"SONO NEL MIGLIOR MOMENTO DELLA MIA VITA" (CREATIVA).

 Con una spontaneità incredibile, con allegria, rispetto e con una voglia sincera di spartire, Manu ha accettato la nostra proposta di realizzare un'intervista per Radiochango. Lo abbiamo incontrato in piena forma dopo la partita di calcio di martedì, un giorno di Mercé (feste di Barcellona), in pieno quartier generale fra Escudellers e Trippy, per chiacchierare di molte cose e bere una birra alla salute di Bush, del "botellón" e della Coca Cola. Incontro con il più sorridente dei cittadini del presente.

 LA COLIFATA - La Colifata è una raccolta clandestina con musicisti di strada, che si avvale della preziosa partecipazione di Manu Chao, apparsa verso la fine dell'estate 2002 per le strade di Barcellona Com'è venuta l'idea della Colifata, di mettere insieme vari musicisti di strada e di riprodurre pezzi del programma dell'ospedale psichiatrico Borja di Buenos Aires?
L'idea dell'ospedale è di Carlos, l'argentino che bazzica da queste parti e che fa film. Io ho sentito La Colifata per la prima volta a Buenos Aires, dove tutti mi parlavano di questo programma. Volevo andare a trovarli ma con tutto il casino e i continui spostamenti, alla fine non ho avuto tempo. Quando sono tornato a Barcellona, ho parlato con Carlos che aveva molte emissioni registrate della Coliflata, da lì l'idea di mettere insieme questo materiale e di riunire tutti i musicisti del quartiere. Quando abbiamo ascoltato tutti quanti le registrazione della Coliflata di Carlos, io, sinceramente, mi sono emozionato. L'idea è stata quindi di dare il nome alla raccolta in omaggio al programma e a questa radio di Buenos Aires. E adesso cosa farete? Le 3.000 copie editate, sono sparite rapidamente. Non bisogna credere a tutto ciò che si legge sui giornali. Se ne sono pubblicate 1.000 unità e adesso andiamo verso le 1.100 credo. Ci saranno una Colifata 2 e 3? Stiamo raccogliendo il secondo un po' alla volta. Non sappiamo come sarà. Per prima cosa dobbiamo raccogliere canzoni di gente di queste parti,… insomma, di qui e di fuori, non è un progetto chiuso alla sola Barcellona. Poi, a cosa assomiglierà e che direzione prenderà, non lo so.Esiste la possibilità qui a Barcellona di avere una Colifata, cioè un concetto simile al programma con musica per calmare e curare? Beh, lavorare in radio e avere interviste in radio, sarebbe un bel compito con questo materiale. Ci sono radio interessanti qui: Radio Barricada, Radio Bronka. Da un momento all'altro, bisognerà collaborare anche con loro. Magari questa settimana, vado alla Plaza Real per fare un'intervista con Radio Barricada. È da un anno che lo dico e ancora non ci sono andato. Una notte di queste ci andremo, spero.

 PROGETTI DI PRODUZIONE PROPRIA - La Colifata non ti da voglia di fare il produttore?
Non c'entra niente, ognuno è venuto col suo pezzo e li abbiamo mixati insieme. Io ho uno studio sottosopra, fuma in continuazione, ma non so neanche come potrei produrmi io stesso. Per esempio, con le "galleguiñas", la Paula e la Sofía, stiamo registrando un po'. Ho registrato con "JB" (o Chibi, scusate l'ortografia), uno che suona la chitarra, anche con il Chabiret, un ragazzo di qui che sta facendo cose molto carine. Ma non sappiamo cosa uscirà da tutto ciò, pero adesso registriamo tanto per registrare, senza pensare dove, come e se un giorno uscirà. Con il mio futuro è complicato, perché non ce l'ho. Per ora sto qui senza pensare a cosa succederà. Avevo voglia di arrivare a questa situazione, di non avere niente davanti. Magari faccio un disco il mese prossimo, magari non ne faccio più. Quante canzoni avrai registrato che non si trovano in Internet, e guarda che ce ne sono veramente tante nel web che non sono state editate? Nel web ci sono molti pezzi di concerti registrati un po' ovunque che si possono ascoltare. 

