Molte imprese marittime compiute prima del secolo XV furono
del tutto, o quasi, casuali e non ebbero molta importanza. Dal XV in poi
si diffuse il concetto che l’uomo fosse artefice della propria sorte e
che non dovesse attendere passivamente continui interventi dal cielo.
Giovanni da Pian del Darpine e Marco Polo, che descrissero
le affascinanti esperienze da loro vissute visitando i misteriosi e ricchissimi
paesi dell’estremo Oriente, avevano acceso in molti il desiderio di raggiungere
il paese dell’oro e delle spezie, le favolose Indie. Alla base dei viaggi
di esplorazione ci fu lo spirito di avventura, ma soprattutto ci fu la
sete d’oro e di dominio. A queste motivazioni se ne aggiunsero altre, quale,
ad esempio, il desiderio di convertire popolazioni che fine ad allora non
avevano avuto la possibilità di conoscere il Cristianesimo.
Naturalmente i mezzi finanziari necessari per portare
a termine le imprese suddette furono forniti dalle case regnanti, prime
fra tutte quelle della Spagna e del Portogallo, che miravano alla conquista
del primato dei mari.
Dal punto di vista tecnico, le scoperte geografiche furono
rese possibili dai migliorati mezzi di navigazione e dagli studi geografici
e astronomici che il quel tempo raggiunsero un notevole livello.
Tecniche di navigazione
Per mare le Isole Molucche si potevano raggiungere in
due modi:
1) trovando, oltre lo stretto di Gibilterra, una rotta
che, circumnavigando l’Africa permettesse di passare dall’oceano Atlantico
all’oceano Indiano, dal quale si poteva arrivare in estremo Oriente;
2) navigando sempre verso ponente, con il presupposto
che la terra fosse sferica, fino a giungere al Catai.
Entrambe queste vie comportavano la necessità
di affrontare l’oceano Atlantico dopo aver varcato le Colonne d’Ercole,
che si diceva che costituissero un limite, un divieto per gli uomini: leggende
di mostri e di spaventose vendette divine abbattutesi sui trasgressori
erano diffusissime nei secoli precedenti.
Ferdinando Magellano
Ferdinando Magellano era un navigatore portoghese. Dopo
aver navigato per molti anni nel Mediterraneo e nell’oceano Indiano, in
seguito a all’accusa, rivelatasi poi fondata, di essersi appropriato di
parte del bottino strappato dai Portoghesi al sultano del Marocco, si ritirò
a vita privata dedicandosi a ricerche di nautica e cosmografia. Frutto
dei suoi studi fu la convinzione che le Isole Molucche, da cui proveniva
la maggior parte delle spezie destinate al mercato europeo, potessero essere
rapidamente raggiunte facendo rotta nell’Atlantico, verso sud ovest, doppiando
la punta meridionale del continente americano e attraversando il mare che
separa l’Asia dall’America. Questo progetto fu accettato da CarloV. Il
20 settembre 1519 il convoglio, costituito da cinque navi, con a bordo
complessivamente 265 uomini, tra cui 24 italiani, spiegò le vele
da un porto spagnolo. Magellano toccò le Canarie, passò al
Largo del Capo Verde e raggiunse le coste brasiliane quindi quelle argentine.
Dopo l’inverno durissimo, Magellano riprese il viaggio fra mille difficoltà.
Perse due navi. Dopo un mese entrò nel grande oceano che chiamò
Pacifico, avendolo trovato eccezionalmente tranquillo. La traversata fu
funestata da malattie e da vari decessi. Il 6 marzo 1521 raggiunse le Marianne,
dopo si diresse verso le Filippine; ma il 27 aprile 1521 egli fu ucciso
da alcuni indigeni in una piccola isola. Dopo la sua morte perse il comando
Elcano che perse un’altra nave. L’8 novembre 1521 le due navi superstiti
raggiunsero le Molucche: una delle due mentre faceva ritorno fu distrutta
da navi portoghesi. La Victoria, l’unica nave della spedizione rimasta,
partì dalle Molucche il 21 dicembre 1521, cambiò rotta per
evitare le navi portoghesi. Il 6 settembre 1522 la circumnavigazione del
globo era stata così compiuta per la prima volta nella storia dell’umanità.
A sentire i primi viaggiatori si sarebbe dovuto credere
che oro e argento si trovassero a ogni piè sospinto nei paesi da
loro visitati. Di questa diffusa mentalità e della penuria di metalli
preziosi che c’era in Europa, dove la circolazione monetaria ne assorbiva
grandi quantità, fecero per primi le spese i gloriosi imperi degli
Atzechi e degli Incas, che furono spogliati dalle loro immense ricchezze.
Era inevitabile che tanta ricchezza influenzasse in modo
determinante l’economia dell’Europa. Ne fu rovinata la Spagna, che sommersa
da tanti metalli vide inaridirsi le proprie fonti di riproduzione. La ricchezza
di quel momento fu causa della povertà futura. Nel secolo XVI ebbe
inizio l’attività dei pirati e dei corsari, che assalivano e derubavano
i galeoni spagnoli diretti in Europa. Conseguenza dell’aumentata circolazione
dei metalli preziosi in Europa furono l’inevitabile svalutazione monetaria
e l’aumento dei prezzi. Fu in quest’epoca che acquistò potenza la
figura del capitalista, cioè colui che aveva la possibilità
finanziaria di comprare determinate attrezzature e materie prime. In questa
situazione aumentarono i traffici e l’industria fu sollecitata a ingrandirsi.
Il Mediterraneo perse il suo ruolo di collegamento con
i paesi del Vicino Oriente. Esso divenne un mare interno di pochissima
importanza e Venezia cominciò la sua lenta decadenza.
Era inevitabile che avvenimenti importanti come le scoperte
di nuovi continenti provocassero trasformazioni nella vita e nelle consuetudini
della società. Ci fu un aumento della produzione agricola per soddisfare
le necessità di una popolazione in crescita. Le città si
andarono espandendo. Mutò l’arte culinaria, Si diffuse anche l’uso
del cucchiaio, della forchetta e del coltello. Grazie al progresso della
stampa si pubblicarono i primi libri gastronomici. Un più responsabile
rispetto per le norme igieniche pubbliche e private fece diminuire la mortalità.