Ogni
volta che ascolto la musica dei Des+Karadas mi vengono in mente parole come
allegria, festa e, perchè no, pazzia… ma la parola più ricorrente è MEZCLA
(miscuglio). Dico miscuglio perché loro suonano punk perfettamente mescolato al
flamenco e alle sonorità della loro terra, cantano celebri canzoni spagnole
adattandole però coi loro testi. Parlano dei seri problemi quotidiani della
società proponendoli con grande ironia. I loro spettacoli non si limitano alla
musica ma comprendono anche il teatro. Riassumendo, stiamo parlando di artisti a
360 gradi.
Ed
ecco la nostra chiacchierata virtuale con Rubia, la componente più
“vecchia” del gruppo.
Vi
ho presentato bene? Volete aggiungere qualcos’altro?
La
tua presentazione mi pare buona, sembra che tu ci conosca veramente, ci hai
visto dal vivo???
Mi
pare indispensabile domandarvi come sia nata e come si sia sviluppata l’idea
del vostro fantastico e originale gruppo.
Beh,
l’idea è nata in Messico, ho
vissuto lì per un anno e proprio lì ho fatto le mie prime esperienze con la
musica. Ho fatto in modo di vivere di essa stessa per forza e questo mi ha dato
molta conoscenza. Là, assistendo ad
uno spettacolo di un’argentina, Aileen, ho scoperto che aggiungendo musica dal
vivo ad uno spettacolo teatrale, lo show acquistava molta più forza.
In
seguito, ho ricevuto una visita di un amico, un grande amico, Manu el Punki, di
Barcellona. Vide stavo cercando me stessa con
un Quadro di Flamenco, nei Caraibi e mi disse: Che stai facendo qui?? Devi
tornare a Barcellona, ti appartiene e devi esserne legata veramente! ( Le sue
frasi sono sempre presenti nella mia testa, quando mi viene la tentazione di
lasciare la musica).
E
si offrì di essere il percussionista, anche se effettivamente non lo è mai
stato; mi diede la voglia di tornare.
Mi
appoggiò anche una amica, Isa, di Barcellona. Anche lei mi visitò in Messico.
Già avevamo dei consensi da più elementi che miravano alla realizzazione della
banda, senza nemmeno aver cominciato. Palma come percussionista e Mire come
vocalista. Fu così che cominciò tutto. Tornai a Barcellona per un mese di
prove e siamo apparsi alla città nelle Feste di Grazia; siamo saliti in 8 sul
palco e non riuscivamo a credere della gente che avevamo davanti.
Una
delle cose che da sempre mi hanno
incuriosito è la motivazione per la quale un gruppo decide di chiamarsi in una
determinata maniera. E voi che mi raccontate del vostro nome?
Beh,
il nome deriva dal primo duo che fondai, si chiamava QUITATE LA MASKARA (giù la
maschera). Il suo nome rivela che non sopporto né l’ipocrisia né le false
maschere che la gente usa indossare di giorno in giorno. E da MASKARA
è nato un nome che non esiste DESMASKARADAS (DES+KARADAS) ma che
significa DESENMASKARADAS (smascherati). E
noi proviamo ad esserlo sul palco, proviamo ad essere trasparenti. Ridiamo di
tutto quello che ci circonda anche se per farlo dobbiamo smascherare alcuni
personaggi e ci travestiamo perché la gente capisca le nostre parole.
La
vostra prima apparizione insieme su un palco è avvenuta nel 1998. Avevate già
avuto precedentemente esperienze musicali o teatrali? Per esempio facevate parte
di altri gruppi prima?
Per
quel che mi riguarda posso riassumerti la mia storia con QUITATE LA MASKARA
(Barcellona) e QUADRO FLAMENCO ANDALUCIA (in Messico)… non voglio dilungarmi
oltre.
Anche
il resto della banda, parlando di quelli che ne fanno parte attualmente, ha la
sua carriera particolare.
