RADIO ALTER ON THE ROAD COMMUNICATIONS: 

LA LUNGA VIA DELLA PACE CON ADOLFO PEREZ ESQUIVEL. 

Adolfo Perez Esquivel nasce a Buenos Aires, Argentina nel 1931. Completa i suoi studi alla Scuola delle Belle Arti dell’Universita di La Plata e si dedica all’insegnamento nelle scuole elementari, secondarie e all’Università. L’arte accompagna sempre l’impegno di questo uomo di cultura e pensiero ma ancor di più è la sua sensibilità ed impegno, fin dagli anni ’60, a vederlo attivo all’interno delmovimento cristiano non violento dell’America Latina. Dopo il Colpo di Stato del 1976 dei militari la sua opera è protesa al rafforzamento di una lotta per la difesa dei diritti umani e sodtegno alle vittime delle dittature. Nasce in questo contesto il “ Servicio Paz y Justicia” ( Servizio Pace e Giustizia), uno strumento atto alla difesa dei diritti umani e che promovesse una campagna internazionale per denunciare le atrocità commesse dai regimi dittatoriali sudamericani. Nel 1975 Adolfo Perez Esquivel viene arrestato in Brasile dalla polizia militare, nel 1976 in Equador insieme a Vescovi latino americani e statounitensi ed ancora nel 1977 a Buenos Aires ( dove subisce torture e violenze dalla polizia federale argentina) per le sue attività pacifiche . Questo suo percorso umano e diimpegno civile fa sì che il mondo civile planetario gli riconosca la sua attività pacifista conferendogli diversi premi internazionali e al finale il Premio Nobel per la Pace per la difesa dei diritii umani nel 1980. Attualmente è Presidente del Comitato d’onore del Servicio Paz y Justicia dell’America Latina e della Lega Internazionale per i diritti e la liberazione dei popoli con sede a Milano, ed anche membro del Tribunale Permanente dei Popoli. Apprezzati nel mondo editoriale i suoi scritti “ El Cristo del Poncho” e “ Caminar junto a los Pueblos”. Incontrare questo uomo, per l’inagurazione del Centro Documentazione e di Iniziativa sui Diritti Umani a Tresnuraghes, il 27 Novembre 2005, è stata una lezione di grande sensibilità umana. Non solo è stato alquanto emozionante per Radio Alter on the Road che lo ha intervistato ma ricordare che i nostri emigrati sardi, Mastinu e Marras, uccisi dalla dittatura argentina con tanti “desaperecidos”,e che attraverso le voci delle “ Madres de Plaza de Mayo” chiedono dal silenzio un atto di giustizia perché la storia e la memoria non si ripeta nei tempi a venire, è il messaggio più intenso che dobbiamo con etica e dovere trasmettere alle generazioni future di tutto questo meraviglios pianeta terra.

Vincere un Premio Nobel per la Pace dopo aver vissuto una vita di sofferenze per difendere i diritti umani e poi assistere alla premiazione di un altro Nobel , quella di Henry Kissinger, che apoggiò con la CIA il Piano Condor di sovenzione economica e militare delle dittature latino americane, come Lei vive questa situazione? È una domanda alquanto cattiva?

< ( Ridiamo). No! Non è così cattiva e non è la prima volta che me la rivolgono. Il Comitato Del Nobel si rinnova ogni quattro anni e a Kissinger gli venne conferito il Premio Nobel per un fatto singolare mentre ad altri gli viene assegnato per diversi tragitti di lotta durante la propria vita. Io con Henry Kissinger non ho nulla a che vedere anzi al contrario ho un’opposizione sia  di pensiero sia di azione alle sue condotte. Per me il Premio Nobel è importante nella misura in cui è uno strumento al servizio dei popoli altrimenti il Premio Nobel non avrebbe importanza se non fosse così.>

Un’altra domanda!

< Cattiva o buona?>

No, buona!( Ridiamo). Quando incontrai Sua Santità il Dalai Lama con i suoi Monaci, alcuni di essi subirono torture e violenze nelle carceri cinesi. Domandai quale fosse attualmente ancora la loro posizione dopo avere sofferto tanto per la liberazione dell’occupazione del Tibet e quale fosse il cammino da perseguire per un dialogo di pace.

< Io conosco il Dalai Lama e siamo molto vicini nell’identificarci in questo processo di dialogo per la Pace. Siamo molto amici e alquanto simili e mai dobbiamo chiuderci al dialogo ma non dobbiamo chiuderci neanche alla resistenza. Dobbiamo sempre ricercare la Verità, la Giustizia e Ristabilire il Diritto di ognuno e di tutti. Credo che il Dalai Lama continui a pensare che sia possibile un dialogo con il governo cinese e che questo prima o poi si raggiungerà. Il Mahatma Gandhi quando diceva che non si doveva chiudere il dialogo con l’impero britannico questo dialogo si intendeva non con un dialogo tra sordi. Un dialogo che presenta una controparte che si chiude non ha dialogo. Allora dobbiamo continuare a lottare nella resistenza. Questa è la differenza.>

 

Intervista di Paula Pitzalis