Quando fra il VII e l’VIII secolo si era realizzata la grande
espansione arabo-islamica, l'Europa era rimasta sostanzialmente sulla difensiva.
Se nel Vicino Oriente l’avanzata musulmana era stata effettivamente ostacolata
e dirottata dalla resistenza dell’impero bizantino, in Occidente essa si
era fermata per decisione propria e non per la resistenza delle forze cristiane.
Occupata la penisola iberica i musulmani non si erano più spinti
oltre se non per compiere brevi incursioni, anche se le ricostruzioni di
parte cristiana, ingigantendo episodi più o meno leggendari come
la battaglia di Poitiers ( 732 ) e quella di Roncisvalle ( 778? ), cercarono
di accreditare una riscossa cristiana assolutamente inesistente.
In realtà l’Occidente rimase a lungo sulla difensiva subendo,
come abbiamo visto, l’iniziativa dei pirati musulmani e mentre in Europa
l’economia e la cultura attraversavano una lunga fase di decadenza, nei
paesi arabo-islamici si sviluppava una civiltà raffinata. Con la
ripresa economica del Mille tuttavia le cose cambiarono: l’Europa cristiana
riacquistò gradualmente una forza espansiva che si esercitò
verso l’esterno con lo strumento delle crociate, e all’interno con la lunga
e vittoriosa offensiva dei regni cristiani della penisola Iberica contro
i musulmani che occupavano gran parte della penisola.
Le nuove forze espansive dell’Europa cristiana si misurarono con un
progetto assai ambizioso: impadronirsi della Palestina, cioè della
regione in cui si era svolta e si era diffusa la predicazione di Cristo.
Confluivano in questo progetto motivazioni diverse, alcune sinceramente
religiose, altre di interesse politico-commerciale legate all’esigenza
di riaffermare la presenza occidentale in una zona chiave del Mediterraneo
( motivazioni queste presenti soprattutto nelle città marinare,
in primo luogo Amalfi, Pisa, Genova, oltre a Venezia che già da
tempo controllava un forte flusso di traffici con l’Oriente ). A queste
ragioni bisogna aggiungere l’aggressività e l’avidità dei
cavalieri cristiani, sempre in cerca di nuove terre da saccheggiare e conquistare,
e la crescita demografica che spingeva alcuni settori di popolazione a
emigrare in cerca di fortuna verso paesi lontani
Nel Vicino e Medio Oriente nella seconda metà del secolo XI
si era affermata una nuova potenza: quella dei Turchi Selgiuchidi. Di religione
islamica e provenienti dall’Anatolia orientale, essi avevano posto sotto
la loro tutela il califfo abbaside, lasciandolo sopravvivere senza poteri
reali, e avevano conquistato quasi tutta l’Asia Minore bizantina. Anche
la Palestina era caduta nelle loro mani; essi avevano interrotto la tradizionale
politica di tolleranza verso i pellegrini cristiani che aveva caratterizzato
la precedente dominazione islamica. Questi avvenimenti suscitarono
gran preoccupazione nel mondo cristiano occidentale, al quale inoltre si
rivolse per richiedere aiuti all’imperatore di Bisanzio Alessio I di Comneno.
Nonostante il duro contrasto che divideva la Chiesa di Roma da quella d’Oriente
e che era appena sfociata nello scisma del 1054, papa Urbano II decise
di promuovere un intervento armato dei principi dell’Occidente nell’interesse
del mondo cristiano e del prestigio della Chiesa romana. Egli bandì
così nel 1095 la crociata contro gli infedeli. Mentre s’organizzava
la spedizione “ufficiale”, si mise in moto verso la Terrasanta una folla
di fanatici e avventurieri (la cosiddetta crociata popolare) guidata da
profeti esaltati che non arrivò mai a destinazione disperdendosi
in ogni genere di violenze e di saccheggi lungo il percorso; i pochi gruppi
giunti nel Vicino Oriente furono sterminati dai Turchi.
