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Secondogenito di Giovanni II e della sua seconda moglie Elisabetta di Maiorca, non conosciamo con certezza la sua data di nascita, che può essere posta nel 1361 o nel 1362. Sappiamo infatti dal cronista Benvenuto Sangiorgio che il primogenito Secondo Ottone o Secondotto aveva 12 anni alla morte del padre (19 marzo 1372), e doveva quindi essere nato nel 1360, mentre il terzogenito Teodoro era nato nel 1364.
Il testamento di Giovanni II stabiliva che Secondotto, suo
successore, rimanesse sotto la tutela dello zio Ottone di Brunswick e del
conte Amedeo VI di Savoia sino al compimento dei 25 anni; nel caso in cui
egli fosse morto senza figli, il potere doveva passare a G. e poi, via via,
se necessario, al terzogenito Teodoro e al quartogenito Guglielmo, a meno
che, nel frattempo, qualcuno di loro avesse abbracciato la carriera ecclesiastica.
A ciascuno dei tre fratelli minori doveva essere assegnato un appannaggio
costituito da località del Marchesato, comprese alcune parti di Alba,
di Mondovì e dei redditi di Asti, per le quali dovevano riconoscere
l'autorità del tutore e di Secondotto.
Riguarda probabilmente G. il progetto matrimoniale fra uno
dei Monferrato e la figlia di Enrico conte di Fondi, cui nel 1375 fa allusione
in una sua lettera papa Gregorio XI; esso comunque non trovò attuazione
e fu presto sostituito, nel quadro della politica papale, dal matrimonio dello
stesso Ottone di Brunswick con la regina di Napoli Giovanna I d'Angiò,
celebrato il 25 marzo 1376. Tale unione, comportando per Ottone nuove e importanti
cure lontano dal Monferrato, venne certo a incidere in modo negativo sulle
sorti del Marchesato e sui figli di Giovanni II, dei quali egli conservava
la tutela.
Il principato subalpino rimase comunque costantemente nei pensieri del Brunswick
tanto che egli, nel luglio 1378, facendo visita al nuovo Papa Urbano VI, avrebbe
proposto - secondo alcuni cronisti - il matrimonio tra G. e la giovinetta
Maria, figlia di Federico IV d'Aragona ed erede del Regno di Sicilia; il pontefice,
però, non avrebbe approvato questo progetto.
Il 16 dic. 1378 il marchese Secondotto, di natura particolarmente collerica e impulsiva, venne assassinato a Langhirano, presso Parma, per mano di uno stalliere da lui aggredito. Il potere passò così automaticamente nelle mani del giovane Giovanni III.
Ottone di Brunswick si precipitò da Napoli in Monferrato
per occuparsi dei problemi provocati della nuova delicata situazione politica,
cui si aggiungeva la riprovazione delle popolazioni soggette verso i dissennati
comportamenti del defunto Secondotto. Ottone, trattando con Gian Galeazzo
Visconti, tentò di riottenere Asti, che questi aveva sottratto a Secondotto,
interponendo anche gli uffici dell'imperatore Venceslao, ma senza ottenere
alcun risultato.
Il 3 genn. 1379 G. riconfermava la sua soggezione al tutore sino al compimento
del venticinquesimo anno ricordando espressamente il mancato rispetto di tale
disposizione paterna da parte di Secondotto e le funeste conseguenze che ne
erano derivate. Nello stesso giorno venne convocato a Moncalvo il Parlamento
generale dei Comuni e dei signori del Marchesato, chiamati a decidere sulle
questioni in corso; fra esse era in primo luogo il giuramento di fedeltà
da prestarsi al nuovo marchese. Il Parlamento decise di giurare nelle mani
del tutore, cui G. sarebbe subentrato soltanto qualora, nel frattempo, il
suo comportamento verso i sudditi si fosse dimostrato accettabile: decisione
di grande rilievo giuridico che è stata ritenuta "la più
audace affermazione della teoria contrattualistica dello Stato" (Bozzola,
p. XXIV).
Trovò invece senz'altro approvazione il contributo in denaro necessario
per agire contro i Visconti, tanto che il 13 gennaio successivo se ne dispose
il pagamento in tre rate e il 18 venne proclamata la guerra. Ma Clemente VII,
il papa eletto in contrapposizione a Urbano VI, volendo avere presso di sé
al più presto Ottone di Brunswick, fece stipulare una tregua di due
anni sottoscritta da entrambi gli antagonisti il 22 genn. 1379 sotto la salvaguardia
del conte di Savoia Amedeo VI. Nessuno era però in realtà interessato
all'osservanza dei patti; il signore di Milano - che aveva in custodia presso
la sua corte il fratello di G., Teodoro - avrebbe ricavato anzi sicuro vantaggio
da un'eventuale scomparsa di Giovanni III.
