La strana coppia
Aiuto, ci si è sdoppiato Max Gazzè
Uno scrive canzoni e suona, l'altro è consulente
finanziario e compone racconti e poesie. Max e Francesco Gazzè sono
fratelli. Il primo, il cantante, classe'67. li secondo, lo scrittore, classe
'66. Un anno soltanto di differenza. Si somigliano anche, fisicamente,
i due fratelli. Stessi baffi, stesso pizzetto. Vivono in città diverse
(Max a Roma e Francesco a Pesaro), ma lavorano da anni allo stesso progetto
musicale. Quattro i dischi pubblicati a firma di Max, e con testi di Francesco.
Pensieri e parole. Ora Francesco, il paroliere, pubblica in questi giorni
la prima raccolta di racconti. Dopo quattro libri di poesie. Il terzo
uomo sulla luna sembra la prosecuzione dei testi scritti per e con
Max. C'è lo stesso amore per il gioco surrealista, lo stesso gusto
per il dubbio e l'assurdo che domina Ognuno fa quello che gli pare?,
che
è l'ultimo lavoro dei cantautore. «Canzoni senza musica»:
così Francesco definisce i suoi racconti. Abbiamo messo insieme
i due fratelli. Per farli parlare di infanzia, musica. Un dialogo in famiglia.
Che, fatalmente, è scivolato anche in politica....
Francesco:«Nessuna
nostra canzone è uguale all'altra. Non siamo la tipica coppia paroliere-musicista.
La nostra collaborazione è più sottile, diversificata, completa.
Ci sproniamo a vicenda. Stavolta abbiamo lavorato anche motto sull'ironia.
Come quel punto interrogativo aggiunto al titolo del disco:
Ognuno fa
quello che gli pare? Non si usa l'interrogativo, no? Abbiamo indagato
le emozioni. Come si usava negli anni 70».
Max: «E'
sempre stato così, fin dal primo disco. Mi stuzzicava l'idea di
dare un'ulteriore armonia alla poesia che è già musica. Senza
Francesco non ce l'avrei fatta. Che azzardo. costruire un linguaggio senza
regole. E non usare mai la stessa forma. Peccato che poi, alla fine, i
discografici sono difficili, ti dicono che sono poco radiofoniche.... L'ho
detto e lo ripeto: a me finisce che mi cacciano perché non vado
in classifica ... »
Francesco:
«Invece a Sanremo... Ma l'hai visto il Festival, Max? La sagra del
qualunquismo dialettico, del linguaggio stereotipato. E ogni sera l'unica
attesa era solo per l'ospite internazionale».
Max: «L'ho
visto, l'ho visto. Ho adorato la canzone di Gino Paoli, mi piace Daniele
Silvestri, ma il resto... è il risultato della politica culturale
italiana: la politica della separazione. Dell'apatia. Con tutto il rispetto
per Baudo, che è un gran professionista, i cantanti mi sembravano
trattati come delle bestie in uno zoo. Al Festival la musica è un
pretesto. Il vero padrone è l'Auditel».
Francesco:«Il
nostro modello è altrove. Ma non ci sentiamo soli. Penso, all'estero,
a maestri come Elvis Costello con Bacharach, agli Xtc, a Tom Waits che
va in teatro ... ».
Max:«No,
non siamo né soli né isolati. Che ne dici di Sgalambro con
Battiato? A volte ho l'impressione che chi organizza il Festival non conosca
i Bandabardò, i Csí, i Marlene Kuntz, Battiato, Ferretti.
Ti ricordi il '94 quando uscì
Del mondo dei Csi? Non
l'hanno mai trasmessa per radio, un testo meraviglioso, l'abbiamo compresa
in pochi, allora».
Francesco:«C'è
molta diffidenza verso tutto quello che non è irreggimentato. Così
le nostre canzoni passano per essere difficili. Noi invece ci sforziamo
di parlare delle cose della vita. Non c'è solo l'amore che fa rima
con cuore. Ci sono anche disagi, gioie, amarezze».
Max: «Così
si distrugge la musica italiana. Se ne stanno accorgendo i discografici,
ora che stanno cadendo le prime teste. Troppo tardi. I ragazzi di oggi
sono diversi, non guardano la tv, hanno voglia di formarsi un'opinione,
di pensare con la propria testa».
Francesco:«C'è
stata una cattiva percezione dei problemi. E ora che non ci sono più
Don Chisciotte, c'è questa nuova generazione dei no global. Io li
vedo dall'esterno, con i miei 36 anni. Ma come si fa a essere contro quello
che chiedono?».
Max:
«Ci
sono meccanismi perversi. Nessuno parla dei pozzi di petrolio, degli americani
che spendono miliardi per fare le guerre, mentre con poche lire si salverebbe
una vita. Berlusconi invece dice che i paesi poveri alimentano il terrorismo.
E' disgustoso. Ci continuano a vendere aria. E non sentono il vento di
cambiamento».
Francesco:
«Già,
la politica. Nelle nostre canzoni c'è, ma non urlata. Ci sono segnali,
come nella Favola di Adamo ed Eva.
Abbiamo sempre voluto lasciare
spazio all'interpretazione della gente».
Max:«Anche
se in futuro mi propongo di cambiare, essere più diretto. Questi
signori parlano di terrorismo ... ».
Francesco:«E
con quest'aria di destabilizzazione il terrorismo trova ampio spazio».
Max:«Ma
li vedi i nostri politici? Stanno a punzecchiarsi come bambini delle elementari
che si contendono i giocattoli».
Francesco:
«Dovremmo
fare tutti un passo indietro ... ».
Max: «Per farne due in avanti. Diamoci una calmata, va'». |