La
prima crociata
La prma crociata iniziò con una fase che si potrebbe chiamare
popolare: i privilegi spirituali promessi ai crociati e il richiamo del
pellegrinaggio causarono infatti l'immediata partenza per la Terrasanta
di folle numerose e indisciplinate, galvanizzate dalla predicazione di
Pietro l'Eremita il quale, nella primavera del 1096, era a Colonia sul
Reno. Altri capi "popolari" oltre a Pietro l'Eremita furono Gualtiero Senza
Avere e Goffredo Burrel, a cui si unirono alcuni baroni renani con il loro
vassalli. I primi a partire furono i diecimila uominidi Gualtiero Senza
Avere, seguiti da non meno di ventimila fra uomini, donne e ragazzi unitisi
a Pietro l'Eremita. Precedendo gli eserciti regolari lungo la via del Danubio
e della Bulgaria queste turbe durante il cammino commisero numerosi eccessi,
facendo scoppiare vari incidenti con i principi balcanici. In agosto erano
a Costantinopolie, già ridotti di numero, passarono quindi in Asia
Minore, accampandosi presso un luogo fortificato sul mar di Marmara, nelle
vicinanze di Nicea, detto Civitot o Civetot.
Qui scoppiarono fra essi violente discordie, mentre l'autorità
di Pietro l'Eremita veniva gradatamente meno, in settembre seimila, perlopiù
tedeschi decisero di compiere una puntata offensiva verso una località
chiamata Xerigordon e, sorpresi dai Turchi , vi vennero sterminati.
Quando la notizia giunse a Civitot, Pietro l'Eremita si trovava a Costantinopoli:
muovendo da Civitot per vendicare i compagni, i "pezzenti" furono
attaccati nei pressi della loro base dai Turchi e in gran parte furono
massacrati, il 21 ottobre 1096. Caddero fra gli altri Gualtiero Senza Avere,
Ugo di Tubinga, Gualtiero di Teck. I pochi superstiti trovarono scampo
a Costantinopoli. Una seconda ondata, formata esclusivamente da Tedeschi
guidati da Gottshalk, discepolo di Pietro, e da Emichdi leisengen non giunse
neppure a Costantinopoli, ma, attardatasi per perseguitare gli Ebrei, venne
massacrata durante la traversata dell'Ungheria.
Così terminò la fase iniziale della prima crociata, che
finì per procurare non poche difficoltà agli stessi capi
degli eserciti regolari, ma che è concepibile dal clima di fanatico
entusiasmo religioso dell' impresa, in contrasto con la prudenza e il calcolo
politico dei signori feudali.
Questi ultimi, con veri eserciti regolari, ammontanti a circa sessantamila
uomini, condotti da Goffredo di Buglione, duca della Bassa Lorena,
da suo fratello Baldovino, conte di Boulogne, dai conti di Blois, di Vermandois,
dal duca Roberto di Normandia, da Raimondo di Saint-Ggilles, conte di Tolosa,
da Tancredi d'Altavilla e da Boemondo d'Altavilla, che era alla testa dei
Normanni di Sicilia, seguendo tre itinerari diversi si radunarono nel frattempo
a Costantinopoli; risolto qui il problema con i bizantini i crociati ripresero
la loro marcia e conquistarono varie città, fra le quali: Nicea,
Dorileo. Ad Eraclea però, l'esercito si divise, il grosso dell'esercito
puntò su Cesarea, mentra la parte minore, guidata da Tancredi e
Baldovino di Boulogne, proseguiva per le Porte Cilicie, verso Tarso.
Conquistata Tarso, fra Tancredi e Baldovino scoppiò un'aspra
disputa; a Mamistra Tancredi fu raggiunto da Baldovino e si riconciliò
con lui; quindi, conquistata Alessandretta, il condottiero normanno riunì
ad Antiochia al grosso dell'esercito, giunto nel frattempo in vista della
città.
Sorte però alcune dispute la fine dell'anno 1097 vide gli assedianti
in grave crisi morale e senza viveri, mentre le sortite nemiche aggravavano
il pericolo.
Finalmente, il 3 giugno 1098, grazie un tradimento concordato da boemondo,
la città fu attaccata di sorpresa e conquistata, il 28 giugno infine,
Boemondo inflisse una decisiva sconfitta all'emiro di Mosul, Kerbhoga,
giunto nel frattempo ad Antiochia.
Nel gennaio del 1099 Raimondo di Tolosa raccolse l'esercito e partì
per Gerusalemme che, il 14 Luglio sferrò l'attacco finale che fu
pienamente vittorioso e nel quale si distinsero Goffredo e suo fratello
Eustachio di Boulogne, Tancredi e Raimondo. La conquista fu però
macchiata da un terribile massacro.
Dopo il 1100 la notizia della presa di Gerusalemme suscitò la
partenza di una crociata di rinforzo: folle miste di baroni e di gente
umile, simili a quelle della prima crociata, si formarono sulle strade
della Lombardia, del Poitou, della Borgogna e della Baviera. Mal dirette,
esse furono annientate dai Turchi durante la traversata dell'Asia Minore.