< HOME >< TESI >< LE OPINIONI DEI VISITATORI >

La mia personale opinione sulla guerra in Iraq
 

(rievoca sinteticamente la Tesi di Laurea collegandola a quest'argomento molto scottante)
 
Mi sembra troppo facile additare i buoni e i cattivi, Saddam Hussein, Gli Stati Uniti, gli arabi, e chi più ne ha e più ne metta. Gli Stati Uniti vogliono creare il mercato mondiale, questo non dovrebbe essere messo in discussione. La difficoltà viene con il passo successivo, che consiste nel chiedersi che cosa significhi in concreto il mercato mondiale. Ma tralasciamo per adesso questa questione, perchè già abusata nei dibattiti sulla globalizzazione. Andiamo con ordine e torniamo alla fine della guerra fredda. Gli Stati Uniti pensano di non trovare ostacoli sul loro cammino, dato il clima di generale euforia dell'epoca. Ma la fine della guerra fredda ha provocato un altro fenomeno: il risveglio della cultura patriarcale (dominio - guerra - emancipazione - agricoltura - religione - staticità - sopravvivenza - sacrificio) nei vari continenti. E con il nazionalismo locale, è tornata la guerra patriarcale: contese territoriali, alta prolificità, pulizia etnica, integralismo religioso, dittatura, ecc. Gli Stati Uniti devono rallentare nel loro obiettivo, per non creare troppi squilibri. E così procedono col bastone e la carota: la carota degli interessi economici e il bastone della diplomazia politica. Meglio essere prudenti e vivere alla giornata, passo dopo passo: in Jugoslavia è troppo pericoloso agire, ma quando c'è la possibilità di scalzare il regime di Milosevic per aggiungere un tassello al mercato mondiale non si fanno scrupoli ad agire. I conflitti patriarcali in Kashmir e Medio Oriente sono troppo pericolosi, meglio aspettare e creare il capitalismo nei Paesi confinanti confidando nell'effetto trascinamento. Ecco che l'Islam fa passi avanti verso la modernità. Piccoli passi, ovviamente, per non rompere anche lì l'equilibrio del terrore. In Cecenia e Timor Est non è possibile trovare nessun dittatore che rifiuti la modernità, e pertanto la diplomazia è lenta nel frenare i massacri. Meglio puntare sull'economia. Ma intanto le vittime crescono a dismisura. In Somalia si può agire, perchè lì, come nel resto dell'Africa, il conflitto è tribale, e pertanto non minaccia nessun equilibrio mondiale. Ma il conflitto tribale è molto più difficile da gestire, ed infatti dopo il fallimento (sanguinoso) gli Stati Uniti si fanno più prudenti. Ma ecco un'altra sorpresa: Saddam Hussein, dittatore residuato del sistema patriarcale, applica la guerra di conquista e rinuncia alla mediazione del capitalismo per appropriarsi dei pozzi petroliferi kuwaitiani. Gli Stati Uniti intervengono perchè costretti, ma alla fine lasciano in sella Saddam Hussein proprio per restare fedeli alla linea della prudenza attuata fino ad allora: meglio non fare fretta agli arabi nella loro via verso la modernità. Nel frattempo Saddam Hussein, nella scelta tra la modernità - pertanto la rinuncia al trono - e il rispolvero della tradizione patriarcale araba, sceglie la seconda soluzione. Risposta: l'embargo, e pazienza per le vittime. Intanto la strada verso la modernità è avviata. Ma l'attentato dell'11 settembre capovolge il quadro: si può continuare ad aspettare sulla via del mercato mondiale? La migliore difesa è l'attacco, recita un comandamento di guerra. E così abbiamo l'Afghanistan, e adesso l'Irak. Domandina: dove sono i buoni e i cattivi, in questo quadro? I sistemi patriarcali applicano la guerra e reprimono le minoranze in nome della pulizia etnica, gli Stati Uniti vogliono il mercato mondiale e non si fanno scrupoli quando è necessario. Resta la domanda finale: cosa è il bene e cosa il male?
 

Vuoi esprimere il tuo parere?