Nel mese di aprile (2003) ho avuto l'occasione di conoscere Marco Mathieu (autore del libro: in viaggio con Manu Chao)... e in questo afoso mese di maggio pubblico, con gran piacere, l'intervista che mi ha gentilmente rilasciato!!! :-) -Esteban-
Iniziamo
parlando della tua
esperienza con i Negazione.
Ho fatto parte dei Negazione dall'inizio (1983) alla fine (1992): una storia bellissima e importante. I Negazione erano un gruppo hardcore, ma non soltanto: sperimentavamo, ci inventavamo un modo di vivere, viaggiare, suonare, lottare, sognare. E tutto il resto. Sì, abbiamo registrato e pubblicato dischi (cinque album, compresa l'antologia uscita un anno fa, più altrettanti e.p.: iniziando con l'autoproduzione totale e finendo con le etichette indipendenti, soprattutto europee e americane). Abbiamo fatto centinaia e centinaia di concerti (dai primi posti occupati quando ancora i centri sociali in Italia non c'erano, Leoncavallo a parte, fino alle 45mila persone del Monsters Of Rock nel 91 con Metallica ed AC-DC, passando per club e teatri, centri giovanili, strade e festival: in Italia, ma soprattutto in Europa e anche negli Stati Uniti. Abbiamo fatto parte della scena punk e di quella hardcore, siamo stati definiti un gruppo indipendente e un sacco di altre cose. Per i Negazione suonavo il basso e scrivevo un po' di testi, oltre a condividere con Zazzo (voce e testi) e Tax (chitarra e testi) ogni dettaglio, ogni aspetto della vita di gruppo. Siamo nati e cresciuti, come band, quando il punk non era ancora tornato a essere un genere popolare, melodico e spesso inoffensivo o modaiolo (come spesso si rivela oggi), ma una scelta di espressione non convenzionale. Dallo scorso anno abbiamo raccolto in un sito
(www.negazione.com) suoni, immagini e parole della nostra storia.
Da musicista a scrittore.
Come mai hai
deciso di scrivere un
libro proprio su
Manu Chao?
Ho sempre amato scrivere. Già ai tempi dei Negazione contribuivo alla stesura dei testi e collaboravo con fanzine in Italia e all'estero. Poi, negli ultimi anni della band (tra il 1989 e il 1990), mi proposero di iniziare a scrivere per una rivista musicale (Velvet): da allora non ho più smesso e da circa sette anni scrivere è diventato il mio lavoro. Da giornalista mi occupo di sport e di attualità, oltre che di musica: in tutti questi anni ho collaborato con decine di giornali e riviste (da Rumore a Tuttosport, da Linus a Gulliver). Attualmente vivo a Milano, dove sono stato assunto come redattore a GQ e collaboro con Diario e TuttoMusica. Nel 1995 ho anche pubblicato il mio primo libro ("A che ora è la fine del mondo?" Lindau) in cui raccontavo il viaggio fatto nella ex-Yugoslavia, tra guerra e musica, incontri e ricordi. Ma torniamo al libro sui tour di Manu: nel 2001, quelli di TuttoMusica mi chiedono di realizzare un reportage sulle imminenti date di Manu. In realtà mancano due giorni al concerto di Milano e, come al solito, non c'è addetto stampa o responsabile della casa discografica che possa garantire l'assistenza necessaria allo scopo. Che è quello di raccontare il dietro le quinte dell'artista più inafferrabile (e popolare) del momento. Manu lo conosco dai tempi in cui suonavo, ci eravamo incontrati proprio a Milano dove Mano Negra e Negazione avevano partecipato allo stesso festival (e avevano letteralmente 'spaccato': anche se genere e stili musicali erano differenti, la loro energia sul palco ci impressionò tantissimo), poi lo avevo intervistato ogni volta che era stato possibile. Le mie copie dei suoi album solisti erano consumate dai troppi ascolti, avevo letto tutto quello che potevo su un personaggio che mi incuriosiva molto. Insomma, toccava a me quel servizio (copertina di Tutto Musica credo ad agosto 2001) e, manco a dirlo, quello che sembrava impossibile si è rivelato entusiasmante, insieme alla fotografa (Elisabetta Viccari) ci intrufolammo e l'accoglienza della banda, Manu in testa, ci permise di portare a casa il lavoro. Ma io ero ancora più incuriosito, dal personaggio e da tutto quello che gli stava esplodendo intorno (Genova, G8 e non solo), così pensai che valeva la pena continuare - oltre le quattro date previste dal giornale - a seguire Radio Bemba. A nord e a sud, in Italia e all'estero, per testimoniare differenze geografiche e umane, sensibilità musicali e politiche. Insomma per raccontare quel personaggio incredibile che è Manu, attraverso il viaggio, il modo - non convenzionale - con cui ha portato la sua musica in giro negli ultimi due anni. Forse l'ho fatta un po' lunga, ma questa è stata la storia di come sono arrivato a decidere di scrivere un libro.
Com'è stata
l'esperienza di questo
tour? lo
rifaresti?
Importante, intensa, divertente e coinvolgente. Certo che lo rifarei, ma non sono specializzato in tour e libri su gruppi e cantanti e credo che ci siano altre storie da raccontare.
Passando quindi
molto tempo con
Manu cosa
mi puoi
dire di lui
come
persona?
