Gli elementi tipici della famiglia
patriarcale del Vicino Oriente antico si ripetevano, in forme
più o meno accentuate, nelle altre società precapitalistiche:
il rispetto verso gli anziani, la famiglia estesa, il matrimonio
combinato (un dovere nei confronti della società, più
che una libera scelta), la subordinazione della donna, la netta
predominanza dei doveri sui diritti
A livello filosofico, sono state tentate quattro possibili risposte
per spiegare la nascita della società patriarcale: economica
(modo di produzione agricola), politica (suddivisione per classi,
gerarchia del potere), sociale (concezione religiosa della vita)
e ambientale (carestie, pestilenze e guerre).
i) Economia
La parola a Marx: "Lo scopo di tutte le comunità
è il mantenimento; cioè la riproduzione degli individui
che le compongono, come proprietari, cioè in quello stesso
modo obiettivo di esistenza che costituisce al contempo il rapporto
reciproco fra i membri e pertanto la comunità stessa.
Questa riproduzione è però al contempo necessariamente
nuova produzione e distruzione della vecchia forma. Ad esempio,
dove ciascuno degli individui deve possedere un certo numero
di acri di terreno, ecco che lo sviluppo della popolazione lo
impedisce. Per rimediare è necessaria allora la colonizzazione,
e questa rende necessaria la guerra di conquista (lo "spazio
vitale": la parentesi non è di Marx). Di conseguenza
schiavi, ecc
Se si pensasse che in uno stesso spazio la produttività
potesse essere aumentata mediante lo sviluppo delle forze produttive,
si renderebbero necessari nuovi metodi, combinazioni di lavoro,
gran parte della giornata dedicata all'agricoltura, ecc., e ciò
eliminerebbe a sua volta le vecchie condizioni economiche della
comunità.
Nell'atto della riproduzione stessa non si modificano solo le
condizioni obiettive, ad esempio il villaggio diviene città,
la boscaglia terreno arativo, ecc., ma anche si mutano i produttori
in quanto estrinsecano nuove doti, si sviluppano e si trasformano
attraverso la produzione, creano nuove forze e nuove concezioni,
nuovi tipi di relazioni, nuovi bisogni e una nuova lingua".
(Marx, p. 96)
Le risorse, nel passato, erano molto scarse, per cui c'erano
solo due modi per appropriarsene: il baratto o la guerra. L'accumulazione
intensiva di terre era un'assicurazione contro i periodi di carestia
e/o l'aumento della popolazione.
Non si nega che le guerre avvenissero per altri motivi, ma bisognerebbe
anche spiegare perché nei periodi fecondi gli antichi
imperi, romano, indiano, cinese
preferissero costruire
vie commerciali e instaurare relazioni diplomatiche stabili e
feconde, mentre solo nei periodi bui si rispolverassero le armi.
Proprio dalla guerra sarebbe nato il mito del popolo come "razza
eletta". Si tendeva a porre maggiormente in risalto le somiglianze
tra cittadini di una stessa nazione, e le profonde differenze
razziali con le altre comunità (ebreo errante: par. g).
ii) Politica
Nella società tradizionale, prima della divisione o della
specializzazione del lavoro, il ruolo dell'individuo era assai
limitato; egli si trovava legato ad un rango, a una casta o a
una professione in gran parte ereditarie nella sua famiglia.
Dato che le specializzazioni erano così poche, ciò
non costituiva un grave problema: i soldati avevano più
bisogno di coraggio che di cognizioni matematiche, i dotti tramandavano
di padre in figlio la tradizione di pochi rituali inviolabili.
(Casey, p. 22-23)
Il lavoro era determinato in gran parte - e sempre più,
man mano che si andava oltre il mero livello di sussistenza -
dalla mentalità sociale piuttosto che dalle esigenze,
dai bisogni: poiché le professioni richiedevano competenze
minime, esse erano assegnate secondo criteri diversi da quello
delle capacità individuali.
Ciò che caratterizzava una società tradizionale
era la competizione diretta per il prestigio nell'arena pubblica,
piuttosto che l'anonimo esercizio del potere attraverso il controllo
della proprietà. La gerarchia, per così dire, era
determinata dal contesto politico più che da leggi economiche.
(Casey, p. 53-54)
I vincoli erano di tipo personale, circoscritti e quasi-sacrali.
Le virtù erano di ordine religioso, altruismo, abnegazione,
eroismo, laddove quelle di una società democratica sarebbero
state più utilitaristiche, identificandosi nel compimento
del proprio dovere.
Prendiamo l'Europa prima del 1789: era una società ripartita
in "ordini" o ceti, dove l'individuo si riconosceva
in corporazioni - lignaggi, gilde o confraternite - che ne regolavano
l'esistenza politica e sociale. La gerarchia era basata sull'onore
più che sulla ricchezza, e le distinzioni sociali erano
fissate per legge (privilegi e franchigie) anziché, come
ai giorni nostri, attraverso la domanda di servizi sul mercato.
