A San Giovanni uno spettacolo
divertente, bizzarro, intelligente
Max Gazzè, pop d'alta classe
tra provocazioni e carezze
di Giulio
Brusati
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da "L'Arena" 20 marzo
2002 |
Un altro tutto esaurito, un'altra sorpresa. Max Gazzè sbanca
il botteghino del Teatro Astra di San Giovanni Lupatoto, stravolgendo in
parte il suo canzoniere in un concerto davvero coinvolgente, organizzato
dal Comune in collaborazione con l'associazione Riflessi Sonori.
La data veronese è una delle ultime nel Nord Italia per il tour
teatrale del musicista e autore romano, intitolato come l'ultimo suo album,
«Ognuno fa quello che gli pare?». Per rispondere a questa domanda,
Max si presenta sul palco con una serie di collaboratori e amici, facendo
quello che gli pare più giusto per valorizzare la sua musica.
Spazio allora a Ginevra Di Marco, splendida voce femminile dei disciolti
Csi e vincitrice della Targa Tenco nel 2000 con l'album solista d'esordio
«Trama tenue». Accanto a lei, il tastierista Francesco Magnelli,
anche lui nei Csi e prima nei Cccp, chino sopra i suoi macchinari, tra
cui il «magnellofono» (Max l'ha definito «uno strumento
derivato da una tastiera ma suonato in modo da essere complementare a una
chitarra»).
I due ospiti, insieme a Finaz alla chitarra, Paolino alle percussioni
(membri della Bandabardò), Cristiano Micalizzi alla batteria e Clemente
Ferrari alle tastiere e alla fisarmonica, rappresentano il gruppo che segue
Gazzè in questo progetto speciale. Il concerto, infatti, non è
solo il consueto giro promozionale dal vivo per presentare le canzoni di
un nuovo album. Siamo davanti piuttosto a una rilettura del canzoniere
di Gazzè, arrivato al quarto album in poco più di cinque
anni, secondo un nuovo tipo di sensibilità, costruita attorno alla
personalità dei singoli musicisti della band.
In questo tentativo di riflessione sul proprio percorso, brillano subito
i nuovi arrangiamenti de «Il timido ubriaco», la canzone che
Max ha portato al Festival di Sanremo edizione 2000 (quella rassegna non
si meritava una canzone così lieve e profonda) e «Vento d'estate»,
in origine un duetto di successo con Niccolò Fabi.
Stupiscono anche le scenografie, essenziali ma di grande impatto, tra colori
e luci calibrati con gusto. Un velatino copre la figura di Max per i primi
minuti del concerto, lasciando il centro del palco vuoto. Poi Gazzè
appare in tutto il suo profilo (quei baffi così buffi!), imbracciando
il basso che prima si intuiva nell'ombra. Le note fluiscono rotonde e spesse,
inventandosi giri nuovi in ogni canzone e mostrando l'inventiva senza fine
dell'autore romano.
Ginevra Di Marco è molto più di una seconda voce mentre la
band cerca nuove suggestioni sonore. L'inizio di «Megabytes»
ricorda Aphex Twin e «L'eremita» si trasforma per un attimo
in «Walking in your footsteps» dei Police, ma la contaminazione
più efficace è una versione di «Casi ciclici»
alla maniera dei Csi, tanto da poter essere missata dal vivo con «Forma
e sostanza». A Ginevra viene lasciata la scena in «Ederlezi»
di Bregovic e «Trama tenue» (una versione stellare). Chi in
sala l'etichetta come «la migliore voce femminile italiana»
non è lontano dalla verità.
Gli applausi, le pause comiche del finto-country de «Il debole fra
i due», la sincerità de «Il dolce della vita»,
gli assolo pirotecnici di basso, i bis («L'amore pensato» -
chi altro sa scrivere canzoni così intriganti?) e il trenino finale
in platea sono istantanee di uno spettacolo divertente, confezionato con
intelligenza, tanto da lasciare spazio alle mosse bizzarre di Gazzè
e agli interventi dei suoi compagni di viaggio. Musica pop d'alta classe,
a volte imperscrutabile come un quadro surrealista, a volte carezzevole
come un bacio allo zucchero filato.
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