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                                                                                   CAPITOLO II

   

LA CALABRIA NEL SETTECENTO

 

Il susseguirsi di varie dinastie al timone del Mezzogiorno non cambiò assolutamente la situazione della Calabria , che per tutto il XVIII secolo si ostinò ad essere la provincia del Regno maggiormente sottosviluppata .

Vivere in Calabria , infatti , significava vivere di stenti e miseria , sapere l’impotenza dello Stato ed i soprusi baronali  , essere vittima di una giustizia corrotta , osservare con passività i privilegi della chiesa , rimetterci di continuo la vita a causa delle calamità naturali e l’azione violentissima di squadre di banditi 35  .

Viaggiare in Calabria per  lo straniero , inoltre , significava essere il mirino privilegiato dei banditi e mettersi nelle mani della Provvidenza per scampare il pericolo , come ci riferisce il prete inglese Brian Hill nel 1791 , quando compì un breve viaggio nella città di Monteleone ( l’odierna Vibo Valentia ) 36.

La cagione di tanto degrado andava vista sotto molti fattori di varia natura , come nota il cosentino Giuseppe Spiriti nel 1793 : “ Le due province detta al giorno di oggi Calabrie sono oppresse da mali di due diverse nature , alcuni sono fisici e recenti , altri sono morali e antichi .

 

 

I primi sono una conseguenza delle leggi fisiche di collisione ; ed i secondi hanno la loro origine nelle vicende rovinose dei tempi , e nella malizia della depravata volontà dell’uomo “ 37 . Nella lista dei motivi ,che causarono questo stato di cose , la mancanza di rete viaria assieme alle strade rotabili era al vertice di tutti i problemi  .

Le vie di collegamento , infatti , non apparivano né facili né veloci ed il territorio si dimostrava isolato e sezionato in sé stesso .

I collegamenti con la Capitale si praticavano spesso via mare , mentre quelli interni alla provincia erano molto lenti . Le strade sia quelle provinciali che municipali erano impiantate senza nessuna regola di ingegneria ed il loro percorso fu reso molto difficoltoso  dalla conformazione orografica della Provincia , dove si innalzavano il Pollino , la Sila e l’Aspromonte , vista come zona invalicabile specie nei mesi invernali 38 .

Le difficoltà delle strade calabresi impressionò molto i viaggiatori ed il racconto della difficoltà di questi posti fu un topos  della letteratura di viaggio europea , come recita il seguente brano riferito al passaggio del Crati nei pressi di Terranova di Sibari :

“ Questo fiume da tanti secoli abbandonato al suo corso impetuoso e irregolare non consente specie alcuna di ponte , e perciò si è cercato di supplirvi

 

a mezzo di una enorme carretta a due ruote , sormontata da un piano di tavole proporzionato all’altezza dell’acqua . Questa barca a calesse attende i passanti sulla riva e appena se ne è radunata , il conducente caccia strilli acutissimi per cui due bufali immensi si levano madidi di fango dalle vicine paludi per venirsi a porre dolcemente sotto il giogo.Aggiogati a questa pesante macchina sovraccarica di persone e di effetti ,essi la trascinano penosamente verso la sponda opposta. Le ruote affondano e sollevandosi dalla fanghiglia , danno luoghi a certi sobbalzi che vi tengono nel continuo terrore di venire scaraventati nell’acqua. E ad accrescere l’angustia e l’inquetitudine si aggiunge la necessità di tenere per briglia i cavalli che seguono a nuoto e che a stento resistono alla violenza della corrente . In effetti non ho mai traversato questo fiume senza temere che il traghetto potesse tradursi al miei danni nello stesso passaggio dell’Acheronte 39

Nei primi anni del XVIII secolo la Calabria , quindi  , “ fu più che mai inserita nell’alveo del ristagno generale” che distinse il Sud fin dall’inizio del secolo 40 e la vita dei calabresi fu “ scandita da eventi climatici e naturali più che politici , o dalla secolare mancanza

 

    di difesa delle sue coste” sottoposte al pericolo di incursioni turchesche 41.