(Casey, p. 25)
A differenza delle più semplici società pastorali
dell'Africa, tanto l'Asia quanto l'Europa furono potentemente
influenzate sin dall'inizio della loro storia dai condizionamenti
di ordine economico e politico legati all'agricoltura stanziale.
(Casey, p. 43)
Infatti il sistema agricolo era un sistema statico, che richiedeva
una vita perennemente inchiodata al suolo, un lavoro ripetitivo
e una rotazione dei prodotti da coltivare (rotazione triennale:
agricoltura, incolto, pascolo) che si ripeteva anno dopo anno.
Sempre gli stessi gesti, sempre le stesse abitudini: non sorprende
che la tradizione nascesse da tale ripetitività.
iii) Religione
La religione, a differenza delle società avanzate, costituiva
uno dei pilastri dei vecchi Stati. Erano almeno sei i motivi
per cui i vari culti si propagavano a macchia d'olio nelle società
patriarcali:
· Esaltazione dei propri successi. "Un popolo che
ha ancora fede in se stesso ha pure ancora il suo proprio Dio.
In esso venera le condizioni grazie alle quali si afferma, le
proprie virtù; proietta il proprio autocompiacimento,
il proprio senso di potenza in un essere a cui poter rendere
grazie per tutto questo. Chi è ricco vuole dare; un popolo
fiero ha bisogno di un Dio per fare sacrifici
La religione,
entro tali premesse, è una forma di gratitudine. Si è
riconoscenti per se stessi: perciò si ha bisogno di un
Dio". (Nietzsche, aforisma 16). Gli esempi più noti
sarebbero stati: le prime civiltà, Israele, l'Impero romano,
l'Islam antico.
· Tentativo di spiegare il mondo. Le grandi domande filosofiche
non erano riservate solo all'antica Grecia. Tutti i popoli hanno
avuto bisogno di conoscere il mondo che li circonda, di esplorarlo,
di sondarlo nelle più segrete caverne
Una risposta
esatta può darla solo la scienza, ma la scienza, a quei
tempi, era ancora alle sue prime armi: Aristotele, Pitagora,
Sant'Agostino
Si ipotizzavano mille concezioni dell'universo,
delle regole della natura, della vita sociale, come l'Universo
aristotelico, la terra al centro e tutti i pianeti che vi ruotano
intorno. Si osservino anche i miti indiani e la società
buddista
· Dominio di una o di poche caste. Era il caso dell'induismo,
del cristianesimo antico e dell'Islam contemporaneo. "Con
la Bibbia sono le classi nobili, i filosofi e i guerrieri, a
tenere in balia loro la moltitudine: dappertutto valori nobili,
un senso di perfezione, un assentire alla vita un trionfante
senso beato di sé e della vita - il sole batte su tutto
il libro". (Nietzsche, af. 56)
· Carisma del fondatore della religione: Mosè,
Buddha, Confucio, Gesù, Maometto, Lutero
Tutti i
personaggi che avevano carisma riuscivano sempre ad influenzare
la vita sociale. Il principio base, logico a quei tempi anche
se falso, era semplice: per ottenere successo, bisognava imitare
la vita dei capi religiosi, cioè appunto di coloro che
avevano avuto successo. Di qui una lista tassativa di divieti
e precetti, di azioni da evitare o da mantenere. "Non commettere
atti impuri", "Ricorda di santificare le feste"
Qualunque comportamento non prescritto dalla religione diventava
peccaminoso, e quindi punito molto severamente.
· Integralismo, come forma patologica del carisma. "Chi
ha nel corpo sangue di teologo si pone sin dall'inizio in modo
distorto e disonesto davanti a ogni cosa. Il pathos che da ciò
si sviluppa prende il nome di fede: chiudere una volta per tutte
gli occhi su ciò che ci sta davanti per non soffrire dell'aspetto
di un'inguaribile falsità. Ci si fa per conto nostro una
morale, una virtù, una santità di quest'ottica
difettosa per tutte le cose, si lega la buona coscienza al falso
vedere, - si pretende che nessun'altra specie di ottica possa
più avere valore, dopo aver reso la propria sacrosanta
con i nomi di "Dio", "redenzione", "eternità"".
(Nietzsche, af. 9). Non c'è bisogno di ricordare la caccia
alle streghe del medioevo, o le guerre di religione del '500,
o le persecuzioni cristiane ai tempi del colonialismo, oppure
il fondamentalismo attuale.
· Necessità del sacrificio. Tutte le religioni
erano nate e si erano sviluppate in un ambiente problematico:
carestie, pestilenze, guerre, dura vita dei campi, alta prolificità
Molti testi sacri avevano narrato una storia simile, riguardo
all'origine del mondo: creazione divina, peccato capitale dell'uomo,
necessità di espiazione
"Uomo, tu lavorerai
con il sangue e il sudore della fronte. Donna, tu partorirai
con dolore". L'espiazione si concretizzava nel sacrificio,
nelle immani sofferenze che si auto-giustificavano da sole. Sottinteso:
l'Eden, paradiso terrestre, ricorda molto il Paleolitico.
iv) Ambiente
Abbiamo ricordato l'ambiente: fu un fortissimo fattore di selezione.
