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Creed - My own prison



I Creed hanno venduto tre milioni di copie con questo loro debut-album. I Creed sono la nuova rivelazione in campo di alternative rock per quanto riguarda il 1998, sono riusciti lì dove hanno fallito band come Smashing Pumpkins e Hole, e soprattutto senza l'aiuto di Mtv. Date queste doverose informazioni per i neofiti è sicuramente il caso di parlare del disco senza farci impressionare dai numeri e dai successi di oltreoceano che spesso si sono rivelati insignificanti (vedi ad esempio quello dei Bush con "Razorblade Suitcase", assolutamente incomprensibile).

Ad un primo ascolto quello che salta subito alle orecchie è che forse i Creed fanno un po'; troppo il verso ai Pearl Jam di "Ten"; giudizio non del tutto errato ma che risente troppo del fatto che Scott Stapp ha una voce molto simile a quella di Eddie Vedder.

Superato questo pregiudizio in realta si scopre che il disco non è affatto una copia di "Ten" e che il cantante non ha progettato in nessun modo di essere il nuovo Vedder (non quanto ha fatto il cantante dei suddetti Bush, o quello di una qualsiasi altra alternative rock band del periodo post-grunge) ...del resto non si può essere del tutto immuni dall'essere influenzati dalla band più importante dell'ultimo decennio.

Per quanto riguarda il disco, non si tratta della solita rivisitazione grunge a cui ci hanno abituato, con scarsi risultati a dire il vero, molti gruppi (ad eccezione dei Mayfield Four di "Fallout").

Questo non è grunge e non è neanche post-grunge, è semplicemente hard rock con alcune venature metal a dire il vero del tutto naturali se si pensa che la maggior ispirazione del four-piece californiano sono stati gli Iron Maiden e i Def Leppard (due gruppi storici della scena metal degli anni 80).

Se è vero quindi che i Creed non inventano niente di nuovo è altrettanto vero che si sentiva la necessità di un gruppo che riportasse alla ribalta dei riflettori il rock alternativo dopo un periodo di buio assoluto.

I Creed suonano dannatamente bene e sono degli abilissimi compositori, la tensione è sempre altissima per tutta la durata delle undici canzoni e pertanto non posso che consigliarvi almeno un ascolto del disco. A meno che non siate degli appassionati del genere perché a quel punto l'acquisto diventa doveroso.

Se poi stavate aspettando la nuova "Black" andatevi a sentire la traccia numero nove "What's this life for" e forse vi convincerete che questo disco fa proprio per voi.

DB


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