|
ANALISI SUL FENOMENO INCENDI BOSCHIVI IN PROVINCIA DI CASERTA
I dati relativi agli incendi boschivi del 1998, analizzati dall'Area Generale di Coordinamento hanno posto in chiara evidenza un dato che rappresenta il rapporto tra il territorio ed il modo di essere degli incendi, chiamato opportunamente "indice di ampiezza".
Questo indice sul territorio regionale assume valori diversi ed il valore più alto si registra, per il 1998, per la provincia di Caserta. Se questo dato fosse calcolato anche per gli anni precedenti sicuramente la provincia di Caserta avrebbe un valore sempre estremamente alto. Ciò è da mettere in connessione con alcune peculiarità del territorio provinciale che fanno della provincia di Caserta quella con maggiore frequenza del fenomeno "incendi" che però nella fattispecie non sono esclusivamente boschivi. Vi è, infatti, una larga prevalenza, oltre il 70%, di incendi che interessano terreni e culture agrarie abbandonate (principalmente uliveti della fascia intermedia tra collina e montagna, e del rimanente 30% ancora un'alta percentuale interessa terreni agrari e boscati insieme.
Questa è la prima peculiarità del territorio, infatti, si deve considerare l'alta percentuale di attività agricola che si è svolta sul territorio provinciale fino a qualche decennio fa ove il repentino cambiamento nell'uso del territorio ha prodotto l'abbandono di gran parte della superficie agricola utilizzata.
Altro elemento di peculiarità, in connessione diretta al primo, è l'elevata percentuale di abitanti per kmq. Seconda solo alla provincia di Napoli. L'indice di antropizzazione è da tenere in debito conto quando si parla di rischio di incendi sul territorio.
Queste valutazioni traggono origine da un attento esame dei dati relativi all'andamento del fenomeno sul territorio provinciale, infatti, a fronte dei 104 Comuni che formano la Provincia, circa 70 sono interessati a questo fenomeno, quindi il 70% dell'intero territorio..
Le cause degli incendi boschivi si individuano tra "volontarie" , "involontarie" e "naturali". Nel nostro paese le cause "naturali" o di "autocombustione" si possono ritenere nulle in quanto non sussistono le condizioni per potersi sviluppare tali tipi di incendi.
Le cause "volontarie o dolose" sono la percentuale maggiore. Si tratta di pratiche messe in atto dai pastori che incendiando i pascoli rinnovano la vegetazione oppure di fuochi accesi per ripulire il sottobosco o culture agrarie nelle prossimità dei boschi abbattendo così i costi per l'impiego della mano d'opera, o di incendi innescati per attività venatorie.
Sono "dolose" anche le attività di speculazione edilizia, di faide, di dissenso sociale o di piromani, ma che in realtà sono meno frequenti.
Le cause "involontarie" producono lo stesso danno ecologico di quelle "dolose".
Queste cause, circa il 30%, sono principalmente dovute a comportamenti errati, a incuria o a disattenzione (sigarette o cerini accesi nei boschi, fuochi abbandonati dai campeggiatori o auto con marmitte catalitiche, circa 800° C, parcheggiate nei pressi di erba secca).
Difendere i boschi è si compito delle Regioni e del Corpo Forestale dello Stato ma è anche vero che ogni cittadino deve concorrere ad evitare che si sviluppino incendi con una presa di coscienza che i boschi sono il nostro ossigeno, la nostra stessa vita; senza di essi non esisterebbe né ossigeno né vita. Per cui ogni cittadino si deve adoperare affinché salvaguardi tale immenso e insostituibile tesoro con un comportamento consono alla salvaguardia di tale bene.
Il servizio antincendio diventa veramente efficace solo se basato sulla collaborazione tra cittadino e istituzioni. Mancando tutto questo non bastano tutte le autobotti, gli aerei, gli elicotteri e il personale addetto di tutto il mondo; per cui si può vincere la battaglia contro gli incendi solamente con il contributo di tutti noi.
Rapporto patrimonio nell'ultimo ventennio
Facendo un rapporto delle superfici bruciate nell'ultimo ventennio va considerato che nel corso degli anni il patrimonio bruciato che ammonta a circa 8.000 ettari è stato rimpiazzato, anche se non completamente, o per ricrescita spontanea o per nuovi rimboschimenti.
|
|