 PIRATERIA - Cosa ne pensi di queste copie di pirateria?
 Questa non è pirateria. Quello che c'è in Internet, non è di gente che ne tira fuori soldi, non la considero pirateria… La gente si scambia cose che altrimenti non troverebbe. Non è un business. Il fatto che ci siano tutti i miei concerti in Internet è una cosa che mi piace. Perfino io vado a cercarli lì, perchè altrimenti… non la considero pirateria. Che io sappia, nessuno ci guadagna in questa storia. Ma cosa pensi della pirateria di un disco pubblicato nel mercato e che potresti comprarti? Dalle case discografiche ai grandi artisti, attualmente mi stanno criticando molto, perché hanno fatto di me quello che difende la pirateria. E così nelle interviste serie e nei dibattiti delle radio, mi stanno criticando molto per questo… (in questo momento, a fianco a me un amico di Manu tira fuori due copie dell'ultimo album di Radio Bemba davanti a lui e ci facciamo tutti una bella risata). Beh, innanzitutto, mi piacerebbe essere presente quando mi si critica. L'unica cosa che ho detto è che a me non da fastidio che si copino i miei dischi. Non ho detto che sono a favore della pirateria… Sono contro il 90% della pirateria. Sono a favore di quella che chiamo pirateria casereccia. Poi, la pirateria delle mafie, quelle che fanno il 90% di quello che trovi per strada, è sfruttamento puro. La simpatia che puoi provare al comprare a un senegalese un disco per strada, è ok, ma questa persona è schiava di una una mafia di merda. E sono contrario a ció. Perché, che siano le mafie a portarsi via il 90% dei soldi della vendita di dischi pirata, è peggio di una casa discografica. Ciò che mi piacerebbe difendere è l'idea di una pirateria di quartiere. In ogni quartiere mi piacerebbe che ci fosse qualcuno che viva della pirateria e poter andare a comprare la sua selezione, come uno va comprare il suo giornale o il suo pane, chiedendogli: "Cos'hai oggi?". Vendere buona musica e selezionare suoni che non sono disponibili dappertutto, mi sembra buono. Le grandi mafie che attualmente controllano il 90% della distribuzione dei pezzi sono una merda. Non c'è niente di peggio della mafia. Poi, se copiano i miei dischi, non m'importa né mi impedisce dormire di notte. Guadagno bene e non mi lamento. Quello che vedo è che quelli che urlano contro la pirateria sono generalmente quelli che sono già pieni di soldi. E credo che esagerano. Innanzitutto, il problema, non è il problema di Manu Chao e della sua discografica che perde soldi con la pirateria, ma che non bisogna lasciare la pirateria nelle mani della mafia. In secondo luogo, a chi veramente la pirateria arreca un danno, è alle piccole case discografiche di dischi indipendenti. Perché se fanno 2 o 3.000 copie di un disco mio, non mi da fastidio, ma per una piccola discografica, il non vendere 2.000 copie, può significare il dover chiudere bottega. Allora, dico al pubblico di educarsi un po' e di comprare i dischi indipendenti, poi al Sabina, al Manu Chao o ad altri, che ci copino pure, che tanto ci siamo già guadagnati da vivere. Ma che facciano attenzione con i pesci piccoli perché veramente la pirateria sta facendo loro molto danno. È un problema complicato quello della pirateria… Ma quando leggo sui giornali che Manu Chao sta appoggiando la pirateria, non sono d'accordo, non ho mai detto una cosa del genere. Solo che non mi da fastidio la pirateria nei miei confronti, mi dispiace ma è quello che penso. Non mi disturba. Le grandi compagnie si lamentano, ma i dischi sono carissimi. È ciò che ho detto e che dirò per tutta la vita. Se fossi un ragazzo di 15 anni con 25 euro in tasca e che con questi soldi non mi posso comprare neanche un disco e mezzo, sarebbe molto stupido non scaricarmi le canzoni che mi piacciono da internet. La logica di un ragazzo è che i dischi sono così cari che preferisce scaricarli da internet. La grande responsabilità della pirateria, ce l'hanno le case discografiche. Un disco è molto caro.Inoltre, l'artista non guadagna molto con la vendita di un disco? Questo dipende dai contratti e dagli artisti, ma non ci guadagniamo una percentuale alta. Puoi arrivare a controllare la tua discografica, ma quello che non puoi controllare è la distribuzione. Io mi sono battuto 20.000 volte per avere i miei dischi meno cari in circuiti come Virgin, ma poi non ho fatto nessun regalo a nessun cliente. Ho fatto il regalo a chi distribuisce che hanno guadagnato di più. Dicono "Che bello, il Manu ha abbassato il suo prezzo di 3 euro! Sono 3 euro in più per me perché al pubblico lo venderò allo stesso prezzo". Allora, la lotta sul prezzo economico per i consumatori è un problema complicato per l'artista dato che non ha il braccio così lungo per arrivare fino al circuito di distribuzione, che si porta via il 50%. 