Il 19 apr. 1379 in Moncalvo Ottone e G. confermarono insieme
le concessioni fatte dai predecessori al Comune di Casorzo; in quello stesso
anno, secondo Irico, sarebbe stato concesso al Comune di Trino il diritto
di conferire lauree in chirurgia. Una nuova assemblea parlamentare fu convocata
per il 3 maggio; intanto il Comune di Mondovì ribadì l'intenzione
di giurare fedeltà a G. soltanto al compimento dei suoi 25 anni; e
se il Marchesato fosse pervenuto nelle mani del fratello Teodoro non gli si
sarebbe dovuto prestare alcun giuramento senza consenso esplicito del tutore.
Il 5 maggio 1379 il Brunswick annunciò ai sudditi radunati nel Parlamento
di essere incerto sulla sua permanenza nel Marchesato, dovendo raggiungere
la regina sua moglie, e chiese pertanto consiglio per organizzare in modo
efficiente il governo e la difesa dello Stato durante la sua assenza. Venne
eletto un luogotenente con pieni poteri nella persona del provenzale Guigone
Flota, il quale fu affiancato da una commissione costituita da dieci nobili
e popolari, nominati dal Parlamento, e destinata ad agire di concerto con
un vicario marchionale e un cancelliere residenti in Moncalvo. Si auspicò
che cessassero le divisioni fra gli abitanti del Marchesato e si dispose che,
qualora Teodoro si recasse in Monferrato, vi venisse ammesso solo come fratello
di G. e se non fosse accompagnato da sudditi milanesi.
Il 9 maggio Ottone elesse i consiglieri per i successivi otto mesi e il 5
giugno, insieme con G., sempre a Moncalvo, stabilì l'entità
dello stipendio spettante al luogotenente. Tra giugno e luglio G., con il
fratello Guglielmo, partì per Napoli accompagnando Ottone che vi faceva
ritorno; tale decisione, alla luce di quanto poi avvenne, potrebbe essere
giudicata improvvida, ma essa fu probabilmente giustificata dal timore di
attentati da parte del Visconti e forse anche dalle opportunità che
il grande gioco in atto tra la corte papale e il Regno di Napoli sembrava
offrire ai giovani fratelli.
Per meglio assicurare la vita del Marchesato, Ottone dovette
metterlo sotto la protezione del re di Francia, poiché il Parlamento
radunato a Moncalvo il 13 luglio 1379 votò il pagamento di un sussidio
per accoglierne degnamente gli ambasciatori. I collegamenti fra i reggitori
residenti in Moncalvo e i principi lontani rimasero comunque costanti: un'altra
assemblea riunita il 5 marzo 1380 provvide infatti a pagare le guarnigioni
di mercenari e a inviare ambasciatori a Napoli "per notificare loro lo
stato delle cose onde provvedessero all'occorrente" (Bozzola, p. 34),
e il 28 giugno un messo giunto di fresco da Napoli espose la necessità
di provvedere alla difesa del Marchesato finché G. e Ottone fossero
tornati, ciò che contavano di fare quattro mesi prima della scadenza
della tregua (cioè entro il settembre del 1381) conducendo le truppe
necessarie, in modo tale che "ognuno de' suoi sudditi sarebbe stato contento"
(ibid., p. 36).
Un invio di ambasciatori a Napoli venne ancora deciso il 7
nov. 1380 dall'ultimo Parlamento di quel periodo di cui ci sono pervenuti
gli atti; il 4 dicembre alcuni fuorusciti astigiani "aderenti" del
marchese chiedevano che venisse rimesso nelle loro mani il colpevole di un
certo delitto sino all'arrivo dei principi, che era quindi ritenuto imminente.
Sin dal settembre, intanto, Visconti e Savoia, pur senza passare ai fatti,
progettavano fra loro la spartizione delle conquiste che insieme avrebbero
potuto fare in Monferrato.
Proprio allora la situazione nella quale G. e il suo tutore erano coinvolti
andava facendosi sempre meno favorevole: nell'estate del 1390 era stato necessario
intervenire ripetutamente contro i tumulti delle fazioni napoletane; le fonti
consentono di seguire dal maggio 1381 i frequenti spostamenti di Ottone di
Brunswick, che dobbiamo intendere sempre accompagnato da Giovanni III. Contro
la scismatica Giovanna Urbano VI il 2 giugno 1381 proclamò re di Napoli
Carlo III d'Angiò Durazzo; il 28 questi sconfisse Ottone presso Anagni
e il 1° luglio era già a Nola. G. viene esplicitamente ricordato
il 15 luglio dai coevi Diurnali del duca di Monteleone (p. 26) fra
i signori "che foro con messer Odo". Il giorno successivo Carlo,
con il favore della popolazione, entrava in Napoli e la regina era costretta
a rinchiudersi nel Castelnuovo subito stretto d'assedio.
Il 25 agosto Ottone mosse dal Castel Sant'Elmo per tentare di sbloccare gli
assediati e ne seguì uno scontro violento sul piazzale antistante il
castello, sotto l'improvviso infuriare di un temporale: lo stesso Ottone,
disarcionato, venne fatto prigioniero insieme con il giovane Guglielmo di
Monferrato, e tra i molti caduti vi fu anche Giovanni III. Lo svolgimento
dei fatti nel momento culminante non è del tutto chiaro: secondo i
Diurnali (p. 28) "messer Odo si pose innante de la banda de Santo
Spirito pensando l'altra seguitassero sua persona, all'hora fo preso messer
Odo da balestrieri, et difesa che era in quello loco et quello signor che
lo perquisito nce fo morto ciò fo lo marchese de Monferrata".