Si trattava di una dinamica fondata su un circolo vizioso che
le ricostruzioni storiografiche dimostrano praticamente inevitabile:
eccesso di popolazione - insufficiente risposta alla domanda
alimentare e conseguente carestia - indebolimento fisico della
popolazione sottoalimentata che la predisponeva a epidemie, infezioni,
contagio - scatenamento di epidemie micidiali che riducevano
la popolazione in misure altissime, fino a due terzi - la ridotta
disponibilità di braccia faceva calare la produzione,
ma la falcidia epidemica riduceva il fabbisogno in misura ancora
più alta, mentre la contrazione delle forze di lavoro
portava a concentrarsi sulle terre e sulle basi produttive a
più alta redditività e permetteva quindi risorse
alimentari più abbondanti - il surplus alimentare così
disponibile favoriva la ripresa demografica - le braccia da lavoro
tornavano numerose e favorivano forti incrementi ulteriori sia
della popolazione che della produzione - il ritmo dell'incremento
demografico era più forte di quello produttivo, benché
anche gli spazi produttivi più marginali fossero messi
a profitto - fatalmente si riproduceva l'eccesso di popolazione
e si ritornava al punto di partenza del circuito che andava dalla
carestia all'epidemia e alla recessione.
Singoli momenti di questo circuito erano intercambiabili. L'epidemia
poteva precedere e provocare la carestia, ad esempio, così
come il rapporto tra fabbisogno e offerta alimentare poteva oscillare
prima o dopo i momenti del circuito nei quali lo si poteva prevedere.
Vi erano, inoltre, alcuni aspetti dello stesso circuito che presentavano
vari, ma non trascurabili, elementi di cronicità: sottoalimentazione,
carestia ed epidemia in primo luogo, mentre in tutti i momenti
si poteva far sentire in maniera determinante l'azione di fattori
estemporanei o puramente accidentali o di più o meno prevedibile
intermittenza (ancora le epidemie, carestie provocate da agenti
naturali, guerre e conseguenti devastazioni, cataclismi o disastri,
difficoltà e crisi sociali
).
Né la cronicità, né l'estemporaneità
di questi o di altri elementi alteravano, tuttavia, la logica
di fondo del circuito del quale si è detto. Una logica
basata, evidentemente, sul rapporto tra offerta e domanda alimentare,
tra risorse e popolazione: la logica che proprio al suo tramonto
fu analizzata e genialmente esposta da Malthus. (Galasso, p.
66-67)
v) Riepilogo
Qui di seguito lo schema, che potremmo definire tipico, della
società patriarcale:
|
Motivaz. soggettive |
Motivaz. oggettive |
Politica |
Dominio |
Guerra |
Economia |
Emancipazione |
Agricoltura |
Società |
Religione |
Staticità |
Ambiente |
Sopravvivenza |
Sacrificio |
Le motivazioni soggettive sono
legate alle scelte individuali, quelle oggettive invece sono
i legami che un individuo ha con il mondo che lo circonda: è
dal contrasto o dall'incontro tra questi due meccanismi che si
sviluppa la storia, tappa dopo tappa.
Cosa ne deriva, analizzando la tabella? Che il mondo esterno
era il "nemico" per eccellenza, mentre gli uomini hanno
cercato in tutti i modi di non soccombere, e anzi di costruirsi
le condizioni base per una vita migliore, più agiata.
Chi non ci riusciva, era destinato a perire o a soffrire. In
pratica, quindi, le condizioni socio-economiche permettevano
solo a pochi fortunati di ottenere i massimi privilegi dell'epoca
(re, capi-guerrieri, nobili, religiosi, borghesi).
Per il resto: condizioni igieniche e abitative spaventose, prostituzione,
vagabondaggio, accantonaggio, patiboli, grande e piccola criminalità,
uno spettacolo di miserie e di abbrutimenti appena credibili,
minorazioni fisiche orribili, abbigliamento da straccioni, una
spinta a fuggire comunque dal proprio ambiente, repressione,
carceri (ma anche ospedali) equivalenti a veri e propri inferni,
la tortura come strumento giudiziario ordinario, le esecuzioni
capitali come spettacoli non meno feroci degli antichi circenses.
Fanatismi religiosi, penitenze, suicidi, odi sociali e culturali,
misticismi, follia, banditismo, guerre e rivolte contadine e
anche urbane, furti, rapine, stupri. (Galasso, p. 133)
Nel capitolo 3, saranno approfonditi alcuni aspetti della società
patriarcale che ancora persistono nei Paesi in via di sviluppo.
Bibliografia:
Casey James, La
famiglia nella storia, Laterza '99.
Galasso Giuseppe,
Storia d'Europa, vol.2, Laterza '96.
Marx Karl, Forme
economiche precapitalistiche, Ed. Riuniti '77.
Nietzsche Friedrich
Wilhelm, L'Anticristo. |