QUEEN


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Nel 1968 Brian May ed altri giovani studenti londinesi, tra i quali il batterista Roger Taylor, formarono un gruppo, gli Smile, che ottennero un contratto con la casa discografica Mercury (il destino...) nel 1969. Tim Staffell, chitarrista, presentò un suo compagno di studi alla band, un giovane di nome Freddie Bulsara, cantante nei Wreckage. Gli Smile si sciolsero nel 1970 per mancanza di prospettive e Freddie, Brian e Roger strinsero un sodalizio mentre Staffell formò gli Humpy Bong. Bulsara cambiò il proprio cognome in Mercury, e la band scelse il nome Queen. Nel 1971 John Deacon diventò il bassista e quarto membro del gruppo.
Nel 1973 finalmente la EMI diede loro una possibilità: il disco "Queen" e un tour di supporto coi Mott The Hoople. Alla fine del 1973 uscì "Queen II", e la band, sempre al seguito dei Moot the Hoople, fece un tour in USA.
Il primo hit inglese e americano si ebbe nel 1974 con il disco "Sheer Heart Attack", forte del singolo "Killer Queen", indicativo delle possibilità melodiche di un gruppo che fino a quel momento si era qualificato soprattutto come gruppo hard-rock. I Queen si fecero una solida reputazione come gruppo "live", e cominciarono ad avere fans in America e in Giappone.
Nel 1975 il colossale hit "Bohemian Rhapsody", accompagnato da uno dei primi "video" della storia del rock, preparò la strada a "A night at the Opera", disco su cui la EMI investì parecchio, e con profitto. Nel 1976, con "A Day at the Races", i Queen si accomodarono definitivamente nell'Olimpo del rock: i negozi non riuscivano a far fronte alle richieste. Nel 1977 uscì "News of the world", forte dei due singoli "We Will Rock You" e "We Are The Champions". Nel 1978 venne dato alle stampe "Jazz", il cui lancio fu contornato da piccole megalomanie da star, spese faraoniche e una gara ciclistica tra cento ragazze completamente nude nel velodromo di Wimbledon, per far incontrare le "Fat bottomed girls" con la "Bycicle Race" dei due singoli principali. Tutte invenzioni di Freddy Mercury che, oltre a essere uno dei più grandi talenti musicali mai espressi dalla musica pop, si rivelava sempre più un grande istrione sul palco e nella vita mondana londinese: i giornali scandalistici inglesi cominciavano intanto ad attribuirgli tendenze bisessuali.
Nel 1979 esce il doppio "Live Killers", un classico dei dischi dal vivo, tra autocelebrazione e dimostrazione delle proprie capacità di musicisti "live". Il disco fotografava in modo mirabile sei anni di carriera ma chiudeva anche il primo capitolo della storia del gruppo. Nel 1980, per "The Game", ci furono alcune svolte storiche: l'uso di sintetizzatori, fino a quel momento orgogliosamente evitato, e l'introduzione di ritmiche smaccatamente "disco" (stile Chic) nel gigantesco hit "Another One bites the dust", di John Deacon. Le giacche di pelle in copertina e il nuovo look "macho" di Freddy Mercury completavano la svolta.
Alla fine del 1980, la colonna sonora di "Flash Gordon" naufragò con il film. Ma la popolarità del gruppo era ormai stratosferica: il gruppo riempiva gli stadi in tutto il mondo, dall'Europa al Sudamerica (131.000 persone per il concerto di San Paolo del Brasile) al Giappone. Nel 1981 Taylor incise il disco solista "Fun in space", mentre il gruppo si concesse una pausa di riflessione con "Greatest Hits". Nel 1982 uscì il dodicesimo disco "Hot Space", che confermava l'esaurimento di una certa vena glam-rock e la ricerca di nuove strade. "Body Language" non andò troppo bene, ma "Under Pressure" con il duetto Mercury-Bowie salvò il tutto anche dal punto di vista commerciale.