    L’evento più difficile in tal senso fu evidenziato lungo il litorale ionico, a Cirò.La cittadella, il 10 giugno del     1707, venne attaccata dai musulmani, la gente del posto a tal proposito cercarono scampo fuggendo nel bosco     vicino o rifugiandosi nel castello feudale.

Nel maniero appartenente alla famiglia nobiliare degli Spinelli si consumò, però, il tragico destino dei Cirotani, poiché a causa dell’usura del tempo cadendo il ponte levatoio, la gente cadde e poi fu catturata dai Saraceni 42.

A distanza di un mese,il trono napoletano passò al ramo asburgico d’Austria , tale evento rappresentò un’ elevazione  verso la messa in pratica di nuovi programmi di sviluppo economico ed  amministrativo.

 Stagnò, invece , la congiuntura socio-economica ed in primo piano spiccò la pressione fiscale , la quale sfociò in un’ondata di rivolte con a capo Reggio e Tropea nel biennio 1721- 1722 43 , esenti da ogni contenuto politico e segno dell’insofferenza del popolo nei riguardi del “ tristo governo” austriaco 44  A   deteriorare  la   situazione contribuirono le cattive condizioni climatiche e naturali ,

 

con al seguito la carestia del biennio ’17 –’19 e la paura imperterrita dei sismi .

Le problematiche della Provincia furono fronteggiate con più forza dopo il 1734  quando , abbiamo notato , che sul trono del Regno di Napoli s’insediò Carlo di Borbone .Il giovane Borbone prese coscienza di tale difficile realtà , quando  , intraprese il viaggio che lo portò a Palermo per la nomina a Re nel febbraio 1735.

In quella occasione , si pronuncia Anna Maria Rao :” Terre e città , autorità regie ed ecclesiastiche , grandi feudatari e patriziati : tutti fecero a gara per accogliere e festeggiare il proprio Re  .Una gara che metteva in gioco questioni di prestigio personale ma anche più generali questioni di prestigio personale ma anche più generali questioni di governo delle province .E nel governo locale ,nonostante le gerarchie formali riaffermate sul piano del cerimoniale , i rappresentanti della giurisdizione regia apparivano ancora come solo una delle parti in causa , insieme all’alto clero , alla grande nobiltà feudale , alle nobiltà cittadine “ 45 .

Nonostante il lavoro di risanamento fiscale che il governo apportò e la creazione di una giunta di “ sollievo “46 nella Provincia gli effetti del nuovo iter politico tardarono a vedersi e “ accidenti e fatalità , clima e natura continuavano ad avere il sopravvento su progetti ed intenzioni “ 47 .

 

Una fase molto drammatica per la storia della Regione fu il biennio 1743 – 1744 quando la Provincia fu colpita dalla peste e dalla carestia .

Il terrificante morbo esploso nel maggio del 1743 a Messina si sparse rapidamente nel reggino , decimando migliaia di uomini . Il sopraggiungere poi della stagione invernale , inoltre , “ aiutava il lavoro distruttore della peste e della fame : pareva la fine del mondo “ e “ a chi campava dal male dava morte il freddo “ . Per cercare di arginare la diffusione del morbo almeno lungo i litorali  , furono impiantati dei cordoni sanitari e la Provincia fu sezionata in 13 ripartimenti comandati dal commissario Emanuele Sanchez De Luna  . Questo provvedimento , però ,  innescò  una dura recessione della produzione in Calabria Ultra  , bloccò  il commercio e bloccò le amministrazioni locali  48.

La tragedia trovò azio nelle pagine del diario del nobile barone catanzarese Gregorio Susanna , che descriveva così “ giornalmente si pagano tasse e soldati , si patiscono continui patimenti per l’assistenza che si fa” .

