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4.1 GNOCC (file
WAV)
Se la Vostra auto dovesse avere la malaugurata idea di abbandonarvi proprio
mentre attraversate il territorio reggiano, e vi sentiste per questo in
bisogno di ricevere una piccola gratificazione alimentare prima di chiamare
soccorso con l'inseparabile telefonino, guardatevi bene dall'entrare
in un bar o trattoria e chiedere un pezzo di 'torta fritta' per
rompere il digiuno: provochereste improvvisi e irrefrenabili attacchi
di ilarità, diverreste immediatamente lo zimbello di tutto il locale e,
quel che è peggio, sareste inequivocabilmente bollati come 'bagolòn'.
Solo i bagoloni, infatti, hanno l'ardire di usare un nome come 'torta
fritta', che per l'orecchio reggiano evoca le stesse sensazioni
del gelato al melone sopra una bella bistecca al sangue.
Il termine equivalente reggiano è, scolpitevelo bene nella memoria, 'gnocc',
ed è uno dei quattro pilastri portanti su cui si basa l'alimentazione
reggiana: gnocc, nimeel, erbassòn, caplètt. Lo gnocco si mangia molto
volentieri tagliato in due ed imbottito di prosciutto crudo (una volta
tanto seguono la lezione parmigiana) oppure, come preferisce la scuola
di pensiero dell'Alpe di Succiso, riempito di fette di lardo e mangiato
all'aperto, preferibilmente in un bosco di alberi decidui nel mese
di Novembre in presenza di una fitta nebbia [alcuni narrano di avere
raggiunto il Nirvana proprio grazie a questo particolarissimo tipo di
alimentazione].
Ricordiamo l'esistenza, a Reggio Città, del quartiere Pappagnocca,
che poco ha a che vedere con i farinacei, essendo più strettamente collegato
con le altre località Sesso e Buco del Signore (sic!), le quali, oltre
ad essere valse a Reggio 3 minuti di popolarità nella trasmissione di
Paoletta-Radio Deejay, contribuiscono altresì ad alimentare il mito di
Reggio quale locus amoenus per l'esercizio delle attività sessuali
[è ancora tutto da dimostrare, NdR].
4.2 ERBASSON (file
WAV)
Restiamo in ambito godereccio e richiamiamo alla memoria il terzo 'alimento
cardinale' di Reggio. Cosa c'entra in queste lezioni, direte voi,
se si pronuncia egualmente in parmigiano ? Altro che se c'entra, perché
il Vero Reggiano sopporta l'erbazzone, ma stravede per 'al scarpassòn',
ovvero il progenitore dell'erbazzone, a detta dei pochi fortunati
possessori di una 'rezdòra' capace di cucinarlo, il principe della
tavola. Si dice che i primi aborigeni reggiani adorassero, oltre al dio
Fuoco e al dio Sole, anche il dio Scarpassone, a cui fu dedicato un tempietto
alle pendici del Cusna.
Molto più prosaicamente, 'al scarpassòn' non è altro che erbazzone,
a cui è stato tolto tutto tranne il ripieno (una volta la farina era molto
preziosa!)
4.3 BOTASSEER (file
WAV)
Termine contadino-astruso, in uso nelle terre circostanti San Polo. Indica
una perturbazione delle attività irrigue consistente nel bloccare il normale
deflusso dell'acqua nei canali mediante opportune chiuse, che venivano
poi riaperte di botto (da cui 'botassèer') provocando un cospicuo
reflusso delle acque con incipiente inondazione dei campi.
Se il contadino sperava in tal modo di sopperire ad un temporaneo calo
d'acqua, l'effetto più atteso per la popolazione era la morìa
di pesci che rimanevano ad agonizzare sulle terre. Sebbene un vero Padano
rifugga dalla carne di pesce come il Diavolo dall'acquasantiera, in
tempi di carestia anche la 'botassèeda' era bene accetta dal volgo.
4.4 LA LOCUZIONE: DAGH'A
L'EELTA!! (file WAV)
Letteralmente: dacci l'alzata! In uso ancora oggi per ordinare al
camionista di ribaltare il cassone e scaricare il materiale sfuso che
trasporta. Il proverbio è comunque ben più antico dell'invenzione
dell'oleodinamica, poiché in passato lo si usava riferito ai birrocciai
che affollavano le polverose strade della provincia (a dire il vero, erano
polverose anche in città).
Metaforicamente, significa: 'Piànta lì' (WAV),
'Dàgh un taaj' (WAV),
riferendolo a persona particolarmente 'sbragavèrza' (v.)
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