CAMPO-SERVIZIO 2009 BELENE/MALCIKA - МАЛЧИКА/БЕЛЕНЕ 24 AGOSTO - 01 SETTEMBRE
Il campo-scuola è stato organizzato secondo la seguente giornata tipo: ore 08:30 Sveglia ore 09:00 Colazione e spostamento in pulmino ore 10:00 Lodi e spiegazione attività ore 10:45 Inizio attività del mattino ore 13:00 Pranzo ore 15:00 Attività del pomeriggio ore 18:00 Santa messa ore 19:30 Cena ore 21:00 Rientro nelle parrocchie
I giorni trascorsi in Bulgaria hanno visto susseguirsi giornate di animazione dei bambini, di campo-scuola ed altri momenti di condivisione. Ecco il programma giorno per giorno: 19/08 Giovedì Visita di Sofia e arrivo a Malcika 20/08 Venerdì Animazione bambini oligofrenici a Zgalevo, preparazione giochi 21/08 Sabato Giochi coi bambini oligofrenici e di Malcika, pulizie in parrocchia 22/08 Domenica Messa con comunità Malcika, Formazione Educatori a Belene 23/08 Lunedì Prima giornata di campo: C'è di più nella "Comunità" 24/08 Martedì Seconda giornata di campo: C'è di più nelle "Relazioni con gli altri" 25/08 Mercoledì Uscita a Ruse e incontro col vescovo 26/08 Giovedì Terza giornata di campo: C'è di più nelle "Relazioni con Dio" 27/09 Venerdì Quarta giornata di campo: C'è di più nel "Mondo" 28/08 Sabato Rientro in Italia
Il tema del campo-scuola giovani di questo anno è stato pensato in accordo al percorso proposto dall'Azione Cattolica Italiana in preparazione all'incontro nazionale dei ragazzi dell'ACR e dei giovanissimi italiani che, il 30 Ottobre 2010 a Roma, incontreranno il Papa. Il titolo della giornata è "C'è di più...diventiamo grandi insieme", tema che propone e sottolinea l'importanza di ricercare il "di più" che la fede dona alla nostra vita quotidiana di cristiani.
Di seguito lo schema e i contenuti delle giornate del campo. |
FORMAZIONE EDUCATORI
Introduzione alla figura dell'educatore
OBIETTIVI: - presentare la figura dell'educatore - evidenziare le caratteristiche, gli atteggiamenti e le motivazioni che dovrebbe avere
INTRODUZIONE GIORNATA: - lodi (lettura Mc 12, 28-34) - introduzione al campo
ATTIVITÀ DEL POMERIGGIO
- lavoro di gruppo • DOMANDE DI FONDO: Perché essere educatore? Quali caratteristiche avere? Come comportarsi coi ragazzi? • IDEA DI FONDO: far conoscere il ruolo e lo stile dell'educatore coi ragazzi e nella comunità • DESCRIZIONE ATTIVITA’ 1) 30 min – deserto personale (disponibile qui) 2) 15 min – condivisione su quanto emerso dal deserto rispondendo alle domande di fondo 3) 45 min – lettura di tre testi e discussione in gruppo (Caratteristiche dell'educatore, Schema sull'essere educatore, Struttura di un incontro tipo) (disponibile qui) 4) 5 min – presentazione di come strutturare l'attività educativa con uno sguardo d’insieme a tutto l'anno attraverso l’uso di un calendario-tipo proposto da noi italiani 5) 25 min. – compilazione da parte dei ragazzi bulgari di un possibile percorso annuale
- programmazione campo-scuola insieme ai giovani bulgari si ripercorrono le giornate del campo-scuola e si spiegano le attività, dividendoci compiti e organizzando gli ultimi aspetti
ATTIVITÀ DELLA SERA
1) 60 min – Progettazione insieme della giornata di uscita del 27 agosto 2) 30 min – GIOCO DEI NUMERI MATERIALE PER LA GIORNATA ATTIVITA' DEL POMERIGGIO - Deserto personale (scarica)
“Io: educatore di ac” IN ASCOLTO DELLA PAROLA (1Tessalonicesi 5, 14-22) “Vi preghiamo, fratelli, vivete in pace tra voi. Vi esortiamo, fratelli: ammonite chi è indisciplinato, fate coraggio a chi è scoraggiato, sostenete chi è debole, siate magnanimi con tutti. Badate che nessuno renda male per male ad alcuno, ma cercate sempre il bene tra voi e con tutti. Siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male”.
Dal vangelo secondo Luca (9, 57-62) Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre». Gesù replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va' e annunzia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».
Dal vangelo secondo Marco Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: “Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini”. E subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedeo sulla barca con i garzoni lo seguirono.
Dal vangelo secondo Marco Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: “Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà. Che giova infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima? Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il figlio dell’uomo di vergognerà di lui, quando verrà nella gioia del Padre suo con gli angeli santi”:
Dagli Atti degli Apostoli Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera delle tre del pomeriggio. Qui di solito veniva portato un uomo, storpio fin dalla nascita; lo ponevano ogni giorno presso la porta del tempio detta Bella, per chiedere l’elemosina a coloro che entravano nel tempio. Costui, vedendo Pietro e Giovanni, che stavano per entrare nel tempio, li pregava per avere un’ elemosina. Allora, fissando lo sguardo su di lui, Pietro insieme a Giovanni disse: “Guarda verso di noi”. Ed egli si volse a guardarli, sperando di ricevere da loro qualche cosa. Pietro gli disse: “Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazzareno, alzati e cammina!”. Lo prese per la mano destra e lo sollevò. Di colpo i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono e, balzato in piedi, si mise a camminare; ed entrò con loro nel tempio camminando, saltando e lodando Dio. Tutto il popolo lo vide camminare e lodare Dio e riconoscevano che era colui che sedeva a chiedere l’elemosina alla porta Bella del tempio, e furono ricolmi di meraviglia e stupore per quello che gli era accaduto.