 PRODUZIONE PROPRIA - Cosa farai adesso con la Virgin?
Ti dirò che non lo so. Adesso sono libero da contratti con la Virgin, ma domani non so se firmerò di nuovo o no. E cosa ne pensi di gente come Esan Osenki, che sono riusciti a fare cose buone in modo onesto e indipendente? Non hai voglia di fare qualcosa del genere? Esan Osenki, che ormai non si chiama più Esan Osenki, non mi ricordo, ma controlla (Musika Metak), per me a livello di casa indipendente è l'esempio più pulito e più bello. Ma adesso, montarmi una casa discografica… è da anni che ci penso, ma montare una discografica non è il mio lavoro. Tenere conti, non va con me. Inoltre, devi circondarti di molta gente di fiducia.Ma non conosci già tutte queste persone di cui avresti bisogno? Il problema è che dopo ti devi compromettere e a me piace muovermi, non sentirmi legato,… Mi piace avere una certa libertà di movimento. Se domani non mi trovo più bene a Barcellona, mi piace potermi muovere rapidamente, andare a Río… Ci sto pensando, conosco gente seria e di fiducia per farlo. Ma non vuol dire nulla; magari nei prossimi due mesi facciamo una discografica, ma per adesso, non lo so, mi tengo un po' di tempo per pensarci. Ma ognuno ha il suo mestiere. A volte ci penso e mi dico : "Perché dovrei montare una discografica se esiste la Esan Osenki?". È gente che lo fa benissimo e tanto vale lavorare con loro piuttosto… E poi adesso, ci sono 1.000 forme per farlo di forma indipendente: c'è internet per esempio. Il mondo della musica sta cambiando velocemente.Adesso per un gruppo è molto meno caro registrare ed avere un cd far girare. Le cose sono cambiate dai tuoi inizi, vero? Effettivamente; in 10 anni, registrarti il tuo disco è diventato molto meno caro. Adesso, tutti quanti possono avere il proprio home-studio e ti costa soldi ma meno di quando si doveva affittare uno studio. Adesso c'è una qualità nelle registrazioni caserecce che è molto interessante. Fra il giorno d'oggi e gli inizi, quando registravamo 10 anni fa, la cosa è cambiata totalmente. Non è più lo stesso lavoro… La Colifata, 10 anni fa non sarebbe stata possibile. Ciascuno ha registrato come ha potuto i propri pezzi e li ha portati. Lo hanno potuto fare perché registrare un promo oggi è sogno abbordabile. Prima uno studio ti chiedeva 300 euro al giorno, e adesso per il prezzo di 10 giorni di studio, ti compri un aggeggio che ti serve a fartelo da te.Presti a volte il tuo materiale, il tuo studio? Adesso ho un locale a Poble Nou che sto adattando per metterci il mio studio. Per adesso ho molto materiale che non utilizzo perché mi basta il mio Mac nello zaino, ma tutte questi vecchi aggeggi che funzionano alla meraviglia, li metterò nel locale perché per adesso stanno tutti morendo dal ridere lì. Quello che presto; l'otto piste col quale ho registrato Clandestino e Próxima Estación, lo lascio perché è leggero e non mi serve. Ho un'apparato un po' più moderno e quindi lo presto. Ce l'avrà Arturo e i brasiliani che ci hanno registrato… Sta girando. 

 STATO ANIMICO E CREAZIONE MUSICALE - Sei un po' fermo attualmente a Barcellona?
 Spero di poter avere un po' di tempo, per preparare qualsiasi cosa. Adesso sono in stand-by. Mi è costato, ho dovuto lavorarmelo, ma davanti a me non ho niente. Questo mi permette pure di essere creativo senza pressioni né tempo. Adesso, sperimentare. A livello di creazione musicale, sei sempre al massimo o hai periodi meno brillanti, e come fai in questi casi per venirne fuori? Credo di essere nel miglior momento della mia vita. Quando mi fumo un sigaro, mi viene fuori la musichetta. Conosco il mestiere e non mi perdo lungo la strada. Poi l'ispirazione è un'altra cosa... viene e se ne va, ti arriva o non ti arriva. A livello musicale, il rubinetto non si è mai chiuso. I testi sono una cosa più complicata… A volte non scrivo niente per 6 mesi e altre scrivo 30 canzoni in una settimana. Questo non lo decido io e non posso dirmi: "oggi scrivo una canzone", perché a volte ti metti davanti a un foglio e non esce niente. La canzone viene da sola, ma l'importante è sapere che quando arriva l'idea, devi scriverla subito, perché poi se ne va per sempre. I testi devi prenderli al volo e registrare sul momento.Hai qualche trucco? Non esiste una legge per la creazione, ed è anche il bello del mestiere dell'artista. La creazione arriva o non arriva, soprattutto per i testi che al mio livello è la cosa più difficile. Dipende da con qui sto, dalla battuta che mi da l'idea, per questo a volte mi esce in inglese, francese, spagnolo o portoghese. A volte è un'idea, una frase, e bisogna scriverla subito anche se sei in un bar mezzo ubriaco alle 5 di mattina. La scrivi e la metti in tasca. Io faccio così. Ho una borsa di plastica a casa dove metto tutti i pezzi di carta che ho e dopo, quando ho tempo, guardo un po' tutto. Ne escono gioielli e cagate, ma la tranquillità ti permette di vederlo tutto più chiaro. Te ne rendi conto subito. E questi racconti che hai scritto, ti piacerebbe far qualcosa con loro e farli conoscere? Adoro scrivere racconti, a volte. Ma sono già due anni che si è chiuso il rubinetto. Non mi preoccupa. La creazione soffrendo, non ci credo per niente. C'è gente che soffre per creare e non ne ho assolutamente voglia. O fluisce o non fluisce. Quando arriverà il momento, li tirerò fuori, ma per adesso li faccio girare fotocopiati. In Francia ho incontrato Wosniak, un tipo che fa disegni stupendi, del quale ti darò l'indirizzo del sito web perché ha fatto un articolo sul nostro concerto di Marsiglia che è una meraviglia. La pagina è www.scorbut.be ed è il sito degli artisti di Charly Hebdo per i suoi disegni che non gli comprano i giornali. Ci sono disegni del concerto di Marsiglia e altri di un concerto in Portogallo stanno per arrivare. Ho passato tutti i miei racconti a Wosniak affinché li illustri, fa cose molto carine.

