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ILLUSTRI SCONOSCIUTI : GAETANO FILANGERI
“Filangeri fu uno dei massimi giuristi e
pensatori italiani (…) il suo illuminismo è napoletano, ma prodotto in quella
Napoli del'700 che viene dimostrata, (…) Gaetano Filangeri è uno dei massimi
rappresenta la voce riformatrice delle idee illuminate la cui efficacia fu
limitata dalla precoce morte, dalla Rivoluzione Francese che in campo sociale
stava peggio della Napoli dell'epoca.” La dinastia dei Filangeri è di origine
Normanna, citano così le fonti storiche gli stessi giunsero nel Salernitano al
seguito del Guiscardo con il capostipite Argenico. Un casato dai nobili natali
che diede impulso e vivacità all'economia ed alla cultura Napoletana, ma è con
Gaetano Filangeri che la nobil stirpe raggiunge l'acme nel suo processo
culturale. Nasce nella prima metà del '700, nel 1753, nel casale di S.
Sebastiano al Vesuvio alla “Cescola”il piccolo Gaetano, crescendo immerso nella
bucolicità dei campi ombreggiati dal maestoso Vesuvio sviluppa numerose
attitudini alla cultura. Tuttavia, si avvicinò da giovane all'arte militare ma
non fu quella la sua strada maestra, nel 1774 secondo gli studi giuridici
divenne avvocato ed proprio con l'avvocatura che si rivestì del suo habitus
congeniale. Nel 1773,
a vent’anni, Filangieri si reca a Palermo in visita allo zio Serafino Filangieri,
vescovo di Palermo, che era tanucciano, si muoveva cioè nel solco del riformismo
risalente all’età di Carlo III. La venuta di Filangieri a Palermo viene
preannunziata da lettere che mettono gli ambienti palermitani in attesa
dell’arrivo di questo giovane promettente. Filangieri non si smentisce, trova un
ambiente molto fervido intorno al “Giornale dei letterati”, organo di critica
letteraria, ma di fatto anche di critica storica e politica mal visto dal
Borbone, di cui facevano parte due redattori d’eccezione, Isidoro Bianchi e
Francesco Paolo Blasi (quest’ultimo morirà poi sulla forca nel 1795, accusato di
aver partecipato a una congiura giacobina).
Eloquenza spiccata questa la sua caratteristica lo portò alla corte di Don
Carlos Carlo III di Borbone ed in seguito al servizio di Ferdinando IV che lo
nominò Ufficiale di marina, una carriera tracciata quella del Filangeri che
lasciò nel 1783 per dedicarsi alla sua natural attitudine. L'anno dell'83 fu
particolare per la corte Napoletana per via di un sisma terribile che devastò la
Calabria Ultra, Gaetano sposa in quell'anno la giovane austriaca Carolina
Frendel che giunse a Napoli al seguito dell'Augusta Regina Maria Carolina, dalla
quale ebbe due figli Carlo e Roberto.
Nel 1777 Tanucci cade e
comincia l’involuzione reazionaria, sempre piú catastrofica, di Ferdinando IV,
che si circonda di personaggi legati ai capricci di Maria Carolina fino a dare
pieni poteri all’Acton. L’accantonamento di Tanucci crea una crepa nella fiducia
da parte di Filangieri nella monarchia.
Sebbene la vita di corte piaceva a Gaetano, la vicinanza del Sovrano così il
lavoro della moglie che accudiva la prole della casa Reale nel 1784, Filangeri,
decide di lasciare la vita di corte alla volta di Cava dè Tirreni ed a Villa Eva
lavorò al suo capolavoro Scienza della Legislazioni. Cava divenne meta e
pellegrinaggio di personaggi di spicco della cultura europea, fu suo estimatore
anche Goethe che visitò il conte a Cava di quanto detto abbiamo nota in alcune
pagine del Viaggio in Italia cita alla “principessina” sorella di Gaetano.
