< HOME >< TESI >< LE OPINIONI DEI VISITATORI >

Sovrappopolazione e sottosviluppo.

La Conferenza del Cairo

---

Comandè Marco

---

Capitolo 4

Quale futuro

.
u) Le nuove pesti.

 

Nei vari paragrafi abbiamo visto in che modo esiste un rapporto tra costituzione fisica degli esseri umani e virus patogeni che infettano il corpo. Il virus, contrariamente a quel che si crede, non è un batterio puramente distruttivo, ma ha anch'esso la tendenza a vivere e moltiplicarsi all'interno del suo habitat, in questo caso l'uomo e tutti gli altri esseri viventi (animali e piante). Per cui è l'uomo che deve essere in grado di sopravvivere all'infezione subita.
Questo è stato possibile quando era ancora un cacciatore nomade, perché la caccia lo costringeva all'agilità e il nomadismo evitava il contatto prolungato con i virus siti all'interno di un dato ambiente. Ma con l'avvento dell'agricoltura, l'indebolimento fisico e la vita stanziale hanno favorito l'insorgere di molte malattie, alcune anche catastrofiche, per cui c'era solo un modo per compensare l'alta mortalità: l'alta natalità. La storia evolutiva dell'uomo possiamo vederla anche come un tentativo di emancipazione graduale per sfuggire alle condizioni igieniche e abitative orribili: il miglioramento delle tecniche agricole, le scoperte medico-scientifiche, l'urbanizzazione del territorio…
Le malattie possono distinguersi essenzialmente in tre tipi, quelle infettive (pesti, Aids), quelle ambientali (l'inquinamento) e quelle ereditarie (tumori, obesità). Nelle società patriarcali, erano le prime ad essere determinanti per colpa del generale impoverimento della vita. Ma con l'avvento dell'industria, hanno preso il sopravvento le altre due: quelle ambientali a causa dell'alta tossicità dei prodotti industriali, e quelle ereditarie a causa del prolungarsi della speranza media di vita (più lunga è questa vita, più facile che emergano i difetti del DNA; ad esempio in passato uno moriva per una pestilenza, mentre oggi muore per tumore).
Le malattie infettive falcidiano soprattutto i soggetti più deboli: i bambini, le puerpere, gli anziani. Responsabili delle infezioni sono soprattutto (ma non soltanto) due tipi di microrganismi: i batteri e i virus. Ma, mentre nei confronti dei primi abbiamo a disposizione più di un'arma, rappresentata sia da farmaci specifici (gli antibiotici), sia da metodi di prevenzione (i vaccini), nel secondo caso la lotta si combatte soprattutto sul versante della prevenzione (vaccini soprattutto).
Infatti, i virus sono microrganismi strutturalmente più semplici dei batteri, ma molto più insidiosi. Poiché al di fuori della cellula infettata (e che suo malgrado li ospita), non sono in grado di riprodursi, non possono essere raggiunti facilmente dai farmaci, che dovrebbero per esempio riconoscerli e bloccarli prima del loro ingresso nella cellula stessa. Una strategia che non sempre garantisce risultati ottimali.
Le malattie infettive devono quindi essere considerate una minaccia da non sottovalutare, anche nei Paesi più evoluti, e questo per più di una ragione. Prima di tutto bisogna ricordare che gli spostamenti di gruppi di popolazione sono un ottimo veicolo per qualunque infezione. Le immigrazioni massicce (spesso in condizioni di clandestinità, quindi di igiene precaria) da un lato e, dall'altro, i viaggi (di lavoro o per turismo) in aree un tempo non accessibili favoriscono il riemergere, nel mondo sviluppato, di infezioni che si pensavano sotto controllo.
In secondo luogo, c'è il rischio che emergano nuovi virus simili all'HIV/AIDS che l'organismo umano non riuscirà a sopportare, virus con tassi di mortalità che oltrepassano il 30% della popolazione totale. Certo non tutti moriranno, ma aspettare che emerga il virus, che infetti milioni di persone, che uccida i più deboli e che danneggi l'economia nel suo complesso sarebbe assurdo: come dice il detto, prevenire è meglio che curare.
L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS-WHO) ha calcolato che il 90% delle morti nei Paesi in via di sviluppo sono causate da polmonite, diarrea, tubercolosi, malaria, morbillo e HIV/AIDS. Per alcune di queste malattie sono adesso disponibili cure a basso costo, che potrebbero facilmente prevenire un gran numero di decessi. L'incidenza della malaria, per esempio, potrebbe ridursi nettamente con l'uso di zanzariere trattate con insetticidi; medicine a basso prezzo sono disponibili per la tubercolosi. L'ambiente urbano sovraffollato e la scarsa disponibilità di servizi igienici e sanitari in questi Paesi, non aiutano però a prevenire l'insorgere di nuove pestilenze.
Nel Terzo mondo, le disparità da un Paese all'altro possono essere anche molto accentuate per via della presenza di retaggi culturali che hanno radici profonde o per via di deliberate azioni sociali e politiche; lo sviluppo dell'istruzione, e particolarmente di quella femminile (per il ruolo determinante nell'allevamento del bambino, l'igiene domestica, la preparazione del cibo), è visto come una condizione necessaria di progresso sanitario. Il fatto che alcuni Paesi islamici, nonostante discreti livelli di sviluppo, abbiano ancora livelli di mortalità elevati è stato messo in relazione con lo stato di subordinazione, e con la mancanza di istruzione, della donna. (Livi Bacci, p. 205)
