Intervista a Manu Chao! 6 settembre 2002.

 Mentre in tutta Europa sta uscendo il nuovo disco di Manu Chao, l'ultimo previsto dal contratto firmato alcuni anni fa con la Virgin -disco Live con 30 pezzi, registrato durante il concerto di Parigi-La Vilette-, Manu non voleva perdere l'occasiome per offrire una tribuna ai musicisiti di strada, vittime di una politica di persecuzione e riduzione da parte del Comune di Barcellona. Lo stesso Comune non smette di utilizzare il "mestizaje" (la musica "meticcia" è ben radicata a Barcellona) come biglietto da visita, in particolare in vista del Forum delle Culture che si svolgerà nella città catalana nel 2004 e con il quale Barcellona cercherà di presentarsi come capitale europea della cultura. Mentre i giornalisti di mezza Europa cercavano di incontrarlo per parlare del nuovo disco, Manu Chao ha voluto convocare solo alcuni media di Barcellona e solo per parlare della realtà del "mestizaje" a Barcellona : da un lato ciò che si vende; la Barcellona meticcia, le sue strade boheme con musicisti in ogni angolo; dall'altra la realtà quotidiana degli interventi della polizia che confiscano gli strumenti ai gruppi ed espellono i "sin papeles" (gli indocumentati) e la politica di un comune volta ad eliminare i posti dove i musicisti possono improvvisare concerti. 

Gli sarebbe piaciuto parlare di altre cose, ma preferisce approfittare della sua popolarità e dell'interesse dei giornali alla vigIlia dell'uscita del "SUO" nuovo disco per far conoscere la cruda realtà della strada. Nonostante quello che pensano alcuni, Manu Chao continua a deambulare per le strade ed è costantemente in contatto con tutto ciò che vi si cuoce. Ha appena pubblicato una compilation alternativa con una ventina di gruppi delle strade di Barcellona, la maggior parte dei quali non aveva mai registrato prima in formato CD. Questo lavoro così strano sotto molti aspetti, non si trova in nessun negozio di dischi ma si consiglia di "richiederlo al proprio musicista preferito". Solo in alcuni bar di Barcellona si può comprare La Colifata, un progetto alternativo di ottima qualità; frammentata di comparse dei pazzi del programma dallo stesso nome (La Colifata è un programma di radio argentino, che parte dal principio che l'arte, specialmente la musica, calma la malattia e può curarla) e ripieno di segni di casa Chao. La qualità delle prestazioni dei gruppi di questa compilation mette in rilievo che esiste un potenziale enorme per strada. Ma questo potenziale deve incontrare fattori favorevoli e non limitanti per poter esprimersi. 

"Ai politici, l'unica cosa che importa è quello che leggono sui giornali".  Il lunedì dopo, uscirà mezza pagina sul quotidiano più letto dai catalani (e dai suoi politici) -La Vanguardia- col titolo:
"Manu Chao : Tirar fuori le chitarre in strada a Barcellona è più pericoloso che rubare".
Manu ottiene ciò che voleva e sicuramente, negli uffici del Comune, qualcuno starà cercando di capire com'è che stata pubblicata una cosa del genere e come rimediare a tale cattiva immagine. Manu non è cambiato. Ha una prospettiva molto lucida analizzando ciò che cerca la stampa e sa come far pubblicare ciò che gli interessa. Lui fissa le regole, marca il tempo e controlla l'onda dell'intervista. Ricorda un'altra volta che "la missione degli artisti musicisti nella società non è di fare atti rivendicativi, ma di fare atti festivi" ma "ci stanno obbligando ogni giorno di più a fare atti rivendicativi". Un giornalista afferma che "si possono fare atti festivi che siano allo stesso tempo rivendicativi, una cosa non esclude l'altra". "È la nostra specialità" risponde Manu con un gran sorriso.

Manu va diretto al sodo:
"In Germania si dice che Barcellona è la capitale di non so quale mestizaje e qui la quotidianità è un'altra cosa, è tutto quello che avevo da dire".