Dal vangelo di Luca Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: “La messe è molta ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. Andate ecco io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi; non portate borsa, ne bisaccia, ne sandali e non salutate nessuno lungo la strada. In qualunque casa entrate, prima dite: “Pace a questa casa”.
RIFLETTO SULLA MIA VITA - Perché vorrei essere educatore di AC? - Cos’è per me essere educatori? - Cosa mi aspetto? - Poter essere educatori: cosa dice alla tua vita? - Quale comportamento deve tenere un educatore? Cose da fare e da non fare secondo me? - Come Dio può aiutarmi in questo cammino?
ATTIVITA' DEL POMERIGGIO - Caratteristiche dell'educatore (scarica)
L’EDUCATORE L’educatore vive una relazione con i ragazzi e con i giovani caratterizzata dall’asimmetria tipica del rapporto educativo: l’educatore non sta sullo stesso piano del ragazzo, ma ha esperienza, competenza e autorevolezza che lo mettono in grado di guidarne il cammino. Il singolare compito dell’educatore L’azione formativa di un educatore ha caratteristiche precise: si colloca all’interno di una relazione, cioè di un rapporto fatto di reciproco riconoscimento; ha bisogno di dialogo, di fiducia, di autorevolezza. È un’azione intenzionale: essa non avviene per caso, ma con la diretta intenzione di proporre, di suscitare, di far intravedere dei valori, di sostenere nella scelta e nell’impegno a vivere di essi. Lo scopo principale di questa relazione è quello di aiutare le persone a maturare le scelte che realizzano la propria personale risposta al dono di Dio. C’è dunque un’intenzionalità educativa, ma essa non si gioca sull’efficacia di un intervento esterno alla persona, bensì sulla sensibile capacità di mettersi in sintonia con l’azione dello Spirito e con il cammino delle singole persone. Per essere efficace e credibile, l’azione dell’educatore deve poter far conto sulla verità della sua testimonianza; sull’autorevolezza della sua proposta; sull’intensità del suo accompagnamento competente e cordiale. L’educatore è una persona con un mondo interiore ricco; una persona discreta: autorevole nel proporre, capace di stare nell’ombra per non ostacolare l’azione dello Spirito e per non violare la libertà di quei sì che devono maturare nell’interiorità.
CARATTERISTICHE DELL’EDUCATORE/ANIMATORE Per svolgere il compito educativo nella prospettiva indicata dal presente progetto, riteniamo siano necessarie alcune caratteristiche. È un testimone è innanzitutto un testimone: della fede che comunica, della Chiesa di cui è parte. Per questo è impegnato ad avere cura della propria fede, a crescere insieme alle persone che gli sono affidate. Egli vive con intensità il cammino della sua comunità ecclesiale. Ha compiuto scelte di vita e di fede ha compiuto un personale cammino di fede e ha operato scelte importanti: di vita, di studio, di professione. La sua credibilità passa attraverso un’esperienza che personalmente vive con convinzione e con consapevolezza. Per questo non può avere meno di 18 anni e deve aver maturato una scelta stabile di vita cristiana. È possibile che un adolescente viva qualche forma di servizio educativo,condividendolo con educatori più maturi ed esperti, qualora ciò lo aiuti a maturare scelte di dedicazione agli altri e a verificare le personali attitudini ad un servizio educativo più maturo e stabile. È espressione della comunità è parte viva di una comunità che esprime attraverso di lui la propria responsabilità educativa. Non si è educatori in proprio né in forma solitaria, bensì sentendosi espressione e parte di un’esperienza comunitaria più grande che aiuta e sostiene e davanti alla quale si è responsabili. Sa ascoltare lo Spirito sta in ascolto dello Spirito, perché crede che sia Lui il regista dell’azione educativa. Di essa l’educatore è testimone; per la sua efficacia, crea le condizioni adatte. È capace di relazione è capace di relazioni discrete e propositive: discrete, perché non si sostituisce allo Spirito e alla responsabilità di chi deve compiere le proprie scelte di maturità; propositive, perché la libertà delle persone è suscitata anche dal fascino di stili di vita belli e attraenti e al tempo stesso indicati come possibili dalla testimonianza di chi ha già compiuto una parte di cammino. Ha scelto il servizio educativo ha scelto il servizio educativo non come un impegno fra i tanti, ma come un’esperienza che coinvolge in maniera forte la sua vita, come risposta ad una chiamata al servizio della crescita dei propri fratelli. Educare è un’esperienza affascinante e grande: oggi più che mai sono necessarie persone che scelgono di dedicare un periodo prolungato della loro vita all’educazione delle nuove generazioni o degli adulti,con una scelta specifica, per la quale mettere a disposizione tempo ed energie, anche per acquisire competenze sempre più qualificate.
