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L'ORO NERO DI CALABRIA ENNESIMA OCCASIONE MANCATA.
DI MARIA LOMBARDO
La storia calabrese è ricca anzi pullula delle occasioni mancate, stroncate a conti fatti dalla mente Piemontese per favorire la crescita spasmodica dei comparti settentrionali , è opportuno citare la frase di Carlo Brombini, non tutti conoscono tale abbietto personaggio e né cosa fece per stroncare il miracolo economico calabrese :” Si faccia in modo che i meridionali non possano più intraprendere” ecco cosa argomentò quando divenne capo della Banca “d'itaglia” ed in men che non si dica e seguendo gli ordini del proprio Re l'economia calabrese inabissò drasticamente,trascinando con sé uno dei comparti più floridi di Calabria Citra (odierna prov. di Cosenza):l'industria della “rigolizia”( liquirizia). Arbusto infestante tanto quanto prezioso, per l'economia calabrese di 700 ed 800, in pieno e florido periodo Borbonico che amavano degustare le proprietà medicamentose della primizia di Calabria, non riconosciuta ahimè! causa l'ignoranza dilagante della Nuova “Itaglia” del famoso prodotto. Venduta già nel '600 a Napoli:” la regolizia sistemata con foglie di alloro”. Dalla notte dei tempi la liquirizia risultò per la Calabria una potenziale ricchezza a tal punto che venne impiegata nell'industria farmaceutica ed erboristica ma è il mercato alimentare su scala mondiale ad acquistare già nel 1715 il prezioso prodotto. Tuttavia ,nello stesso anno la Sibaritide area compresa tra Rossano e Corigliano che impiegava l'80% della produzione, accende le prime ciminiere dei conci ( nome con cui si soleva designare l'industria), inebriando di profumi l'intera area. Annotano così le fonti storiche più autorevoli:” il Duca di Corigliano fece accrebbere il comparto facendolo divenire una fonte reale di progresso economico”. I conci crebbero per numero e nel 1731 nacquero l'Amarelli , l'Abenante, Labonea ed infine la Solazzi che conquistarono proprio nella prima metà dell' 800 i mercati esteri d'America. Sebbene la storia ha voluto tramandare altro dalla fonti evinco che il prodotto calabrese detto “lu cru”,con il suo classico sapore dolce e amaro superò durante il periodo Borbonico picchi di produzione elevatissimi lasciati scemare dal passaggio del Nizzardo e dei suoi Garibaldesi. La maggior parte dei conci spensero la produzione proprio dopo l'Unità, e senza altri giri di parole l'intero gruppo delle industrie avrebbe provveduto al fabbisogno mondiale senza usufruire della liquirizia cinese che del tutto amara, lasciando senza lavoro o dedicandosi ad altre colture la stragrande maggioranza di queste famiglie citate in calce. La delizia nera i famosi scintillanti bastoncini, iniziò proprio in quegli anni ad essere impiegata nell'industria dolciaria attribuendone molte proprietà digestive . Tuttavia a far testo a quanto dico interviene la famosa enciclopedia britannica che scrive:”la liquirizia calabrese è la più pura del mondo” preziosa, gustosa, accattivante, utile in poche parole la “nera nequizia” veniva usata sia da Casanova che da Ippocrate che la somministrava contro la tosse. Oggi di tutto questo ben di Dio è rimasto ben poco all'usura del tempo rimane solo l'Amarelli che dal prezioso succo produce uno svariato numero di eccellenze impiegate ovunque. A tal punto che negli ultimi anni riceve il titolo di denominazione D.O.P, nascono così liquori, caramelle, gelati e prodotti erboristici di elavato valore. Le varie forme dell'oro nero, assieme all'oro verde il bergamotto ed infine l'oro giallo il cedro possano in un certo qualsenso riportare in auge, la nostra economia mancata distrutta e negata dal popolo di invasori che distrusse la nostra realtà.