Biografia (Parte prima)
di Mario Serio
Infanzia e formazione
( 1885 – 1910 )
San Juan Bautista de las Misiones si trova all’interno del territorio del Paraguay, poco più a sud che a nord, è circondata dai fiumi Paraguay e Paranà e dista ca. cento chilometri dalla capitale Asunción. Alla fine del XIX secolo, il quadro che questa città presentava era grosso modo il seguente: un villaggio fra i tanti disseminati all’interno del Paraguay che lottava per sopravvivere dopo il tremendo olocausto causato dalla guerra contro la Triplice Alleanza (1865-1870). Una sfilza di case sonnolente, strade semi abbandonate a causa dell’esodo forzato, popolazione scarsa. Col rimpatrio dei superstiti e dei prigionieri la popolazione cominciò a recuperare energie e ad organizzarsi. Si pianificò l’economia di base, si abilitarono all’esercizio le Istituzioni civili e militari, si fondarono istituti di docenza, si ripresero ad organizzare intrattenimenti mondani.
La famiglia Barrios era di origine argentina e si trasferì in Paraguay intorno al 1880 secondo una testimonianza di Hector L. Barrios (fratello di Agustín):
“ I successi politici dell’Argentina degli anni ’80, obbligarono il capo famiglia a trasferirsi in Paraguay, in questa terra generosa dove mai si nega, ai contrariati dalla sorte, il pane dell’ospitalità”[1].
Il primo a trasferirsi fu Cornelio Barrios. La località fu San Juan Bautista dove egli ricopriva la carica di sergente di fiducia del sergente maggiore don Santos Miño, comandante militare, giudice di pace e capo politico. Poco dopo si trasferirono ivi anche Pedro e Doroteo Barrios, padre di Agustín. Doroteo era figlio di don José Barrios e doña Nicasia Falcon entrambi oriundi di Bella Vista (Corrientes) in Argentina. Da questo matrimonio nacquero Cornelio, Pedro e Doroteo che sposò doña Martina Ferreira originaria di Humaitá in Paraguay. Doroteo Barrios e Martina Ferriera ebbero tre figli in Argentina: Hector L. nato nel 1872, Romulo nato nel 1874, Virgilio nato nel 1876, e due in Paraguay: Agustín nato nel 1885 e Francisco Martin nato nel 1893.
San Juan Bautista forma con i villaggi di San Ignacio e Villa Florida un triangolo in cui, a quell’epoca, si stabilirono numerosi allevatori correntini, tutti fuggiti per motivi politici dall’Argentina, e una gran parte dei quali aveva accompagnato il generale Bernardino Caballero nalla rivoluzione del 1873-’74.[2] Dopo la rivoluzione del 1874, un vecchio conoscente della famiglia Barrios, commerciante in Emperado (Corrientes), il catalano don Geronimo Kiar, che aveva collaborato con due sue barche con il generale Caballero, trasportando pezzi bellici e provvigioni fino al rio Pirapó, con l’appoggio del generale, si trasferì a paso Santa Maria. Successivamente, per disposizione del Congresso legislativo, in data 24 agosto 1880, venne creato il pueblo di Villa Florida (Dipartimento di San Miguel) sulla sponda sinistra del fiume Tebicuary e il 6 settembre 1880 si firmò il decreto esecutivo confermando il riconoscimento del villaggio. Infine con decreto del 30 dicembre 1881, si creò l’Ufficio di Dogana in Villa Florida, nominando come capo di dogana don Juan Leon Corvalan. Il principale commerciante di questo porto fluviale mercantile era don Geronimo Kiar. Si sdoganavano i contenuti delle zattere che scendevano per il fiume Tebicuary da Villarica, si esportavano pelli, crini, lane, carni salate, cotone etc. Allorché si presentò la necessità di nominare un console argentino per attendere al controllo delle operazioni di dogana la scelta cadde su Doroteo Barrios che fu nominato dal Governo argentino. Con decreto del 5 marzo 1885 si creò a Villa Florida la Esculela de Niñas e fu nominata precettrice la signora Martina Ferreira de Barrios. Poco dopo, il 5 maggio 1885 nacque Agustín Pio Barrios.