LE COMPETENZE FORMATIVE Le competenze specifiche che un educatore/animatore deve sviluppare riguardano aspetti qualificanti della formazione cristiana. Competenze relazionali Alla matura umanità,l’educatore unisce alcune competenze relazionali: da questo punto di vista, ciò che qualifica il suo intervento è soprattutto il saper instaurare con le persone una relazione che sia vera e autentica e al tempo stesso caratterizzata da una intenzionalità educativa. Questo richiede la capacità di far prevalere la razionalità sull’immediatezza, il dominio sulle proprie emozioni e una grande libertà interiore; ma anche chiarezza nel dialogo, calore nel dare fiducia, capacità di vicinanza e di comprensione. Si tratta di qualità che non sempre si possiedono naturalmente ma che è possibile acquisire attraverso l’allenamento, il lavoro su di sé, l’esperienza propria e degli altri, l’aiuto di altri educatori. Personale appropriazione dei contenuti della formazione La personalizzazione dei cammini formativi, l’adattamento alle esigenze e alle domande delle persone, il carattere modulare della proposta: tutto questo richiede nell’educatore quella globalità e organicità di appropriazione dei contenuti della fede che gli permettono di far sì che la flessibilità non si trasformi in frammentazione e riduzione soggettiva della visione cristiana della vita. Competenza culturale All’educatore serve una competenza culturale, che lo renda capace di orientarsi tra i temi e i problemi del mondo di oggi e in grado di porre una distanza critica rispetto alle linee di tendenza del pensiero e del costume. È difficile essere veri educatori senza vivere da cittadini del mondo e del proprio tempo. Una formazione da laboratorio Il percorso più adatto a raggiungere questi obiettivi è quello del laboratorio: contesto in cui possono essere sperimentate situazioni formative diverse e complementari come lo studio e la riflessione sui contenuti,la progettazione e la valutazione dell’esperienza, la verifica e il confronto. È uno stile di laboratorio quello che permette di valorizzare conoscenze teoriche e pratiche, la propria esperienza e l’apporto del gruppo. La formazione attraverso l’esperienza Ci si forma anche attraverso la pratica educativa,a condizione che essa sia sostenuta e accompagnata da una riflessione che permetta di valutarla e verificarla.. Oltre a questa formazione di base, è auspicabile che ogni educatore affronti di tanto in tanto – almeno una volta all’anno – un tema formativo di vasto respiro, in modo da dare alla sua preparazione un orizzonte più ampio. Questo può avvenire attraverso un campo scuola,un’esperienza formativa residenziale o un’occasione di studio qualificata. Divenire testimoni per essere educatori È chiaro che la formazione specifica che deve innestarsi su quella di base,che ogni educatore deve continuare a coltivare in quanto la persona, prima che per il servizio che rende. Si è educatori per la propria esperienza di vita e per l’impegno del proprio cammino di fede,prima che per le competenze di cui si dispone. Proprio il continuo lavoro su di sé come persone e come cristiani, è ciò che può rendere testimoni, in grado di fare l’esperienza di cui Paolo VI scrisse nell’Evangelii Nuntiandi: il nostro tempo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, e se ascolta i maestri lo fa perché sono testimoni.
PRIMA GIORNATA
La comunità
OBIETTIVI: - rileggere il proprio percorso nella comunità cristiana - riscoprire i doni che Dio ci ha fatto - rendere maggiormente consapevoli i giovani che anch’essi, assieme agli altri fedeli, fanno parte della Chiesa - capire che ognuno può mettere i propri carismi al servizio della comunità, mettendosi in gioco e trovando ciascuno il proprio posto nella Chiesa
FIGURA DELLA GIORNATA: Vittorio Bachelet
INTRODUZIONE GIORNATA: - lodi (lettura At 2, 41-48) - presentazioni (ogni ragazzo prende un fiore di carta dal mazzo e si presenta agli altri) - introduzione al campo-scuola
ATTIVITÀ DEL MATTINO (divisi per comunità di provenienza)
- “make a map” • DOMANDE DI FONDO: Quali sono i luoghi che percepisco come comunità? Quale è il mio posto? • IDEA DI FONDO: confrontandosi con gli altri, il ragazzo prende coscienza della propria comunità e del ruolo che ricopre in essa • DESCRIZIONE ATTIVITA’ 1) 45 min. – In gruppi di provenienza (i diversi paesi), i ragazzi elaborano una mappa della propria comunità individuando i luoghi che reputano importanti in quanto danno il senso di essere una comunità. In seguito, ciascuno posiziona una propria sagoma nella posizione della mappa che identifica il posto che sente di occupare nella comunità. 2) 15 min. – Attraverso un confronto di gruppo viene elaborato il profilo della propria comunità, con i suoi punti di forza e debolezza, oltre che sottolineare la posizione occupata da ogni membro del gruppo all’interno della comunità. 3) 30 min. – Tornati tutti insieme, un componente di ogni paese espone agli altri gruppi il profilo della propria comunità, raccontando quanto emerso nel lavoro di gruppo.
ATTIVITÀ DEL POMERIGGIO (divisi in gruppi)
• DOMANDE DI FONDO: Come vorresti la tua comunità? Quali talenti puoi mettere al servizio della tua comunità? • IDEA DI FONDO: alla luce della Parola di Dio si cerca di trovare quelle caratteristiche che il gruppo desidera abbia la sua comunità e, a tal fine, si individuano le risorse personali che ciascuno può mettere a disposizione degli altri per migliorare la propria comunità • DESCRIZIONE ATTIVITA’ 1) 10 min. – Lettura personale dei brani proposti, utili per stimolare la discussione (disponibile qui) 2) 30 min. – Discussione e confronto in gruppo sui riferimenti letti. Ogni ragazzo individualmente annota su un foglio le caratteristiche che desidera per la propria comunità. 3) 50 min. – A partire dalle caratteristiche che ciascuno ha annotato, i ragazzi condividono le proprie idee e le confrontano con la realtà del loro paese: si elabora quindi una nuova mappa provando a sognare una comunità nuova che presenti tutte le caratteristiche che ciascuno desidera. In essa ciascuno decide di cambiare o meno la propria posizione rispetto a quella scelta al mattino. Infine, si proverà a scrivere gli obiettivi che ciascuno si propone di raggiungere, cercando di indicare anche ciò che ognuno può mettere a disposizione degli altri. 4) 20 min. – Terminata la mappa, ci si confronterà anche coi sacerdoti per sentire cosa loro desiderano per la propria comunità e i progetti che sognano di realizzare, suggerendo anche eventuali servizi che possono essere svolti o indicando possibili strade da percorrere insieme.