Poi spiega:
"Se si vuole parlare di musica meticcia, in un modo o nell'altro bisogna favorirne la miscela. Molta gente viene a Barcellona per vedere cosa si combina nelle strade e di questo fatto non se ne rende conto il Comune. Piace alla gente, interessa i turisti… ma il Comune non capisce. Non è una novità che ci sia un'enorme differenza fra ciò che vuole la gente e ciò che fa il Comune o il politico"
"Sono d'accordo che a Barcellona c'è un movimento interessante, ma questi politici lo stanno rovinando ogni giorno di più. Si,… a due o tre famosi; a me, al Wagner, ai Macaco, e ad altri due o tre, ok, fantastico,… ma gli altri? e il futuro?". Manu ricorda che "a Parigi pure è già successo". È la fine della Barcellona la nuit? "La mia scuola di musica, fu più Parigi che Barcellona. Iniziai suonando nella metropolitana di Parigi. E suonare nel metrò, a Parigi 15 anni fa, era il nostro modo di vivere. Adesso suonarci è molto più difficile, ci sono milizie che controllano chi suona e dove. Qualcosa che non esisteva 15 anni fa; sono milizie private, cosa che è sempre un po' pericolosa".

Javi Zarco, responsabile di Mestizo Promo aggiunge:
"Bisogna lottare contro uno o due politici che vorrebbero equiparare Barcellona al resto d'Europa, obbligando a suonare entro determinati orari e in certi luoghi e che finiranno per dire che bisogna suonare fra le 10 e le 14h00 e basta. Questi stessi politici sono quelli che vendono per Barcellona 2004, l'idea che a Barcellona esiste questa fusione, questo mestizaje, uno spirito bohemio…".

Interviene una persona seduta al tavolo a fianco:
"Se si vuole una musica meticcia, bisogna pensare anche agli immigranti che permettono questo scambio. Se si fanno cose, bisogna farle per tutti. I musicisti immigranti, noi sentiamo che ci considerano a parte. Ed è un sentimento che fa male".

Un membro del gruppo Che Sudaka aggiunge:
"Siamo un gruppo di persone che viene da fuori e che suona per strada per far circolare un messaggio "Basta disuguaglianze, basta discriminazioni, più amore e più armonia" ed è la strada l'unico posto dove possiamo arrivare alla gente. Anche a me piacerebbe suonare in uno stadio davanti a 30.000 persone e far passare lo stesso messaggio, ma per ora siamo per strada. E vogliono farla finita anche con questo".

Manu Chao mette in rilievo le proprie contraddizioni del Comune "Criticano il fatto che fosse un po' caro il concerto della Merced (le Feste di Barcellona dell'anno scorso), ma quando suoniamo gratis per strada, ci mandano la polizia".

I gruppi di strada presenti oggi hanno tutti qualche esperienza da raccontare per rinforzare le affermazioni di Manu.
Rodrigo dei Che Sudaka ci spiega:
"Gli agenti di sicurezza della metropolitana ci buttarono fuori e una volta oltrepassata la telecamera di sorveglianza, ci chiesero scusa dicendo che "compivano ordini", aggiungendo "scusa, lo so che non dai fastidio e che alla gente piace la tua musica, ma mi pagano per buttarti fuori dal metrò". "Ci succede in continuazione". Un altro racconta che vede spesso "Ragazzi di 15 anni catalani che non capiscono perché arriva un poliziotto e gli ruba il djambé".
Oppure che "l'anno scorso la polizia intervenne in modo violento, ferendo varie persone e arrestandone 6 perché un pomeriggio si erano messi insieme 4 tamburi".
Leo dei Che Sudaka racconta: "Questa settimana, mentre suonavamo in metrò, l'autista ha cominciato ad insultarci e a chiederci di uscire, così aggressivo che lui stesso ha avuto un attacco di nervi e 300 persone hanno dovuto cambiare di vagone perché l'autista fascista si era innervosito. Sono rimasti tutti esterefatti, noi per primi". Più tardi racconteranno che "a una ragazza di un gruppo che suona nel Festival Rivolta, l'hanno picchiata nel Parco della Ciudadela lo scorso week-end e ha 3 lividi fra schiena e gambe. Stava suonando musica e si è rifiutata che la polizia le sequestrasse lo strumento".
Un altro membro dei Che Sudaka tira fuori delle carte e ci spiega: "ho una chitarra del Pakistan che mi è costata 20 euro e adesso per poterla recuperare, devo pagare una multa di 90 euro. Quando sono andato a recuperarla, mi hanno detto la polizia non ha il diritto di toglierti gli strumenti…"

