Sassari, 15 febbraio 2001 ore 20:15, Teatro Verdi:
la gente comincia ad entrare ed a prender posto in quella location che
da lì a mezz'ora sarà riempita in ogni ordine di posti!
L'appuntamento è con il concerto per il tour teatrale
di Max Gazzè che da tre giorni è in giro per la Sardegna,
avendo già suonato a Cagliari e ad
Olbia nei giorni precedenti. Dalle voci che
corrono all'interno del teatro Max risulta una persona molto affabile ed
anti-divistica e si racconta che nel pomeriggio si è intrattenuto
più del previsto presso l'Università
di Sassari per parlare e confrontarsi con i presenti a quello che
alla fine si è rivelato, per loro gioia (e fortuna), un concerto
acustico durato circa un ora!
Ore 21:00, orario previsto per l'inizio del concerto,
il teatro è praticamente Sold Out, le tende sono ancora chiuse e
nonostante dalle prime file si intraveda qualche piede in movimento sul
palco da quel muro di tela non traspare assolutamente nulla!
Le uniche notizie sono quelle che sono state scritte
sui giornali locali per i precedenti concerti ossia i primi due brani in
scaletta, le modalità di esecuzione ed il fatto che nella serata
di Cagliari Max è sceso dal palco durante l'esecuzione di "Una musica
può fare"(ultimo brano in scaletta) ed ha iniziato a girare tra
il pubblico. Le speranze di noi presenti che possa ripetere questa performance
sono forti ma non essendoci un accesso diretto al palco dalla sala questo
ci pare improbabile...
Ore 21:17, si spengono le luci si apre il sipario ed inizia
la musica!
Solo chitarra acustica parecchio effettata e inizia la
melodia dell'ORIGINE DEL MONDO, sul palco
sono presenti tutti i musicisti tranne Max Gazzè e l'unico faro
acceso puntato a lungo su Finaz.
Il brano rimarrà eseguito per buona parte
solo dal chitarrista e dal basso e dalla voce del 'fantasma di Max Gazzè',
fino poi a diventare realmente elettrico con l'ingresso strumentale di
tutti i musicisti fin dall'inizio presenti sul palco.
Senza soluzione di continuità e tra gli applausi
scroscianti del pubblico inizia SU UN CILIEGIO ESTERNO,
eseguita in una versione estremamente simile a quella dell'album e sicuramente
più curata rispetto a quella del Gadzilla tour.
Entra in scena Ginevra Di Marco e finalmente oltre al
fantasma di Max compare anche la sua ombra (!) infatti sul fondo del palco
è sistemato un telo bianco di quelli per la proiezione delle diapositive
e Max canta là dietro, creando un gioco di ombre "rubato" o "preso
in prestito" dal finale della versione live di "San Jacinto" portata in
giro da Peter Gabriel durante la tournée di US del '93 e poi immortalata
nel "Secret World Live" registrato a Modena.
Alla fine del brano si spengono nuovamente tutte le luci
e si accende una sirena sistemata ai piedi del palco nell'esatto momento
in cui parte la batteria elettronica giocattolo, in questo caso comandata
dal percussionista Paolino, accompagnata dalla chitarra di Finaz che imita
il suono di una ambulanza. Parte NON ERA PREVISTO
in una versione leggermente differente da quella dell'album, se non altro
per alcuni stacchi e alcuni accorgimenti esecutivi che la rendono ancora
più suggestiva.
Prima vera interruzione, Max si avvicina al microfono
e dopo una pioggia di sinceri applausi saluta il pubblico presente ringraziandolo
per essere andato a teatro e annuncia il brano successivo: IL
BAGLIORE DATO A QUESTO SOLE, eseguito tra una serie fasci di luci
blu in una veste inedita e con una strofa interamente cantata da Ginevra
Di Marco.
I musicisti sono disposti sul palco in maniera semi circolare
e ognuno è dotato di un proprio palchetto, tutti tranne Max Gazzè
che per l'esecuzione del brano successivo prende posto su quello di Ginevra
mentre quest'ultima si siede ai suoi piedi.
Da qui la prima sorpresa della serata. In alto, vicino
alle luci, campeggia un basso bianco appeso a due fili tenuti da una carrucola.
Max sul palchetto di Ginevra imbraccia quel basso che per l'occasione scende
ad altezza umana ed inizia così a suonare con quello strumento sospeso
a mezz'aria. L'impressione visiva è che Max sia su un ipotetico
balcone a "recitare" le note del TIMIDO UBRIACO
mentre si diverte a cullare letteralmente il suo basso. La canzone seguente
MEGABYTES, eseguita dalla stessa postazione,
si rivela molto più soft di quella dell'album ma comunque non meno
accattivante.
E' la volta di un'altra canzone dal nuovo album, spiegata
da Max prima di iniziare ad eseguirla, ECLISSI DI
PERIFERIA.
Una versione di tutto rispetto e comunque molto simile
all'originale se non fosse per la tromba magistralmente sostituita dalle
tastiere di Clemente Ferrari. Subito dopo è la volta di VENTO
D'ESTATE in una versione totalmente inedita, molto più suonata
e ancora più soft rispetto a quella con Fabi.
Il palco viene invaso da luci rosse che rimangono tali
per buona parte della TUA REALTA'. Ancora
una volta buio totale in teatro. Partono le note di SECONDO
IMBRUNIRE ed un leggero fascio di luce illumina Max alle spalle
creando un magnifico effetto silhouette, con sfumature di vari colori...
il brano è eseguito dal solo Max alla voce e da Ferrari alle tastiere.
