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                                                                                  CAPITOLO V

   

        

                      IL TERREMOTO DEL 1783

   

 La Calabria è sempre stata terra di alluvioni e terremoti  nella  sua Storia  i più sconvolgenti furono quelli del:1638 , del  1783  ed  infine in epoca contemporanea nel 1905 e nel 1908   tutti  colpirono drasticamente  la Calabria Ultra. La provincia  è   sempre apparsa  come una   terra marginale e poco conosciuta  avvolte raccontata dal  mito e da una serie di stereotipi, per  tutto il secolo XVIII fu questa la situazione. Agli inizi del ‘700 infatti appariva un semplice luogo  geografico  marginale quasi sconosciuto raccontata come una terra molto fertile   dove  gli abitanti non sono cannibali     ma uomini  al pari di tutti i Napoletani. La terra non ha industrie ,mancano le strade persino i porti ed era  infestata dalla malaria .Eppure non mancavano  coloro che possedevano grossi capitali ma non li investivano  perché mancava, la fiducia di sé  medesimi e si limitavano  a comprare i titoli . Augusto Placanica che alla sua Calabria ha dedicato saggi di elevato valore storico ,ritiene che la Calabria Ulteriore è la terra del mito della Magna Grecia, per altro verso la Calabria come luogo rupestre sarebbe abitata   da gente fiera ma primitiva avvolte colpita “dall’ira divina”mediante calamità come i terremoti 1.Nel 1783 le sorti della Calabria Ulteriore cambiarono in soli due minuti .Alle ore 12,45 del 5 febbraio la terra tremò in Calabria Ultra con epicentro la zona di Terranova oggi la Piana di Gioia Tauro , interessando principalmente l’area tra i fiumi Gallico e Metramo .Tra i monti Ieio ,Caulone  ,Sagra . Avvertito fino ad Otranto ,Lipari Palermo, poco in Puglia per nulla a Napoli e Abbruzzi  dando inizio ad uno sconvolgimento durato diversi giorni .Alla  prima intensa scossa che devastò la zona ne seguì una nuova , il 6 febbraio al largo tra Bagnara e Scilla ,del decimo grado che fece crollare nello  Stretto mezza montagna di Campalà .La  massa di terra cadendo in acqua causò un moto di mare che spazzò la costa .

Il 7 febbraio la scossa fu avvertita a Soriano del secondo grado che rase al suolo la cittadina , le scosse di assestamento furono avvertite anche il 28 marzo che distrussero Borgia. Cortale, Catanzaro,Maida , un vero cataclisma da cui ci vollero molti anni per risollevarsi .In tutto infatti furono ben 959 le scosse e si susseguirono per ben due anni.I paesi più colpiti secondo le stime furono quelli Aspromontani e delle Serre .

 Giovanni Vivenzio ,che in qualità di direttore degli ospedali militari aveva visitato la provincia all’indomani della prima scossa da una visione sconfortante .Nel 1788 scriveva :” In una parola in due minuti primi (…) formerà epoca nella Istoria d’Italia ,cagionò la quasi distruzione totale dell’Ulteriore Calabria .Distruzione che fu indi accresciuta dal fuoco che per due giorni ,si  mantenne .La scossa fu si subitanea che sembrò fuoco di mina 2.”. Da questo scoppio di mina le catene degli Appennini si aprirono da ogni dove, mentre quella parte su cui siedono Nicotera e Monteleone resistettero a lungo ma si vedevano fessi gli edifici . La sola città  di Seminara contò 4 mila morti in quella simulazione di scoppio di mina. Il terremoto venne accompagnato da tempeste , pioggia ,e venti e dai fasci di luce atipici .

Un autentico cataclisma che cambiò la vita della Calabria Ulteriore , annientò la vita e l’economia della provincia ,soprattutto nella parte meridionale.L’evento del 1783, oltre agli effetti immediati ha provocato uno spostamento della gente dal mare verso la zona interna per trovare terre coltivabili.I grandi spostamenti specie quelli stagionali si verificarono tra Parghelia e Tropea fino a spingersi in Sicilia fatto che consentì ai lavoratori di non aiutare lo sviluppo della zona .Il terremoto portò con se una serie di problematiche molto gravi scrive ancora Gaetano Cingari .Ma  la piaga più dura divenne la mortalità , di morti ve ne furono ovunque oltre trentamila solo in Calabria mentre 630 furono le perdite nel Messinese .