  IL NUOVO DISCO LIVE CON RADIO BEMBA - Ho delle domandi un po' forti che vengono dal web. Spara pure, che sennò ci annoiamo. Perfetto. Molta gente è delusa dal nuovo disco. Soprattutto ci sono rimasti male per i tagli. È una cosa tua, o piuttosto della Virgin?
La gente che ci è rimasta male, che se la prenda con me e non con la Virgin, tutti i tagli li ho fatti io e me ne assumo totalmente la responsabilità. Se a qualcuno non sono piaciuti, che non dia la colpa alla Virgin. I poveretti non ne sanno nulla: io gli do il prodotto finito e loro non lo cambiano. Il concerto di Genova non era più "energetico? Quello di Genova c'è già nel web. Inoltre, cominciare a fare affari con Genova è qualcosa di brutto. Non lo farei mai. È stato un concerto per appoggiare le manifestazioni e non ho intenzione adesso di cominciare a vendere dischi su Genova. Con questo sí che mi darebbero tutti addosso. Il concerto di Parigi è uno dei concerti che abbiamo fatto e probabilmente non è il più festivo. Molta gente non ha visto i tuoi concerti e penserà che i live sono così, mentre credo che in generale ci sia molta più energia… È quello che dico alla gente. Se gli piace, che se lo comprino, e sennò, ci sono altri concerti diversi su internet. Non fa niente. Adesso a livello di energia, ci sono altri concerti migliori dal mixer, ma a livello di suono, mi stupirebbe che avessero la stessa qualità. In questo, c'è un mix attento e l'idea è di poter metterlo in un bar a palla senza che ci sia saturazione. La storia dei tagli, me lo dicono tutti, che sono violenti, ma li ho fatti io, e me ne assumo la responsabilità. Rispetto totalmente ciò che dice la gente ma possono trovare su Internet il concerto che preferiscono. C'è una canzone che mi piace molto presa da un concerto di Mendoza o Rosario, una versione lenta di Bala Perdida… È una canzone da taverna e poche volte la cantiamo in concerto. La suoniamo piuttosto nei bar.C'è un'altra canzone che adesso suoni acustica in concerto, anche lei lenta? Ah… La Calarota, è un bolero tradizionale di Asía Costa, un colombiano, che mi fa impazzire.

 RADIOBEMBA - Il collettivo Radiobemba: cos'è?
Beh c'è molta gente che vive a Barcellona. Radio bemba è un po' di tutto. È  la band, è quando produciamo film, anche la marca Radiobemba, chi edita i miei dischi è pure Radiobemba, un po' tutto quello che si cucina fra di noi. Bidji ha fatto un disco bellissimo con 08001… Si ci sono varie persone con lui come Julián dello Studio San Gil che ci hanno aiutato molto con La Colifata. Come vi trovate con Radiobemba, ognuno per la sua strada quando non state insieme? Facciamo tournées che in genere non durano più di 2 o 3 mesi e poi ci separiamo, ognuno per la sua strada per respirare. Adesso per esempio, abbiamo finito la tournée a fine luglio, e solo ora ci siamo rivisti. Ci vediamo, decidiamo di fare un altro giro da qualche parte, e viene chi vuole. Quando so chi viene, posso capire che tipo di spettacolo posso fare. Attualmente, settembre 2002, la band è mezza sciolta e non abbiamo fatto concerti questo mese, ma proprio adesso stiamo valutando il da farsi. Farò un po' il giro di tutta la gente e a seconda di chi è motivato per fare un altro tour, preparerò la mia cucina e partiremo. E questi nomi che ti inventi per suonare, da dove vengono? Beh, quando suoniamo in posti è quasi obbligatorio, perché se metto il mio nome o Radiobemba, il locale esplode e non è buono né per il pubblico, né per noi, né per il locale. Allora ci inventiamo nomi…Os Terribles del Porriño? Questo è stato… tempo fa, nel Prat. Nella sala Capsa. C'eri? Con le galleguiñas, la tamburata finale… Non ce la facevano più con noi quelli del Pratt. Fino alle 5h00 del mattino con il bombo in piazza. Fantastico. Con la "queimada" che hanno preparato le ragazze. O Jarbanzo Negro hanno suonato prima. Non ti preoccupare, queste cose non muoiono. 