Scienza delle Legislazioni opera tradotta in molte lingue persino americano,
ricordiamo al gentile lettore che Franklin la apprezzò molto, scritta nel 1770
in 7 volumi alcuni pubblicati postumi, espose ivi il pensiero della grande
cultura Napoletana a quel tempo offuscata da grande ingiustizia sociale che
affliggevano tutte le corti europee e di cui quella Borbonica a quel tempo non
ne era immune. Testo scorrevole di elevati valori morali e sociali nel
prearnbolo, Filangieri dice: «Io mi consacro interamente allo Stato», ciò a
testimoniare che già a ventun anni ha la forte consapevolezza di avere una
missione da compiere a cui non sottrae neanche un giorno della propria
esistenza, chiede apertamente al Sovrano
Napoletano di attuare una sorta di “Rivoluzione pacifica”viene mentovato così
nella sua opera. Un'opera di valore che comunque trovò problematiche con la
Chiesa che nel 1784 lo mise all'Indice per aver acerbamente criticato il
parassitismo del clero e propose idee di progresso. Insiffatta situazione si
schierò contro il Filangeri una sciocca guerra di libelli mossi da un napoletano
che cercava di difendere i privilegi dei baroni.
È da sottolineare la
posizione critica di Filangieri nei confronti del popolo: il popolo non ha
raggiunto costumi adeguati ai Lumi, non c’è da fare affidamento sul popolo.
«Tutto per il popolo, ma niente attraverso il popolo».
. Ferdinando Galiani
e Antonio Genovesi, furono gli altri due grandi esponenti della triade
dell’Illuminismo napoletano, avevano a loro volta sviluppato la scienza
dell’economia. Genovesi aveva ricoperto la prima cattedra di commercio e
meccanica (oggi si direbbe d’economia politica) in Europa. Dalla sua opera
Filangieri ricava l’attenzione al fatto che lo Stato per poter creare prosperità
deve essere esso stesso prospero.
Situazione che trovò terreno fertile in questi grandi uomini, la
situazione politicamente si inasprisce, Filangieri però si concentra sempre di
piú nel proprio lavoro e riesce a concludere altri tre libri della Scienza
della legislazione, ma all’improvviso, per una degenerazione della sua
malattia dovuta anche allo strenuo lavoro, il 21 luglio del 1788 muore nel
castello Giusso di Vico Equense. Lí si recano Domenico Cirillo e Francesco Mario
Pagano futuri protagonisti della Repubblica napoletana del 1799, a rendere
omaggio all’amico morente.
Gli anni immediatamente successivi fanno assistere a un intensificarsi della
piega reazionaria della monarchia napoletana; l’anno dopo la morte di Filangieri
scoppia la Rivoluzione francese e Maria Carolina, sorella di Maria Luisa di
Borbone, con le sue diffidenze verso i riformisti prende sempre di piú il
sopravvento nella corte napoletana.
I Borbone si rendono sempre piú conto che la Scienza della legislazione è
materiale rivoluzionario. Il Consiglio di Stato condanna l’opera tanto che la
vedova di Filangieri si deve appellare a un amico, Carlo Mazzacane, per ottenere
una sorta di indulgenza da parte della regina. Negli anni successivi alla morte
di Filangieri sempre piú si delinea l’identificazione fra i suoi seguaci e gli
ideali rivoluzionari. Quando la rivoluzione a Napoli temporaneamente vince, il
debito nei confronti della Scienza della legislazione diventa evidente e
Francesco Mario Pagano tiene un memorabile discorso in cui raccorda l’eversione
della feudalità, nuova legge della Repubblica, con la Scienza della
legislazione. In Francia si vede in Filangieri uno dei padri anche della
Rivoluzione francese e quando, a seguito della repressione dei moti del ’99, la
vedova di Filangieri è costretta a portare i due figli a Parigi, Napoleone
Bonaparte la riceve tenendo un esemplare della Scienza della legislazione
sulla propria scrivania.
Maria Lombardo
Consigliere Commissione Cultura Comitati Due Sicilie
Centro Studi e Ricerche