 

 

 

 Anche questa parte dello Stretto fu colpita duramente specie per i monumenti persi per sempre.Ma  continua lo storico reggino : “la scossa in alcune zone fu una vera e propria falcidia “3Lo storico ancora dice :” a Terranova furono del 77 % le perdite ancora del 54% quelli di S. Cristina in Aspromonte, mentre Bagnara pagò il prezzo più alto il  59 % delle vittime ,cos’ il caso Scilla perse 150 uomini nel sisma mentre il resto vennero decimati dal maremoto .” Purtroppo dice ancora il Cingari ,gli scampati cercarono  riparo tra Marina Grande e Chianalea il maremoto decimò tutti “.E’ assolutamente degno di essere ricordato anche il caso del Principe di Scilla che perì nel maremoto con la corte 5. Il mare rigurgitò con migliaia di scillesi solo il fratello del principe l’Abatino Ruffo Mentre nella stessa notte nell’area peloritana divenne aeromoto che sbalestrò gli edifici secolari.

La somma dei morti in questo sisma calabro – peloritano fu una vera ecatombe anche Hamilton , dice che tra Calabria e la sola città di Messina i morti ascesero a 32. 367 ma che esiste buona ragione di credere ,che il numero sia ben più elevato. Ma è possibile ribadire senza margine di errore che le perdite, possono essere computate a circa 40.000 morti. In quel 1783 , i danni a cose e persone furono talmente ingenti che la popolazione non avendo ancora ripristinato i danni del precedente sisma vide tutto crollare accumulando vecchie e nuove rovine . Cosa che secondo le stime aumentò il numero  delle vittime , i calabresi vivevano ancora nelle abitazioni lesionate nel sisma del 1764 .

 

 

 

La paura causata dalle numerose scosse e la visione di uno scenario apocalittico , spinse la gente che abitava in prossimità delle coste di correre come sciami di api sulle spiaggie , dove purtroppo il mare fece il resto oltre al caso di Scilla è degno di nota che la furia del mare spinse alla terra ferma l’isolotto di Tropea sconvolgendo chi fu presente all’accaduto .Un’onda gigantesca sommerse lo scoglio fino a ricongiungerlo alla costa.Rimase ancora vittima nel sisma la principessa di Gerace Teresa Grimaldi di cui il Galanti dice:” in una chiesa ,che è una capanna di tavole sotto una specie di altare fu esposto il corpo dell’infelice principessa di Gerace rimasta oppressa sotto le fabbriche rovinate dal terremoto “6

 

 

Quando tutti i cadaveri si scopersero fu visto che la quarta parte del popolo sarebbe rimasta in vita se i soccorsi fossero stati più accelerati.Un lattante fu estratto vivo dopo il terzo giorno , una pregnante dopo trenta ore , un uomo dopo 22 giorni ,animali domestici divennero necrofori.La lista degli studiosi che giunsero in Calabria Ultra per raccontare la sciagura fu molto lunga .Tra questi è degno di nota Pietro Colletta autore della Storia del Reame di Napoli nel 1831 infatti scrive per i posteri :” Quando giunse l’estate  per fetore di cadaveri, ed acque stagnanti e penuria di viveri che aveva già aggiunto maggiore sofferenza a questo popolo si manifestò in Calabria Ultra , un morbo epidemico che aggiunse morti ai morti (….) “7  .

 

La Calabria intera in occasione del terremoto si aprì al mondo ,accorsero in queste zone  colpite Deodat de Dolomieu , Norman Douglas ed anche il Goethe che passando da Messina per giungere a Palermo scrisse che “ l’orripilante visione di una città distrutta “.Quella del 28 marzo dello stesso anno rimase l’ultima grande scossa che la popolazione la avvertì nell’area tra i capi Vaticano fino a Colonna con un rumore sordo prolungato.In soli 90 secondi spense 2 mila e più morti nella Calabria centrale devastò da Nicotera a Crotone , producendo enormi danni anche alle memorie scritte.Questa situazione fu solo una faccia della medaglia che difficilmente poteva essere scongiurata alle epidemie furono annoverati persino la fame ed il freddo che contribuirono alla lacerazione di un lembo di provincia che viveva già di miseria.

