Max Gazzè serio
e leggero
"Non ce la farei a scrivere banalità"
di Marinella
Venegoni -
da "La Stampa" 19 ottobre
2001 |
"Canto in coppia con Paola Turcì e
Carmen Consoli» disco e una tavolozza
di effetti speciali con strumenti Anni 60"
ROMA
Ecco uno che sa rivedere con efficacia e modernità
il ruolo della canzone d'autore, e che maneggia i colori della musica con
crescente autorevolezza, riuscendo però a rimanere lieve e disinvolto
- e dunque raramente efficace anche quando spande sarcasmi. Emergere dalla
generazione dei trentenni per Max Gazzè non è stato facile,
intrappolato come poteva sembrare nel formalismo e nel pensiero debole
della cosiddetta nuova scuola romana: ce l'ha fatta poco a poco, senza
mai cedere un lembo di eleganza, e sara per tutti una sorpresa il suo nuovo
album «Ognuno fa quello che gli pare»,
che esce il prossimo 26 ottobre.
Musicalmente, è una tavolozza di effetti speciali venati di
serissimo divertimento, con strumenti antichi usati con bella modernità;
i contenuti poi sono dieci quadretti che pescano come argomenti nell'immaginario
dell'artista trentaquattrenne - padre di due bambini e alle prese come
ognuno di noi con. i problemi della vita quotidiana.
E' un interrogarsi civile, quello di Gazzè: sulla banalità
della tv che accendiamo («Noi tutti abbiamo di che bere... assetati
a un unico bicchiere.. le solite gocce»), sulle brutture edilizie
che sono anche pericolose (la surreale «Eclissi
di periferia» canta di un obbrobrio romano molto noto che
finisce per decollare come un'astronave), sul complesso evolversi dei rapporti
di coppia che ha il suo episodio più divertente nel duetto elettrocountry
con una rianimata Paola Turci in «Il debole
fra i due». La seconda gradita ospite - in verità assai
presente nei dischi che escono in questi giorni - è la grande
Carmencita Consoli, in un pezzo rock costruito con raffinatezza e suonato
con strumenti dei'60 che s'intitola «II motore
degli eventi». I testi sono stati scritti da Max con il fratello
Francesco scrittore e poeta, e spesso sono anzi sintesi dei racconti di
quest'ultimo. Evento da registrare: è un album totalmente privo
di banalità. |
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Max Gazzè, lei sta girando adesso a Villa Miani il video di
«Non era previsto» in cui si ispira al Peter Sellers di
"Oltre il giardino". Perché?
«Perché ho sempre amato l'ambiguità
del personaggio, profondo e malìnonico. Senza di lui, ricordiamoci,
non ci sarebbero stati i Monthy Pyton; e poi mi aiuta a sviluppare la critica
a quella tv che ti sa proporre contemporaneamente su una rete il bimbo
afghano denutrito e sull'altra una gara di scherzi in piscina. Possibile
che non riescano a capire che l'essere umano è complesso, a mandarci
in onda almeno in questi tempi bui una tv che ci somigli?».
Il suo terzo disco è un disco amaro.
«Ho avuto l'ambizione di dire cose serie
in modo non serioso».
C'è una canzone, «In questo anno di non amore»,
che non somiglia al resto. Lei canta: «Forse c'è stata una
scintilla secolare/ Di questo anno malato di non amore».
«L'ho scritta il 12 settembre, il giorno
dopo la strage delle Twin Towers. La mia sensibilità è cambiata
da quando sono padre: Samuele ha 6 anni, Bianca soltanto uno e mezzo. Per
loro mi sento responsabile, non ce la farei a scriver versi tipo "perché
mi hai lasciato"».
E i duetti con le due fanciulle Paola Turci e Carmen Consoli?
«Abbiamo lo stesso impresario e sono nate
con loro collaborazioni casuali: abbiamo tenuto dei concerti insieme per
raccogliere quattrini Per persone con problemi di salute, poi abbiamo continuato
professionalmente l'estate scorsa. Non l'abbiamo neanche fatto sapere ai
media, ma è venuta un sacco di gente: mi piacerebbe cantare con
loro a Sanremo, credo molto nell'efficacia divulgativa del Festival».
Il suo è un mondo musicalmente in minore..
«Io lo vedo in maggiore, con grande passionalità.
Il disco è tutto acustico, non ci sono tastiere ma solo sintetizzatori
analogici».
Andrà in tour?
«Un tour teatrale, con scenografle e tanto
di regia, che partirà nell'inverno da Perugia».
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