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Marco G. Corsini

Il disco di Vladikavkaz in geroglifica festia corsiva

Il 27 aprile 2004 ho appreso casualmente, dal sito 

http://disque.phaistos.free.fr/phaistos.htm

dell'esistenza del disco di Vladikavkaz scritto nella stessa geroglifica del Disco di Festo ma in forma corsiva cioè incisa a mano sull'argilla. La scoperta del disco di Vladikavkaz fu resa nota in un articolo in greco di E. Polygiannaki su Anthropos n° 13 del 1997, pp. 298-304 (che si può scaricare zippato qui di seguito: cliccare), dal titolo " Ostracon inscritto dal Mar Nero ". Dal sommario in inglese a p. 304 (del testo zippato) si viene a sapere che V. A. Kuznetsov se non è stato lui a scoprire il frammento certo è stato subito contattato da E. Polygiannaki per un parere, tanto è vero che, scrive Polygiannaki, secondo Kuznetsov il disco fu trovato nel Caucaso. Ieri 30 aprile sono tornato sul detto sito per scaricare il testo greco zippato e vi ho trovato anche un più dettagliato studio in francese, lingua di quel sito, sul disco di Vladikavkaz  scritto dal russo V. A. Kuznetsov (tratto da D'Ossetie et d'alentour n°9, Parisi, 2001), in cui finalmente per la prima volta ho potuto osservare, seppure marginalmente tagliata, una foto del frammento del disco di Vladikavkaz, foto, che riporto sotto,  da cui mi è apparso immediatamente che i dischi di Festo e Vladikavkaz contengono la medesima scrittura.

 

Nel dicembre 1992 durante la pulitura dello scantinato di una casa della fine del XIX secolo a  Vladikavkaz in Ossezia del Nord fu scoperto un frammento di disco in terracotta marrone chiaro (il diametro originario è stimato a 10 cm.; spessore al centro 1,1 cm.; spessore al bordo 0,5) inciso su una sola faccia di segni per lo più corrispondenti a quelli omologhi del disco di Festo. La mia prima impressione è che il frammento, proveniente dalla cava dei mattoni e del materiale impiegato per realizzare le fondamenta della casa sia passato inosservato (com'è ovvio) ai muratori che l'hanno lasciato fra i detriti della costruzione medesima. Scoprire da quale cava o da quale altro luogo proviene il materiale da costruzione di questa casa potrebbe significare individuare il sito, l'area sepolcrale, dove altri oggetti similari potrebbero essere conservati insieme al corredo di una o più sepolture di capi nomadi. Lo scopritore del frammento di Vladikavkaz lo consegnò al museo della Repubblica d'Ossezia del Nord. Successivamente il disco ha fatto perdere le proprie tracce e forse ricomparirà un giorno o l'altro in una collezione privata. Il disco di Vladikavkaz presenta alcune differenze rispetto al disco di Festo. Oltre a quelle già dette (inciso a mano e solo su una faccia) non appare scritto a spirale ma ad anelli concentrici. Quanto ai segni ce ne sono di diversi rispetto al sillabario festio, ma ciò è logico, visto che il sillabario doveva aggirarsi sui 70-80 segni, e del sillabario festio possiamo ricostruire (compresi i segni impressi e poi cancellati che non entrano nel testo definitivo) fino a oltre 60 segni, scoperti la stragrande maggioranza da chi scrive. Ma avverto subito che non riesco allo stato dei fatti ad individuare un solo segno di quelli a me noti fra quelli diversi presenti nel disco di V. Sarebbe auspicabile una foto che rendesse meglio tutti i dettagli. E' evidente la maggiore antichità del disco di Vladikavkaz i cui segni sono graficamente vicini agli archetipi della geroglifica cretese. 

Leggo il disco di Vladikavkaz: primo anello: V1 makaria " beata ", V2 il segno BA o almeno è quello che più gli si avvicina; potrebbe essere l'iniziale del nome della dea... 

Secondo anello: V3, un segno o due segni uno sopra l'altro, di cui quello sotto potrebbe essere la testa calva KA, seguito da un segno complesso oppure costituito da due segni NI? e il papiro WI? cui seguono la pelle I, da un altro segno NI? più elaborato e  una testina piumata? SI; V4 Creonte;  V5  Da(phne?)...

