L'Impero Spagnolo

La politica

Con la nomina a governatore della Nuova Spagna, Carlo V aveva dato a Cortés le direttive generali per il governo della colonia americana. Il sovrano stabilì che le
popolazioni indigene non dovessero
essere ridotte in condizione di schiavitù, ma avessero dignità pari a
quella di tutti gli altri sudditi della
corona di Spagna. Questa disposizione in realtà non venne mai
applicata. Alla base
dell'organizzazione coloniale venne creato fin dall'inizio del XVI
sec. l'istituto dell'encomienda,
simile al feudo dell'Europa medievale: consisteva nell'assegnazione ad
un notabile spagnolo
(l'encomendero) di un territorio, nell'ambito del quale egli
esercitava la sua autorità sugli indigeni che
vi risiedevano, servendosi del loro lavoro.

Il sistema economico e le sue ripercussioni in Europa
Il signore doveva fornire capanne, nutrimento, animali domestici e
protezione agli indigeni, i quali a
loro volta avevano l'obbligo di prestare servizio nei suoi campi o
nelle sue miniere e di pagargli
tributi. Queste disposizioni non impedirono che l'istituto
dell'encomienda desse luogo ad una vera e
propria schiavitù. Nel 1542 Carlo V promulgò le nuove leggi delle
Indie: esse ribadivano il principio
che gli indios erano uomini liberi e che pertanto gli Spagnoli non
potevano vantare diritti sulla loro vita
e sul loro lavoro. La schiavitù di fatto non venne tuttavia eliminata,
perché l'opposizione degli
encomenderos, appoggiati dall'alto clero, indusse il viceré Mendoza a
sospendere indefinitivamente
l'applicazione di queste leggi che avrebbero sottratto ai possessori
di terre e di miniere una
manodopera praticamente gratuita, mettendoli in grave difficoltà.
Nella seconda metà del Cinquecento
le colonie spagnole svilupparono la loro economia fino a conseguire in
alcuni settori (agricolo,
minerario, tessile) una notevole prosperità. Trovandosi di fronte a
gravi difficoltà finanziarie, la
monarchia spagnola fece pagare ai notabili delle province d'oltremare
le spese della colonizzazione; in
compenso concesse loro diritti ereditari che rafforzarono notevolmente
l'influenza dell'aristocrazia
terriera. Madrid volse il proprio interesse ai metalli preziosi del
Nuovo Mondo che, destinati per un
quinto al tesoro della corona, venivano trasportati a Siviglia ogni
cinque anni da due convogli di
galeoni. Grazie al procedimento dell'amalgama, introdotto nel Messico
e nel Perù, divenne possibile
anche utilizzare dei minerali grezzi a basso contenuto d'oro o
d'argento e ciò aumentò notevolmente
l'attività delle miniere. La ricerca e lo sfruttamento dei metalli
preziosi, però, arricchirono solo alcuni
degli immigrati; la maggior parte dei coloni spagnoli si volse allora
all'agricoltura, ritenendo di poter
guadagnare anche con tale attività. Nelle immense estensioni di terra
faticosamente dissodata di cui
disponevano, gli Spagnoli fecero seminare grano, mais, orzo, cotone e
riso. Ben presto, tuttavia, la
loro attenzione si volse ai prodotti di maggior valore commerciale e
di più facile esportazione, quali la
canna da zucchero, il cacao, il tabacco. In Spagna e successivamente
negli altri paesi europei andò
diffondendosi l'uso di bere la cioccolata e aumentò notevolmente il
consumo di dolciumi.
Nelle grandi piantagioni vennero impiegate sempre più largamente le
popolazioni indigene, nei
confronti delle quali i conquistatori mantennero un atteggiamento di
pregiudizio razziale.
 
La Religione

La chiesa svolse un ruolo particolarmente rilevante nella storia
dell'impero coloniale spagnolo. Il clero
cattolico appoggiò generalmente l'azione dei coloni, ma talvolta si
oppose loro, prendendo le difese
della popolazione indigena. Gli Indios comunque, privati della
possibilità di svilupparsi in modo
autonomo, senza riuscire d'altra parte ad adattarsi alle nuove forme
di vita loro imposte dalla conquista
e sottoposti a un inumano lavoro coatto, vennero inesorabilmente
decimati: in Messico, essi si
ridussero nel corso del XVI sec. da 10 a 3 milioni. La struttura
sociale delle colonie spagnole si
presentò ben presto chiaramente stratificata secondo u criterio
razziale: in alto stavano gli Spagnoli
provenienti direttamente dall'Europa, poi quelli nati in America (i
creoli); seguivano i meticci e infine
gli Indios.
 
 
 
 
 

I personaggi
 
 

Ferdinando Corte
 

Ferdinando Corte nacque in Estrema dura nel 1485 e la conquista di
Cuba gli aveva dato l'occasione
per distinguersi per il proprio coraggio e valore. I caratteri più
peculiari della sua personalità, quegli
stessi che egli seppe mettere al servizio della sua crudele e spietata
conquista di un popolo docile e
sereno, erano l'astuzia, l'inflessibilità del carattere, il coraggio
fine a se stesso, la temerarietà,
autoritarismo, l'avidità di ricchezza. A ciò si aggiungeva che la sua
formazione di cattolico spagnolo
gli aveva inculcato l'incredibile intolleranza tipica della religione
della sua terra, completamente
asservita agli interessi dello stato. La spada e la violenza erano
infatti considerate armi atte alla
penetrazione del cattolicesimo laddove esso non c'era ancora, e la
morte e la tortura erano la giusta e
santa punizione, doverose contro quanti si rifiutassero di
assoggettassi al credo e alla potenza del
massimo impero che allora esistente. La "inciviltà" degli Aztechi, la
loro abitudine di compiere
sacrifici umani nonché la loro conoscenza della lavorazione di
quell'oro che estraevano dalle miniere
eccitarono la fede e la volontà d'azione di questo spagnolo.