L'Aids è oggi il fenomeno più grave, perché non si riesce ancora a debellarlo. L'infezione HIV/AIDS venne identificata nel 1981 e definita e battezzata nel 1982, ma in Africa centrale si trovava già in fase epidemica negli anni '70, e vi sono tracce della sua apparizione in Congo nel 1959. Come l'infezione abbia potuto svilupparsi tra gli umani non è stato ancora accertato al di là di ogni possibile dubbio, anche se la trasmissione dalle scimmie appare un'ipotesi plausibile. Una persona con l'infezione può trasmettere il virus a una persona sana tramite il contatto sessuale o a mezzo di trasfusioni o della condivisione di siringhe infette. Donne con l'infezione possono trasmetterla al feto se incinte e al bambino se allattano. (Livi Bacci, p. 269)
Si calcola che vi siano nel mondo 36 milioni di persone con l'infezione, oltre due terzi delle quali nell'Africa subsahariana. I tassi di prevalenza dell'infezione tra le persone adulte sono in genere inferiori all'1%, ma superano il 2% nelle popolazioni caraibiche e il 9% nell'Africa subsahariana. In queste zone, oltre il 20% della popolazione adulta del Sudafrica risulta ammalata di HIV/AIDS, ed oltre il 30% in Botswana e in Zimbabwe. Si calcola che nei 9 Paesi nei quali l'incidenza dell'AIDS è maggiore la speranza di vita - in assenza dell'epidemia - avrebbe toccato i 64 anni nel periodo 2000-2005, contro i 43 anni stimati attualmente. (Livi Bacci, p. 272)
Quanto alle malattie ambientali, si stima che l'inquinamento atmosferico uccida da 2,7 a 3 milioni di persone l'anno, di cui circa il 90% nei Paesi in via di sviluppo. Le sostanze più pericolose sono: il biossido di zolfo (derivante dalla combustione di petrolio e carbone ad alto tenore di zolfo); i particolati (prodotti da focolai domestici, impianti elettrici ed industriali e motori diesel); il monossido di carbonio e il biossido di azoto (derivanti dai fumi di benzina dei veicoli); l'ozono (dovuto all'effetto della luce solare sullo smog generato dalle emissioni dei veicoli) e il piombo atmosferico (derivante dalla combustione del carbone o della benzina a base di piombo. (Unfpa, p. 43)
L'impatto si fa sentire fin dalla nascita, se non prima. L'esposizione ad alcune sostanze chimiche di uso agricolo ed industriale e a sostanze organiche inquinanti è associata a gravidanze a forte rischio di aborto e a difficoltà di sviluppo, morbi, mortalità neonatale e infantile, in particolare nel primo anno di vita. L'esposizione a radiazioni nucleari e ad alcuni metalli pesanti danneggia il patrimonio genetico. Sta inoltre aumentando l'esposizione a nuove combinazioni di sostanze, con rischi riproduttivi che si tramandano di generazione in generazione.
Indebolite da cattive condizioni generali di salute e da malattie infettive e respiratorie, le donne sono molto più vulnerabili durante la gravidanza e il parto, soprattutto se molto giovani o vicine alla menopausa, o se hanno già avuto molti figli. Possono anche essere più vulnerabili all'infezione da HIV. (Unfpa, p. 45)
Alcune malattie sono particolarmente frequenti in famiglie o in popolazioni ristrette, e questo ha portato alla constatazione che esse potessero essere ereditarie. In effetti oggi sappiamo che le malattie genetiche sono dovute ad un'alterazione presente nel DNA. Le malattie si dividono così in malattie monogeniche se sono dovute all'alterazione di un solo gene, oppure poligeniche se sono dovute alla concomitante alterazione in parecchi geni. Con questi geni fuori uso, enzimi o altre proteine molto importanti non vengono prodotti o lo sono nella forma sbagliata, con gravi menomazioni o addirittura seri rischi per la sopravvivenza.
L'ingegneria genetica è una scienza piuttosto giovane, la cui data di nascita viene fissata nei primi anni '70, e in questo breve periodo ha compiuto passi da gigante. Dalle prime incerte manipolazioni del DNA e dalle prime decodifiche di alcuni suoi tratti, oggi si è arrivati alla conclusione di un progetto molto più ambizioso e sistematico: la lettura del DNA umano. Adesso che tutti i geni del DNA (38-40 mila) sono stati decodificati, si tratta di capire esattamente quale sia la loro funzione, cioè quali proteine producano, e questo lavoro richiederà ancora diverso tempo.
Molti ricercatori hanno segnalato l'importanza di conoscere per intero la sequenza del DNA umano, sia per migliorare le conoscenze in campo biologico sia per capire più a fondo le malattie genetiche, le cui cause sono nascoste fra le decine di migliaia di geni che compongono il menoma umano. (Angela, p. 485-486)
Si tratta di un campo complesso e difficile, il cui sviluppo farà sorgere numerosi problemi etici e morali. È chiaro che si arriverebbe - tecnologie genetiche permettendo - ad una progressiva manipolazione dell'individuo. Uno dei vantaggi dell'accumularsi di tutte queste conoscenze sui meccanismi base della vita è stato di poter mettere a punto sistemi diagnostici sempre più precisi e precoci sulle malattie ereditarie.

Bibliografia:
Angela Piero, Viaggio nella scienza, Mondadori SuperMiti '02.
Livi Bacci Massimo, Storia minima della popolazione del mondo, Il Mulino '02
Unfpa, Lo stato della popolazione nel mondo 2001, edizione italiana a cura di AIDOS

.

< HOME >< TESI >< LE OPINIONI DEI VISITATORI >