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COLOSSUS : PIETRARSA , MONGIANA , SAN LEUCIO , CASTELLAMMARE DI STABIA.

                     ECONOMIA ,  SVILUPPO  , PRODUZIONE , DECLINO CAUSE E FENOMENI  .

 

                                             DI MARIA LOMBARDO

                                                                                                         “ CHE SI RACCONTI TUTTA LA VERITà

                                                                                     SOLO CHE LA VERITà ,              

                                                                                     NIENT'ALTRO CHE LA VERITà”

                                                                                                     ( MARIA LOMBARDO )

 

 

Quello delle Due Sicilie era un Regno in floride condizioni economiche che duravano da 730 anni “ tanto da avere più monete di tutti gli altri stati italiani messi insieme “ dice Francesco Saverio Nitti noto economista , ma la storia venne riscritta in funzione dei nuovi padroni i Savoia che dovevano giustificare l'invasione e la decapitazione dell'economia Duosiciliana . I nuovi “padroni “ insabbiarono e voltarono a loro favore la storia risorgimentale creandosi una falsa verginità e conducendo al vile disprezzo tutto quello che era Borbonico .In realtà durante l' epopea Borbonica l'industria era il fiore all'occhiello dello Stato , le grandi imprese statali disseminate tra Campania e Calabria ricoprivano sia le commesse statali che quelle destinate al mercato Europeo , tanto è vero che nel 1859 i prodotti del Mezzogiorno ricevettero il premio come  pregevole manifattura alla Mostra Internazionale di Parigi . La stessa industria vantava cifre da record tralasciando i grandi colossi , possedeva industrie che rispondevano alle migliori tecniche di mercato . Tuttavia tra le tante ipotesi era possibile annoverare una miriade di altre piccole realtà i 100 pastifici , i prodotti della terra per vocazione territoriale il gelso gli agrumi  davano un 'immagine solare tipica del giardino mediterraneo , che dopo l'Unità divenne suolo rurale e arido come per magia , saponifici , guantifici , industrie tessili e via discorrendo .  Tutte queste industrie di piccolo calibro favorivano lo sviluppo totalizzante dei grandi Opifici che si impegnavano nella lavorazione delle leghe metalliche come Pietrarsa e Mongiana a quella della seta San Leucio ed infine quella adibita alla produzione marittima Castellammare . Industrie che accrebbero vorticosamente e con numeri ragguardevoli  questo stato di cose che faceva volare in alto i vessilli borbonici .Ma che dopo il passaggio Garibaldino vennero annientate , smembrate , messe “ all'Indice “ testimonia anche Tommaso Pedio  nella sua opera “ Brigantaggio Meridionale “ ( 1806 – 1863) questa difficile condizione con tali parole:” Nessuno vuole che si parli di occupazione Piemontese in Italia Meridionale e la Camera dei Deputati non consente di  presentare a nessuno membro quel che successo in quel 1861 di descrivere questa missione come puro atto di invasione “ parole che non necessitano commento . Atto di invasione che prevedeva la distruzione totale dell'economia borbonica aggiunge ancora il Duca di Maddaloni Paolo Carafa :” hanno spogliato il popolo delle sue leggi , del suo pane  , e del suo onore (…) hanno dato l'Unità al Paese questo è vero ma lo hanno reso servo , misero , vile “. L'Epopea di Casa Borbone dopo aver provveduto al popolo istituendo lo stato sociale come patrimonio morale si impegnarono su duplice linea nella bellezza del Reame vedesi  Reggia di Caserta e fondazione di industrie che svilupparono l'economia dello Stato . In questo contesto si collocava l'eccellenza di Pietrarsa una grande realtà aziendale che dava impiego a 700 operai , lavorando infinite leghe ma che dopo il sopraggiungere a Napoli di Caribarto ( Garibaldi ) e messa a punto dei plebisciti il Reale Opificio chiuse