Con la nomina a governatore della Nuova Spagna, Carlo
V aveva dato a Cortés le direttive generali per il governo della
colonia americana. Il sovrano stabilì che le
popolazioni indigene non dovessero
essere ridotte in condizione di schiavitù, ma
avessero dignità pari a
quella di tutti gli altri sudditi della
corona di Spagna. Questa disposizione in realtà
non venne mai
applicata. Alla base
dell'organizzazione coloniale venne creato fin dall'inizio
del XVI
sec. l'istituto dell'encomienda,
simile al feudo dell'Europa medievale: consisteva nell'assegnazione
ad
un notabile spagnolo
(l'encomendero) di un territorio, nell'ambito del quale
egli
esercitava la sua autorità sugli indigeni che
vi risiedevano, servendosi del loro lavoro.
La chiesa svolse un ruolo particolarmente rilevante nella
storia
dell'impero coloniale spagnolo. Il clero
cattolico appoggiò generalmente l'azione dei coloni,
ma talvolta si
oppose loro, prendendo le difese
della popolazione indigena. Gli Indios comunque, privati
della
possibilità di svilupparsi in modo
autonomo, senza riuscire d'altra parte ad adattarsi alle
nuove forme
di vita loro imposte dalla conquista
e sottoposti a un inumano lavoro coatto, vennero inesorabilmente
decimati: in Messico, essi si
ridussero nel corso del XVI sec. da 10 a 3 milioni. La
struttura
sociale delle colonie spagnole si
presentò ben presto chiaramente stratificata secondo
u criterio
razziale: in alto stavano gli Spagnoli
provenienti direttamente dall'Europa, poi quelli nati
in America (i
creoli); seguivano i meticci e infine
gli Indios.
Ferdinando Corte
Ferdinando Corte nacque in Estrema dura nel 1485 e la
conquista di
Cuba gli aveva dato l'occasione
per distinguersi per il proprio coraggio e valore. I
caratteri più
peculiari della sua personalità, quegli
stessi che egli seppe mettere al servizio della sua crudele
e spietata
conquista di un popolo docile e
sereno, erano l'astuzia, l'inflessibilità del
carattere, il coraggio
fine a se stesso, la temerarietà,
autoritarismo, l'avidità di ricchezza. A ciò
si aggiungeva che la sua
formazione di cattolico spagnolo
gli aveva inculcato l'incredibile intolleranza tipica
della religione
della sua terra, completamente
asservita agli interessi dello stato. La spada e la violenza
erano
infatti considerate armi atte alla
penetrazione del cattolicesimo laddove esso non c'era
ancora, e la
morte e la tortura erano la giusta e
santa punizione, doverose contro quanti si rifiutassero
di
assoggettassi al credo e alla potenza del
massimo impero che allora esistente. La "inciviltà"
degli Aztechi, la
loro abitudine di compiere
sacrifici umani nonché la loro conoscenza della
lavorazione di
quell'oro che estraevano dalle miniere
eccitarono la fede e la volontà d'azione di questo
spagnolo.
E poiché sembrava che con le armi non fosse possibile
sostenere la
superiorità del nemico,
Montezuma pensò di poterlo placare con l'invio
di di ricchissimi doni.
Ciò provocò in Cortez la
determinazione a conquistare ad ogni coste quelle terre
rivelatesi
tanto ricche. Servendosi della
collaborazione o meglio del collaborazionismo di Marina,
un'India che
si era innamorata di lui, lo
spagnolo non indugiò nell'intraprendere la marcia
verso Tenochtitlan.
L'8 novembre 1519
Montezuma, fidandosi dell'ospite straniero e del colloquio
con lui
avuto, permise che questi entrasse
nella città pacificamente. Mai l'ingenuo ed infelice
imperatore
avrebbe neanche lontanamente potuto
sospettare quanto sarebbe in realtà successo:
Cortez infatti, una
volta riuscito a penetrare nella capitale,
non ebbe alcun scrupolo a catturare e tenere in ostaggio
Montezuma
imponendo il proprio dominio al
suo popolo.
