La Conferenza del Cairo sulla
popolazione, avvenuta nel 1994, è il pretesto per affrontare
con coraggio ed intelligenza il tema della popolazione. Il metodo
che abbiamo usato nei vari paragrafi, è quello conoscitivo.
Siccome nei dibattiti ovunque in corso il tema della popolazione
suscita ansie, preoccupazioni, dubbi, allora abbiamo cercato
di raccogliere le idee e di ordinarle, per rendere chiaro in
che modo esiste un problema di popolazione nel mondo di oggi.
Prima di iniziare a scrivere questo libro, abbiamo ritenuto fosse
bene documentarsi su una varietà di libri, a cominciare
da quelli sulla preistoria fino ai saggi d'attualità,
per trovare qualche informazione utile da copiare poi in queste
pagine, incastrando le informazioni l'una sull'altra in modo
da risultarne un quadro coerente. Occorreva dare una risposta
alle tre domande più assillanti (che abbiamo già
formulato nel paragrafo q): perché si è arrivati
all'attuale situazione di sovrappopolazione, sottoalimentazione
e deforestazione, in cosa consiste questa situazione oggi, e
quali sono le prospettive per il futuro. Si trattava di un dovere
morale, sia nei confronti delle popolazioni povere dei Paesi
in via di sviluppo, sia nei confronti delle future generazioni,
che ereditereranno il mondo di domani - migliore rispetto a quello
attuale, si spera.
Questa ricerca ha portato anche ad un altro risultato: quello
di comprendere perché i vari Paesi e i vari organismi,
internazionali o istituzionali o religiosi, si sono comportati
in quel determinato modo nelle tre conferenze mondiali sulla
popolazione, quella di Bucarest nel 1974, quella di Città
del Messico nel 1984 e, appunto, quella del Cairo nel 1994.
La preoccupazione per l'aumento vertiginoso della popolazione
mondiale era avvertita fin dall'immediato dopoguerra. La pianificazione
familiare, ad esempio, ha costituito già negli anni '50
un'area preferenziale d'intervento. E, del resto, senza un'adeguata
rete di servizi è difficile che la fecondità diminuisca.
Ma l'accettabilità "politica" di interventi
in quest'area, oggi scontata, non è stata costruita in
un giorno. Durante gli anni '50 e '60 questi interventi - iniziati
spesso con modalità elementari e a volte rozze - sono
stati osteggiati in vasta parte del mondo povero.
Là dove prevalevano sistemi politici e ideologici di tipo
socialista, ad esempio, si sosteneva che lo sviluppo economico
avrebbe comportato un adeguamento funzionale spontaneo della
crescita demografica; dove erano forti ideologie nazionaliste
si vedeva nelle politiche favorevoli al controllo delle nascite
un attentato al rafforzamento, anche numerico, dell'entità
nazionale; Paesi dominati da integralismi religiosi erano contrari
per motivi morali. La cooperazione da parte dei Paesi ricchi
- particolarmente da parte degli Stati Uniti - in molti casi
concessa in modi non limpidi, veniva considerata come una sottile
forma di intervento dell'imperialismo capitalista: qualcosa di
vero ci dovrebbe essere, se si riflette su quanto detto nel paragrafo
r.
Ancora nel 1974, nella Conferenza sulla popolazione di Bucarest
(conferenza politica riservata a delegazioni ufficiali nazionali)
convocata dalle Nazioni Unite, la Cina, l'Algeria, il Brasile
e l'Argentina capeggiarono un folto gruppo di Paesi contrari
a sostenere politiche dirette ad abbassare il tasso d'incremento
della popolazione. A queste politiche erano invece favorevoli
molti Paesi asiatici, in primo luogo quelli del subcontinente
indiano. Circolava lo slogan "il miglior contraccettivo
è lo sviluppo economico".
Nella Conferenza di Città del Messico convocata dalle
Nazioni Unite 10 anni più tardi, nel 1984, queste posizioni
si erano sciolte come neve al sole; tutti i Paesi concordavano
sul fatto che la crescita demografica andasse urgentemente frenata
con politiche ad hoc, non necessariamente subordinate ad altre
politiche di sviluppo. Nel 1994, alla Conferenza della Nazioni
Unite su Popolazione e Sviluppo tenuta al Cairo, questo punto
era stato nuovamente affermato e unanimemente approvato. (Livi
Bacci, p. 218-219)
All'interno della Conferenza del Cairo sono stati concordati
una serie di obiettivi precisi ed espliciti, seguendo un'impostazione
basata sui diritti umani e sull'autodeterminazione individuale.
Tra questi figurano la rimozione della disuguaglianza tra i sessi
e il livello di istruzione primaria e secondaria entro il 2005,
e la garanzia dell'istruzione primaria per tutti/e entro il 2015;
nette riduzioni della mortalità materna, perinatale e
della mortalità infantile al di sotto dei 5 anni; ed infine
l'accesso universale, entro il 2015, ai servizi per la salute
riproduttiva e sessuale, compresi tutti gli strumenti per una
sicura ed affidabile pianificazione familiare. Raggiungere questi
obiettivi significa inoltre anticipare la stabilizzazione demografica.