De' Sivo a proposito di ciò annota :” per tutta la città garibaldini e camorristi prelevano e portano al voto (…)  , in ogni seggio vi erano due urne il Si ed il No , e quando qualche temerario preferiva il No provava bastone e coltello “ ,questa la situazione in cui si collocò la chiusura di queste grandi realtà . Ma continua ancora Ser Ellyott Henry  :” il plebiscito fu la farsa più ridicola che si poteva immaginare “ .Ma torniamo a Pietrarsa azienda partenopea di elevato impegno industriale ,fondata da Ferdinando II nel 1840 , raggiungendo in pochi anni numerosissimi record mentre l'antagonista Ansaldo nacque 13 anni dopo nei pressi del triangolo industriale . Dimostrando così quanto le menti illuminate del Napoletano si adoperassero per lo sviluppo statale senza riserva alcuna . Lo stesso Ferdinando II con ordinanza emanò tali ordini :” desidero che a Pietrarsa si crei locomotive per la tratta Napoli -Capua e che si assemblino pezzi per carri e wagon da indirizzare alle industrie europee e specie inglesi “ si da inizio al sogno di sviluppo di Casa Borbone. L'azienda partenopea dopo la sua fondazione assemblò e istituì i 10 km di tratta rotabile , la prima in assoluto nella Penisola Italica . La situazione di Pietrarsa fu davvero ragguardevole il Governo sempre attento alle problematiche dei suoi dipendenti istituì 8 ore lavorative che garantiva stipendio ed infine pensione stabile ricordando che il sistema pensionistico fu stabilito in primis dal Governo  inimmaginabili per l'epoca , tutte le locomotive ed i wagon furono monopolio napoletano ed importati per l'Europa , fu , un continuo divenire fino all'Unità d'Italia che mise in ginocchio non solo Pietrarsa ma anche Mongiana la vera “fucina borbonica” dove malgrado clima e natura si diede il via al miracolo borbonico . Sotto i Napoletani Pietrarsa fu una realtà  molto attiva curata e cullata dalla casa Regnante , cosa che si catapultò inesorabilmente col nuovo Governo Italiano che affidò l'Opificio nella mani di Carlo Brombrini colui che rivolgendosi alle industrie dell'ex Regno delle Due Sicilie ed a tutti i Duosiciliani disse :” che non abbiano più voglia di intraprendere” così fu ecco perchè il popolo VOLEVA I BORBONE .  Sotto la spinta distruttrice di Brombrini le commesse meridionali calarono a dismisura , mentre accrebbero con una parabola vertiginosa quelle all' Ansaldo di Genova ,facendo aumentare orario di lavoro e abbassamento degli stipendi una situazione incontenibile per una fabbrica che lavorava dignitosamente e con impegno . L'industria che prima fu statale ed in quanto tale protetta dalle menti illuminate del Governo di Napoli , dopo il 1861 , cominciò a denunciare malcontento sia ideologico che in ambito di lavoro oramai giunti allo strenuo ed in preda ai deliri gli operai iniziarono un processo di ribellione facendo , trovare scritto sui muri dell' Opificio tale frase :” Morte a Vittorio Emanuele , ed al suo governo infame dinastia Savoia muoia ora e per sempre “ . Tuttavia , mentre da un lato il processo di distruzione andava avanti nelle mani del nuovo Regno dall'altro gli operai di Pietrarsa non volevano perdere la loro realtà lavorativa , a tal punto che nella calda primavera del 6 agosto 1863 scoppiarono numerosi tafferugli per degli imminenti licenziamenti , gli operai in preda a reclami si infervorarono , lo Stato Italiano con lo scopo di sedare i rivoltosi fece fuoco uccidendo molti operai . Come da copione il Regno Savoia insabbiò ogni dato ogni cifra persino i verbali dei Carabinieri vennero falsificati in quanto portavano la dicitura strage inumana . Dopo tale episodio il disegno di  “scristianizzazione “ delle industrie ferroviarie Duosiciliane si compì in pochi anni dal '63 al 1875 a Pietrarsa rimasero a lavoro circa100 operai in totalità con i disagi imposti dallo Stato Italiano , mentre la chiusura totale ed apocalittica fu nel 1975 in epoca recente . Lo Stato come per prendersi gioco della sorte  e dopo aver