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1.1 DI MONDI (file
WAV)
Il corrispettivo reggiano dello splendido parmigiano 'bonbèn'
è il gretto e abominevole 'di mòndi'. Esso può essere usato insieme
ad un nome, come nella frase:
'' A Cortina a gh'era di mòndi nèiva "
oppure anche da solo, come in:
" Ad nèiva ? A gh'nera di mòndi! "
Nonostante tutto, 'di mòndi' è molto meno usato del corrispettivo
parmigiano. Infatti noi parmigiani e parmensi, usi a dilatare all'infinito
la realtà sottolineandola di continuo con abbondanti 'bonbèn',
ci siamo meritati l'appellativo di 'sbragòn' (wav).
1.2 DETTI REGGIANI DEL
PRIMO DOPOGUERRA
* "Pàn, gabàn, e un bastòn p'ral càn" (file
WAV)
* "Magneer un polàstor in trì: mè, un càn e un bastòn" (file
WAV)
Dai due proverbi sopra elencati si intuisce come l'esistenza canina,
già miserevole di per sè, in periodo di guerra fosse divenuta particolarmente
irta di ostacoli e pregiudizi. Ricordiamo anche che cognomi come Pelacani
e Pelagatti nacquero proprio in
quegli anni (1).
1.3 "BAGOLON "E "TEESTI QUEEDRI" (Bagolòn
- wav) (Testiqueedri - wav)
L'origine della rivalità tra Reggio Emilia e Parma si perde nella
notte dei tempi (alcuni eruditi sostengono fermamente che Caino e Abele
risiedessero da parti opposte dell'Enza, ma nessun ritrovamento archeologico
ha mai confermato né smentito la tesi).
Il termine "bagolòn" indica, nel bel dialetto parmigiano, la persona balorda,
usa a vivere di espedienti alle spalle della società. Uno dei primi usi
della parola è riferito ai famosi "bagolòn dal lustor", ovvero gli imbonitori
che, installato il loro banchetto in piazza Ghaia, vendevano alle ignare
massaie lucido da scarpe (lùstor) di qualità infima (spesso mescolato
a segatura) lucrando ignobilmente sull'ingentuità delle genti dell'era
pre-Lubrano. Così, fu sufficiente che un ricco commerciante Reggiano,
avendo acquistato un'ingente partita di lucido da uno dei tanti bagolòn
della nostra zona, si accorgesse della truffa subita per far nascere la
leggenda dei Parmigiani truffatori, infidi e voltagabbana - in una parola:
bagolòn.
Se questo episodio è stato tramandato oralmente, va osservato tuttavia
che la squadratura delle teste reggiane è un dato di fatto, confermato
da seri e attenti studi scientifici (C.Lombroso, "Le Teste Quadre come
volano del Crimine, Reggio nell'Emilia, 1916). Secondo Mendel, che studiò
la somoglianza genetica tra i Reggiani e i fagioli borlotti, il
fenomeno della "quadratura" delle teste può essere spiegato per
mezzo del vantaggio evolutivo offerto dalla possibilità di mimetizzarsi
tra i maiali della zona (anch'essi provvisti di musi quadri, oggi estintisi
in seguito al massacro che permise la Rivolta del Cicciolo, vedi Lession
4 ), sfuggendo così ai predatori.
Celebre lo scambio di battute avutosi presso il Supermercato Conad Calatafimi
tra una signora di Parma e una anziana donna di Reggio Emilia, che aveva
involontariamente tradito le proprie origini in prossimità della cassa
del supermercato:
PR: Arzàn, teesta queedra !
RE: Sè, e vùeetor a gh'liiv rotonda parché i'v gh'l àn rosgheeda i sòregh
!
Traduzione:
PR: Reggiana, testa quadra!
RE: Sì, e voi ce l'avete rotonda perché ve l'hanno rosicchiata i topi
!
(tutto vero)
Ricordiamo anche
il famoso detto di CAstelnuovo ne' Monti:
"Pramzàn
scarpi lùstri" (WAV)
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