CONCLUSIONE GIORNATA: - messa - cena - serata di animazione sul tema della giornata - rientro nelle parrocchie MATERIALE PER LA GIORNATA ATTIVITA' DEL POMERIGGIO - Letture per stimolare il confronto di gruppo (scarica)
• Mt 25, 14-30 – I talenti • At 2, 32-35 – La prima comunità cristiana • Mt 18, 15-18 – Correzione fraterna • Vita di Vittorio Bachelet ATTIVITA' DEL POMERIGGIO - Catechesi sulla "Comunità"
Xxx. Torna all'inizio della catechesi Scarica la catechesi in italiano o in bulgaro
SECONDA GIORNATA
Relazione con gli altri
OBIETTIVI: - ripercorrere le relazioni che viviamo per capire come sono e quanto ci investiamo - capire che non tutte le relazioni hanno lo stesso peso: solo quelle in cui ci si dona pienamente diventano significative, ricche e vere - capire come e se condividiamo la nostra fede nella quotidianità e vedere come Dio entra nelle nostre relazioni
FIGURA DELLA GIORNATA: Santa Maria Goretti
INTRODUZIONE GIORNATA: - lodi (lettura Lc 10,25-37)
ATTIVITÀ DEL MATTINO (divisi in gruppi)
- "www" • DOMANDE DI FONDO: Che tipo di relazioni vivo? Quanto ci investo? • IDEA DI FONDO: non tutte le relazioni hanno lo stesso peso se si considera: - tempo che dedichiamo a ciascuna relazione; - contenuto delle conversazioni; - contatto fisico pensando alla bellezza di una relazione diretta senza tecnologia, come un abbraccio; - cura della relazione coltivando il rapporto per cercare di scoprire o riscoprire l’altro. • DESCRIZIONE ATTIVITA’ 1) 30 min. - Ogni ragazzo realizza il quadro delle proprie relazioni. Ciascuno è dotato di un cartoncino e fisserà al centro di esso un chiodino che simbolicamente rappresenta la propria persona. Attorno al primo saranno fissati sul cartoncino altri chiodini che rappresentano le persone, i gruppi o le categorie di persone con cui il ragazzo si sente in relazione (es. padre, madre, parenti, il gruppo di amici, un amico speciale, ecc…). Nel posizionare questi chiodini, il ragazzo sceglie di collocarli più o meno lontani da se stessi (il primo chiodino) a seconda di quanto sentono importanti quella relazione (cioè un chiodino vicino rappresenta una persona vicina alla propria vita, e viceversa). Dopo questa prima fase il ragazzo unisce il chiodino centrale (se stessi) con gli altri chiodini che ha fissato sul cartoncino (le altre persone). In base all’intensità del rapporto che c’è tra il ragazzo e quella persona, i due chiodini sono connessi da un filo oppure da più giri di filo intorno ai due chiodini (che rappresenta un legame più o meno forte che unisce le due persone); per far questo è possibile usare fili di diversi colori associando a ciascun colore un preciso significato (rosso=relazione intensa e profonda, nero=relazione instabile e difficile, blu=relazione fredda e superficiale, ecc…). 2) 15 min. - Una volta terminato il lavoro, ogni ragazzo ha sotto mano il quadro delle proprie relazioni e, personalmente, le analizzata una ad una. La riflessione è aiutata attraverso una tabella di domande (disponibile qui), relative a ciascuna relazione identificata da un chiodino, a cui rispondere con un voto da 1 a 6. 3) 60 min. - Al termine della meditazione personale guidata dalla tabella di domande, si condividono le proprie riflessioni con gli altri. In questa fase si cerca di sottolineare come non tutte le relazioni hanno lo stesso peso: solo quelle in cui ci si dona pienamente diventano significative, ricche e vere. A tal fine la riflessione di gruppo può essere stimolata proponendo queste domande: - Che cosa vuol dire donarsi in una relazione? - Nelle relazioni con queste persone, dono veramente me stesso? Curo il rapporto senza pretendere il contraccambio? - Con quale persona mi è più facile o difficile relazionarmi? Perché? Quali sono gli ostacoli che mi impediscono di donarmi completamente? (paura di essere giudicato, timidezza…) - Vale la pena donarsi in una relazione? Anche quando l’altro non è un mio amico? La condivisione è un momento importante di confronto in cui ciascuno non si deve vergognare di raccontare la propria esperienza in quanto è occasione di arricchimento per gli altri.
ATTIVITÀ DEL POMERIGGIO (divisi in gruppi)
- catechesi sul tema della giornata (disponibile qui)
- "better www" • DOMANDE DI FONDO: Quale è il “di più” che la fede dà alle mie relazioni? • IDEA DI FONDO: facendo proprio l’esempio dei santi e della Bibbia si ripercorrono le proprie relazioni cercando di vedere come possono diventare migliori grazie ai criteri di gratuità, dono di sé, rispetto dell’altro, ecc… • DESCRIZIONE ATTIVITA’ 1) 15 min. - Ogni ragazzo riprende la tabella del mattino con cui ha analizzato le proprie relazioni e scrive accanto ad ogni relazione come può impegnarsi per migliorare il rapporto esistente. 2) 60 min. - A seguire ciascuno condivide le proprie meditazioni. Stimolando la discussione con alcune letture (disponibili qui), in gruppo si cerca di riflettere riguardo come la fede aiuta a migliorare le proprie relazioni: in famiglia, con gli amici, con il sacerdote, nelle relazioni affettive, con chi non conosco.