compiuto. una serie di orde e misfatti sul sudore dei poveri operai proclama Pietrarsa museo Ferroviario Italiano . In virtù di tali situazioni e con l'urgenza di dare nuovo assetto politico all 'Italietta che doveva affacciarsi tra i colossi dell'industria europea si perse la fisionomia di Stato ai nostri danni facendo vedere un 'Italia già stanca sul nascere . Ma continua ancora lo studioso calabrese Nicola Zitara :”  Senza il saccheggio del paese borbonico , L'Italia Sabauda non avrebbe avuto un avvenire (…) insomma il saccheggio del Sud era l' unica risposta a portata di mano per cercare di arginare i guai in cui gli Stati Sardi si erano messi “ .  Sulla stessa linea d'onda al pari del peggior tsunami si pone come verità storica riconosciuta anche la storia travagliata delle Reali Ferriere ed Opificio di Mongiana , zona sempreverde delle Serre di Monteleone oggi Vibo Valentia . Quella di Mongiana è sostanzialmente l'ennesima storia di occasioni mancate che lo Stato Italiano fece subire all'industria Borbonica fiore all'occhiello delle Bandiera Gigliata . La realtà fusiva in Calabria Ultra risale all'epoca fenicia la vocazione al minerale e con  la vocazione boschiva resero il territorio calabrese zona di lavoro a tutti gli effetti . In siffatta situazione naturale e guidata da una grande famiglia reale illuminata nel 1772 , la Casa Reale , si occupa dello sviluppo Calabrese . Attenta e regolata risultò essere l'attività estrattiva nella Provincia di Calabria Ultra . Situazione che fu catapultata dalla mente arguta di Don Carlos e del suo Ministro Bernardo Tanucci che a spese della Corona inviarono 7 menti con lo scopo di studiare in Sassonia “ Scienze Minerarie” . Per poi  catapultarli in Calabria nel cuore delle Serre , grandi livelli e picchi nella produzione inglobò Mongiana , facendo nascere nella valle dello Stilaro un vero giovane agglomerato urbano che ospitava gli operai e le proprie famiglie . A spese della Corona vengono impiantati ben tre altiforni il “ Santa Barbara “ , il “ San Francesco “ ed infine il “ San Ferdinando “ che garantivano il pane a ben 1800 operai specializzati . Nel 1840 Mongiana produceva con lena il suo manufatto che veniva estratto con il picone e trasportato a dorso di mulo per  un tratturo di campagna che da San Nicola da Crissa giungeva a Pizzo dal cui porto il prodotto partiva per la Capitale . Senza ombra di dubbio mentre a Mungiana ( Mongiana) era il polo d'estrazione , era ubicata nei pressi un'antica fabbrica d'armi che dava lavoro ad altri operai , dove , si producevano 300 fucili l'anno il famoso modello Mongiana dato in dotazione all'Esercito Regio . Pochi pezzi  , oggi rimangano del prodotto di nicchia visibili solo a Napoli antica Capitale del suolo Borbonico ed a Parigi . In circa pochi quinquenni lo Stato per dare sviluppo alla famosa industria di Stato acquista la Robinson aumentando il potere di produzione calabrese , dati che non richiedono spiegazioni . Richiede inoltre spiegazione la citazione di Giacinto  De' Sivo :” la Patria nostra era il sorriso del Signore “ in poche parole ogni progetto attuato dal Casato aggiungeva prestigio all'Industria Statale . Soprattutto quando nel 1850 con una mossa strategica fondarono l'albergo termale delle “Acque Sante” proprio nelle Serre , tutto questo mentre al Nord si moriva di pellagra .  L'onda rossa guidata dal Generalissimo giunse scortata dalle navi inglesi in questa zona iniziò l'inesorabile declino dell'Opificio , che acquistata da Achille Fazzari ex garibaldino dopo averla riempita di cimeli la vendette a pezzi all'Ansaldo facendola chiudere con la dicitura:” troppo lontana dal mare “ . Tuttavia la realtà fu totalmente diversa anche qui quando il popolo fu costretto ad emigrare o a darsi alla macchia VOLEVA I BORBONE. Il malcontento dilagò i mongianesi strapparono e calpestarono il tricolore inforcarono la statua del Re e la portarono in processione posizionandola sull'antica postazione .

