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5.1
SARABIGHI (file WAV)
Termine profondamente misterioso per noi parmigiani, 'sarabighi'
indica in reggiano le fastidiosissime zanzare, che persino il contadino
della Bassa parmense chiama da tempo immemorabile 'sinsòss', dimostrando
così di possedere una innata cultura multiforme, le cui propaggini giungono
persino nello sterminato dominio dell'Entomologia. Il suddetto umile
contadino, infatti, avendo identificato l'elemento distintivo del
'sinsòss', ovvero la mancanza della colonna vertebrale (1),
esibiva la stessa statura intellettuale del grande classificatore dei
regni dei Viventi Linneo.
Gli anziani narrano che gli abitanti della Bassa reggiana, profondamente
afflitti nei mesi estivi dal caldo umido, dal lavoro nei campi e dalla miseria,
ricevevano il colpo di grazia dalle incursioni 'dì sarabighi'. Pur
di evitare i morsi delle zanzare, gli abitanti di quelle zone erano disposti
a passare le sere estive attorno a fuochi accesi nelle piazze di paese che,
tuttavia, se contribuivano ad allontanare i terribili insetti, aggravavano
notevolmente il problema del caldo torrido. I contadini, reduci dalle nottate
insonni e madidi di sudore, ritornavano alle prime luci dell'alba all'usato
lavoro dei campi, dove li attendevano, avidi, i terribili tafani (Piero
Angela considera il fatto che le zanzare diano il cambio ai tafani una dimostrazione
dell'intrinseca efficienza di Madre Natura, che non lascia mai spazio
al caso; secondo altri commentatori, la presenza delle zanzare e degli altri
Aculeati nel regno animale è una prova indiretta della non-esistenza di
Dio).
L'etimologia del termine 'sarabiga' è molto controversa, ed
è stata di recente oggetto di un convegno presso la Congrega dei Liffi
di Reggio Emilia (circolo di amanti della buona cucina). Secondo il parere
del filologo giapponese Suichirou Takatsuki l'origine del termine
'sarabiga' risale addirittura al termine coreano 'sung'
(stella, pronunciato Sòng e che non c'entra un fico secco) mediante
successivi processi di contaminazione linguistica, cacofonia, zeugma,
centrifugazione, oblìo, fraintendimento, caos e sedimentazione finale
attraverso i secoli. Quest'ipotesi fu da più parti criticata (2)
finché lo studioso ungherese Goz Lon, scartando a priori la parentela
con il ceppo delle lingue indo-europee nonché la discendenza dagli idiomi
ugro-finnici, propose la teoria secondo cui il dialetto reggiano derivi
dalle lingue aliene. Goz Lon identificò proprio nella parola 'sarabiga'
la prova tangibile dell'invasione di una civiltà extraterrestre nei
pressi di Gavassa (v.) attorno al 1500 a.C. Gli alieni, per fattura e
dimensioni molto simili al ben noto Mazinga (secondo la ricostruzione
dello studioso ungherese), instaurarono a Gavassa un governo illuminato
ed importarono numerose innovazioni tecnologiche, tra cui il primo Estrusore
di Teste Quadre, usato per rendere la popolazione locale più simile nell'aspetto
alla carcassa metallica dei robot alieni.
Il governo extraterrestre, prosegue lo studioso, terminò con la Rivolta
del Cicciolo, allorché i Reggiani sterminarono gli invasori dopo averli
proditoriamente convinti ad ingoiare spropositate quantità di ciccioli ('magna,
magna, tira zò, ch'jèn bòn!'). I pochi alieni sopravvissuti all'indigestione
e alle devastanti epidemie di diarrea furono infine lapidati con ciccioli
vecchi di cinque anni.
La convincente teoria di Goz Lon ebbe vastissima diffusione in tutta l'ala
Est dell'Ospedale Psichiatrico di Budapest.
- I primi
abitanti delle terremare parmensi notarono con stupore che i 'sinsòss'
non facevano 'scrock' quando venivano spatacciati dalle loro
poderose manate.
- Jorge
Luìs Borges ebbe a dire in proposito: "Non ho mai sentito una sciocchezza
più grande".
5.2 LA LOCUZIONE DEL GIORNO:
"AMERICAN 'D GAVAASA!!" (WAV)
Gli abitanti del paese Gavassa, alle porte di Reggio Emilia, sono famosi
in tutta la provincia per essere dei gran 'sbragavérza', esagerando,
talora in modo ridicolo, la propria ricchezza, le prestazioni della propria
automobile, la superiorità di Gavassa su Reggio, le dimensioni degli ortaggi.
Autorevoli voci della provincia confermano che a Gavassa 'ì streedi
jèn pù leerghi, i dèzmìla franc jèn di mòndi pù graand' (WAV),
assicurando così una stretta parentela con gli Americani (Californiani,
per l'esattezza) o con i loro colleghi 'bagolòn'.
Quando qualcuno decanterà le virtù della sua ultima autoradio, dotata di
servomeccanismo per far compiere al frontalino le più spericolate acrobazie,
oppure quando sciuperà ingenti quantità di carta per fotocopiatrice, sarà
invariabilmente bollato come "Americàn 'd Gavaasa"!
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