CONCLUSIONE GIORNATA: - messa - cena - serata di animazione sul tema della giornata - rientro nelle parrocchie MATERIALE PER LA GIORNATA ATTIVITA' DEL MATTINO - Tabella analisi relazioni (scarica)
ATTIVITA' DEL POMERIGGIO - Catechesi sulle "Relazioni con gli altri"
Riprendiamo l’attività di questa mattina con una breve riflessione. Pensando alla nostra vita è facile vedere che noi tutti viviamo inseriti in una rete di relazioni: quotidianamente parliamo, incontriamo, collaboriamo, salutiamo…in generale compiamo azioni con o per qualcuno. Siamo infatti circondati di amici, parenti e conoscenti con cui frequentemente abbiamo relazioni: ma che tipo di relazioni sono? A questa domanda abbiamo provato a rispondere questa mattina, giungendo alla conclusione che non tutte le relazioni hanno lo stesso peso: solo quelle in cui investiamo il nostro tempo e quelle in cui riusciamo a donarci pienamente diventano significative, ricche e vere. Infatti, nell’amicizia così come nell’amore, è importante amare l’altro in modo gratuito, senza aspettarsi necessariamente qualcosa in contraccambio: è il dono di sé che rende speciale la relazione. Ma c’è di più: come cristiani abbiamo un “asso nella manica”!!! Abbiamo lo strumento infallibile che ci permette di vivere bene le nostre relazioni: la fede. Allora è spontaneo domandarsi: ma come può la fede aiutarmi nelle mie relazioni con gli altri? Credere in Dio come può influenzare le mie relazioni? Amare gli altri non è una prerogativa dei cristiani e, infatti, molti non hanno la fede eppure si vogliono bene e vivono molto serenamente le loro relazioni. Allora la fede che cosa mi da di più? Per rispondere a questa domanda ci viene in aiuto la Parola di Dio. In At 2,42 vediamo come la prima comunità di cristiani poneva Dio al centro delle loro relazioni: “Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere”. È proprio la presenza del Dio vivente in mezzo a loro che rende unico e innovativo il modello della prima comunità cristiana, che allarga i confini del proprio gruppo per includere la presenza di Gesù. Questo è per noi un primo importante suggerimento per vivere meglio le nostre relazioni: come le prime comunità cristiane possiamo provare ad includere Gesù nelle nostre relazioni e, quindi, iniziare a relazionarci con l’altro vivendo un rapporto a tre: io, Dio e l’altro. Infatti, la relazione con qualcuno non è fatta solo di legami diretti; includere Dio significa rafforzare il rapporto: siamo uniti all’altro in quanto entrambi siamo uniti a Dio. Questo nuovo legame ci insegna a guardare l’altro con gli occhi della fede, cioè guardare con lo sguardo di Gesù, significa amare così come Dio ama, con la stessa intensità, con il suo interesse, con la sua stessa attenzione. Vivere una relazione a tre significa anche vivere un rapporto più profondo in grado di resistere nei momenti di difficoltà: se anche si rompono i legami diretti tra le persone, la relazione con l’altro continua in quanto la fede mantiene entrambi legati a Dio. È chiaro, quindi, che rapporti di amicizia o relazioni affettive trovano nella fede una marcia in più. Nel libro di Tobia, ai capitoli 7 e 8, si narra l’esperienza di Tobia e Sara: due giovani che la prima notte di notte di nozze, in controtendenza rispetto ad ogni tradizione, decidono di non unirsi ma di pregare insieme. Questo gesto esprime nella sua semplicità la ricchezza che la fede può dare alle nostre relazioni. Non siamo più in due ma in tre: nei nostri rapporti innanzi tutto non c’è l’altro ma Dio. Dall’esperienza di Tobia e Sara vediamo che, in particolare, i “di più” che la fede ci dona nelle relazioni sono due: la libertà e la carità. a) La fede mi dona la libertà Vivendo una relazione a tre in cui Dio occupa il primo posto, riesco a dare il giusto valore all’altro: l’altro non è un idolo, non dobbiamo adorare il suo corpo o le sue capacità altrimenti rischiamo di diventarne succubi o, peggio, schiavi. San Paolo al capitolo 5 della lettera ai Galati scrive: “Cristo ci ha liberati perché fossimo liberi; state dunque saldi e non vi lasciate porre di nuovo sotto il giogo della schiavitù. Perché, fratelli, voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate della libertà un'occasione per vivere secondo la carne, ma per mezzo dell'amore servite gli uni agli altri” (Gal 5,1.13). Poi continua dicendo: “camminate secondo lo Spirito e non adempirete affatto i desideri della carne. Perché la carne ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; sono cose opposte tra di loro; in modo che non potete fare quello che vorreste” (Gal 5,16-17). Dunque, se vivo secondo lo spirito, se pongo Dio prima degli altri, prima del loro affetto e prima del loro corpo, sono completamente libero evitando ogni forma di dipendenza!!! b) La fede mi dona la carità Di fronte alle difficoltà della vita mi può capitare di non essere più in grado di amare: e allora che fine fanno le mie relazioni? Per amare l’altro non posso fare riferimento solo alle mie forze, altrimenti vado avanti finché mi piace, fino a quando ho voglia…ma poi? Ecco allora che, quando esaurisco le mie forze, la relazione rischia di finire. Vivere una relazione a tre significa che per amare l’altro posso farmi aiutare da Dio: amo l’altro non solo con le mie forze ma anche per mezzo dell’amore di Dio. Gesù in Gv 13,34 dice: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri”. Questo significa che dobbiamo amare gli altri così come Dio ci ama, cioè con il suo stesso sguardo d’amore, e per far questo possiamo imparare dal suo esempio: è Dio che ci ama per primo e, sentendoci amati da Lui, possiamo riflettere il suo amore agli altri. Grazie alla fede, quindi, possiamo vivere un rapporto a tre; includere Dio nelle mie relazioni