 SOCIETÀ E POLITICA ANTIGLOBALIZZAZIONE - Parlando di politica, si nota un disinteresse crescente verso il movimento anti-globalizzazione, non a livello della gente che continua ad appoggiare il movimento, piuttosto a livello dei mezzi di comunicazione quando poco più di un anno fa, era tutto molto mediatizzato. Cosa ne pensi?
Il fatto è che è cambiato tutto. E quello che ha cambiato le regole si chiama George Bush. L'ha detto dopo l'11 settembre: chi sta con me è buono, chi sta contro di me è cattivo, è un terrorista. Persino gente pacifica come me, secondo George Bush, è diventata terrorista perché non accetta le sue leggi. Lo ha detto molto chiaramente. Nel movimento ci sono mille forme di agire e di pensare, e le rispetto totalmente nel senso che non so chi ha ragione, ma io sono pacifista. C'è gente che intraprende la via violenta, non li capisco del tutto, ma li rispetto. Cerco un'altra via ma anche se siamo pacifisti, ci considerano terroristi. Per il fatto di essere contrario alle sue regole, mi sembrano le persone più intolleranti e violente che esistano al mondo. Non gliene frega niente di tutte le leggi di convivenza che esistono fra noi e che abbiamo costruito durante decenni e secoli. Dire questo ti mette a fianco dei terroristi. Questo è molto grave. Stanno radicalizzando tutto e semplificando tutto. Ti danno ogni volta meno possibilità di criticarli per vie pacifiche. Ma si comportano come terroristi. Per esempio, dove sono i prigionieri di guerra talibani? Non ti parlo del mezzo migliaio di prigionieri che stanno a Guantanamo; ma di tutti gli altri. Dove sono? Nei container. Quanti sono morti rinchiusi e portati da una punta all'altra dell'Afghanistan finché non muoiono dentro i container. Non hai visto le testimonianze degli autisti? Ti parlano dei criminali di guerra serbi, ma quanti gringos criminali di guerra ci sono? Sono morti tutti i prigionieri di guerra talibani e tutti lo sanno. Gli americani lo sanno e dicono che non sono stati lì, ma gli autisti dei camion hanno detto che gli americani stavano lì con loro. Nessuno dice niente e resta in quarta pagina dei giornali. Continuano a giudicare Milosevic ma bisognerebbe mettergli Bush a fianco. Per non parlare del Sharon. Hai partecipato alle manifestazioni di Barcellona e Genova contro l'Europa del capitale, non so se te ne sei reso conto ma ci trattavano con misure di sicurezza esagerate e uno spiegamento militare-poliziesco come se fossimo tutti violenti e criminali. La gente aveva paura. È quello che è successo a Genova : ridurre un movimento di 300.000 persone a violenti. È stata un'immensa menzogna informativa. Quelli che hanno preso mazzate erano quelli che non avevano fatto nulla. C'è stata una manipolazione informativa tremenda. Quando sono arrivato in Francia e ho visto che in televisione riducevano Genova in uno scontro fra violenti, mi è venuta una rabbia tremenda. Continuando con questo gioco, finiremo per essere tutti violenti. È molto ppericoloso quello che dice Bush dei buoni e dei cattivi. Molta gente è pacifica ma pensa che quello che fanno gli Stati Uniti è una cagata. Per averlo pensato ti mettono al fianco dei cattivi. È totalmente puerile. Stanno giocando con il fuoco e generando violenza. È un segnale di debolezza vedere che gli 8 capi degli Stati più potenti del mondo devono nascondersi in un castello su un'isola per riunirsi. Questo non è essere forti ma spaventati. 

 CHIAPAS - Cosa pensi del Chiapas?
Due anni fa se ne parlava molto ma adesso sono di nuovo dimenticati... Il fatto è che il mondo è cambiato tantissimo da un anno a questa parte. Per me è uno dei pochi esempi di gente che non mi ha mai disillusionato in anni e anni e in cui credo ancora. Ogni giorno che mi alzo, penso a loro e mi dico che non sto facendo nulla… Beh, non sto facendo abbastanza. Ho collaborato molto con Chiapas, molti anni senza andarci. Due anni fa siamo andati a suonare nelle comunità e continuo a stare totalmente con l'EZLN, aiutando con ciò che posso. E so che non faccio abbastanza, perché quello che dovrei fare è andare a vivere con loro. Nutro un gran rispetto per loro. È un movimento armato, ma cercano la via pacifica per risolvere i loro problemi. La violenza al giorno d'oggi è da tutte le parti e sarà difficile fermarla. 

 FARC - Parlando di violenza, cosa pensi delle FARC?
La Colombia è un paese dove sono successe così tante cose che è molto complicato vederci chiaro. Sono stato molto tempo lì e non posso permettermi di fare un analisi perché perfino la gente del posto non sa come andare avanti con tanta violenza. Quando la violenza cresce così tanto, è molto complicato dare o togliere la ragione. È un po' quello che succede in Algeria o in Bosnia. La violenza fa marcire tutto. È una violenza ormai fra famiglie. Per pulirla, ci vogliono generazioni. È qualcosa di molto viscerale. Non è un esercito contro un altro ma gente che si conosce e convive. Alcuni sono contadini, altri paramilitari, altri guerrilleros, altri narcotrafficanti e quasi sempre a pagare sono i primi. È molto complicato curare queste ferite. Abbiamo suonato da poco in Bosnia ed è ancora qualcosa di molto fragile. I serbi continuano a vivere a due chilometri dalla città. È molto più difficile dimenticare se quello che ha ucciso tua moglie, tua nonna, tuo figlio o tuo fratello, vive davanti a te. Come sistemeranno la Palestina? Ieri stavo leggendo sul giornale un articolo su Shebra e Chatila. Una donna che aveva 70 anni, diceva che avevano ucciso suo marito e i suoi 5 figli e che fino alla sua morte, inculcherà ai suoi nipoti l'odio e la vendetta. Diceva così: "Il mio odio, lo passerò di generazione in generazione. Forse non vedrò la mia vendetta ma ce l'avrò". Non mi sembra buono ma non ho neanche mai vissuto qualcosa di così duro come questa persona. La violenza è qualcosa di passionale ed è molto difficile dimenticare quando hanno ucciso gente della tua famiglia. Non so come risponderei in questi casi. 