La voce del tradimento
di una parte delle milizie di Ottone, che avrebbe inciso sulla sua sconfitta,
venne raccolta a Genova, circa un anno dopo, anche da Niccolò Fieschi
che la comunicò al conte di Savoia: Roberto di Durazzo, che era al
seguito di Ottone, invece di aiutarlo, sarebbe passato al nemico.
Certo del tutto romanzesche sono le circostanze volute dal cronista Lorenzo
Bonincontri il quale giunge a immaginare che G. sia stato abbattuto nello
scontro finale da Carlo di Durazzo in persona. Si dovrà invece pensare
che, molto meno epicamente, egli sia stato raggiunto nella ressa da un anonimo
colpo di balestra.
Non sappiamo quale sia stata la sorte del suo corpo; certo è che ancora
una volta, nel giro di pochi anni, la scomparsa violenta del titolare portava
all'automatica sostituzione con un fratello minore: il terzogenito Teodoro
poteva quindi prendere possesso del Marchesato, ciò che avvenne sotto
la protezione di Gian Galeazzo Visconti: il 27 sett. 1381 i sudditi monferrini
venivano chiamati a giurare fedeltà al nuovo marchese, ma in compenso
Teodoro il 16 genn. 1382 dovette riconoscere al signore di Milano il possesso
definitivo di Asti.
Nonostante il breve periodo del suo governo, si attribuisce a G. la coniazione
di un "forte bianco" battuto nella zecca di Chivasso.
FONTI E BIBL.:
Archivio di Stato di Torino, Sezione I, Monferrato, Materie economiche
e altre, m. 17, n. 16; L Bonincontri, Chronicon, in L.A. Muratori,
Rer. Ital. Script., 2a ed., XXI, Mediolani 1732, coll. 40 s.; I
diurnali del duca di Monteleone, a cura di M. Manfredi, in Rer. Ital.
Script., 2a ed., XXI, 5, pp. 20, 26, 28; B. Sangiorgio, Cronica,
Torino 1780, pp. 233s., 236-239, 243; Paralipomeni di storia piemontese
dall'anno 1285 al 1617, a cura di L.Scarabelli, in Archivio storico
italiano, XIII (1847), p. 112 n. 2; Chronicon Sindum incerti authoris...,
a cura di G. de Blasiis, Napoli 1887, pp. 33, 39; F. Cerasoli, Gregorio
XI e Giovanna I regina di Napoli Documenti inediti dell'Archivio Vaticano,
in Archivio storico per le province napolitane, XXIV (1899), doc 132;
Corpus nummorum Italicorum, II, Piemonte-Sardegna, Roma 1911,
p. 209; V. Ansaldi, Nuovi documenti su Ottone di Braunsweig, in Boll.
storico-bibliografico subalpino XVIII (1913), pp. 67-79; A. Bozzola, Parlamento
del Monferrato, Bologna 1926, pp. 34, 36, XXIII-XXIV, docc. 4 -14;
Statuta et ordinamenta Communis hominum Casurcii (sec. XIV-XVI), a cura
di N. Caturegli, Pisa 1929, pp. 192-195; Lettres secrètes et curiales
du pape Grégoire XIe (1370-1378) intéressant les pays autres
que la France, a cura di G. Mollat, Paris 1962. nn. 150s.; G.A. Irico,
Rerum patriae libri III, Mediolani 1745, pp. 131s.; V. De Conti, Notizie
storiche della città di Casale e del Monferrato, III, Casale 1839
pp. 256-294; D. Promis, Monete dei Paleologi marchesi di Monferrato,
Torino 1858, p. 19; M. Camera, Elucubrazioni storico-diplomatiche su Giovanna
I regina di Napoli e Carlo III di Durazzo, Salerno 1889, pp. 278-282 292-295;
F. Gabotto, L'età del Conte Verde in Piemonte secondo nuovi documenti
(1350-1383), in Miscellanea di storia italiana, XXXIII (1895),
pp. 248-253, 263; G. Romano, Niccolò Spinelli da Giovinazzo diplomatico
del secolo XIV, Napoli 1902, pp. 227s., 238, 273, 289s., 324, 335s.; F.
Cognasso, Il Conte Verde, Torino 1930, pp. 237s.; Id., L'unificazione
della Lombardia sotto Milano, in Storia di Milano, V, Milano 1955,
pp. 496, 509; C. De Frede, Da Carlo d'Angiò a Giovanna I (1263-1382),
in Storia di Napoli, III, Napoli 1969, pp. 317-322; I. Walter, Brunswick,
Ottone di, in Diz. biogr. degli Italiani, XIV, Roma 1972, pp.
672-678.
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