con l’altro significa avere qualcosa in più. Non c’è solo un legame orizzontale ma anche uno verticale: nelle relazioni per andare verso l’altro passo attraverso Dio (guardo l’altro con lo sguardo di Gesù) e ricevo da Dio la forza per amare l’altro. È attraverso questo circolo di amore che la fede rende speciale le nostre relazioni!!! Vorrei concludere questa riflessione proponendovi l’esempio di una santa dodicenne: Maria Goretti. La sua storia è quella di una povera famiglia contadina che, in difficoltà economica, decide di trasferirsi per cercare lavoro. Questa circostanza porterà la piccola Maria a conoscere il giovane Alessandro, figlio della famiglia con cui condividevano la nuova casa, che presto si innamorò di lei. Maria, cresciuta in una famiglia cattolica, aveva una profonda fede. Alessandro, invece, frequentava cattive amicizie e si concedeva letture immorali che fecero crescere in lui il desiderio di unirsi alla piccola Maria. Tentò più volte di avvicinarla ma lei sempre lo respinse fino a quando, in preda all’ira dopo aver ricevuto il suo ennesimo rifiuto, la uccise. Maria, prima di morire perdonò Alessandro; lui, pentito e convertito dopo 27 anni di carcere, finì la sua vita in preghiera e raccoglimento insieme ad una comunità di religiosi. La storia di santità di Maria Goretti mostra benissimo come l’interesse per una ragazza può trasformarsi nel desiderio irrefrenabile di avere con lei un rapporto sessuale: senza usare lo sguardo di Dio, Alessandro vedeva in Maria un corpo da “usare” piuttosto che una “persona” da amare. Il desiderio aveva reso Alessandro schiavo della sua stessa “voglia” tanto che, per liberarsi da questa sua dipendenza, l’unica soluzione è stata uccidere Maria. Al contrario la piccola bambina, con fede, ha preferito non cedere alla tentazione, preferendo dare la sua vita piuttosto che peccare. Come Tobia e Sara, affidiamo a Dio le nostre relazioni e cerchiamo continuamente la sua presenza: senza la sua forza è faticoso superare le difficoltà e vivere in modo stabile e duraturo i nostri rapporti. Impariamo a curare la qualità delle relazioni: dedichiamo all’altro il giusto tempo, doniamoci gratuitamente in un rapporto di sincerità, amiamo e perdoniamo con lo stesso sguardo di Gesù e includiamo Dio nelle nostre relazioni per vivere un rapporto a tre di libertà e amore. Tutto questo è il di più che la fede ci permette di vivere!!! Torna all'inizio della catechesi Scarica la catechesi in italiano o in bulgaro
ATTIVITA' DEL POMERIGGIO - Letture per stimolare il confronto di gruppo (scarica)
1° riflessione: Da quale momento inizia la mia relazione con Dio e con gli altri? Fin dalle prime pagine del libro della Genesi, viene raccontata la creazione come atto di corrispondenza delle cose tra loro; nell’atto della creazione, ogni elemento della terra e del creato è messo in relazione con gli altri elementi. Infatti la creazione inizia in un bagno di luce. Senza luce non c’è acqua e non c’è terra. Senza luce, acqua e terra non ci sono i germogli; senza acqua, cielo e germogli non c’è nessuna vita per gli animali. Così come ogni elemento del creato vive in corrispondenza con l’altro, anche l’uomo non può esistere da solo. Infatti, nella Genesi, l’umanità viene creata come maschio e femmina, che pur nella loro diversità, trovano una relazione, così come ogni elemento della terra nella sua diversità si relaziona agli altri. Come gli animali anche l’uomo è maschio e femmina; il di più è che è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio. Questo significa che Dio si rivela nella creatura umana; non è un caso che la prima relazione che Dio stabilisca sia con l’uomo, poiché Dio è comunione e non separazione, proprio come l’uomo. Dunque l’atto della creazione nasce dalla volontà di Dio di voler intrecciare una relazione con noi.
2° riflessione: Cosa significa relazionarsi, cosa comporta una relazione? Le pagine della Bibbia parlano di relazione, in particolare la relazione di un popolo con Dio. Quando usiamo la parola relazione, intendiamo dire che “Ho un legame con…, Ho una storia con…,Ho un rapporto con…”. Relazionarsi significa non poter fare a meno dell’altro, così come il mare non potrebbe esistere senza la terra, né il cielo senza gli uccelli che ci volano attraverso, o la luna e le stelle che fanno luce nella notte. Ogni creatura, dunque, può esistere solo se si apre all’altro; il di più dell’uomo, sta nel fatto che sceglie le sue relazioni in quanto libero. Il sole si sveglia ogni mattina e riscalda la terra: non dipende dalla sua volontà il porsi in relazione con essa ma da un meccanismo della natura. Così, invece, non è per l’uomo e per la donna: loro possono desiderare, cercare, aderire ad una relazione, o al contrario possono odiarla, rifiutarla persino rinnegarla, sono liberi. Non c’è relazione umana, dunque, che non passi per la libertà. Nella Bibbia, Dio propone sempre una relazione agli uomini, ma poi aspetta una risposta, una libera scelta; mai Dio si impone sull’altro, mai lo possiede, mai lo forza. Ci sono due ragioni perché una relazione deve essere libera: la prima è che nessuna relazione potrebbe essere autentica se non ci fosse la libera adesione del cuore di entrambi; la seconda è che Dio non vuole stabilire un rapporto con un servo, che gli sia vicino con buoni atteggiamenti ma senza convinzione. Al contrario Dio vuole un partner consapevole con cui instaurare un rapporto sincero e profondo. Quindi, per prima cosa relazionarsi significa essere libero di scegliere. La storia di Dio e Israele, raccontata nella Bibbia, ci insegna che vivere una relazione significa parlarsi al cuore, entrare nell’intimità l’uno con l’altro, con attenzione, con rispetto, con attesa, con pazienza, con meraviglia.
