Manu Chao pacifista espresso

Scarpe da ginnastica e maglietta sportiva gialla, perdido en el siglo, Manu Chao, di passaggio al Villaggio Globale di Roma, non finisce mai di stupire. «Sì, lo conosco il festival di Sanremo, non l'ho mai visto alla tv ma me ne hanno parlato, ogni tanto ci ha lavorato qualche amico musicista». Su un autobus con targa Barcellona è arrivato il Jai Alai Katumbi Express, in tutto 17 persone (compresi tecnici e facchini), che girano da gennaio suonando, senza farsi annunciare, in posti non troppo grandi di città spagnole come Cuenca, Alicante e Murcia. L'alfiere di Radio Bemba ha radunato alcuni fedelissimi (Julio, Gerar, Madjid, Chuko, Diallo, Moussa) del suo gruppo, compreso un frizzante Roy Paci, e ha deciso di andare «per la carretera» insieme con Fermin Muguruza, chitarra e voce, ex Kortatu e Negu Gorriak, probabilmente il più famoso dei giovani musicisti baschi. Anche la mamma di Manu Chao è basca e quindi ecco il nome della band (Jai Alai vuol dire «fiesta alegra» ma si richiama naturalmente alla pelota basca, quel gioco con paletta, gancio e pallina che si fa in campi con una parete di cemento dove viene lanciata a tutta velocità e bisogna prenderla al volo) che cita anche Katumbi, il barrio di Rio de Janeiro dove l'ex Mano Negra si reca spesso. Dopo l'Italia (l'etichetta romana Gridalo Forte ha gestito il concerto romano), questo treno assordante e pacifista tornerà a casa per un periodo di manutenzione e riposo, forse un mese o poco più, con l'idea di ricominciare a maggio, probabilmente in America Latina dove Manu Chao sta curando anche alcuni progetti sonori paralleli. «La nostra idea nasceva dal piacere di suonare, dal tentativo di recuperare la comunicazione diretta, le parole giuste chiedendo alla gente di aprire gli occhi e chiudere la televisione, suonando in posti che regolarmente ospitano musica dal vivo» racconta, con tranquillità, Muguruza. «Avevamo quasi finito questo giro ma abbiamo deciso di aggiungere queste due date italiane, ieri a Roma e stasera suoneremo vicino Genova, a Frascaro, dove c'è la comunità di Don Gallo (ndr, il prete di frontiera, conosciuto nei giorni del G8) che ha bisogno di un finanziamento e ci ha chiesto di aiutarlo - aggiunge Manu- Quello di stasera sarà uno show di oltre tre ore, faremo gran parte del repertorio della band e poi anche una parte acustica, una più deejay, una tutta elettronica. E' un modo di recuperare un contatto diretto col nostro pubblico, di uscire dalla dimensione dell'industria discografica. Vogliamo trasmettere con la nostra musica i sentimenti di divertimento, allegria, speranza in questo mondo che è sempre più disumanizzato, lanciato a folle velocità verso la guerra».

Proprio sul sito web del musicista basco www.muguruzafm.com , si ritrova «il nostro rifiuto alla guerra imperialista che s'avvicina in Iraq e il rifiuto verso qualunque forma di violenza e terrorismo....e abbiamo ben chiaro che il terrorista più sanguinario, oggi in attività sul pianeta, è il denaro».


09 Marzo 2003

Fonte: "IlManifesto" F.D.L.