 PINOCHET E PAPON - E Maurice Papon che è uscito questa settimana dal carcere francese di La Santé senza apparenti problemi di salute?
 È un'altra gran menzogna dei governi americani ed europei. I criminali, li tirano fuori quando hanno 70 anni per darsi una buona coscienza. Pinochet, Papon, li tirano fuori come marionette. Non li potevano rinchiudere prima? Il Papon che ha collaborato coi nazi, tutti lo sanno, è da 30 anni che vive in Francia come un re e poi gli fanno un processo che costa una fortuna ai contribuenti perché hanno giocato con le carte durante 6 mesi, il tutto per poi metterlo in galera 6 mesi e tirarlo fuori per motivi di salute. Come Pinochet. Lo mettono adesso in carcere a 80 anni, simbolicamente, quando potevano averlo rinchiuso da più di 20 anni, ma all'appello mancherà sempre Kissinger. Al Cileno lo utilizzano per tenere la coscienza tranquilla ma il Gringo continua a dare consigli e a girare per il mondo tranquillamente. Tre anni di processo il cui prezzo avrebbe aiutato gente del campo o senza lavoro. E se poi liberano il vecchio, che liberino quelli del Frente Lautaro che sono in galera condannati a 120 anni, quando Pinochet non ne ha avuto neanche uno. C'è un problema di giustizia. Io sono andato a trovarli nella prigione di Alta Sicurezza e gli ho parlato. C'è qualcosa che non funziona. Ma non parlano di loro sulla Stampa. Pinochet, sappiamo già che non farà mai neanche un mese di carcere quindi tanto vale che rimanga a casa sua e che liberino gli altri. Invece no, questi li hanno presi per bene. 

 ETA - Qualcosa di più complicato su cui dare un'opinione: ETA?
Mia madre è basca, è nata a Bilbao. Ciò che da sempre mi colpisce di più dei baschi, è l'unità del popolo. È sempre stato molto unito. Adesso si è diviso. E per me, questa è un'infinita tristezza. Poi, ETA; questo lo dice mia madre -un genio- "bisogna sempre guardare chi ci guadagna dal crimine". Ogni morto provocato da ETA è un voto per il PP (il partito di destra al governo in Spagna). Non credo nella violenza. Uccidere un andaluso che hanno messo lì a fare il poliziotto con un proiettile nella nuca, non mi sembra la soluzione. Quando fecero saltare in aria Carrero Blanco (nº 2 di Franco) 20 anni fa, abbiamo stappato lo champagne a casa mia. Adesso, uccidere per uccidere non mi sembra una soluzione. Soprattutto perché ogni volta che lo fanno, sono voti per il PP. Ogni morto è pane benedetto per lo stato centrale. Il PP ed ETA, uguali, stanno dividendo un paese dove tutti erano uniti. Ti ripeto, non credo nella violenza. La violenza peggiora tutto. 

 MANCANZA DI LEADERS - Molta gente appoggia l'anti-globalizzazione ma sembra che manchino idee più chiare e dei leaders?
Non sono d'accordo con questo. Se cominciano a uscire dei leaders in questo movimento, lo roviniamo. Per questo, mi hanno piazzato come leader durante un tempo, ma non l'ho accettato. L'unico leader che può muovere le cose è la massa di gente. Non c'è niente di più facile che corrompere un leader. Quelli di fronte stanno solo aspettando questo per poter comprarlo o mettergli una bomba. È molto facile eliminare un leader. Noi abbiamo dovuto fare molta attenzione a Genova l'anno scorso perché non ci mettessero cocaina, eroina nel furgone per poi accusarci di essere dei drogati. Ognuno dev'essere leader in un momento preciso ed è un bene che escano molte facce differenti. La gente appoggia il movimento perché si rende conto che se continuiamo così, andiamo verso il caos. 

