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Ani Difranco - Up up up up up up



Dopo aver raggiunto l'apice creativo con "Out of range", sviluppata la capacità di allargare i propri orizzonti sonori con "Dilate" e definito chiaramente il suo stile (senza disdegnare una certa scaltrezza compositiva) in "Little plastic castle", la cantautrice statunitense continua ad impressionare per la sua prolificità, anche se meno impressiona il contenuto di "Up...", in alcuni passaggi un po' noioso. In effetti, una vaga sensazione di dejà vu mi accompagna nell'ascolto, ma bisogna riconoscere alla Difranco la capacità di saper rendere magica e intrigante ogni singola nota, tenendo presente poi, che questo album è il decimo (effettivo) in dieci anni di carriera musicale.

"Virtue" e "Jukebox" sono i brani più aggressivi caratterizzati dal classico andamento sincopato sia nel riff chitarristico sia nella ritmica, "Come away from it" è invece lenta e scheletrica negli arrangiamenti, ma calda ed avvolgente nella parte cantata, "Everest" e "'this of the" sono piacevoli ballate acustiche, "Angel food" sembra incompiuta nella forma, mentre "Hat shaped hat" è una lunga jam che vorrebbe eguagliare, senza successo, la bellezza di "Pulse" (episodio analogo del precedente disco).

Nonostante alcune riserve, la folk singer di Buffalo ribadisce talento ed indipendenza (i suoi lavori sono prodotti dalla "Righteous babe", etichetta di cui la stessa Difranco è proprietaria), ma è lecito considerate le grandi qualità, aspettarsi da lei sempre qualcosa di più.

FT


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