Ferreira Perez[3], sulla base dei dati riportati, sostiene che Agustín Barrios sia nato a Villa Florida e, poiché la parrocchia del luogo corrispondeva a quella di San Ignacio de las Misiones y San Juan Bautista, si iscrisse il suo battesimo nel libro di quest’ultima parrocchia. Il certificato di battesimo dice testualmente:
Yo infrascripto
Vicario Cooperador de esta parroquia de San Juan Bautista de las Misiones, certifico que: en el libro II de Bautismos en este archivo parroquial
al folio 48 se halla registrada
la partida que integra y literalmente dice así: el veinte y tres
de Mayo de 1885, yo el infrascripto Cura de esta parroquia de San Ignacio de las Misiones bauticé solemnemente a Agustín Pio que nació el
cinco del corrente, hijo legítimo de Doroteo Barrios y de
Martina Ferriera. Fué padrino Ceferino
Leguizamón de que doy fé.[4]
Padre Nicolás Pesole
Nel certificato di battesimo non viene indicato il luogo di nascita ma la deduzione di Ferreira Perez è sostenuta da dati attendibili. A supporto della sua tesi egli riporta la testimonianza dei figli di don Narciso Corrales, figlio di Agustín Corrales (amico di famiglia dei Barrios per ricordare la cui memoria Agustín Barrios ricevette il suo nome). Essi “…ricordano che il loro padre era solito suonare la chitarra nella sua dimora e davanti alla numerosa famiglia riunita diceva: io imparai a suonare la chitarra da bambino con Agustín Pio Barrios a Villa Florida”.[5] Altre dati a supporto dell’ipotesi di Ferriera riguardano il padre e la madre di Barrios. Doroteo Barrios morì a Villa Florida come attestato dal certificato di morte:
Acta número cinco: En el pueblo de Villa
Florida, República del Paraguay, a los diez y seite
días del mes de Mayo del año mil
novecientos siete, ante mí,
Arístarco Hermosa, Encargado del Registro del Estado
Civil, compareció don Rómulo Barrios de trenta y tres años, soltero,
domiciliado en este pueblo,
y expuso: Que el día diez
y seis del corrente mes y año, a las doce
de la noche, en su propio
domicilio, falleció su padre, Doroteo Barrios de ataque cerebral complicado con aneurisma
al corazón, según el certificado médico de Don
Francisco Aguilera, cuyo certificado queda archivado bajo el número de esta
acta; y aggrega el
esponente, que el fallecido tenía cincuenta y ochos años, era argentino, domiciliado
en la casa en la que falleció,
hijo de don José Barrios, argentino, hacendado, y de
doña Nicasia Falcón, también argentina, hacendada y domiciliados en la Provincia de Corrientes
(República Argentina). Leída
el Acta, la firmaron conmigo el esponente y los testigos Teófilo Ramírez, de trenta años, soltero y Ramón Espinoza, de veinte y dos años, soltero, domiciliados en este pueblo, cuyos testigos vieron el cadáver.
Firmando: Rómulo Clodomiro Barrios,
Teófilo Ramírez, Ramón Espinoza, Aristarco Hermosa.
(Copia fedele del Tomo secondo delle morti, folio 21/22. Atto n.5. Giudice di Pace don Julio Riveros. Villa Florida, 8 de Julio de 1987. Certificato di morte N° 255443).[6]
Martína Ferreira, secondo la testimonianza della signorina Celsa Petrona Sosa, figlia dell’ex precettore della scuola di Villa Florida don Onofre A. Sosa e anch’essa distinta maestra, era una signora molto colta e lo stesso il suo sposo. Ella, quando morì suo marito, lasciò Villa Florida e si trasferì a Asunción dove si trovavano i suoi figli maggiori.[7]
La famiglia Barrios nutriva un profondo amore per le arti, don Doroteo suonava la chitarra e dona Martina era una raffinata lettrice di versi e appassionata di teatro. Già molto giovane Barrios si accostò alla musica: nella scuola del suo paese lo troviamo impegnato a suonare la cassa (timpano), in una piccola banda che si era formata sotto la guida di un maestro italiano.[8] Non crediamo di sbagliare immaginando il suo apprendistato chitarristico procedere dalla partecipazione a gruppi popolari nelle esecuzione di walzer, polche ed altre danze tradizionali, soprattutto in occasione delle feste patronali. Fatto sta che all’età di tredici anni circa il piccolo Agustín fu ascoltato dal maestro argentino Gustavo Sosa Escalada il quale “…rimase impressionato nell’udire quell’adolescente che suonava composizioni quali La Chinita e La Perezosa del compositore ottocentesco argentino Juan Alais oltre ad alcuni pezzi di Ferdinando Carulli”.[9] Sosa Escalada si interessò molto al talento del giovane virtuoso il quale aveva in repertorio già alcune sue composizioni. Dopo aver ricevuto alcune lezioni, Agustín Barrios fu invitato dal maestro a recarsi a studiare presso l’Istituto Musical Paraguayo di Asunción, “…dove egli stesso insegnava, e qui il giovinetto fece conoscenza con i metodi di Sor e di Aguado, e studiò inoltre diverse composizioni di Arcas, Parga, Vinas, Giuliani, Tarrega e altri”.[10]
Nel quotidiano El Liberal del 28 agosto 1922, si legge: “In effetti, sono appena ventotto anni che ad Asunción si è udito per la prima volta una persona che suonasse la chitarra por musica, il Dr. Teodosio Gonzalez. Due anni dopo, arrivò nel paese il primo concertista di chitarra che calcò questo suolo, don Gustavo Sosa Escalada. Questi signori diedero un paio di concerti al Teatro Nacional nel 1897, audizioni che risvegliarono un genio latente di questo strumento: quello del giovane Agustín Pio Barrios. Tale fu l’interesse, l’applicazione e l’entusiasmo con cui il ragazzo intraprese lo studio della chitarra, che, in meno di un anno, i suoi maestri non avevano più niente da insegnargli”.[11]
Nel 1900 Barrios entrò al Collegio Nacional di Asunción dove frequentò per tre anni consecutivi gli studi secondari, distinguendosi in matematica, letteratura e filosofia e collaborando ad un giornale studentesco come disegnatore.