 Racconta nelle pagine del suo libro fresco di stampa Vincenzo Falcone in “ Le Ferriere della Mongiana un' occasione mancata “ che annota con tali parole la situazione all'indomani dell' Unità :”successivamente attraverso massiccia emigrazione che colpì non solo (…) specialmente a quella postunitaria che rifiutandosi di sostenere lo sviluppo dell'Industria Meridionale diede avvio ad un rapido e pernicioso processo di distruzione ed abbandono “ . Continua ancora il Falcone :”incompetenza della maggior parte dei direttori , processi tecnici antiquati e soprattutto il disinteresse del Governo a non voler coniugare il processo di modernizzazione del Sud con lo sviluppo industriale nazionale”. Dalla terra di Calabria torniamo nuovamente in Campania dove era ubicato l'Opificio serico San  Leucio nei pressi di Caserta . Nato sotto Ferdinando IV San Leucio divenne famosa grazie all'attività serica che portava alla luce il prodotto finito seguendo un'attenta filiera che partiva dal baco per poi giungere ai drappi di seta che vestivano le più importanti Case reali . Ferdinando IV lasciò scritto tale situazione :”nella magnifica situazione di Caserta (….) io non trovava il silenzio e la solitudine che mi portava al riposo , ma una città in mezzo alla campagna (…) così che riconosciuto luogo appartato ho trovato adibito il colle di San Leucio .”Il nucleo rappresentativo fu la Ferdinandopoli dove sua Maestà attuò il suo disegno tra Il 1773 ed il 1783 . Creando una sorta di Statuto per la Colonia con tali frasi la storia narra ciò :” Pensai di aiutare  quelle popolazioni utile allo Stato e alle famiglie , utile allo Stato introducendo la manifattura delle sete grezze (…) alle famiglie alleviandole dai pesi che le affliggevano “ . La prima mossa che il Re attuò fu di recintare S.Leucio e i due quartieri S. Ferdinando e S. Carlo per poi acquistare moderni filatoi .L'Opificio produce con lena i suoi manufatti Tanucci Ministro del Re nel 1782 , incoraggia l'attività serica la Real Colonia accrebbe vorticosamente producendo drappi sia per il Vaticano che per L'Inghilterra ancora oggi visibili . La formazione della Real Colonia era ferrea ma efficiente il lavoro dei drappi , fece giungere a Caserta numerose famiglie di piemontesi , francesi , genovesi e messinesi che acquisirono il lavoro del telaio .Tescione nella sua opera Arte della seta a Napoli e la Colonia di San . Leucio cita :” nelle produzioni spiccano veli , floranze , velluti , merli e merletti , raps , mille punti , batiste “ . Tutto questo era San Leucio Industria Statale sotto i Borbone ma dopo l'Unità la colonia passò al demanio per poi concederla nelle mani francesi ,ponendo un pernicioso declino fino alla completa chiusura facendola divenire Museo delle Sete e poi sede Universitaria della Federico II , fornendo a questi luoghi un'altra cultura . Ultima industria ma non meno importante risultava essere Castellammare di Stabia , citano i libri di storia che nel 1731 sotto Carlo fu una delle città più floride del Reame . La storia di Castellammare , nasce tutta intorno ai cantieri navali  i cui primi insediamenti navali furono nel 1783 , adiacenti la Corderia una piccola realtà che produceva corde ad uso lavorativo . Ma Castellammare , non fu solamente zona lavorativa ai fini navali , fu ,anche zona archeologica per la presenza delle ville romane che consentirono la nascita sia del palazzo reale zona estiva della Casa Reale e numerosissimi palazzi gentilizi . Ma , fu  nel 1842 che divenne baricentro mercantile tra Puglia e Calabria , in siffatta situazione di benessere anche dopo l'Unità Castellammare divenne una realtà di tutto piano istituendo numerose industrie conserviere come : la Cirio famosa per la lavorazione dei pomodori . Torniamo ai cantieri navali cioè alle fabbriche di navi che erano ben 7 sotto il governo di Ferdinando IV e del suo primo ministro Acton che fece produrre ben 136 navi battendo bandiera gigliata solcavano i 7 mari . Nel 1786 la Corona battezza la prima nave Partenope , nave moderna e veloce ma fu sotto il Governo di Murat che l'Opificio diviene colosso navale . Sotto i francesi ed i Napoletani tra il 1810 ed il 1821 prendono il largo il Capri ed il Gioacchino , mentre nel '24 si crea il Vesuvio prima nave a vapore . Una realtà che faceva accrebbere la potenza del Governo Duosiciliano fino al passaggio devastatore del massone  “Garigaldi “ ( Garibaldi ) . Cominciò un rapido declino qui si forgiò la prima nave italiana detta Italia , dal nome del nuovo Regno , e per ironia della sorte la Borbona che prese il nome di Giuseppe Garibaldi varata nel 1861 . Il lavoro a Castellammare continuò ad esserci seppur nei limiti il nuovo Stato incapace di creare nuovi siti continuò ad usare il passato borbonico . Già nel 1931 crea la Amerigo Vespucci mentre a pochi anni di distanza fonda la Navalmeccanica smembrata nel '43 , lasciando spazio ai Bacini Napoletani che forgiano ben 4 corvette . Le industrie si accavallano  con difficoltà da Italcantieri a Fincantieri prendendo posto nel 1984 ed accompagnandola fino al declino totale negli ultimi tempi .

 

 

 

 

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