 ROTTURA DEGLI IDEALI POLITICI - Cosa pensi della gente che si è lanciata in politica come i Motivés?
È molto complicato cambiare la politica da dentro. È da anni che la politica è marcia e che la gente non vota più per chi gli piacerebbe. Questa è la grande malattia della democrazia. Quelli che comandano sono i proprietari delle multinazionali. La vera democrazia sarebbe poter scegliere il Presidente Direttore generale della SONY, General Motors, Elf,… perché sono loro che comandano. Ma votano soltanto gli azionisti. È una democrazia del denaro: un euro = un voto. Adesso è evidente che i politici, anche volendo, non possono cambiare nulla. E gli unici che si appartano dalla via decisa, cioè quelli che si oppongono al capitalismo americano, sono minacciati. Oggi, se non sei amico degli Stati Uniti, sei fregato, e sarà molto difficile sollevare il tuo paese. Guarda il Venezuela. Chavez sarà Chavez con le sue cose buone e cattive, ma soprattutto ha deciso di non lavorare con gli americani. È andato a vedere Gheddafi, i giordani, e ha smesso di vendere petrolio agli americani, piantando un casino nella OPEP. E gli Stati Uniti vogliono fare fuori Chavez a tutti i costi. Il colpo di stato è stata una manipolazione terribile. Si è parlato di un golpe di stato terribile con 20 morti provocato con i chavistas. Innanzitutto l'origine della sparatoria è complicata perché tutti vanno armati da quelle parti. Poi, ci sono stati 20 morti ma per un giorno di golpe, a Caracas, è pochissimo. Ogni fine settimana ci sono fra le 80 e le 100 morti violente nel Venezuela. Chavez non collabora a livello del petrolio con gli USA e lo vogliono far fuori, comprando i mezzi di comunicazione e imponendo uomini che il popolo non ha votato. Io non apoggio Chavez, non lo conosco, ma ha scelto di appartarsi dalla via americana e non lo accettano. Ti faccio una scommessa: se gli Stati Uniti attaccano l'Irak, allo stesso tempo salterà Chavez. Piglieranno il Venezuela per la fascia. Puntano all'Irak e al Venezuela perché vogliono petrolio. Di tutto il resto, non gliene frega niente. Poi faranno fuori l'Arabia Saudita perché sono stufi di tanto islamismo e hanno paura del petrolio che hanno. Non possono andare con gli aerei direttamente in Venezuela e usano metodi meno visibili e più lenti, ma in Irak ci vanno a faccia scoperta. E tutti accettano che attacchino. Tutti hanno negoziato i propri interessi. Lo stesso Chirac, prima era contro, e di colpo vede necessario un intervento se l'ONU non può fare niente. Negoziano la parte del paese e chiudono gli occhi.Tornando a Motivés? Sempre di più la gente si rende conto che non ci sono progetti in politica. Allora si mettono insieme con la gente che critica questa cosa. Il modello politico attuale è totalmente falso. Si basa sull'immagene e sul show. È più interessante avere una candidata che sia Miss Mondo com'è successo in Venezuela poco tempo fa che un politico con idee ma che sia brutto perché questo non lo vota nessuno. Siamo in questa pazzia. Non gli interessano i programmi. Che nessuno abbia un programma perché nessuno osa col modello americano. E quello che si fa nelle associazioni, ONG,…? Il cambio verrà dal basso. Cambiare le cose a livello mondiale, non so che genio potrebbe farci qualcosa. L'unica cosa che vedo possibile per migliorare questo bordello è organizzarti al tuo livello, della tua famiglia, la tua gente, il tuo quartiere. Lì ci arrivi e sono risultati che puoi vedere subito. 

 LE DUE FACCE DELLA CELEBRITÀ - Un'altra domanda polemica… Sul nostro sito, abbiamo un foro su di te nel quale abbiamo visto rivolgerti molte critiche che non mi piacciono e alle quali mi sono stufato di rispondere, ma che riflettono l'opinione di alcuni. Molta gente ti rinfaccia di essere famoso, conosiuto, di parlare di solidarietà senza sapere cosa fai coi tuoi soldi, chi aiuti,… Cosa pensi di questi commenti?
Quello che rispondo di solito ai giornalisti è che si tratta della mia vita privata e che non interessa a nessuno… Quello che facciamo coi nostri soldi a livello pubblico, quelli che lo sanno, lo sanno. Inoltre se cominciassi a pubblicizzare gli aiuti o le donazioni mi rinfacerrebero di essere un opportunista. Mi direbbero che approfitto di una causa per vendere più dischi. È un serpente che si morde la coda. È una causa persa rispondere a queste accuse. Quello che faccio coi miei soldi sono è un problema mio, e il mio problema è andare a dormire ogni notte con la coscienza tranquilla. Preferisco che si inventino quello che faccio coi miei soldi e che ci disegnino dei personaggi. Da quello che leggo, conosco 20 Manu Chao diversi che hanno una vita che non mi corrisponde. Guarda, se comincio a preoccuparmi per quello che si dice di me, sono fottuto. L'unica cosa che posso rispondere a tutto ciò, è che ho guadagnato molti soldi ma che non mi da nessun peso sulla coscienza: non ho rubato a nessuno e me li sono guadagnati col mio lavoro. Poi, quello che ci faccio, importa soltanto me e la gente con cui faccio queste cose.È da tempo che t'incrocio ripetutamente per Barcellona e parliamo senza conoscerci. Ho sempre ammirato la tua generosità nel tempo e nei sorrisi verso la la gente che viene a vederti. È una cosa naturale per te o uno sforzo, qualcosa che hai imparato col tempo? La verità è che di solito, viene a parlarmi gente fantastica. Poche volte mi rompono le palle. E il fatto di non nascondermi, che sono sempre in giro. A volta la gente mi punzecchia. Alcuni mi chiamano "bastardo", i radicali, e mi siedo, "no pasa nada". E parliamo. Meglio se siamo ubriachi, così si discute. Ma di solito, c'è qualcosa di molto bello, di molto pulito con la gente che viene a vederci ed è qualcosa che adoro. L'unica palla è quando sto cominciando a parlare con qualcuno e subito ne arriva un altro e non posso avere una conversazione normale. Altrimenti, incontro bella gente da tutte le parti, a Barcellona, a Parigi, ovunque. La gente si prende cura di me. Anche la gente che non mi ferma ma che scambia uno sguardo è qualcosa di bello. O quelli che vogliono dirmi qualcosa e mi fermano, mi apportano sempre qualcosa di bello. Guarda che pochi artisti lo fanno. Persino poca gente di strada ha tanta disponibilità. Io posso farlo perché non sono così famoso. Immaginati un Mickael Jackson quando esce per strada… Capisco che ci siano persone che non possono farlo. Persino un calciatore. Esce il Kluivert da queste parti e non ha tempo, neanche per parlare. È tutto autografi. E deve fare marcia indietro. Ce ne sono altri che hanno la loro vita privata e che non vogliono mischiarla con la loro vita artistica, e questo bisogna rispettarlo. Non è un male, né un bene. A me costerebbe molto non poter stare per strada. In tal caso, la smetterei con la musica e farei altre cose. Altri non hanno voglia, non fa niente. A me piace molto conoscere gente nuova. A volta anch'io sono saturo, vedendo 20 persone nuove e saturo di informazioni nuove. Mi piacerebbe a volte stare seduto nella terrazza della piazza, fumandomi una canna, senza che nessuno venga a parlarmi e lasciarmi andare. Non è possibile per me, perché subito la gente mi riconosce e mi dice: "oh, tu sei Manu Chao?". Sei sulla luna, divagando, e subito ti riportano alla realtà. Questo sí: per divagare mi devo isolare. Ma non è un problema. Anche perché se passo la giornata a bere caffé in Piazza Orwell, so cosa mi aspetta. So che la gente verrà a parlarmi. Lo vivo bene. Evito un sabato o un venerdì notte perché sennò finisco per sentire in tutti i posti : "c'è il Manu", "Manu Chao"; "Manu Chao", "Chao, Chao, Chao,…". Per me non è una pressione.