Terzo anello: V6, ?-ZEI?-IS?-SI?-TI; V7 soteira " salvatrice, protettrice " seguito da kai, " e " congiunzione come nel disco di Festo  dove c'è la " donna " mentre qui un segno difficilmente interpretabile che però sarà certamente il progenitore della " donna " ...

Quarto anello: V8 (la dea) Deione; V9 thymeno(s); V10 Rhadamanthys. Chi si volesse cimentare nella traduzione si potrà appoggiare alla traduzione nel nel mio lavoro fondamentale sull'Apoteosi di Radamanto su questo sito.

 

 

 

 

 

 

 

 

La casella B4 col segno BA, un bovide o capride con le corna lunate le cui punte si toccano sul collo dell'animale (traggo le bellissime foto dei particolari del disco di Festo e del disco di Vladikavkaz dal sito francese sopra menzionato).

Soffermiamoci sulla parte finale del testo. E' evidente la formula identica alla fine della faccia A del disco di Festo dove compare in A30  TI-MN°-O, thymeno(s), “ celebrato ”, seguita dal nome del re divinizzato Rhadamanthys/Seqenenra Tao II.

Casella A30: thymenos

 

 

 

 

 

 

 

Casella A31: Rhadamanthys

Anche nel disco di Vladikavkaz abbiamo TI-MN°-O ma i primi due segni più piccoli sono stati sovrapposti l'uno all'altro per esigenza di spazio mancante, ciò che avviene alla fine, non certo all'inizio di uno scritto. Ciò vuol dire che anche il disco di Vladikavkaz si legge dal centro all'esterno e da sinistra a destra. Segue il nome del re divinizzato o anche semplicemente del re in vita composto da quattro segni di cui è identificabile anche l'ultimo, di cui si vede solo uno spicchio dell'acconciatura di piume, la testina piumata di filisteo come la conosciamo nel disco oppure posta in cima ad un collo lungo come fosse uno scettro, visibile in altra parte dello stesso disco, in V6 (cioè Vladikavkaz 6; le caselle sono 10 e le numero a partire da quella al centro passando via via alle altre esterne da sinistra a destra). Lo leggo, semplificando: Rha-da-man-thy-s esattamente come in A31. Qualcuno obietterà che i segni sono quattro e non cinque. Ma io farò notare che l'uomo che cammina ha in mano un arco, che a questo punto si dovrà leggere come segno distinto, per cui la casella V10 ha cinque segni. Il mio obiettore dirà che l'arco non è la mazza o cos'altro rappresenti il terzo segno di A31. Replicherò che se quattro segni su cinque sono identici o quasi il quinto deve essere un omofono. Possiamo ipotizzare una leggera differenza di resa fonetica di un nome indeuropeizzato che ha origine egizia: Seqenenra Tao II, senza contare che il documento può riguardare Seqenenra Tao I che in egizio ha una resa incerta, leggermente diversa da quella del successore.  

La garanzia che il disco di Vladikavkaz è autentico è costituita dalla sua stranezza, cui un falsario non avrebbe mai potuto pensare. Trovo fantasiosa l'ipotesi che il disco di Vladikavkaz sia un tentativo di realizzare il disco di Festo o peggio che lo stesso disco di Festo sia un tentativo di realizzare un modello perfetto del medesimo. La verità è che il formulario che onorava il sovrano defunto era seguito abbastanza fedelmente. Nulla vieta che il disco di Vladikavkaz seppure più antico anche di parecchio sia nel possedimento egizio del Caucaso quello che il disco di Festo è nel possedimento egizio di Creta, l'onoranza ad un faraone divinizzato. Certo l'origine caucasica della scrittura (soprattutto della lingua) non solo non mi sorprende ma era segnalata dagli elementi linguistici hurriti o meglio mitanni che si riscontrano nell'Apoteosi. Scendendo in Siria gli antenati di Ahhotep/Maniaportis sorella e moglie di Radamanto e figlia di Tetisheri (che ricorda Teti, la madre di Achille, che potrebbe aver avuto origine nel Mar Nero) che forse potremo identificare con Europa della tradizione greca,  elaborarono probabilmente la scrittura punzonata del Disco di Festo che troviamo adottata a Creta in ambiente linguistico proto-ionico.  Al momento non ritengo di poter dire niente di più.  Comunque la strada è aperta e certamente altri dischi, non solo, altre tavolette sul modello di quelle siriane o micenee, verranno scoperti non solo a Creta ma ora anche nel Caucaso.  

 

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