Di notte ai cordoni si patisce la plebe , il ceto dei civili ed i nobili , si sta in continua paura quasi tutti infermi per i disordini che si fanno per l’andar girando di notte ,infatti chi dorme fuori si procaccia o la morte o qualche

pericolosa infermità causati dai cambiamenti d’aria , dall’umidità della notte che deve prendere chi deve girare per le baracche per uno spatio di 12 miglia per cui si sta in Purgatorio per non dire inferno . E fra tanti patimenti si devono pagare ogni mestasse “49

Contemporaneamente  , ai guai portati dalla carestia e dalla peste si unirono le piogge torrenziali  , alluvioni , scosse di terremoto all’incirca annuali , nel giro di 4 anni dal 1738 al 1742  , in particolare di grave intensità quello tra il 21 ed il 24 marzo 1744 . Durante questo periodo di crisi , gli eventi nel Napoletano ( centro di grande cultura e politica di primo piano nell’Europa Illuminista ) si divagò istantaneamente da quella delle province di Calabria che , per colpa dei cataclismi inflitti dalla natura , notarono compromessa l’economia ed infermo l’incremento demografico , il quale , riguardava lo Stato nella sua totalità 50 .

La distinzione  , iniziò ad essere completata nella seconda metà del Settecento , proprio quando il Governo ebbe un quadro completo della situazione in cui versavano le provincie con l’opportunità  di studiare a fondo le note dei catasti : “ il primo serio tentativo di riforma globale della monarchia borbonica” e che in terra di Calabria , tra la metà degli anni ’40 e la metà degli anni ’50 ,  riguardò 399 comuni 51 . 

Nei primi anni di reggenza di Bernardo Tanucci , infatti ,

 

se  è tangibile che mancarono delle veritiere novità legislative paragonabili per estensione e forza quelle degli anni 1738- ’41 , è comunque vero che ci fu una dura azione di governo nel mettere in pratica la normativa in atto . Desto e forte  , descrive Anna Maria Rao  , fu il confronto degli abusi giurisdizionali della Chiesa e dei Baroni , sulle attitudini autonomistiche e gli arbitri interpretativi delle magistrature centrali 52 .

Nel frattempo , le menti intellettuali del napoletano forzavano per un ammodernamento dell’economia , considerato usabile solo con la conclusione del regime privilegiato di cui usufruivano i terreni sia del clero che dei baroni . Questa situazione avrebbe permesso di sezionare i latifondi e di creare un vasto ceto di popolo e di medi proprietari , requisito indispensabile per far incrementare l’agricoltura , che giaceva in una condizione degradante ed in piena arretratezza  53.

Le terre del cosentino , per esempio , erano tenute nelle mani di pochi proprietari ed erano adibiti al pascolo ed alla limitata produzione di grano .

Nella piana del Crati la coltura privilegiata era quella cerealicola .Nel Marchesato ed a Catanzaro vi era la medesima struttura agraria ; grandi terreni di seminativo e di pascolo .

 

Alberi da frutto e vigneti differenziavano ,  poi ,  la diffusione della coltura del grano estensiva che nel Marchesato , invece , raggiungeva il vertice della produzione . Diversa la coltura agraria del reggino .Qui sussisteva il classico “ giardino Mediterraneo “  , una unione di tante piccole unità di terra adibite a  colture specializzate a carattere intensivo : agrumeti , frutteti , vigneti  54.

Ma facciamo un passo indietro ai problemi della demografia  , e alla sua povertà , che superò il limite ampiamente nel 1763- 64 in occasione di una nuova carestia provocata dalla variazione del tempo , “ ultima propaggine della little  ice age dell’età moderna , accompagnata da un freddo inclemente  , che concesse all’anno una primavera troppo fresca una bella stagione altrettanto fresca e troppo posticipata “55  . La grande carestia alimentare , a causa della sua portata e della sua diffusione , portò le autorità regie a varare nuove riforme. Su tale argomento furono studiate diverse tesi .Per Antonio Genovesi la situazione obbligatoria per arginare la crisi era un profondo e generale mutamento sociale ed un cambio della condizione di vita dei contadini  .