Del disco Zona Bastarda che rappresenta giustamente la diversità di influenze e il ricco pentolone musicale barcellonese, ci confida:
"Credo che è una buona mostra delle molte band che stanno a Barcellona e "cuocciono" cose. E cose buone. Si fanno molte musiche a Barcellona ed esistono molte raccolte". "È buono far vedere che alcuni gruppi hanno avuto successo, ma mi preocuppa il futuro. Cosa succederà nei prossimi dieci anni?".
Javier Zarco insiste che "la raccolta Zona Bastarda è una selezione di canzoni fatta da Jorge (Organic Records), Wagner Pa (dei Brazuca Matraca) e da me (Mestizo Promo) che ha avuto una certa ripercussione perché è uscita in forma "ufficiale" ma non è l'unica. Ce ne sono altre con altri canali di distribuzione semi-clandestini e che sono molto meno conosciute". "Qualcuno ha una colifata" dice Leo dei Che Sudaka… "Sí, -dice Javi- mi piacerebbe parlare di questo disco che è un'altra raccolta con molti gruppi, vari di loro molto poco conosciuti. È una selezione fatta da qualcuno, ed è una storia che pure è molto bella. Zona Bastarda ha un obiettivo concreto, e La Colifata ne un altro interessante ma molta gente non conosce il progetto".

Manu riparte:
"Ci sono vari problemi che anche noi musicisti capiamo. C'è il problema dei vicini che posso capire, ma si possono definire alternative, altri luoghi dove non si dia fastidio. Tutti capiamo le lamentele dei vicini. Nessun musicista vuol dar fastidio a qualcuno, nessun musicista vuole imporre la sua musica".
"Invece di limitarsi a reprimere, il Comune dovrebbe offrire alternative; luoghi dove si possa suonare senza che siano fuori città dove nessuno possa andare ad ascoltare i musicisti, luoghi dove non si dia fastidio ai vicini e dove i musicisti possano guadagnarsi da vivere. Per esempio, il luogo ideale era il parco della Ciudadela. Ci vanno molti turisti e famiglie con bambini e nonni a vedere questo, i tamburi fanno impazire i bambini e la musica piace a tutti. È un buon esempio perché che io sappia non ci sono vicini a cui dare fastidio. Tutte le riviste e le guide che vendono Barcellona, vendono la storia del Parco e adesso ogni domenica arriva la polizia e si porta via la gente. Quello che non ha i documenti, direttamente al suo paese e quello che ce li ha, allora gli si confisca lo strumento. Siamo arrivati al completamente assurdo e non si capisce questa politica di rompere le scatole. Si rovina il futuro. È dar fastidio per il mero gusto di dar fastidio. È un errore enorme perché questo è un esempio molto positivo per Barcellona".

Rodrigo dei Che Sudaka ci racconta che un poliziotto gli ha spiegato il discorso:
"Si concentra molta gente e si ascolta musica, si concentra molta gente e si beve alcohol. Si concentra molta gente e si vende droga". "Cosa vogliono, risolvere il problema dell'alcohol e della droga, buttando fuori la musica?".
Manu ironizza "Quello che non capisco allora è perché non chiudano le scuole. Sono piene di droga anch'esse. Anzi, forse c'è più droga nelle scuole che nel Parco della Ciudadela".