 

In un mese precipitarono 200 città ,trapassarono 60 mila calabresi , in quanto ai danni si dissero incalcolabili. La Calabria Ulteriore a ridosso di quegli anni iniziava un nuovo percorso fatto di sofferenza e di ulteriore miseria ma furono al giusto i nati ,in una zona  che non prospettava un futuro migliore.Non pochi erano i matrimoni ma molti i delitti atroci i travagli e le lacrime erano invece infiniti .Il terremoto infatti si inserì in un contesto regionale dove di già la popolazione viveva in condizioni disperate , così infatti specificarono già tutti coloro che conoscevano la Regione. Questo scenario di devastazione e di morte durò a lungo e suscitò impressione nei viaggiatori che erano in tanti accorsi a portare aiuto alla provincia .

 

 

 

La Calabria fu meta proprio per questo motivo d’itinerari per la bellezza della natura e le antichità classiche ricercati dagli aristocratici imbevuti di cultura umanistica .

Tra tutti vi fu John Bartels che si spinse fino a Pizzo a quella desolante visione notava :”un’altra piaga era la penuria di baracche che espose i Calabresi al freddo situazione che uccise un terzo della popolazione pizzitana . Più di 1500 persone furono travolte molti i giovani tra i 20 ed i 30 anni , il futuro fu compromesso.Da Seminara invece annotò :” più mi addentro nel paese più aumentano gli orrori .La Calabria è completamente inabissata (….) ,ci vorranno molti anni prima che la regione si risollevi , da Monteleone invece disse che crollò tutto e che la città ora era composta di baracche “.

 

Il terremoto nel Monteleonese fu veramente terrificante il centro soffriva le esalazioni metifiche che devastarono gli organi umani , le donne in questa zona non concepirono più ,o ebbero i nascituri morti , l’aria infatti qui era micidiale. 182 infine i centri limitrofi a Monteleone che subirono effetti devastanti ,ma 33 di questi furono ricollocati in luoghi differenti .Il male peggiore furono i danni che il  patrimonio artistico subì in maniera incalcolabile Il convento di Soriano che possedeva una moderna tipografia venne distrutto ,diverse cattedrali subirono la stessa sorte come la Certosa di Serra S. Bruno così il monastero di Sinopoli . La medesima sorte toccò al convento dei frati dell’Ordine dei Minimi di Seminara ,persero l’antica struttura secolare e sotto le macerie persero 38 confratelli .

 

 I conventi nicoteresi dei Celestini e dei Francescani divennero inabitabili .

Ma per ironia della sorte il sisma oltre a cancellare le tracce del passato in quelle scosse  distruttrici riportò alla luce in località Clio nei pressi di Tropea un antico bagno sulfureo di origine romana .Bagno tra l’altro che venne cancellato nei precedenti sismi ,portando con sé una serie di spiacevoli fenomeni come un pregnante odore acre ed il territorio caliente.I pochi scampati per portare sollievo ai poveri calabresi innalzarono una modesta baracca come ricovero.Secoli di storia e duro lavoro quasi cancellati del tutto , in soli due minuti.Va soprattutto tenuto presente che se la Calabria Ultra perse la stragrande maggioranza dei suoi monumenti lo deve principalmente alla vulnerabilità del suo patrimonio edilizio.

 

 La scarsità dei materiali usati hanno fortemente indebolito con al seguito le scosse numerosissime e ravvicinate gli edifici. Si può dedurre che la gravità del fenomeno ,non sta nell’elevato numero e grado di scosse , quanto nella rapidità con cui si sono susseguite ,che quindi non hanno permesso agli abitanti di provvedere alla riparazione ed allo stesso tempo gli edifici che sopravvissero alla prima scossa, crollarono alla seconda.Ragion per cui gran parte del patrimonio architettonico andò perduto con quel sisma , che può essere considerato come un taglio netto tra ciò che c’era prima e ciò che è venuto dopo.Situazione che fu accentuata dalla normativa che il governo borbonico varò dopo il sisma ossia l’assoluto divieto di usare intelaiature in legno nella muratura ,ennesima stoltezza del Governo.