Normalmente lavoriamo in 9 ma a
volte siamo in 11 e mi mancano da nominare:
10. EL TIMIDO, Pedro,
è stato l’appoggio teatrale nella banda per 4 anni e continua ad esserlo
quando ne abbiamo bisogno. E’ nato in una famiglia di teatranti e loro
stessi lo hanno
denominato
il Timido perché, di tutti i suoi fratelli, egli era il meno audace ma appena
ha scoperto il palco si è lasciato andare!
Anche
nel vostro album “Si el punk ha muerto… rumba en su tumba” si ha
l’occasione di ascoltare brevi momenti di teatro. C’è una grande differenza
tra quello che si ascolta nell’album e quello che succede dal vivo?
Penso
che dal vivo, il teatro si possa apprezzare molto di più perché ha più
spazio: si vive e si vede. Comunque quasi sempre, quel poco di teatro che si
sente nel cd, lo manteniamo, in modo che, se il pubblico lo conosce, lo canta e
lo apprezza.
Il
teatro è dunque un elemento molto importante del vostro gruppo. IL vostro nome
completo infatti è Des+karadas P.M.T. (Parodia Musical y Teatral). Avete preso
ispirazione da qualche opera o autore teatrale per il progetto?
Beh,
io sono fan di LA TRINCA, LA ORQUESTRA MONDRAGON, Y LOS LIKIDILLO, LA
ELEKTROTUNA. Tutti stili differenti ma con qualcosa in comune: la parodia, il
rock, i travestimenti e il divertimento!
Credo
che qualcuno debba essere il BUFFONE della corte e rallegrare la vita degli
altri. E’ meglio far ridere che piangere, NON CREDI?
Sono
sinceramente curiosa di sapere in che cosa consiste generalmente un vostro
spettacolo. Ce lo puoi raccontare?
Beh,
consiste nel coinvolgere il pubblico con una specie di “humour amarillo” e
scherzi, una festa: è come un carnevale, dove nessuno si rende conto di quello
che fa e tutti si lasciano andare, sia il pubblico che i componenti del gruppo.
Siamo qui per divertirci e perché gli altri si divertano con noi.
Non
ho mai avuto il piacere di poter assistere ad un vostro spettacolo però
immagino che il coinvolgimento sia totale! Nonostante questo, non vi è mai
successo di essere di fronte ad un pubblico particolarmente freddo e
indifferente? Se sì, cosa avete fatto in quella situazione?
Per
fortuna, non abbiamo mai avuto un pubblico indifferente e questo è il nostro
successo. Ciò che non si fissa nelle parole, si fissa nel teatro e ciò che non
stupisce così com’è, ha il suo effetto con la ballerina. Giorno dopo giorno,
palco dopo palco, scopriamo che captiamo l’attenzione del pubblico, per una
cosa o per l’altra. E siamo orgogliosi, molto orgogliosi, di questa gente che
ci viene a vedere; il pubblico non ci è mai mancato ed è doveroso ringraziare.
GRACIAS.
Voi
siete di Barcellona. Che succede con la scena musicale e che rapporto avete con
la città?
Beh
in Barcellona siamo nati, ci siamo uniti e ci siamo sviluppati come banda. A
Barcellona abbiamo registrato e in Barcellona ci hanno “alimentati”. Qui a
Barcellona il movimento musicale è molto grande, così variopinto che i
musicisti stranieri vedono la città come un paradiso e qui rimangono in molti,
dei quali ci sentiamo orgogliosi. Noi dimostriamo che musicalmente
il “meticciato” ritmico funziona; ed allora, perché non può
funzionare a livello sociale?? Stiamo cercando un mondo per tutti.
Bisogna
ringraziare anche tutto il movimento OKUPA di Barcellona. Dà la possibilità a
tutti i gruppi agli inizi, di poter
andare in scena e di farsi conoscere. Nello stesso modo appoggiamo questo
movimento in qualsiasi parte del mondo, in ogni intervento, perché il problema
della speculazione diventa ogni giorno più grande e loro rappresentano la lotta
più diretta al problema, giorno dopo giorno!