Il 1984 segnò il ritorno dei Queen ai livelli che ormai competevano loro, con "The Works", preceduto dal singolo "Radio Ga Ga", accompagnato da un video di grande impatto, che proponeva i Queen nella loro versione "trionfale", a differenza del grottesco "I want to break free", censurato da MTV solo perché i quattro erano vestiti da donna. Erano le due facce dei Queen, gruppo da sempre capace di imporsi come "trasversale" anche dal punto di vista musicale, tra le pulsioni rock di Taylor, ben supportate dalla chitarra di May, eccellente strumentista capace di passare dal registro hard rock a quello soft, le incursioni "funky" di John Deacon e la formazione classica di Mercury.
Il concerto a Sun City, in Sudafrica, dove altre star del rock guidate da Little Steven incitavano a non suonare per non assecondare l'apartheid, fu una caduta d'immagine: "La politica non ci interessa, noi suoniamo per la gente", si difesero i Queen.
Nel 1985 uscì il primo disco solista di Mercury, "Mr. Bad Guy", e il gruppo si esibì al Live Aid, di cui costituì uno dei momenti topici, con Wembley letteralmente ai piedi di Freddie, e il confronto con le maggiori band del momento li vide trionfare davanti agli spettatori di tutto il mondo. Nel 1986 Russel Mulcahy, regista dei leggendari video dei Duran Duran, chiese loro aiuto per la colonna sonora di "Highlander"; parte del successo del film fu merito di canzoni come "Who wants to live forever", che garantirono anche il successo dell'album "A kind of magic". Il momento trionfale venne fotografato da "Live magic", disco privo della coerenza musicale di "Live killers": il gioco dei Queen ormai era il successo, ma la cosa non spiaceva ai fans, contenti di tifare per la squadra vincente, in grado di sfornare per ogni album due singoli di grande presa, anche se poi il resto dei pezzi spesso non era all'altezza. Solo in Inghilterra, nel solo 1986, grazie anche all'uscita di tutto il catalogo su CD, i Queen vendettero 1,774,991 dischi. Le avventure più eccentriche venivano confinate in episodi come "The great pretender", in cui Mercury rendeva omaggio a se stesso, e alle proprie qualità vocali, come in "Barcelona", cantata con la diva della lirica Montserrat Caballe. Roger Taylor nel frattempo formò The Cross, coi quali andò anche in tour: valvole di sfogo che non disturbassero la marcia trionfale della macchina-Queen, dove certi personalismi sembravano ormai esclusi a favore di calcoli e strategie commerciali, che permeano il sedicesimo disco, "The Miracle", del 1989.
Assai diversa invece l'atmosfera di "Innuendo", del 1991. Un singolo di sei minuti e mezzo, e una atmosfera complessivamente più malinconica pervadevano l'album, cosa che non gli impedì di avere un successo immenso.
Il 23 novembre di quell'anno, Freddie annunciò al mondo di essere malato di AIDS. Il giorno dopo, morì nella propria casa, circondato dagli amici e dalla famiglia, mentre i fans cadevano nella più profonda disperazione e il mondo intero subì un sincero choc. Nel febbraio 1992, Taylor e May annunciarono che i Queen avrebbero tenuto un concerto commemorativo a Wembley. Il giorno dopo vennero messi in vendita i 72.000 biglietti. In sei ore andarono esauriti. Il 20 aprile, un gran numero di star del rock si esibì a fianco dei tre Queen davanti a una folla anche televisiva di quasi un miliardo di persone (dall'evento vennero ricavati anche un disco e un video).
Nel settembre 1992 uscì il primo disco solista di Brian May, "Back To The Light'; a novembre uscì invece "Freddie Mercury Album", comprendente singoli registrati qua e là come "The great pretender" e brani inediti, come “Living on my own", un'allegra canzone che divenne un grande hit soprattutto in discoteca.
Nel 1995 ecco l'uscita di "Made In Heaven", ventesimo e, nelle dichiarazioni del gruppo, ultimo disco dei Queen, realizzato lavorando sul materiale inciso durante gli ultimi mesi di vita di Freddie Mercury.
Nel 1997 i Queen si riuniscono per la compilation "Queen Rocks", ma solo per aggiungere a sedici successi della band una composizione inedita di Brian May, "No one but You", dedicata "ai buoni, che muoiono giovani", e la rielaborazione in chiave rock di "I can't live without you". Nel 1999 esce il terzo volume della loro raccolta di Greatest Hits.