Il disaccordo
tra Fatimidi d'Egitto e i Selgiuchidi d'Asia (il cui Impero era in via
di scindersi in sultanati autonomi) favorì gli Stati latino-cristiani
d'Oriente, i quali all'inizio del XII secolo s'ingrandirono ulteriormente;
neppure essi avevano però vita facile, a causa delle rivalitàè
tra i diversi capi, della palese ostilità dell'Impero bizantino,
della mancanza di un'adeguata difesa militare e di rifornimenti esterni
(il territorio cristiano era esiguo, perennamente minacciato dai musulmani).
Sciolto l'esercito crociato e venuti meno gli aiuti bizantini, i quattro
Stati cristiani potevano contare sull'efficienza degli ordini religioso-cavallereschi
sorti proprio per la difesa della Terra Santa (Cavalieri di San Giovanni
od Ospitalieri; Cavalieri di Santa Maria in Gerusalemme o Teutonici; Cavalieri
del Tempio o Temlari) e sugli approvigionamenti forniti dai mercanti italiani,
che con le loro flotte avevano già appoggiato le operazioni dei
crociati durante gli anni di guerra e perciò avevano ottenuto privilegi
commerciali e fondachi (magazzini in cui per concessione del signore del
luogo i mercanti depositavano le loro merci ed esercitavano i loro commerci)
nei porti principali del Mediterraneo orientale. Solo nei momenti di maggior
pericolo Bisanzio dimenticava i rancori anti-latini e gli Stati cristiani
facevano fronte comune. Tutto ciò non basto fino quando nel 1144
l'emiro musulmano di Mossul riprese l'offensiva: Edessa cadde nelle sue
mani, fu saccheggiata e distrutta. Di fronte alla minaccia di un'invasione,
il re di Gerusalemme invocò l'aiuto dell'Europa cristiana. In Occidente
la crociata fu predicata soprattutto da Bernardo di Chiaravalle (1090-1153),
uomo di fede e di cultura; ma l'impresa, mossa nel 1147, nonostante la
presenza di Luigi VII re di Francia e dell'imperatore Corrado III di Svevia,
fallì per le discordie e l'imperizia dei partecipanti, e per la
chiara ostilita dell'imperatore bizantino Manuele I.