Che non è assolutamente diverso da come appare e questa è una rarità, nel mondo dello spettacolo. Che prende maledettamente sul serio la musica e ha un grande rispetto per il pubblico che viene ai suoi concerti. Che è timido, ma anche carismatico. Che non tralascia nessun dettaglio e segue con cura ogni cosa che può determinare la buona riuscita dei suoi spettacoli. Che ama far festa, ridere, scherzare. Che è curioso e che è umorale. Che ha più di quarant'anni e sembra ancora un ragazzino. Che misura ogni cosa che dice e intanto ama le sfide, il confronto. Che è quasi impossibile fissare un appuntamento con lui. Che si rifiuta di programmare qualsiasi cosa che non sia indispensabile per la sua vita e per la sua musica, che poi è la stessa cosa. Che il rapporto che si è creato tra lui e me è stato impostato fin da subito sul rispetto e sulla correttezza. Che non ha mai cercato di condizionare le mie opinioni, né la mia scrittura. Che è un direttore d'orchestra e un capo, ma soprattutto un amico per i suoi musicisti. Che a volte sembra consumarsi a forza di soppesare, valutare, decidere e scegliere cosa fare con la sua vita e la sua musica (sempre più o meno la stessa cosa).
Ma è fatto proprio così, è un'anima in pena alla ricerca dell'equilibrio tra rabbia e allegria, tristezza ed entusiasmo, successo e impegno politico, consapevolezza e voglia di far festa, amici e famiglia, vita nel quartiere e viaggi in posti lontani. Con quel fondo di malinconia che c'è anche nelle sue canzoni.
E
per quanto
riguarda gli altri
componenti di radio
bemba?
Una banda anarchica di musicisti nomadi: gente di strada e di talento che seguirebbe Manu in cima al mondo. O quasi. Artisti funzionali al progetto di Radio Bemba, nei suoni e negli atteggiamenti, pronti ad affrontare ogni situazione. O quasi. Soprattutto gente che ama suonare e viaggiare, in ogni situazione, pronta a prendere gli strumenti per fare festa ovunque. Sul palco, per strada, nei bar, in un club o in un albergo, sul pullman o sul treno. E, dopo ogni tour, pronti ad accettare la scelta di Manu che non vuole legare a sé un gruppo e lo scioglie alla fine dell'ultimo concerto di ogni tournée. Le colonne sono Chuco, il fonico, David, il batterista (ma anche chitarrista, se serve) e soprattutto Gambit, il bassista (e il mio preferito), che sono con Manu fin dall'inizio. E anche prima.
Un episodio
particolare accaduto in
questa avventura?
Manu viene in Italia per la promozione del 'live' e andiamo insieme da Milano a Genova, chiacchieriamo, aggiungiamo racconti e aneddoti utili per il libro, ma poi scopriamo che non basta, ci vuole altro tempo, altri giorni da trascorrere insieme. Allora mi chiede di andare a Barcellona e stare qualche giorno a casa sua, gli dico che per me è ok, lui spergiura che mi chiamerà il giorno prima della mia partenza dall'Italia, "così ci mettiamo d'accordo". Ovviamente, il giorno stabilito non chiama e a casa sua il telefono suona a vuoto (come al solito). Decido di partire comunque. Arrivo a Barcellona, trovo il quartiere in cui vive aspetto che succeda qualcosa. Più che tutto lo spero. Quando, a sera, inizio a chiedermi come possa andare a finire questa storia mentre cammino tra i vicoli me lo ritrovo davanti: sta andando a suonare in un bar, si ferma e mi abbraccia. "Lo sapevo che ti avrei incontrato"
Sei a conoscenza di
progetti futuri di
Manu e radio
bemba?
No, a parte un altro giro di concerti come Jai Alai & Katumbi Express nel Nord Europa che parte a metà maggio.
Un tuo
pensiero sul mondo di
oggi caratterizzato da
guerre, violenze e
odio.
È difficile, perché spesso la rabbia e lo sgomento sembrano reazioni inevitabili alle profonde ingiustizie che caratterizzano la società in cui viviamo, ma credo nella possibilità che gli esseri umani, le persone, possano davvero cambiare il corso di eventi apparentemente irrimediabili. Ogni individuo può fare la differenza, ognuno di noi può ribellarsi. Non credo nelle ideologie, né nel consumismo travestito da democrazia, ho avuto la fortuna di viaggiare abbastanza per capire che il mondo non può continuare a sopportare una
sperequazione così evidente e ingiusta nella distribuzione delle risorse. Ma ho fiducia - voglio averla - nella volontà delle persone di ripudiare soprusi e odio, guerra e violenze.
Per finire: i
tuoi progetti
attuali e quelli
futuri.
Ma questa è la domanda che si fa sempre a chi suona... Tranquillo, comunque: dischi non ne faccio più, almeno credo. Libri invece vorrei provare a scriverne altri, intanto che continuo a guadagnarmi da vivere vendendo parole su carta.
Nel frattempo mi capita di presentare "In viaggio con Manu Chao" in un po' di posti: librerie e bar, posti occupati e festival. Dove aggiungere parole al racconto, spiegare e rispondere. Una serie di occasioni, tra l'altro, per incontrarci. Penso che possiate trovare un calendario di questi incontri sul sito
www.feltrinelli.it dove c'è anche un po' di altro materiale relativo al libro. Il primo appuntamento è il 20 maggio a Milano alla Feltrinelli di Corso Buenos Aires (alle sei del pomeriggio): lì con me ci saranno don Gallo, Roy Paci e Aldo Vitali. Poi, credo il 31 maggio a Torino...
Grazie mille Marco! A
presto e buon
lavoro.
-10mAgGio2003-