MANIAGODal 7 al 25 aprile, una
mostra illustrerà come veniva commercializzata nel secolo scorso la produzione
locale «Così si vendevano i
coltelli» La diffusione
dell’artigianato prese decisamente impulso con l’annessione all’Italia
Nuova iniziativa dell'Associazione per il museo dell'arte fabbrile e delle
coltellerie (in collaborazione con l'amministrazione comunale) a favore del
locale istituto museale, allestito nella ristrutturata Filanda di via
Battiferri. Si tratta di un’originale mostra basata su preziosi e inediti
documenti sulla commercializzazione dei prodotti delle coltellerie nella prima
metà del secolo scorso. L'esposizione potrà essere visitata dal pubblico dal 7
al 25 aprile.
«L'iniziativa - precisano i promotori - vuole sottolineare che anche l'aspetto
commerciale, sia pur complementare a quello della produzione dei coltelli, delle
forbici e degli altri arnesi in acciaio, è una parte da non dimenticare del
lavoro della gente di Maniago». Una nuova pagina, quindi, sulla storia del
comparto delle locali coltellerie, che andrà a completare quelle sulla
lavorazione dell'acciaio negli opifici di Maniago e sull'evoluzione tecnologica
verificatasi nel tempo all'interno degli stessi
L'esposizione parte con alcune considerazioni sull'annessione all'Italia, nel
1866, del Veneto (di cui allora il Friuli era parte): un evento che favorì «in
maniera determinante la diffusione (prima contrastata dal governo austriaco) dei
prodotti dell'artigianato locale. I problemi conseguenti alla nuova situazione
presentarono, però, notevoli difficoltà per i piccoli imprenditori di Maniago,
abili, invece, a risolvere quelli legati alla lavorazione dell'acciaio. Questo
in virtù delle notevoli capacità e di una secolare esperienza. Infatti -
spiega il presidente dell'associazione per il museo Rosa Fauzza -
commercializzare dei prodotti comporta un'organizzazione di cui gli artigiani
non potevano garantire l'efficienza. I tentativi di soluzione si sono
concretizzati principalmente nella formazione di consorzi o società di
cooperative e nelle convenzioni tra i produttori e le cosìddette “società di
capitalisti”. Il rapporto diretto coi clienti veniva assicurato dai
“viaggiatori”, ovvero rappresentanti di commercio che, su treni e corriere,
raggiungevano con i loro libri mastri e le valige piene di campioni le zone più
lontane d'Italia».
La mostra pone in evidenza anche le forme a cui si è ricorso per la
pubblicizzazione di una realtà produttiva che si ampliava in quantità e
migliorava in qualità. Forme che possono essere individuate, tra l'altro, nella
stampa di cataloghi e di cartoline di rappresentanza e pubblicitarie, nonchè
nella partecipazione a fiere ed esposizioni nazionali (dove era possibile
vincere medaglie e diplomi d'onore).
Mirello Macorig