Ferdinando Cortez riuscì a riorganizzare i suoi
uomini ormai sbandati,
ma ciò che fu ancora
più importante, riuscì a convincere, una
tribù da sempre ostile agli
Aztechi, a procurargli dei
guerrieri. La battagli fu terribile ed in essa, il 13
agosto 1521,
perdeva la vita Montezuma,
l'imperatore: Guatimozin, che gli successe sul trono,
non ebbe altra
scelta che arrendersi. L'antica e
gloriosa capitale azteca non era ridotta ormai ad altro
che un cumulo
di di rovine fumanti, su cui
Cortez fece costruire la sua città, "Città
del Messico", considerata
oggi una delle più belle e grandi
capitali mondiali. Il dominio e il governo di Cortez
non furono
affatto diversi, per crudeltà e volontà
di
rapina, dalla sua conquista. E del resto era tipico della
dominazione
spagnola portare nelle terre
conquistate la terribile realtà di una dittatura
feroce. Cortez morì
nel 1547, a 62 anni di età ed ancora
oggi la storia lo ricorda come una delle figure più
abiette e crudeli
di conquistatore e di avventuriero,
anche se indubbie furono le sue capacità di condottiero
ed anche di
governo. A lui la Spagna dovette
inoltre la conquista in poco più di un ventennio
di tutte quelle terre
che egli esplorò alla ricerca di uno
stretto nell'America centrale.
Francisco Pizarro
L'avventura e le vicende di Francisco Pizarro ebbero origine
nel 1552, allorche' uno sconosciuto navigatore, un certo Pascual de Andagoya,
riporto' la notizia della esistenza di un paese assai ricco, noto con il
nome di Biru. Tutto cio' avveniva a Panama, e suscito' nel Capitano Spagnolo
Pizarro un notevole interesse.
Nato nel 1475 a Trujillo, nell'Estremadura, egli aveva
già' speso gran parte della sua vita distinguendosi in quelle conquiste
spagnole delle terre d'America che sono tutt'oggi una delle pagine più'
vergognose della storia degli europei.
Pizarro riuscì' con notevole semplicità'
a sterminare la popolazione Incas dell'imperatore Atahualpa. Gli bastarono
102 soldati, 62 cavalieri e 8 cannoni per avere la meglio sui 50.000 guerrieri
Incas. Dopo aver preso in ostaggio Atahualpa con l'inganno, si fece consegnare
preziosi gioielli e oro in cambio della sua restituzione. Ma Pizarro, dopo
aver acquisito il riscatto, non esito' a uccidere l'ormai inutile Imperatore.
Il Luogotenente Almagro, compagno di Pizarro, si spinse
verso il Perù' alla ricerca di ricchezze, ma il 6 aprile 1538 Pizarro
gli andò' incontro con le sue truppe, catturandolo e giustiziandolo.
Poco dopo, il 26 giugno 1541,alcuni seguaci di Almagro
si introdussero nella fortezza di Pizarro, uccidendolo.
Francisco Pizarro non è passato alla storia per
la sua abilita' in combattimento, per altro piuttosto scarsa. Viene ricordato
per la violenza e per la crudeltà' con la quale riuscì' a
ottenere la ricchezza.
I rapporti tra Spagna e Inghilterra erano andati sempre
peggio, anche a causa all'aiuto dato dall'Inghilterra alle province olandesi.
Filippo secondo ebbe la possibilità' di allestire
una flotta, la Invencible Armada, che aveva il compito di salpare alla
volta dell'isola britannica il 30 maggio 1958.
La Invencible non si rivelo' tale, infatti venne pressoché'
distrutta, e questo segno' la fine delle possibilità' della spagna
di poter trovare un accordo con la regina inglese.
Nel 1601 la Spagna cerco' di realizzare un grande attacco
contro l'inghliterra, ma ancora una volta gli spagnoli furono costretti
alla resa. Il trattato di resa del 19 agosto 1604 sanciva la rinuncia della
Spagna al progetto di rovesciare il protestantesimo in Inghilterra.
Si venne così' a formare un clima di stabilita'
religiosa, destinato a durare.