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Salviamo Carditello “la Real Delizia”.

                            Di Maria Lombardo

 

Quando si è trattato di ristrutturare la Reggia di Venaria (Piemonte) tenuta Savoiarda, lo Stato “Itagliano “ ha sborsato 180 milioni di euro, eppure Carditello (Caserta) risulta essere maggiormente più bella e con un passato di tutto punto. Tuttavia a causa di questo glorioso e laborioso passato (ricordiamo che fu una fattoria molto impegnata sotto i Borbone), viene lasciata dallo Stato al degrado e all'abbandono. L' edificio storico offeso da un sacco continuo e da devastazioni umilianti, dove non vi è cartello o tabella che illustri la presenza ai più di un luogo di così tanta storia ed efficienza. Immerso in enormi cumuli di spazzatura di ogni genere e sorta chi vuol capire capisca. La storia della Real Delizia è una storia fantastica una storia che dipinge il periodo illuministico della Corona di Napoli, una storia che rispecchia la realtà dei 21 siti borbonici altre tenute accomunate da uno stesso destino essere non solo zone di svago del Re ma vere e proprie efficienti tenute agricole e ispirate alle idee illuministiche in voga nel periodo, ricordiamo la faggianeria di Cavazzo, la seta a San Leucio e la pesca a Fusaro. I suddetti siti acquisiti dalla Corona erano l'emblema dello splendore borbonico dove non vi era distinzione tra i reali e la comunità lavoratrice. Nata sotto Ferdinando IV, uno dei sovrani più illuminati di Casa Borbone sebbene il progetto fu voluto da Francesco Collecini collaboratore del Vanvitelli che le regalò sinuose fattezze. La tenuta rispecchiava i circhi romani abbellita con fontane ed obelisci ed un tempietto destinata alle corse dei cavalli, chi vuol capire capisca ed inoltre affrescata da uno dei pittori più importanti del Napoletano ossia :Filippo Hackert. Nella tenuta stessa infatti venivano allevati i cavalli lipizzani molti dati in dotazione alla cavalleria borbonica, ed inoltre indirizzati al commercio estero, senza disdegnare che proprio a Carditello si diede inizio all'allevamento dei bufali dal cui prezioso latte si iniziò a produrre la famosa mozzarella di bufala che oggi si fregia del marchio D.O.P. Il primo caseificio che lavorava il latte di bufala, nacque proprio a Carditello concedendo lavoro a numerose famiglie. Visse appunto di luce propria sotto i Borbone, florida e ricca la zona che la circondava detta appunto la “Foresta”, a tal punto che la casa Reale, pur di preservarla dal continuo stillicidio di colpi causato dalle copiose piogge diede inizio alla messa in opera dei Regi Lagni che avevano lo scopo di convogliare le acque piovane. Il vero dramma giunse con l'avvento della nuova casa regnate i Saboia (Savoia) che nel 1861 abbandonarono il fabbricato alla damnatio memoriae, tipico comportamento della Neo Itaglia (Italia), in scellerati atti di iconoclastica politica lasciando immolare alla causa unitaria tale patrimonio, ed inoltre i numerosi affreschi raschiati proprio dove si dava lustro alla gens dei Borbone rappresentata in abiti popolari e dediti alla coltivazione magari dei campi. Nel 1920 secondo le fonti più accreditabili il sito di Carditello, passa al Demanio alcuni lotti di terreno svenduti, facendo risultare come patrimonio solo la piccola “Reggia”. La produttività del territorio cala drasticamente, si perdono i posti di lavoro, si perde così uno dei gioielli della Terra di Lavoro. Tuttavia lo scempio non finisce qui nel 1943, lo Stato lascia che la tenuta diventi il quartier generale tedesco e quel che rimane razziato dalla gendarmeria Tedesca, causando irreversibili danni dimenticandosi che quell'edificio fu opera settecentesca ed ampliata ed abbellita anche dai successivi Sovrani.

 

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