Di nuovo rimane chiaro che la politica praticata dal Comune ha come scopo svuotare le strade di Barcellona dalla música. "La storia del parco della Ciudadela è una provocazione gratuita" riassume Manu Chao.
"Togliere uno strumento è un atto grave. Lo stesso per un ragazzo che ha dovuto risparmiare per comprarselo, o per un musicista che ci vive", aggiunge Javi. "Ci sono giovani che si guadagnano il pane facendo musica, cosa che mi sembra apprezzabile per la società. Se gli confiscano lo strumento, cosa vogliono che facciano? Rubare, vendere droga?". "Fare musica mi sembra uno dei pochi modi decenti per alcuni di uscire da una situazione di crisi economica".
Manu torna a commentare il tema della confisca degli strumenti "Non posso parlare troppo di ciò, perché non conosco la legge, ma dovremmo chiedere ad un avvocato per sapere se veramente hanno il diritto di fare questo. Bisognerà informarsi bene, non ci lasciano altre alternative". "Immaginati un musicista di strada col suo avvocato a fianco" spara Javi. "Senta Sr. agente, mi faccia il piacere di parlare col mio avvocato" scherza un altro. Per Manu Chao, bisogna difendersi: "Mi sembra importante che ci sia un avvocato dei musicisti di strada perché non ci potrebbero prendere in giro dicendo che c'è una legge quando non si sa realmente ciò che è legale e ciò che non lo è".

"L'ipocrisia è che il turismo di Barcellona vive molto dei musicisti di strada. Sono su tutte le guide. Dovrebbero quindi pensare a ciò che vogliono veramente. Magari fra 10 anni avranno una città molto carina dove i vicini non si lamenteranno ma non ci sarà turismo, perché quest'ambiente si sarà trasferito in un'altra città. Attualmente si fa di tutto per il vicino che vota. Ma poi questo stesso vicino rinfaccerà ai suoi politici di aver rovinato il turismo. Questione di tempo".
"Non fanno altro che promuovere il lato bohemo di Barcellona, nelle guide non si parla dei ristoranti ma degli artisti di strada. Poi il turista che va al ristorante, dei 50 dollari che ci lascia per mangiare, magari ne darà uno al musicista, ma che gli darà perché gli è piaciuto. Al ristorante, che ti sia piaciuto o no la paella di tre giorni fa, la devi pagare. E molta gente vive dell'ambiente che creano gli artisti di strada. Il turista che va a Montmartre a Parigi è stufo di vedere che è tutto organizzato, asettico, tutto fatto con l'intenzione di fargli tirar fuori i soldi. Per adesso, Barcellona è su un'altra lunghezza d'onda e la gente ci viene sempre più spesso stufa delle fregature. Non è un turismo Mc Donald e il turista ha ancora altre alternative oltre al Maremagnum. Ma poco a poco, vogliono eliminare queste alternative persino per i turisti. Non si capisce neanche dal punto di vista economico. Chiudono un bar perché ci si fumava una canna e poi il Maremagnum che fa girare molti soldi, continua aperto nonostante ci abbiano assassinato un ragazzo. Sono due misure differenti".

Manu Chao si accomiata riassumendo un po' il messaggio: "Sí, è vero che ci sono cose interessanti qui, ma le dipingono troppo bene ed è per questo che abbiamo riunito qui la gente oggi e ho voluto che venissero loro. Attenzione quando si dice che qui tutto è bello, viva il "mestizaje". Ciò che stanno vendendo, non è la realtà di ogni giorno. Ciò che sono il presente del "mestizaje" e il futuro della musica di Barcellona, è per gli artisti una bastardata quotidiana ben più forte di quella che abbiamo sofferto noi 10 anni fa. Noi siamo in molti a Barcellona, usciamo sui giornali, ma usciamo anche dalla strada. Le nostre prove erano per strada e siamo contenti di ciò, ma ciò che sta succedendo adesso coi nuovi arrivati è molto più duro perché si devono guadagnare da vivere ugualmente ma di corsa perché dietro arriva la polizia. Anche noi all'epoca avevamo problemi ma non così tanti. Prima che arrivasse la polizia, noi potevamo suonare un'ora, adesso, non li lasciano neanche un quarto d'ora".

 

grazie a RADIOCHANGO.COM (fonte)