Carlino e Maria la Longa erano due bravi ragazzi.
Un giorno Carlino, che aveva voglia di Gemona, disse a Maria la Longa che
era un bel pezzo di Fagagna: "Andiamo un Attimis nella mia Villa Santina,
che ti faccio vedere il Tramonti di Sopra".
Maria la Longa rispose: "Vengo nella tua Casarsa, ma solo per un Azzano
Decimo di secondo".
Presero dunque il Tolmezzo pubblico, attraversarono un Fiumicello ed
arrivarono al Palazzolo.
A quel punto Maria la Longa prese per Pradamano il suo Carlino, gli diede un
Barcis sulla bocca, lo condusse sul Bordano del Prato Carnico e gli
sussurro' accarezzandogli il Bicinicco: "Bel Moruzzo, sono tutta Bagnaria
Arsa di desiderio".
Allora Carlino gli Socchieve la Taipana dicendo: "Io sono un Maniago, ma tu
sei Porcia."
Le Tolmezzo' le mutande, tiro' fuori l'Erto Casso, inserendolo nella
Torviscosa Stregna.
"Sei Chiusaforte, disse Carlino, ma ora ti Verzegnis ben io".
Intanto Maria la Longa strillava come un Aquileia, gridando: "Ce l'hai
Treppo Grande, sei troppo Roveredo, Flaibano che c'e' piu' gusto".
"Ora", disse Carlino, "Te lo metto nel Sedegliano".
"Nimis!" urlo' Maria la Longa, "Questo e' Osoppo, mi farai
Malborghetto, sei un Maiano, Mortegliano tu e tutti i tuoi parenti".
"E tu sei Muzzana, una Reana e Budoia", le grido' Carlino. Poi, preso da una
grande Lestizza, disse: "Ecco, ora ho il Cavazzo Moggio e l'Amaro in
bocca.".