 

Senza dubbio dagli studi fatti è emerso che il terremoto  contribuì a rendere più rozzi i costumi dei calabresi , favorendo delle azioni criminali data la terribile situazione in cui il popolo era costretto a vivere a causa del sisma e non solo. Ricorda infatti Augusto Placanica : “ quel che stupiva i forestieri era la grande diffusione della violenza , lo stato era in gara con la feudalità nell’alimentare abusi d’ogni sorta , se è vero che gli omicidi aumentavano è vero che gli uomini si gettavano alla campagna . Episodi di violenza ,abusi , erano tanti da fare un quadro inquietante della Calabria Ultra” 8.Si trattava aggiunge lo storico di antichi nodi irrisolti .Nello stesso periodo invece di provvedere alla ricostruzione degli edifici lesionati dal sisma del ’64 , cercò di sconfiggere il banditaggio nato per difendersi dai soprusi dei ricchi .

 

Per la Monarchia era una necessità sradicarlo anche con modi crudelissimi “fuoco e sangue” e fucilazioni.Il 14 febbraio del 1783 la notizia del sisma giunse nella Capitale ,portata dai marinai della Santa Dorotea la risposta del Re fu comunque subitanea . Sembrò che il Re  si  fosse avvicinato maggiormente alla sventurata situazione del popolo di Calabria già sottomesso dalla miseria.

La Regina Maria Carolina si oppose in questa situazione drammatica alle varie potenze europee e contemporaneamente divulgò la sua propaganda “ sulle paterne cure” del sovrano , per i poveri e sfortunati sudditi . Questo avvenimento infatti contribuì a rivendicare orgogliosamente l’autonomia del Regno ,che rispose all’invio di due navi cariche di farina dalla Francia “di essere sufficienti ad accorrere a bisogni e necessità di quelle popolazioni 9 .

A Napoli le notizie del sisma non furono affatto molte e si cercò di tranquillizzare la popolazione “ inquieta di natura sua ,ed assai facile a trasportarsi a grida ed a violenza ed a prorompere arditamente per qualunque pretesto contro il Governo 10. Lo stesso fu interessato a non diffondere il reale numero dei morti ,e diffondere invece un ampio ed efficiente apparato scientifico . Gli stessi marinai della fregata S.Dorotea non mancarono di riferire che la gente soffriva la fame ma che la Provvidenza trattenne sulle spiaggie calabresi navi cariche di cibo tra cui frutta secca destinata al mercato orientale. Che per quel momento bastò a sfamare quel popolo . Ma fu merito del calabrese Michele Torcia la pubblicazione a tempo di record della prima monografia del disastro che enumerò i danni da Messina a Crotone della città peloritana dice:” la Palazziata divenne un’ammasso di calcinacci .

 

 

 

 Il sisma infatti aveva provocato l’interesse dello Stato Borbonico verso la Calabria Ulteriore ,ci furono studi ,proposte, interventi per ripristinare un’area devastata .Testimonia il Cingari la rapidità del Re stupì la schiera degli intellettuali illuminati alla testa del Genovese.Il giorno dopo perciò Francesco Pignatelli Principe di Strongoli ,dotato di poteri assoluti e 100 mila ducati partì per il luogo del disastro , ed arrivò il 20 febbraio a Monteleone.Portandosi dietro tende, pece per bruciare i cadaveri tecnici ed ingenieri come La Wega ,Winspeare  .La città di Bagnara dove le acque del mare raggiunse i tetti delle case, fu ricostruita dall’ingegniere Bonelli , mentre Reggio sotto Mori alcuni quartieri oggi sono rimasti come li  aveva divisi.