Il Tanucci pensò , inoltre , di dare una sferzata alla politica antiecclesiastica ed anti-baronaggio 56  e nel 1767 , con la cacciata dei Gesuiti , inaugurò una magnifica opera di spartizione delle terre 57 .

 Misure di limite furono usate anche riguardo alla proprietà ed alla giurisdizione del clero . Queste leggi dette di “ ammortizzazione “ bloccarono vendite e donazioni alla curia e nel 1772 furono abolite completamente le decime alla Chiesa. Tuttavia aggiunge anche Giuseppe Caridi le censuazioni e le vendite delle terre del clero non portarono alla conclusione del secolo a un beneficio per le condizioni dei poveri  , obbiettivo fondamentale da osservare , ma conclusero invece per acuire le sperequazioni sociali e rendere peggiore la situazione dei contadini , situazione che invece fu utilizzata dal cardinale Ruffo per i disegni di rivoluzione58.Intanto , la monarchia cercò di fronteggiare il problema del baronaggio varando una legislazione che non sortirono , tuttavia , nessun effetto  perché il  Re non concluse a pieno il progetto59 . Nella Provincia le famiglie baronali si ostinarono a operare indisturbate e ad ottenere il controllo di grandi appezzamenti di terreno , come ha notificato Mario Pellicano Castagna  , che occupavano 497 centri con un numero totale di 626 . 459 abitanti ed una superficie di 12570 Kmq . Molto inferiori risultarono essere i terreni del demanio , quelle sottomesse all’amministrazione del Re contavano 180 paesi abitati , con 169 . 979 abitanti ed un’area di 2510 Kmq 60 .

 I nobili Baroni , ancora , possedevano pieni poteri anche sulle attività commerciali ,  e senza curarsi del Governo , vendevano l’olio in contrabbando con seta , vino e tutte le granaglie allora coltivate . Essendo anche , i fornitori del grano per il fabbisogno di Napoli adibiti alla pubblica annona , il loro cruccio , fino al viceregno viennese , fu considerato dal Governo ed influenzò moltissimo le leggi 61.

Il potere dei nobili , si dimostrava nella sua totalità in concomitanza con la presa di coscienza sul feudo , una cerimonia , scrive Luigi Falcone , articolata in un “ susseguirsi di azioni e gesti che , oltre alla loro funzione concreta  , avevano anche lo scopo palese di celebrare  , teatralizzandolo , il potere e colui che lo incarnava  “62 . Una scossa brusca agli equilibri di tale società fu dato dal terremoto del 5 febbraio 1783 .

Il sisma , con epicentro a Terranova  , fu di una portata senza pari ed in tutta la Calabria Ultra modificò il paesaggio devastandolo quasi 400 paesi nell’area che va da Marcellinara allo Stretto , le zone più popolate e ricche dell’Aspromonte , alla piana di Gioia Tauro fino alle Serre . Il terremoto portò alla luce “ amplificando i lamenti dei calabresi e la mostruosità del dominio baronale . Esso , infatti , gioca un ruolo importante nella storia di quegli anni nel senso che dà il via ad un ampio processo di scomposizione delle grandi fortuna fondiarie ;

 processo che subirà un’ accelerazione in più riprese negli anni successivi con le leggi del decennio  , la vendita dei beni dello Stato  , e , più tardi , con l’asse ecclesiastico .

Tuttavia sono gli anni in cui anche in Calabria , stretta più delle altre Province negli angusti confini dell’ordinamento feudale , non rimane a guardare 63 .

Il drammatico episodio sismico , infatti , inaugurò una grande manovra eversiva che , sugli elementi concessi da Ferdinando Galiani e da altri illuminati , portò ad una serie di riforme le quali concessero alla Calabria il primato di essere un vero laboratorio politico .

