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Sovrappopolazione e sottosviluppo.

La Conferenza del Cairo

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Comandè Marco

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Capitolo 3

Il terzo mondo

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k) Viaggio nell'inferno: il sottosviluppo

Il nostro primo viaggio per l'inferno del sottosviluppo riguarderà il territorio compreso tra l'Europa orientale e la Russia. Abbiamo scelto di concedere la precedenza a quest'area geopolitica per via della sua vicinanza all'Occidente sviluppato. I prossimi viaggi seguiranno lo stesso criterio: la polveriera asiatica, che confina con le steppe russe; il mondo islamico, a ridosso con l'Asia; l'Africa subsahariana, sita sotto il territorio musulmano; il Sudamerica, immediatamente successivo all'Africa secondo le lancette dell'orologio.
Il titolo di questo paragrafo è enfatico, come lo è stato il precedente "Il trionfo del capitalismo" e come lo saranno i prossimi. Dovevamo rendere l'idea del coacervo di pulsioni, emozioni, sentimenti, speranze, utopie, illusioni susseguitisi nel corso di questi secoli.
Nelle società patriarcali gli spettri della coscienza erano riservati agli intellettuali (Virgilio, Dante, Shakespeare). Le masse, contadini-guerrieri, erano soggetti passivi della politica di potenza dei baroni feudatari; alle truppe interessava solo il bottino di guerra, il sangue dei nemici vinti, le donne da violentare e i bambini da seviziare. Oggi se ne vedono ancora delle tracce sparse nei focolai di guerra del Terzo mondo.
Con l'avvento della società di massa i popoli, ormai protagonisti dello scacchiere geopolitico, avrebbero seguito il volere dei potenti solo se convinti della giustezza della causa, attraverso la propaganda. Come risultato, il coacervo: tutti si sarebbero adeguati, dittatori, politici, giornalisti, scrittori… Le prime pagine dei giornali a caratteri cubitali, i titoli dei libri dai toni messianici, la televisione e la radio come quarto potere, con tutto l'insieme dei mass-media.
Ogni area geopolitica ha le sue peculiarità, frutto dell'esperienza storica (sempre drammatica) e delle miserie socio-economiche (razzismo, fanatismo, dittature, colonialismo).
Nell'oriente del mondo capitalista vi è stata storicamente, e persiste ancora, una discrepanza tra la distribuzione delle etnie - a maggioranza slava - sul territorio e i confini degli Stati nazionali. Di qui la presenza di cospicue minoranze locali, con le correlative persecuzioni razziali (l'ex-Jugoslavia e la Cecenia oggi, di recente la Germania nazista).
Lenin, Stalin e Tito avrebbero tentato di ridimensionare queste differenze, ma senza successo: la dottrina marxista-leninista, che rinnegava i valori della tradizione (razzismo compreso) avrebbe semplicemente, e non sempre volontariamente, sostituito le persecuzioni del passato con nuove forme d'intolleranza, deportazioni di massa, stragi, riduzione in miseria, dittatura. Crollato l'Impero sovietico, il modello consumista americano sta indicando una via alternativa, come era già successo dopo la seconda guerra mondiale nell'Europa occidentale e nell'Asia orientale.
Il continente asiatico è ora come ora lo scacchiere più pericoloso. Sono due le bombe pronte a scoppiare: quella atomica (Cina, Pakistan e India, nemici storici, la possiedono insieme alla Russia) e quella demografica (Cina, India e Indonesia sono i territori più popolosi del pianeta). Di qui il titolo "Polveriera asiatica".
Il mondo islamico era, un tempo, prospero: "Il meraviglioso mondo della civiltà moresca di Spagna (…) era debitore della sua nascita a istinti nobili, virili, perché diceva si alla vita anche con le rare e raffinate delizie della vita moresca!… Più tardi i cavalieri crociati combatterono contro qualcosa, davanti a cui meglio sarebbe convenuto loro prostrarsi nella polvere, - una civiltà al cospetto della quale persino il nostro secolo diciannovesimo dovrebbe apparirci molto povero, molto "tardo"" (Nietzsche, af. 60). L'immobilismo secolare, il colonialismo e la nascita di Israele avrebbero fatto rifiorire il fanatismo. Ed oggi è il fondamentalismo, come un tempo il cristianesimo, a porre barriere alla modernità in tutto l'Islam, non ultimo probabilmente l'attentato dell'11 settembre 2001.
Il continente africano, a differenza degli altri, non ha mai avuto fortuna: nella preistoria le popolazioni erano ancora nomadi (i boscimani: par. b) od organizzati in deboli Stati, quando nel resto del mondo si stavano formando Imperi; poi ci sarebbe stata l'umiliazione del commercio schiavile (non solo europeo); nell'800 si sarebbe concretizzato l'"allucinante ma realistico progetto di spartizione"; dopo la seconda guerra mondiale si sarebbe sprigionata la violenza della decolonizzazione e, proprio mentre si cominciavano a percepire i vantaggi del processo d'industrializzazione, l'Aids ha rovinato tutto. Oggi la cronaca riporta casi di genocidio (i più famosi: Ruanda e Burundi).
Per quanto riguarda il Sudamerica, non c'è bisogno di ricordare lo sterminio degli indiani nel '500. Da allora in poi, il territorio sarebbe stato spartito tra le potenze coloniali. A partire dall'800 (dottrina di Monroe) sarebbero stati gli Stati Uniti a detenere il quasi monopolio nel commercio tra Nord e Sud del continente, attraverso due sistemi: la dittatura e le multinazionali. L'unica forma di opposizione sarebbe stata la guerriglia marxista. Malgrado tutto il Sudamerica possiede, insieme al resto del territorio americano, una ricchezza che suscita invidia: il melting pot, la presenza di molteplici razze che convivono pacificamente.

Bibliografia:

Nietzsche Friedrich Wilhelm, L'Anticristo

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