Una testimonianza del talento grafico di Barrios.
Un disegno dal naturale a matita eseguito ad Asunción
e datato 3 giugno 1908 con dedica: “(Dal natural)
Alla mia bella amica Isabel. A. Barrios”.
Del debutto e degli esordi concertistici di Barrios si è parlato nel capitolo L’ambiente.
Nella cerchia di intellettuali che Barrios conobbe e
frequentó ad Asunción figurava Viriato Díaz Pérez. Di
origine madrilena ma naturalizzato paraguayano, Díaz Pérez era linguista,
poligrafo, scrittore, critico letterario, docente. Definito “laico sacerdote
delle lettere” fu anche fondatore e direttore della Revista del Paraguay (1913) in cui si pubblicarono numerosi documenti
inediti del Archivo Nacional e
articoli letterari e scientifici. Fu anche direttore della Revista del Istituto Paraguayo. E’ del 1903 il
suo libro Dogmatismo, ciencias
y misterio. Viriato Díaz Pérez era un cultore e
seguace della Teosofia. Questa dottrina, di origine orientale, postula
l’illuminazione e dunque l’unione intima dell’uomo con la divinità, oltre la
pura ragione, attraverso una fede che può essere definita “sui generis”, visto che non costituisce propriamente il fondamento
di una religione istituzionalizzata. Madame Blavatsky
ci dice che “una sapienza divina, unica e
universale ha costituito, dai più remoti tempi, la base di ogni religione e
filosofia”[12].
Si tratta dunque, più che di una religione, di una conoscenza totalizzante
emanata da una istanza trascendente e divina. Etimologicamente la parola vale
più come un sapere di Dio da Dio, e non su Dio che è il caso della Teologia.
Don Viriato era anche un profondo conoscitore del
movimento musicale del Sudamerica e specialmente del
mondo della chitarra, che suonava discretamente. Nella sua casa in Villa Aurelia ad Asunciónn avevano luogo
amene riunioni in cui si discuteva di letteratura, musica e filosofia.
Immancabili erano i concerti di Barrios. La
popolazione paraguayana non era culturalmente matura
per comprendere appieno la personalità artistica di Barrios,
non per mancanza di interesse, ma per il livello artistico-culturale
diffuso. Le correnti culturali universali arrivavano molto attenuate e
raggiungevano solo alcuni pionieri: scrittori, poeti, musicisti, ma il grosso
del pubblico non era in grado di interpretare e capire i grandi geni della
composizione. Don Viriato era un uomo di larghe
relazioni. Fra i suoi amici c’era Mario Sáez Valiente, radicato a Buenos Aires, editore del quotidiano La Nación, che
frequentemente visitava la città di Corrientes e
aveva molte relazioni in quell’ambiente musicale.
Aveva anche vocazione di mecenate e di animatore artistico. Díaz
Pérez scrisse al suo amico, che allora si trovava a Corrientes, raccomandandogli l’attenzione e la tutela
artistica di Barrios.
Nel 1910 Barrios lasciò il Paraguay congedandosi con queste parole da sua madre: “Mamita, voy a Corrientes…un salto…doy dos audiciones, gaño unos pesos, vuelvo el domingo, el lunes visito el Registro Civi, el martes me caso”.[13] Tornò in patria dopo circa dodici anni.