Potete
vantarvi di una larga lista di collaborazioni con altri importanti gruppi dello
scenario musicale spagnolo. Posso menzionare alcuni nomi per chi non ha ancora
avuto il piacere di aver ascoltato la vostra musica e vuole approfondire la
vostra conoscenza: Ojos de Brujo, Brazuca Matraca, Miseria e Compania, El Duende,
El Incredibile Cuarteto Afonia, To paq Jah e molti molti altri. Di tutti i
gruppi con i quali avete collaborato chi vi ha impressionato di più?
Suppongo
che se fosse qui, la banda darebbe 11 risposte differenti, ma personalmente, mi
hanno molto impressionato i più punk: LA POLLA RECORDS. Siamo andati in scena
con loro a Malaga, l’8 marzo 2003: è stato indimenticabile, rappresentano
energia pura e la voce di Evaristo è invidiabile per qualsiasi
vocalista del mondo. Ogni frase che esce dalla sua bocca fa pensare!!
Ed
un altro gruppo: i BOIKOT di Madrid. Mi impressionano ogni volta che li vedo, mi
turbano e questo mi mantiene viva. Il 7 agosto 2004 eravamo insieme ad un
festival in LINYOLA (lleida).
LA
ZETA PASOTE, un gruppo di quattro donne punk dei Paese Baschi che fanno anche
teatro. Alcune voci dicono che torneranno a riunirsi come gruppo quando la
bassista (Mamen ex-Bulpes) potrà lasciare i suoi bambini oramai mezzi
allattati.
Il
vostro nome e la vostra musica sono presenti anche nell’album “LA COLIFATA”,
un album che lentamente, grazie al passaparola della gente, sta facendo il giro
del mondo. Che si prova a fare parte di questo progetto?
Mi
sembra un buon progetto che ha dato l’opportunità a molti gruppi di
conoscersi e che ha raccolto i gruppi che in quel momento stavano lavorando
forte in Barcellona. Ha dato anche la possibilità ai musicisti stessi di poter
vendere il CD, cosa meravigliosa. Ammiro chi ha avuto l’idea del progetto, chi
l’ha appoggiato e chi continua ad appoggiarlo. Sono persone da ringraziare.
Voi
riuscite a presentare testi socialmente impegnati esponendoli con grande ironia.
Questo potrebbe essere uno dei segreti del vostro successo?
Credo
che in questo ci sia parte del nostro segreto: libertà di espressione con un
po’ di grazia.
Avete
mai avuto problemi con la censura? D’altra parte nei vostri testi non ci sono
molti giri di parole. Si parla della legalizzazione della marijuana, della
cattiva sicurezza sociale, delle speculazioni che ci sono sulle abitazioni…
situazioni delle quali i potenti parlano a voce bassa ma che succedono ogni
giorno nella società.
Non
ci hanno mai censurato niente ma penso che dei problemi si debba parlare a VOCE
ALTA, perché si trovino soluzioni. E’ la nostra missione come banda.
Avete
in progetto la realizzazione di un prossimo album?
Abbiamo
l’intenzione di registrare questo inverno, vedremo se tutto andrà nel verso
giusto perché il problema è sempre lo stesso, il denaro ed il tempo.
Il
prossimo lavoro si chiamerà “PALOS FLAMENKOS PA LOS PUNKS” e spero che
potremo cominciare a portarlo avanti il prima possibile.
Avete
girato dei videoclips?
Abbiamo
girato un video “casalingo”, con il brano SEGURIDAD SOCIAL. Ci siamo
divertiti molto a farlo ed abbiamo in mente di fare un cortometraggio ma il
problema è nuovamente il denaro, siamo sempre bloccati da questo punto di
vista. Se ci cadesse dal cielo… tutto sarebbe più facile.
-Traduzione
di: M