E poiché sembrava che con le armi non fosse possibile sostenere la
superiorità del nemico,
Montezuma pensò di poterlo placare con l'invio di di ricchissimi doni.
Ciò provocò in Cortez la
determinazione a conquistare ad ogni coste quelle terre rivelatesi
tanto ricche. Servendosi della
collaborazione o meglio del collaborazionismo di Marina, un'India che
si era innamorata di lui, lo
spagnolo non indugiò nell'intraprendere la marcia verso Tenochtitlan.
L'8 novembre 1519
Montezuma, fidandosi dell'ospite straniero e del colloquio con lui
avuto, permise che questi entrasse
nella città pacificamente. Mai l'ingenuo ed infelice imperatore
avrebbe neanche lontanamente potuto
sospettare quanto sarebbe in realtà successo: Cortez infatti, una
volta riuscito a penetrare nella capitale,
non ebbe alcun scrupolo a catturare e tenere in ostaggio Montezuma
imponendo il proprio dominio al
suo popolo.
 

Ferdinando Cortez riuscì a riorganizzare i suoi uomini ormai sbandati,
ma ciò che fu ancora
più importante, riuscì a convincere, una tribù da sempre ostile agli
Aztechi, a procurargli dei
guerrieri. La battagli fu terribile ed in essa, il 13 agosto 1521,
perdeva la vita Montezuma,
l'imperatore: Guatimozin, che gli successe sul trono, non ebbe altra
scelta che arrendersi. L'antica e
gloriosa capitale azteca non era ridotta ormai ad altro che un cumulo
di di rovine fumanti, su cui
Cortez fece costruire la sua città, "Città del Messico", considerata
oggi una delle più belle e grandi
capitali mondiali. Il dominio e il governo di Cortez non furono
affatto diversi, per crudeltà e volontà di
rapina, dalla sua conquista. E del resto era tipico della dominazione
spagnola portare nelle terre
conquistate la terribile realtà di una dittatura feroce. Cortez morì
nel 1547, a 62 anni di età ed ancora
oggi la storia lo ricorda come una delle figure più abiette e crudeli
di conquistatore e di avventuriero,
anche se indubbie furono le sue capacità di condottiero ed anche di
governo. A lui la Spagna dovette
inoltre la conquista in poco più di un ventennio di tutte quelle terre
che egli esplorò alla ricerca di uno
stretto nell'America centrale.

Francisco Pizarro

L'avventura e le vicende di Francisco Pizarro ebbero origine nel 1552, allorche' uno sconosciuto navigatore, un certo Pascual de Andagoya, riporto' la notizia della esistenza di un paese assai ricco, noto con il nome di Biru. Tutto cio' avveniva a Panama, e suscito' nel Capitano Spagnolo Pizarro un notevole interesse.
Nato nel 1475 a Trujillo, nell'Estremadura, egli aveva già' speso gran parte della sua vita distinguendosi in quelle conquiste spagnole delle terre d'America che sono tutt'oggi una delle pagine più' vergognose della storia degli europei.
Pizarro riuscì' con notevole semplicità' a sterminare la popolazione Incas dell'imperatore Atahualpa. Gli bastarono 102 soldati, 62 cavalieri e 8 cannoni per avere la meglio sui 50.000 guerrieri Incas. Dopo aver preso in ostaggio Atahualpa con l'inganno, si fece consegnare preziosi gioielli e oro in cambio della sua restituzione. Ma Pizarro, dopo aver acquisito il riscatto, non esito' a uccidere l'ormai inutile Imperatore.
Il Luogotenente Almagro, compagno di Pizarro, si spinse verso il Perù' alla ricerca di ricchezze, ma il 6 aprile 1538 Pizarro gli andò' incontro con le sue truppe, catturandolo e giustiziandolo.
Poco dopo, il 26 giugno 1541,alcuni seguaci di Almagro si introdussero nella fortezza di Pizarro, uccidendolo.
Francisco Pizarro non è passato alla storia per la sua abilita' in combattimento, per altro piuttosto scarsa. Viene ricordato per la violenza e per la crudeltà' con la quale riuscì' a ottenere la ricchezza.

Rapporti tra Spagna e Inghilterra

I rapporti tra Spagna e Inghilterra erano andati sempre peggio, anche a causa all'aiuto dato dall'Inghilterra alle province olandesi.
Filippo secondo ebbe la possibilità' di allestire una flotta, la Invencible Armada, che aveva il compito di salpare alla volta dell'isola britannica il 30 maggio 1958.
La Invencible non si rivelo' tale, infatti venne pressoché' distrutta, e questo segno' la fine delle possibilità' della spagna di poter trovare un accordo con la regina inglese.
Nel 1601 la Spagna cerco' di realizzare un grande attacco contro l'inghliterra, ma ancora una volta gli spagnoli furono costretti alla resa. Il trattato di resa del 19 agosto 1604 sanciva la rinuncia della Spagna al progetto di rovesciare il protestantesimo in Inghilterra.
Si venne così' a formare un clima di stabilita' religiosa, destinato a durare.