Nel giugno del 1784 furono nominati “ una serie di avvocati che , con uno stipendio corrisposto dallo stato , gratuitamente assistettero i comuni nelle liti , fatte rivivere in proporzioni vastissime  , contro i feudatari e gli usurpatori dei demani ; si stabilì  che nella Calabria Ultra tutti i monasteri ed i conventi dovessero essere temporaneamente sospesi e ,se piccoli , soppressi per sempre ; che tutti gli amministratori dei luoghi pii laicali fossero rimossi dall’ufficio ; infine che tutti i beni di tutti gli enti ecclesiastici ; con esclusione delle parrocchie non vacanti , delle commende e delle mense vescovili , venissero , a cura della Cassa Sacra  , un ente straordinario appositamente istituito , posti sotto sequestro ,          amministrati da un corpo di funzionari

governativi , censiti considerati anche secondo i valori , e concessi in acquisto , con un ferrato intento , come sosteneva esplicitamente la legge , di incarnare contante per la ricostruzione e , contemporaneamente , di fornire terra ai contadini nullatenenti . Era ne più ne meno , la concreta messa in opera del programma genovesiano , che aveva sempre fatto leva sulle necessità di censurare gli immobili degli enti ecclesiastici ( cioè di venderli non in contanti , ma con una lunghissima dilazione) a favore delle famiglie contadine  64.

L’intervento tempestivamente portò alla confisca di tantissimi terreni della Calabria Ultra , ma la Cassa Sacra seppur usando il metodo di sezionamento del latifondo della Chiesa e di privatizzazione non apportò i risultati tanto agoniati e , alla fine , facilitò gli interessi dei Baroni a scapito dei contadini , che notarono un aggravio della loro condizione di povertà65 .

Osservatore di tale fallimento dell’azione del Governo fu Giuseppe Maria Galanti , nel 1792 esortato dalla corte borbonica a visitare la terra di Calabria al fine di “ riconoscere  lo stato di questa infelice contrada e di suggerirgli quello che io reputava proprio a ristabilirla66.

La notifica che il famoso economista notò riconfermò ,

 il più totale fallimento dell’opera dello Stato e ridisegnò una visione sconfortante della situazione , dove destava preoccupazione l’ignoranza della gente , la scarsa qualità della gente che si occupava di amministrare la giustizia, la falsità dei nobili ed i loro amministratori 67  e la negazione dell’ordine pubblico .

Certificava , perciò , “ che tanto la Calabria meridionale , si duramente provata dal terremoto , quanto la stessa Calabria settentrionale , uscitane salva  , erano unite da una vastissima arretratezza in ogni campo di vita , così che tutti i problemi del Regno ( oppressione feudale , diritti del clero e annessa manomorta , scarsa giustizia , povertà della classe meno abbietta  , cattivo stato della comunicazione , ignoranza oltre misura e via dicendo ) apparivano ancora più ancorati ; e oltre tutto più evidenziati dall’insufficienza della popolazione 68  . In siffatta situazione di totale separazione , la lotta contro la Francia e la rovinosa battaglia per annientare la Repubblica Romana fu l’ennesima rovina.

Dopo poco , il Re non si impegnò a bloccare l’arrivo dei francesi guidati da Championnet e , nella notte tra il 21 ed il 22 dicembre , lasciò il paese sotto l’anarchia popolare 69.

Doveva significare l’alba di una nuova era storica  . Il periodo di vittoria degli ideali della Rivoluzione Francese , in Calabria divenne lotta aperta tra le famiglie

e ,solo quando il Ruffo organizzò un piccolo manipolo di uomini per ricomporre il Regno di Napoli sotto la corona borbonica , i miseri calabresi si arruolarono in massa alla rivoluzione sanfedista provocando diverse e profonde fenditure sociali dove i vecchi rancori valicarono gli interessi della società .

I Calabresi  contribuirono al crollo della Repubblica Partenopea ed alla riconquista dello Stato nuovamente sotto Ferdinando IV di Borbone 70.

Il comportamento ,fece notare , l’incapacità dei poveri a vedere nei programmi giacobini disprezzato anche da Carlo Laumberg, che scriveva : “ se i soli uomini dabbene si fossero gettati nella rivoluzione , la libertà sarebbe adorata da tutti 71.

               

 

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