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One Minute Silence - Buy now ... saved later



Il metal inglese non mi ha mai entusiasmato, ma negli ultimi anni gruppi come Earthtone 9, Kill II This e One Minute Silence hanno finalmente acceso una luce in fondo al tunnel.

Proprio gli One Minute Silence licenziano il loro secondo album e rispetto all’esordio mostrano una notevole maturazione, anche se già dal primo ascolto dei quattordici nuovi episodi, i modelli cui si ispirano sembrano facilmente individuabili.

Il loro “rap metal core” è riconducibile all’esperienza crossover dei Rage Against The Machine dai quali ereditano, oltre ad alcuni passaggi vocali e chitarristici, l’urgenza espressiva e l’istintiva brutalità nell’esecuzione delle canzoni; tuttavia gli OMS non si accontentano e spaziano molto nella loro proposta musicale.

La struttura dei brani è molto varia ed attinge in alcuni casi al senso drammaturgico dei Tool, in altri alla sofferenza metallica dei Korn, in altri ancora alla ferocia tribale dei Sepultura, mentre l’approccio melodico ricorda vagamente gli Orange 9mm dell’ultimo “Pretend I’m human”.

Qualche esempio di trasformismo?

Il granitico riff alla Adam Jones di “Holy Man”, la somiglianza di “Roof of the world” alla “Alien” dei succitati Orange 9mm, la progressione degna dei migliori Skinlab di “On deaf years” e così via.

Il pregio maggiore della band inglese non è la volontà d’innovazione, ma la capacità di associare le molteplici influenze stilistiche assimilate in un contesto sonoro straordinariamente compatto ed attendibile, che sembra assemblato con consapevolezza e, spero, con spontaneità (ricordo che produce Colin Richardson sotto l’inquietante vessillo della Virgin).

FT


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