(Unfpa, p. 3-4)
La Sessione speciale dell'Assemblea dell'Onu che, nel 1999, ha
verificato l'applicazione del Programma d'azione del Cairo (Cairo
+5), ha riconfermato la validità degli obiettivi individuati
e dell'approccio adottato dalla Conferenza internazionale su
popolazione e sviluppo: molti governi hanno modificato le proprie
politiche per la salute e la popolazione per conformarsi meglio
all'approccio del Cairo; dal 1994 ad oggi alcuni problemi sono
diventati più gravi e urgenti; infine, i finanziamenti
stanziati sono drammaticamente al di sotto delle aspettative
e degli obiettivi fissati dalla Conferenza del 1994.
Nei primi cinque anni dopo la Conferenza, quasi la metà
dei Paesi ha modificato le proprie politiche alla luce della
nuova impostazione del programma d'azione; oltre un terzo ha
rettificato la propria politica sulla popolazione per allinearsi
meglio all'orientamento della Conferenza, oppure ha integrato
le tematiche di genere e sanitarie nei piani di sviluppo nazionale;
due terzi dei Paesi hanno avviato misure di parità fra
i sessi o di empowerment delle donne.
Dopo decenni di programmi che imponevano obiettivi puramente
numerici riguardo alla popolazione e alla contraccezione, l'India
nel 1996 ha cambiato strada per adottare una politica di programmi
decentrati, imperniati sulla salute riproduttiva. Rimangono ancora
profonde differenze fra retorica e pratica, ma il mutamento di
indirizzo politico è una realtà consolidata.
Il Brasile, rifacendosi a un programma di assistenza sanitaria
delle donne precedente la Conferenza, ha concentrato la sua attenzione
sull'educazione sessuale nelle scuole, la salute degli adolescenti,
l'assistenza post-aborto, e su un'azione mirante a ridurre la
sterilizzazione, molto diffusa nel Paese. La Nigeria si sta adoperando
per avvicinare un maggior di adolescenti ai servizi di educazione
sessuale e di salute riproduttiva. La società civile,
in particolare le associazioni femministe, si stanno impegnando
per far sì che i programmi per la salute riproduttiva
siano più incentrati sulle donne e vengano attivati laddove
prima non esistevano. (Unfpa, p. 56)
È necessario sottolineare l'ultimo punto, quello più
controverso. La posizione della Chiesa cattolica, in tema di
salute riproduttiva, nega qualsivoglia accenno alla contraccezione
quale strumento utile per la pianificazione familiare. In realtà
la sua posizione potrebbe essere legittima solo se l'alternativa
proposta fosse valida: l'astinenza sessuale.
Una persona potrebbe riuscire a frenare il proprio istinto sessuale,
per il suo stesso bene? L'esperienza dice di no, anzi ci ricorda
che, man mano che la società si evolve e diventa più
moderna, certe posizioni moralistiche tendono a cedere il passo
a posizioni di apertura. Per adesso, per esempio, nessuno contesta
il diritto di marito e moglie di considerare il sesso un puro
piacere, senza fini riproduttivi: di qui a considerare legittimo
per loro il diritto alla contraccezione manca davvero poco.
Bisogna stare attenti quando si denuncia la violenza e la coercizione
dei metodi di pianificazione nei Paesi in via di sviluppo. Il
limite non è quello tra buoni e cattivi (siano essi nazionalisti,
religiosi, borghesi o comunisti). Il limite è un altro,
molto più sottile: è tra la sterilizzazione forzata
di una donna povera e sieropositiva che ha già messo al
mondo due figli, e la violenza esercitata su una minoranza locale
nel quadro della pianificazione nazionale.
Purtroppo è difficile dialogare se alcune istituzioni
insistono con la clausola della "violenza zero". Questa
violenza zero non esiste proprio: la procreazione è un
processo selettivo, nella famiglia patriarcale si uccidono le
bambine, nella famiglia borghese si abortisce, nelle società
altamente prolifiche si applica la "guerra di conquista",
nelle società malate di Aids l'alta prolificità
uccide più bambini rispetto all'aborto, le soluzioni miracolistiche
del futuro sono solo ipotetiche e non risolvono il problema nell'immediato.
Per concludere l'immane opera, non possiamo non citare il docente
della facoltà di Scienze Politiche di Messina, Giuseppe
Campione, che ha scritto un opuscoletto molto profondo, che ci
aiuta a penetrare nei meandri della psiche umana ed individuare
i legami tra uomo-ambiente-morale-Dio, nell'eterna ricerca del
senso della propria vita:
"Sulla soglia dell'abisso l'umanità si è come
ritratta, ed è come se fossimo costretti a contemplare
una congiuntura planetaria che ha i tratti del campo di battaglia.
In tutti questo processo con i suoi fallimenti e con i suoi progressi,
nel cammino di una emancipazione che non può interrompersi,
pur in un'età storica che è giunta al suo termine,
non possiamo non chiederci se (
) si possa dar vita a una
comunità globale dove, in democrazia, si sperimentino
solidarietà essenziali al vivere insieme". (Campione,
p. 21)
Bibliografia:
Campione Giuseppe,
Geotema n. 3/95, Associazione Geografi Italiani.
Livi Bacci Massimo, Storia minima della popolazione del mondo,
Il Mulino '02
Unfpa, Lo stato della popolazione nel mondo 2001, edizione italiana
a cura di AIDOS |