3° riflessione: Cosa sono disposto io a fare per venire incontro all’altro? Il primo segno dell’amore di Dio è l’ascolto; per ascoltare bisogna mettersi a livello dell’altro e allora Dio si abbassa. C’è questa caduta di Dio sulla terra, questa discesa. Amare vuol dire abbassarsi, cioè scendere verso un luogo che non è il tuo perché l’altro non sei tu, l’altro può essere lontano ed è necessario mettersi vicino a lui per poterlo ascoltare. Dio si prese cura del suo popolo, Israele, e ancora oggi si prende cura di noi e inizia il rapporto. L’amore è impossibile senza il coraggio, senza la capacità di infrangere dei muri, di affrontare le difficoltà. La relazione è un viaggio dal quale non si ritorna mai come si era partiti, da cui mai si torna indietro.
4° riflessione: Come mi pongo nelle relazioni affettive e con i miei familiari? Amo l’altro come me stesso? L’amore non riguarda soltanto il rapporto di coppia, ma anche quello di amicizia. Nel primo libro di Samuele, dal capitolo 18 in poi, si legge la storia di Davide e Gionata. Sono amici, tra loro c’è un patto: “Gionata si legò a Davide con un patto perché lo amava come se stesso”. L’amicizia è importante: pensiamo a Gesù e al discepolo amato, ma anche l’amicizia tra i discepoli di Gesù. Pensiamo a Paolo e al suo amato Timoteo. L’amicizia è strettamente legata all’amore: l’amore come esperienza di famiglia, del gruppo, del popolo, di chi si ritrova insieme per fede.
5° riflessione: Riesco ad aprirmi all’altro in maniera sincera e profonda? Sono rispettoso dell’altra persona, dei suoi sentimenti e desideri? Amare è un lavoro che non finisce mai, non si tratta di provare qualcosa in modo superficiale. L’amore non è una sensazione o quello che provi in un momento. L’amore è un rovesciamento di mentalità, è un altro modo di fare ogni cosa, è un vero e proprio lavoro che i latini definirebbero “opus”, cioè una tensione continua. Di questa tensione fa parte anche la diversità, la differenza e, certe volte, anche il conflitto. Infatti, nell’amore ci sono anche gli scontri che non devono mai essere temuti. Nelle relazioni, il contrasto dovuto alla diversità è un elemento irrinunciabile, altrimenti l’altro diventerebbe un oggetto da inglobare. Al contrario, l’altro non è assimilabile e amarsi non vuol dire che l’altro diventa come me stesso. Anzi, è molto importante riuscire a leggere e contemplare sempre la bellezza della sua diversità, altrimenti l’altro diventa qualcosa di scontato: molto presto potrebbe arrivare la noia perché ormai si sa chi è l’altro.
6° riflessione: Sento sempre che Dio mi è vicino? Sento l’amore di Dio nella mia vita, sento che vuole amare proprio me? E io come amo gli altri? La Bibbia non dice che c’è un unico dio, anzi che ci sono molti dei. Si dice però che Dio è l’unico in quanto legato a me. È su questa metafora dell’amore che nasce il parallelismo tra la concezione del monoteismo biblico e quella dell’esclusività del matrimonio. L’amore di Dio è geloso, è scritto nel suo nome (Es 34). Il suo amore è una furia travolgente ma non preme mai il cuore dell’amata che solo spontaneamente lo riama, così è l’amore di Dio per l’uomo e di chi si ama sulla terra. Questo amore è presentato nella Bibbia come libertà, alleanza, giustizia, misericordia, compassione, abbraccio, amore, grazia pura e incondizionata.
TERZA GIORNATA
Relazioni con Dio
OBIETTIVI: - capire come ogni giorno ci relazioniamo usando corpo, cuore e mente - capire che la fede ci dona una quarta componente di noi stessi: l'anima - capire che per vivere pienamente la nostra vita è necessario fare unità tra tutte queste componenti indirizzandole tutte verso la stessa meta che è la nostra vocazione - capire che vivere una buona relazione con gli altri e con Dio è necessario investirci e donarsi pienamente
FIGURA DELLA GIORNATA: Sant’Agostino
INTRODUZIONE GIORNATA: - lodi (lettura Lc 1,26-38)
ATTIVITÀ DEL MATTINO (divisi in gruppi)
- corpo-cuore-mente • DOMANDE DI FONDO: Cosa manca alla mia vita? Come posso viverla pienamente? • IDEA DI FONDO: analizzando casi concreti di vita quotidiana si cerca di capire come di solito reagiamo: istintivamente, sentimentalmente o razionalmente (corpo-cuore-mente). Se alcune componenti non sono impiegate significa che viene a mancare qualcosa alla propria vita. Ciò che permette di fare unità e di recuperare quello che va perduto è la fede. • DESCRIZIONE ATTIVITA’ 1) 15 min. - Ogni ragazzo disegna un orologio all'interno del quale appunta la propria "giornata tipo": l’orologio è diviso in 24 parti e per ogni ora il ragazzo indica le attività che solitamente compie in quel momento; si completano così le 24 ore fino a scrivere tutte le azioni che solitamente sono compiute nell’arco di una giornata. Di ciascuna delle attività indicate nell’orologio si cerca di analizzare quali componenti vengono solitamente usate tra corpo-cuore-mente: si sceglie una delle tre componenti e la si scrive accanto ad ogni azione, così per tutte le attività compiute nell’arco della giornata. 