Luigi IX fu probabilmente l’unico grande sovrano temporale per cui,
in tutta la storia delle crociate, l’organizzazione del passagium abbia
dato luogo a un deficit disastroso anzichè ad in risanamento dell’
erario per mezzo dei tributi straordinari. Egli partì il 12 giugno
1248, dopo aver preso a Saint-Denis bisaccia e bordone. Al principio di
autunno era a Cipro. Qui i baroni, gli ordini monaco-cavallereschi, le
colonie commerciali italiane lo irretirono nei loro intrighi e nei loro
odii reciproci. Dopo aver svernato a Cipro, Luigi decise di attaccare Damietta.
La scelta di quest’obiettivo era in sè logica, dato che esso era
un punto di forza del sultano, mettere in crisi il quale significava mettere
il nemico nelle difficoltà economiche: ma è ragionevole credere
che non fosse autonoma. Vi giocava certo l’esperienza, di certo non felice,
della quinta crociata; vi giocava altresì la necessità di
dar comunque inizio all’impresa perchè le risorse economiche cipriote
erano state rese precarie dalla permanenza dell’esercito crociato durante
tutto l’inverno; e vi giocavano infine soprattutto i contrastanti interessi
dei baroni e dei mercanti che tendevano allontanare dalla Terrasanta il
nuovo venuto, del quale non si conoscevano le intenzioni e che si temeva
fosse tentato di stabilire un po' d’ordine nell’ anarchia feudale e cittadina
eretta ormai a sistema in quanto restava del regno oltremarino.
Damietta fu presa quasi immediatamente, ma la sua conquista non potè
essere mantenuta. Il re cadde prigioniero. Rientrato ad Acri, Luigi annunciò
che sarebbe rimasto ancora in Terrasanta. Egli sapeva che il suo regno
aveva bisogno di lui. A metà luglio parecchi nobili, con a capo
i fratelli di Carlo D’Angiò salparono da Acri per la Francia: Luigi
non si mosse, per non lasciare in mano degli infedeli ciò che rimaneva
del regno di Gerusalemme e per non dare ai prigionieri rimasti in Egitto
l’impressione che il loro sovrano li avesse abbandonati.
La sua permanenza tuttavia non giovò quasi a niente. Fra il
1252 e il 1253 vi furono dei tentativi di riavvicinamento dei Mamelucchi
ai cristiani, che al Cairo si sperava di utilizzare contro i lealisti della
vecchia casa sultaniale in Siria ancor forti: in segno di buona volontà,
si rilasciarono i crociati prigionieri e si promise di consentire alla
ricostruzione dell’antico regno di Gerusalemme. Ma anche questa speranza
fallì. Nuovamente isolato nel mare saraceno, Luigi s’illuse forse
ancora una volta sul conto dei Mongoli. Luigi non potè fare altro,
nel febbraio 1254, che concordare per il regno d’Acri una tregua di due
anni e mezzo circa con i saraceni e partire alla fine d’ aprile per l’Europa.
La sconfitta di un grande re, che aveva fama di grande cavaliere e di cristiano
autentico, gettò l’Europa nel disorientamento. L‘ideale di giustizia
immanente e la fede nell’ intervento diretto di Dio nelle cose umane, che
il cristianesimo aveva ricevuto dalla tradizione biblica e che erano fondamentali
nell’ atteggiamento etico dei fedeli dinanzi alla crociata, furono duramente
provati.
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