Il brano di Battitato si riallaccia direttamente alle note de L'EREMITA,
qui in una versione molto più accattivante rispetto a quella dell'album
e supportata tra l'altro dalla bravura della Di Marco. Il brano si concluderà
con una lunghissima coda su cui Max intona le note di WALKING
IN YOUR FOOTSTEPS dei Police e permette a Francesco Magnelli di
giocare con i suoi effetti.
QUEL CHE FA PAURA è
il brano che segue e che conclude la prima parte dello spettacolo, con
Max che sul finale scatenato del pezzo imbraccia un faro magicamente comparso
da sopra il palco e illumina a turno tutti i musicisti e il pubblico fino
a diventare l'unica luce impazzita accesa nel teatro! Il finale del brano
è un altro omaggio al finale del Gabrieliano tour di US, se non
altro per l'idea di base, infatti il brano finisce con un colpo secco nell'esatto
istante in cui Max poggia in terra il faro che ha in mano lasciando l'intero
teatro definitivamente al buio.
Si chiude il sipario e si riaccendono le luci, e dalla
gente presente si sentono solo commenti positivi, dopo 62 minuti di musica
e un "fine primo tempo" molto cinematografico, il pubblico è tutt'altro
che annoiato, anzi è preso dallo spettacolo, proprio come
voleva Max.
Dopo circa un quarto d'ora di pausa il sipario si riapre
accompagnato dalla musica di EDELEZI (di Bregovic),
cantata in una maniera tale da far venire la pelle d'oca da Ginevra Di
Marco, che conquista il centro del palco con Finaz al basso, Magnelli alle
tastiere, Paolino alle percussioni e Max ai cori appollaiato sullo sgabello
che poco prima era della Di Marco.
Sulla frase di Max "Finaz ridammi il basso" inizia NIENTE
DI NUOVO, seguita da una stupenda rivisitazione della FAVOLA
DI ADAMO ED EVA, cantata a squarciagola per tutta la durata del
brano dal pubblico presente. Sul ritmo country-pop di batteria tenuto da
Cristiano Micalizzi, inizia IL DEBOLE FRA I DUE
con una Ginevra Di Marco che non lascia spazio a sentimentalismi per la
versione con Paola Turci. La stessa Di Marco alla fine del brano riconquista
il centro del palco e questa volta Max si siede dietro di lei quasi in
un angolo a suonare il basso in TRAMA TENUE (dal
primo omonimo album di Ginevra).
Alla fine del brano parte una musica apparentemente inedita
che alla fine si rivela essere COLLOQUIUM VITAE,
brano non previsto in scaletta secondo quanto riportato nel libretto illustrativo
consegnatoci all'ingresso del teatro.
La cadenza ritmica coinvolgente de IL
DOLCE DELLA VITA viene accompagnata per tutta la durata del brano
dai battiti di mani del pubblico... tenendo conto che il brano non è
molto conosciuto e che in sala erano sicuramente presenti anche non-fans
di Max, potrebbe rivelarsi un vero e proprio hit!
Un solo di basso molto jazzistico e le frase "dear Valentine,
the time don't make?" seguita da una risata dello stesso Max, introducono
una tripudiante versione di CARA VALENTINA,
che sfocia in un solo flamenco di Finaz, e si conclude con il coinvolgimento
riuscitissimo di tutto il teatro a cantare le strofe "per esempio non è
vero che poi mi dilungo spesso su un solo argomento": Max ferma sia noi
del pubblico che la sua band facendo cantare a turno solo il loggione,
poi la platea, la galleria e poi tutti insieme in un finale eccezionale.
CASI CICLICI, che nella
coda si unisce, come da copione, a FORMA E SOSTANZA
dei CSI, conclude il concerto.
Max presenta i musicisti nel seguente ordine: Clemente
Ferrari, Finaz, Cristiano Micalizzi, Paolino (ricoperto da applausi non
solo per la sua bravura esecutiva, ma anche perché sul 90% dei brani
si agitava in balli stronca-fiato), Francesco Magnelli, Ginevra Di Marco...
ed in anteprima il figlio Jacopo ancora nella pancia della madre.
Dopo qualche minuto di urla forsennate da parte
del pubblico, la band si ripresenta sul palco per eseguire L'AMORE
PENSATO, che si differenzia dalla versione del disco solo per il
fatto che Max sostituisce tutti i ritornelli con "Daniela dove sei, rispondimi
se puoi, Daniela cosa fai, cosa ci lega ormai". E quindi la volta di UNA
MUSICA PUO' FARE , cantata in coro da tutto il teatro, che regala
al pubblico seduto in galleria una passeggiata di Max tra loro, nonostante
la difficoltà di accedere al backstage.
Dopo 23 brani eseguiti e due ore di concerto, si conclude
la serata, almeno dal punto di vista dello spettacolo, visto che Max si
concede tranquillamente a firmare autografi, farsi scattare foto... e mi
regala (letteralmente visto che era il mio compleanno) una buona mezz'ora
del suo tempo, rispondendo alle mie domande sul suo ex-gruppo De Polis
o sulla sua prima tournée qui in Sardegna.
Un consiglio a tutti coloro che avessero la possibilità
di vedere questa tournée, non lasciatevela scappare, vi perdereste
qualcosa di davvero eccezionale.
Nel mio breve colloquio con Max ho gli ho consigliato
registrare il tutto su un supporto tipo DVD ed anche in questo caso, se
ciò dovesse succedere, vi consiglierei di non lasciarvelo sfuggire.
Maxx Out
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