Una sera speciale
Il cantautore romano con Ginevra Di Marco
oggi dal vivo con un evento realizzato apposta
Un concerto concept? Una suite? Un'opera rock? Max Gazzè non
sa come definire Stazione lunare, l'evento in prima nazionale stasera alla
Leopolda (ore 22.30) nell'ambito del festival organizzato dall'ex tastierista
dei Csi Francesco Magnelli. O meglio, non vuole: «Prima
di tutto è un incontro tra amici» spiega l'autore di
Cara Valentina e Una musica può fare: lo stesso Magnelli (regista
musicale del lavoro) e Ginevra Di Marco che dei Csi è stata voce
femminile («aggiungerei meravigliosa
dice Gazzè e che duttilità: entra subito
nel mio mondo senza fare complimenti, capisce subito il senso letterario
e musicale dei miei pezzi»). Cosa ci dobbiamo aspettare, allora?
«Un qualcosa di mistico direi
risponde Gazzè una vera e propria preghiera
alla luna dove le mie canzoni si mescolano a quelle di Ginevra senza soluzione
di continuità, rivisitate in condizione quasi di meditazione, con
un harmonium a fare da sottofondo a pezzi che fino ad oggi, nel modo in
cui li avevo proposti, avevano ben altri toni e significati».
Max farà da corista a Ginevra e viceversa (ieri sera, tra l'altro,
Gazzè è salito sul palco nella minireunion dei Csi, accanto
a Giovanni Lindo Ferretti), su un impianto scenico ideato da Valerio Di
Pasquale (già scenografo della Compagnia della Fortezza di Volterra
e del bellissimo video postumo dei Csi, la cover di «Noi non ci saremo»
dei Nomadi) con l'intervento della danzatrice Emanuela Salvini di Imago
Lab (e anche la Di Marco s'improvviserà ballerina durante Raduni
ovali di Gazzè) e dell'artista Alessandro Marzetti che, su un angolo
del palcoscenico, realizzerà un'opera in terracotta: tutti coinvolti
in una pièce che racconta la luna «come se fosse una terra
franca dove liberare la creatività ma anche una grande calamita
racconta Gazzè . Sarà per motivi astrologici (sono cancro
ascendente cancro, quindi superlunare, dicono le maghe) ma ho sempre visto
la luna come un attrattore delle anime vaganti: dopo esserci liberati del
corpo, forse andiamo tutti lassù». Per Gazzè, Stazione
lunare è una tonificante fuga dalla routine della musica: «Questo
avvicinamento al teatro e alla danza è una boccata d'aria nuova,
significa cambiare cliché. Detto questo, non so quanto il teatro
c'entri con il rock. Sono dell'avviso che il tour in senso tradizionale,
senza troppi strani addittivi, funzioni sempre». Ma questa
corsa al dilagare nella musica extracolta tenterà mai anche un musicista
eclettico come Gazzè, ex punk ed ex jazzista? «Credo
che sia colta ogni musica che comunica qualcosa di nuovo. Se l'aggettivo
"colto" suggerisce una rigida trasmissione del sapere, io non ci sto: la
cultura non va dimostrata, ma proposta». |