 

 

La tempestiva macchina dei soccorsi aiutò i più indigenti e bisognosi .Baroni ecclesiastici, autorità locali tutti furono chiamati a collaborare per gli interventi necessari : rimuovere macerie ,sistemare baracche ,seppellire i morti ,abbattere gli edifici pericolanti 12. La stessa città di Bagnara ricostruita interamente dopo il sisma come detto in precedenza, assistette alla  fuga dei fratelli Paolo e Ignazio Florio famosi in seguito per lo sviluppo dell’economia Palermitana.

 Intanto da Napoli il monarca Ferdinando ,ordinò una serie di accortezze affinché il Pignatelli non incontrasse ostacoli nel suo operato.Ordinò in modo perentorio al Regio Tesoriere di Calabria Ultra di versare nelle mani del Vicario tutte le somme di cui questi avesse bisogno per gli interventi.

 

 

Nominò quattro medici al seguito del Principe per provvedere con le cure allora conosciute a lenire il disagio dei sudditi calabresi.Accompagnato dalle truppe il Pignatelli fissò dimora a Monteleone , ed inviò a Napoli oltre ad una relazione minuziosa redatta tra l’aprile ed il maggio 1783 oro ed argento delle chiese per fonderli e favorire denaro al popolo.Il Principe di Strongoli ,in primis non si limitò ad enumerare i danni ma osservò in modo molto acuto la situazione politica dell’area.Scriveva alla corte che qui nobili e borghesi badavano a difendere i propri interessi .perciò un suo ufficiale scriveva così :” i cappelli ed i galantuomini sono i tiranni dei villani e faticatori della campagna” .

 

 

 

Il terremoto infatti andava ad inserirsi in un contesto regionale , dove i mali peggiori sono principalmente tre ,la prepotenza dei baroni , la soverchia ricchezza della mano morta ,la miseria a cui si unì la selvatichezza e la ferocia di quel popolo . Una volta che il Principe di Strongoli piantò la sua tenda ed il suo quartier generale a Monteleone , iniziò il suo lavoro di ripristino .

 Il giorno dopo il suo stanziamento spedì dei corrieri al duca di Corigliano suo nipote , ed a quello di Crotone per ricevere anche da loro dei vettovagliamenti da coalizzare a Monteleone . Emanò ancora dei bandi draconiani ed infine soppresse i pagamenti fiscali ai Baroni per sovvenzionare i Comuni . Tutto ascoltando con interesse i suggerimenti del Sambuca suo nipote per il quale : “ tali calamità non fossero strumento di iniquità , come la Storia ce ne ha conservati di esempi in simile o quasi tale circostanza “ .

Ma mentre il Pignatelli si diede molto da fare per la Calabria Ultra non mancava chi criticò arditamente il suo operato accusandolo di spostarsi troppo poco da Monteleone.Due mesi dopo lo stanziamento  a Monteleone , il 15 aprile 1873 , il Pignatelli invia sul posto una Commissione della Reale Accademia di Napoli per verificare ed riferire il reale stato delle cose. I Commissari regi riferiscono che nel reggino Terreti rimase spaccata in due , la fiumara di Catona uscì dal suo letto provocando alluvioni e favorendo la malaria , ancora fu verificato che la rocca di Pentedattilo perse la chiesa Arcipretale e molte case divennero inabitabili . La gente minacciava di abbandonare l’abitato come poi si verificò. Persino il brigantaggio in queste zone di grande vitalità manifestò tregua.

 

 

 Il 4 giugno del 1783, Ferdinando istituì  nella Città di Catanzaro la Giunta di Cassa Sacra per venire incontro e per fronteggiare la difficoltà della situazione.Intanto anche il Papa Pio IV firmò il Breve un’atto che serviva a sopprimere i luoghi pii ed i conventi in Calabria Ultra . Un programma del genere dice il Placanica era di un audacia senza pari , persino avvocati pagati dallo Stato seguivano i comuni contro i Baroni 13.

Alla Cassa Sacra fu affidato il compito di confiscare e censurare tutti i beni della Chiesa , furono 250 i conventi posti sotto sequestro con 3.300 tra monaci e monache un numero molto elevato di presenze. A tal proposito la corte diffuse la notizia che il sequestro sarebbe servito a sollevare la condizione  degli indigenti calabresi con la cessione a patti vantaggiosi di tale fondi.

