto e Terina. Tutte città finesse col dare respiro all' Emporion fuori dal quale tali città sarebbero state tagliate fuori dai traffici con l'Africa. Il porto fu dell' Orsi ubicato nei pressi di Nicotera Marina in una rada naturale, crollata dopo il sisma del 1783, citano le fonti più accreditabili. Su questa situazione ebbe a scrivere anche Bruno Gallo in Nicotera tra passato e presente citazione per onor di patria:” Confederata con Crotone e battente moneta propria, era dotata di porto, terme, ginnasio, foro, teatri ,templi strutture queste che le avvalsero il titolo di città”Risulta invece essere fonte certa e sicura descritta anche dalle parole del Galasso nella sua famosissima tesi universitaria sulla polis, il quale, in tale scritto annota:” Sui ridenti lidi tirreni i Locresi si impadronirono di Metauro, di Medma e della bella e ricca posizione di Hipponion “ entriamo nel vivo della storia di Medma quando venne conquistata da Locri turbando gli equilibri politici di Reggio che andava formandosi sotto Anaxilas un grande impero marittimo. E' da pensare che per tutto il corso del IV secolo a.c. Medma sia rimasta colonia dei Locresi visto la mancanza di fonti inoppugnabili. Agli albori del V sec. le cose si modificano per la polis :inizia l'egemonia crotoniate su tutta la Magna Grecia, fu così che la città pitagorica dominava la scena e stipulò alleanze con Medma anche di questo ci informa Galasso:” Ad una concordia di Medma con Crotone esistono due stupende monete descritte dal Capialbi “ facile pensare che la nuova alleanza turbò Locri  che si apprestava al declino chi vuol capire capisca. Intanto annota Tucidite Hipponion (oggi Vibo Valentia) e Medma si alleano per via dei rapporti ostili con Locri scoppiò così una guerra passata agli annali come la guerra del 422 a.c battaglia della Sagra ma questa tesi è da confutare. Una guerra solo menzionata da Tucidite ed è un peccato che la menzioni solo, senza altre indicazioni importanti ai fini storici. Siamo nell'era in cui Siracusa vuole entrare nei fatti d'Italia per ingrandirsi territorialmente lo attesta il rifiuto che Dionisio ebbe da Reggio e la vicinanza con la città di Locri che si guadagnò alleanza anche con Medma. Narrano i dati storici più accreditabili che per la conquista di Messana, il tiranno, fece inviare 4 mila medamei a ripopolare la nuova polis. Qui gli storici discordano ampiamente, nel senso che la maggior parte di essa attesta non sul trasferimento ma sulla deportazione di quattro mila giovani operata dal tiranno di Siracusa nel 396-394.La polis a conti fatti raggiunse lauti gradi di civiltà tanto da produrre personalità come Filippo, le belle monete ne attestano la maestosità. Anche stavolta è opportuno citare le parole del Solano che cronicizza così :”Ecateo ci informa di Medma polis una città con proprio autonomia e magistratura. Aveva la facoltà di garantire nel suo seno,lo sviluppo di altre comunità (...)per via di un generoso equilibrio”. La letteratura tace ancora sull'arrivo dei Brezzi ,ma annota che solo nel 356 la città cadde sotto il loro potere. Sul periodo storico si pone Galasso descrivendo tale avvenimento :”Delle vicende storiche del periodo Brezio nulla c'è dato sapere ,(...) se nonché per Medma fu il fatto più importante della vita politica, se esso le fruttò la politica indipendenza :il più bel requisito che possa avere un popolo ,anche maggiore della libertà”. E' attestato che sotto i Brezzi, Medma, godette di una delle giornate più luminose della sua storia, ed proprio in questo periodo che la città gode della sua ultima giornata di vita greca. Da dominio Brezzo si trova colonia Romana che porta nome di Nicotera ora in base agli annali di Antonino Pio. La grande città magno greca scomparse definitivamente a seguito di sconvolgenti terremoti e cambiamenti climatici che favorirono la malaria, decimando il popolo. Sul mito nella polis di Medma si può dire tutto le fonti sono ben predisposte a raccontare il mito che si sviluppò nella zona dei medamei. Uno dei miti più accreditabili raccontato sia dal Galasso che da Cinquegrana e Mazzeo in Nicotera Storia mito e leggenda i quali dicono più volte nei rispettivi testi :” Qui le ninfee si impadronirono delle acque ,le bellissime figlie di Zeus”. Le ninfe divennero così protettrici dei fiumi Misma e Naiadi fiumi navigabili e ne proteggevano le acque di Medma. La ninfa Medme veniva spesso raffigurata nelle varie monete medmee, anche il mito viene ampiamente descritto dal Galasso nella sua opera descrivendo il ritrovamento nel 1914 di un frammento che parla della bellezza di Tyro altro mito del luogo che donò la sua bellezza alle donne del posto. Tyro si innamorò perdutamente di Empero giovane del luogo ma di lei si invaghì Poseidone, il Dio la sedusse sotto mentite spoglie dell'amato e nacquero due gemelli che furono tolti alle cura materne. Divenuti adulti i due cercarono la verità e trovarono la madre per vendicarla uccisero Solero e Salomone coloro che tenevano in cattività Tyro. In siffatta situazione di storia e mito che la città resse per molto tempo, si collocano numerosissimi scavi di noti archeologi ricordiamo quelli del vibonese Vito Capialbi che nell'800 portò alla luce monete e via dicendo, ma ancora di Paolo Orsi che nell'agro di Rosarno compì scavi a Piano delle Vigne ed in località Calderazzo dove venne rinvenuta una necropoli con 87 sepolcri di cadaveri con pratica di inumazione. Era così che i medamei venivano sepolti. Sebbene la scoperta più lauta viene descritta da Salvatore Settis nella sua famosa opera Bellerofonte e Medma che così scrive:”in tale luogo venne riportata alla luce una fossa ellittica in cui vi erano collocati terrecotte e statuette”.Non è difficile infatti, riconoscere una terracotta di Medma in quanto forgiata con materiale rosso-bruno lo possiamo evincere dalla coronoplastica specie di statuette e maschere di cui la polis è ricca .

 

 

 

 

   

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