Mercoledì, 31 Gennaio 2001

MANIAGO. Quella di oggi è una giornata da segnare nel calendario, in particolare per i più "veraci" Esce di scena la famiglia Pauletta. Riposo per Lucio, Anna, Cesco e Rita. Arriva Massimiliano Alzetta
Il "Leon d'Oro" chiude i battenti
Dopo 80 anni, il luogo più frequentato dai maniaghesi cambia gestione. Riaprirà a marzo
Maniago

È una giornata da segnare sul calendario, quella di oggi, per i maniaghesi, soprattutto per i più "veraci"e per quelli più avanti con gli anni: dopo 81 anni il bar-albergo "Leon d'Oro", che senza retorica si può davvero definire una delle icone di Maniago, cambia gestione.La famiglia Pauletta esce di scena. Lucio, Anna, Cesco e Rita si ritirano, pronti a godersi un meritatissimo riposo. C'è un senso di sincera tristezza tra i loro affezionatissimi clienti, tra i tanti amici e conoscenti, pur pronti ad accogliere il nuovo gestore del locale, Massimiliano Alzetta, che riaprirà il "Leon d'Oro" in marzo.

Del resto, dopo quasi mezzo secolo si chiude un capitolo storico della vita pubblica in generale e non solo del commercio maniaghese. Era il 1920 quando Antonio Pauletta, reduce da una lunga esperienza come cameriere nei migliori alberghi d'Europa, rilevò il locale dalla gestione De Marco. La sua avventura maniaghese, alla guida del bar, ristorante e di sedici alloggi meta soprattutto di viaggiatori (nei cortili interni del palazzo si trovavano le scuderie per i cavalli da tiro) prese il via esattamente il 20 aprile. Aiutavano Antonio la moglie Lucia e via via i figli Elsa, Marta e Antonio. I clienti si fecero più numerosi nel 1930, quando a Maniago arrivò la ferrovia.

Nel 1939, ad Antonio subentrò il figlio, che portava il suo stesso nome, insieme alla moglie Ada Centazzo. Era lei - e lo avrebbe fatto per decenni, seguita poi dal figlio Francesco - a "tirar su" le serrande del locale, ogni mattina alle sei.

Dopo l'armistizio del 1943, il "Leon d'Oro" fu requisito dai tedeschi che ne fecero il loro quartier generale: soltanto il bar continuò a lavorare, mentre nel ristorante furono addirittura collocate due classi della scuola elementare.

Archiviato il conflitto, si fa strada la terza generazione dei Pauletta: prima Lucio, poi Francesco e la sorella Maria Teresa, sempre con mamma Ada che quand'è ancora buio "mette su" il caffé agli operai e agli autisti delle corriere. Nel 1955 i fratelli diventano proprietari della parte centrale dell'edificio, poco dopo fanno il loro ingresso nel locale le mogli di Lucio, Anna (Anuta) Polesel e di Francesco, Rita Beltrame. Anche i figli delle due coppie, negli anni, aiuteranno genitori e zii, pur scegliendo professioni diverse. Con i quattro Pauletta vanno in pensione anche riti che non si dimenticheranno, come lo straccetto per "netar" i tavolini sempre sotto il braccio, l'apribottiglie in tasca per stappare le bibite al tavolo come una volta, il "Meri", tipico aperitivo della casa, i rinfreschi per i matrimoni nel salone dell'albergo (fino agli anni '80), l'esposizione dei risultati delle elezioni comunali, attesissima dai cittadini riuniti al bar. Gesti sempre uguali, come quei tavoli, quelle mura, quei quadri, rimasti tali fino al 1994, quando il bar cambiò look, dopo ben trent'anni. Oggi, per i Pauletta, è l'ultimo giorno dietro quel banco: un altro pezzo di Maniago che se ne va.

Cristina Savi