Il pellegrinaggio
Nel 1910 Barrios intraprese una vita di continui viaggi che lo portarono in tutti i paesi dell’America Latina. Tenne il suo primo concerto a Corrientes in Argentina, la cui prossimità fisica, di origine, lingua e cultura ne facevano un rifugio sicuro per quei paraguayani costretti ad emigrare. Lì ebbe molto successo, secondo parole dello stesso Barrios che aggiunse “…me contrataron para otras ciudades y así, de pueblo en pueblo, mi espíritu vivió la emoción creciente de una romería de arte” .[14]La tournée proseguì in altre città argentine quali Formosa, Santa Fé, Cordoba e Buenos Aires.
Buenos Aires era allora il centro mondiale della chitarra classica. Miguel Llobet tenne il suo primo concerto in Sudamerica a Buenos Aires nel 1910 e si stabilì temporaneamente in quella città, viaggiando periodicamente per dare concerti in Brasile, Centroamerica e Carabi. Il teatro Colón ospitava grandi artisti provenienti anche dall’Europa. Pare che Barrios suonò inizialmente nei cinema durante la proiezione di film muti e anche in teatri durante alcune rappresentazioni drammatiche. Non era facile inserirsi nell’ambiente concertistico ufficiale e anche il repertorio di Barrios includeva, a quel tempo, essenzialmente musica popolare: tanghi, danze popolari, temi tradizionali e folkloristici.
Intanto l’industria del disco era in piena espansione. Dalla Germania Carl Lindström fondatore della Polyphon e della Parlophon organizzò l’invio di macchine per la registrazione del suono in tutte le città più importanti del mondo con il fine di realizzare calchi in cera di cantanti, musicisti e gruppi musicali che non avevano rapporti di esclusiva con altre case discografiche. Buenos Aires, che nel 1910 contava 1.300.000 abitanti, fu una delle città preferite dalla Polyphon che con una abile operazione commerciale si assicurò i diritti su tutta una serie di musicisti che avevano finalmente l’opportunità di incidere. Fra il 1910 e il 1915 si realizzarono moltissime registrazioni in Argentina, soprattutto di tango, per varie etichette fra cui la più diffusa era la ATLANTA fondata dall’italiano Alfredo Amendola. Egli si recò in Germania a metà del 1912 e firmò un accordo con una casa discografica, comprando un apparecchio di registrazione e ottenendo la licenza per vendere dischi con il marchio "Atlanta", che aveva registrato a Buenos Aires. Assunse anche un tecnico tedesco incaricato di effettuare i calchi in cera. Queste cere (dischi master), ricavate da una registrazione diretta, tramite una semplice procedura acustica, furono ben confezionate e inviate via nave al porto di Amburgo, da lì alla fabbrica che ricavò le matrici e stampò i dischi di due lati nel formato 10-inch. La "Atlanta" records fu inaugurata il 31 marzo 1913 quando aprì i suoi saloni in 274 Esmeralda Street di fronte al Teatro San Martín. Nel retro del locale vi era un piccolo capannone in cui vennero effettuate le prime registrazioni del marchio. Fra i musicisti che incisero, al fianco di gruppi di tango, figurava il concertista di chitarra Agustìn Barrios.[15]
[1] Saturnino Ferreira Perez, Agustín Barrios.Su entorno, su época y su drama, ed. Comuneros, Asunción, 1990. p.7.
[2] idem, p. 7.
[3] idem, p. 8.
[4] idem, pp. 8-9.
[5] idem, p. 10.
[6] idem, pp. 10-11.
[7] idem, p. 11.
[8] Bacón
Duarte Prado, Agustín Barrios un genio insular, Editorial Araverá, Asunción, 1985, pp.
37-38.
[9] Richard
Stover, Agustín Barrios Mangoré, un genio della
chitarra dimenticato, in Il Fronimo, n. 20, luglio 1977, p. 6.
[10] idem, p. 6.
[11] S. Ferreira Perez, cit., p. 10.
[12] cit. in B. Duarte Prado, cit., p. 58.
[13] cit. in B. Duarte Prado, cit., p. 63. “ Madre, vado a Corrientes…un salto… do due concerti, guadagno alcuni pesos, torno domenica, lunedì visito il Registro Civile, martedì mi sposo”.
[14] Alfredo Quelú, in La Revista Semanal, Buenos
Aires, 18 giugno 1928. cit. in B. Duarte Prado, cit. p.64.
[15] Héctor Lucci, “
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