 LA FABBRICA DEI SOGNI - Non so sei hai qualche progetto grosso in testa, ma qualcosa come il Treno di Ghiaccio o Cargo 92, sono progetti che si preparano quanto tempo prima? come?
Un progetto come il Cargo si prepara durante due anni e un anno stando in Colombia prima di salire sul treno. Come regola, quando vai fuori da quello che sai fare, nascono i problemi. Come artista, se esci dalle classiche tournée di concerti, quelli che sanno organnizare i concerti, non sanno altro. Qualsiosi promotore ti può organizzare una tournée di concerti, ma quando cominci a fare qualcosa di strano, ti tocca convincere tutti quanti e passi un tempo brutale a cercare di parlare con tutti, litigando, cercando soldi. Ma è la cosa più bella della vita, sognare e cercare di realizzare i tuoi sogni. Io, del Treno in Colombia, il ricordo è meraviglioso anche se abbiamo avuto momenti molto difficili. Il più bel ricordo è forse quando siamo saliti sul Treno. Siamo andati in tre in Colombia, mesi prima, per preparare il terreno. Andavamo all'ufficio ferroviario per chiedere le autorizzazioni per far passare il treno e la gente non ci credeva "Guarda che ho solo 5 minuti, torna la settimana prossima". Pensavano che non ci avrebbero mai rivisti, ma la settimana dopo, eravamo lì. E giravamo la frittata in 5 minuti. Facevamo sognare la gente poco a poco, perché "il mondo intero vuole sognare e scappare da questa cazzo di vita". E convincere l'ambasciata Francese che ci diceva: "voi, non vi vogliamo vedere in questo paese, andatevene da qui". L'ambasciatore non voleva vederci in Colombia. Temeva che ci sequestrassero o chissà cos'altro e dover negoziare, montare uno show. Insistimmo, e a furia di andare all'ambasciata, un'atra persona che stava lì ci ascoltò e ci disse: "io vi assicuro la sicurezza del treno non con i paramilitari, ma con la guerrilla e convincerò l'ambasciatore". Il tipo era un agente segreto, mediatore specialista nei conflitti di guerrillas ed era stato in Angola, in Nicaragua. Godeva del rispetto della guerrilla colombiana che aveva chiesto la sua mediazione per le negoziazioni col governo. Disse "ci piace la vostra storia, vi aiuterò". Ci si affezionò e ci appoggiò. Poi non abbiamo mai avuto alcun problema con la guerrilla. Dovevamo prendere una carretta come una macchina che andava lungo le rotaie, per andare di villaggio in villaggio a negoziare la sicurezza del treno e dire: "Amici, non siamo guerrilleros, non siamo del governo, non ci paga nessuno, siamo dei pagliacci e passeremo da qui a 6 mesi con un treno per far felice la gente del villaggio". La nostra teoria era questa: "non ci spareremo fra di noi : perché uccidere un pagliaccio?". E così andavamo di villaggio in villaggio, accordando la sicurezza del treno con i caciques di ogni villaggio. Questo è stato il montaggio: un anno. Allora, se vuoi fare qualcosa prima del 2004, ci devi già cominciare a pensare, no? Per adesso, è tutto aperto e non ho deciso niente. Quello che abbiamo fatto in Colombia 9 anni fa non è più possibile. Allora era il paese più violento del mondo, ma passare di nuovo per Magdalena oggi è impossibile. Fino a 5 anni fa, era impossibile fare questo in Algeria, e adesso si vede che sarebbe fattibile, con questo voglio dire che… beh, non so. C'è molto lavoro, ma è vero che poi è un'esperienza indimenticabile. Sognare e realizzare i tuoi sogni, non c'è niente di più bello, ma attualmente, sto cercando di sognare in modo più ragionevole, un po' alla volta. 

Grazie mille per il tuo tempo, per la tua disponibilità e per la tua generosità nelle risposte.

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