 

 

Ma sostiene lo storico Caridi ,che :” quest’obbiettivo non fu centrato per nulla ,a causa di una serie di intrighi e connivenze tra funzionari e benestanti ,si risolse a vantaggio di questi che posero solide basi in Calabria “14 . Infatti il sisma spazzò la complessa normalità dei rapporti rovinò l’intero edificio sociale , tutto era inesorabilmente travolto. All’indomani del sisma dalla penna dell’abate Galiani una delle menti della ricostruzione ,uscirono tali parole:” la calamità di Calabria è stata tale e tanto distruttiva che offre il campo a fornire un nuovo sistema di cose” Intanto il Pignatelli dopo aver fatto e praticato tutte le disposizioni della corte , provvide a spendere i 100 mila ducati del Re .

 

 

 

 

Ma ovviamente risultarono pochi per tutto il lavoro che si doveva fare , 45 mila ducati li spese per ricostruire le torri sorte a difesa del mare ,300 mila ducati per le Chiese il resto per bonificare la Piana di Rosarno  dove erano sorti 200 laghi malsani ed in più costruì una serie di ospizi per anziani ed orfani.

La caratteristica di tale sisma che si presentò alla popolazione nel modo più terribile modificò anche l’idroorogenesi del suolo. Lo stretto di Marcellinara si abbassò drasticamente , molte montagne si spaccarono coprendo tutto.La valle del Mesina fu la zona che soffrì di più nacquero molti laghi che resero difficile la coltura.Ancora enormi frane inabissarono Sinopoli e Seminara ,tra Bagnara e Scilla nacquero i bradisismi  insomma il territorio fu sconvolto nella sua interezza .

 

 

Questo repentino cambiamento favorì in queste aree la malaria che decimò ulteriormente i poveri calabresi.L’intero aspetto del territorio fu sconvolto nei tracciati e nei sistemi di viabilità , nelle strutture orografiche ed anche nella struttura idraulica . In alcune zone si inaridirono alcune antiche fonti, ne sorsero nuove , i fiumi abbandonarono l’antico letto .Persino si produssero crepacci avvolte succedeva che l’acqua usciva da conche circolari  favorendo a causa delle scarse norme igieniche la malaria .

Nulla rimase delle antiche forme dice ancora Pietro Colletta la Calabria venne del tutto mutata dalla furia del terremoto .L’opera di distruzione del sisma fu infatti molto vasta ,   e  si legò con uno stretto rapporto con la carestia per le scorte distrutte  ,il lavoro fu completamente compromesso con al seguito le case coloniche in Calabria molto diffuse, i granai , i mulini i frantoi . Non occorre molta fantasia per comprendere di che durata dovesse essere la paralisi della vita produttiva , in una società irrimediabilmente già povero.Alla miseria fu comunque legata la paura che perdurò per molti anni a causa delle repliche che continuarono a ripetersi .Ovviamente la gente in cui era insito questo sentimento riuscivano a precedere una scossa con sintomi di  spossatezza e sensazioni atipiche.Sostiene ancora Augusto Placanica nell’opera il filosofo e la catrastrofe , “ crebbe nella gente la superstizione e si affinò un legame speciale con il Divino 15.Aumentarono le processioni e le benedizioni al fine di ingraziarsi Dio affinché li preservi da un nuovo cataclisma .Ma la più  triste fortuna fu per i sopravvissuti  sperava di essere salvati, perché restituiti i morti fu una visione terrificante.

 

Si contrappose all’opera di distruzione quella di costruzione ,senza comunque seguire norme antisismiche , scelta disastrosa per i futuri sismi .

Nel viaggio di perlustrazione si notò un paese cambiato sia nella struttura geologica che in quella sociale, ovunque si poteva notare lo spettacolo commovente della gente di diverso ceto sociale.I ricchi e gli agiati dice in una epistola lo scienziato Vincenzo De Filippis , oltre ad aver visto i loro palazzi crollare furono costretti a ricorrere ai contadini che in un primo momento furono da loro vessati. Chiedendo ricovero e qualche cencio per vestirsi  .

 

 

 

 

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