2) 60 min. - Riguardo ciascuna azione indicata nell’orologio, attraverso una discussione in gruppo ogni ragazzo cerca di capire quali componenti non ha usato e, quindi, cosa sia venuto a mancare non avendolo usato o cosa invece avrebbe avuto in più usandolo (es. mangiare: azione istintiva/solo corpo – manca mente/ragionando avrei potuto masticare lentamente e digerire meglio – manca cuore/usando i sentimenti avrei potuto ringraziare chi mi ha preparato il pasto). Per stimolare la riflessione sono proposte alcune domande: - Quando non mi sembra di valorizzare pienamente le mie capacità e ciò che sono con le mie caratteristiche e i miei desideri? - In quali occasioni sento di vivere pienamente la mia vita? - Davvero “c’è di più” nel vivere ciò che sono in modo pieno e consapevole, cercando di fare unità con quello che vivo? - Cos’è che mi aiuta a fare unità e sintesi nella mia vita? - Qual è per me quel “di più” che mi aiuta a compiere una scelta piuttosto che un’altra? - Ho mai interpellato Dio nelle decisioni più importanti? E in quelle che reputo di poco conto? Cosa penso sarebbe cambiato se l’avessi fatto? La discussione dovrebbe cercare di far scoprire il “di più” che la fede dà alla propria vita: il rapporto con Dio aiuta a capire se stessi e ad armonizzare le diverse parti. L’anima rappresenta l’elemento che fa unità indirizzando tutte le componenti verso l’unica meta della propria vocazione. Allora c’è un “di più”: il corpo non è strumento ma tempio, la mente e il cuore sono capaci di discernimento per cui non si parla di propria voglia ma di una volontà conforme a quella di Dio.
ATTIVITÀ DEL POMERIGGIO
- deserto di meditazione personale (disponibile qui) si invitano i giovani a trovare un luogo dove trascorre un’ora di silenzio e riflessione. Nel foglio del deserto sono proposti diversi brani di riflessione riguardo le nostre relazioni con gli altri e con Dio: sarà possibile leggere più volte i testi proposti, con calma e con attenzione, evidenziando i passi che più ci colpiscono, cercando di immedesimarci nel personaggio e capire cosa Dio vuol comunicarci attraverso questa lettura. Sono proposte anche alcune domande per aiutare la meditazione personale. Si suggerisce di scrivere i propri pensieri e le proprie riflessioni; infatti scrivere può aiutare a fissare le proprie idee.
- fontane di luce (adorazione, confessione e deserto) in chiesa ha inizio l’adorazione Eucaristica: dopo l’avvio insieme si da la possibilità ai giovani di confessarsi o di continuare il proprio deserto. Nel corso dell’adorazione Eucaristica, i giovani possono condividere le riflessioni frutto della propria meditazione personale leggendole ad alta voce. SEGNO: ogni giovane, al termine della sua confessione, con un filo trasparente collega al crocifisso il chiodino che rappresenta se stesso nel lavoro dell’attività del giorno precedente. La croce, posta in mezzo agli elaborati dei giovani, ricorda che Gesù deve essere il centro delle nostre relazioni, perché siano esse autentiche e significative, e che attraverso di Lui siamo tutti in relazione tra di noi. Si utilizzerà il filo da pesca per sottolineare che la presenza di Dio nelle nostre relazioni quotidiane, nonostante possa sembrare poco visibile, non solo c’è, ma è anche molto resistente.
- testimonianza (disponibile qui) dopo la deposizione del Santissimo, si legge la testimonianza di Erica riguardo il suo rapporto con Dio, la necessità di fare unità per vivere pienamente la sua vita seguendo la propria vocazione. Sarà proposta anche la figura di Sant’Agostino.
CONCLUSIONE GIORNATA: - messa - cena - serata di animazione sul tema della giornata - rientro nelle parrocchie
MATERIALE PER LA GIORNATA ATTIVITA' DEL POMERIGGIO - Traccia per la meditazione personale
Io e il mio rapporto con gli altri Carlo Carretto – Io, Francesco (sulla vita di S. Francesco) Ma c’era ancora dell’altro e Dio me lo spiegò facendomi incontrare i lebbrosi. Quanto mi facevano orrore i lebbrosi! Era forse per una vecchia abitudine presa in chiesa, dove i lebbrosi erano considerati come l’immagine del peccato, era per il loro forzato isolamento, era a causa dei miei che avevano paura del contagio, fatto si che io non potevo sopportare la vista di un lebbroso e per tutto l’oro del mondo non avrei osato toccarne uno. Cacciavo addirittura il pensiero quando mi immaginavo che ne avrei potuto incontrare uno. E invece lo incontrai. E la strada era così stretta che avrei dovuto incrociarlo…a meno che non fossi fuggito. Me ne venne la voglia e come, ma il ricordo del crocifisso di S. Damiano mi bloccò la fuga. Rimasi immobile in mezzo alla strada. Il lebbroso veniva avanti adagio, adagio, vestito di stracci. Mi tese le mani fasciate e mi fissò con una dolcezza ed umiltà dolorosa. Mi ricordai in quel momento del crocifisso di S. Damiano e mi parvero gli stessi occhi che mi guardassero. Non so proprio cosa poté capitarmi. Feci un salto ed abbracciai il lebbroso, baciandolo sulla bocca. Il lebbroso si mise a piangere ed io piangevo con lui. Tirai fuori tutto quello che avevo e glielo donai. Ma era nulla in confronto di ciò che mi aveva dato lui, fatto vedere lui in quel momento ed in quel bacio. Avevo toccato il vestito stupendo di colei che avrei sposato per sempre: Madonna Povertà! San Francesco di fronte al lebbroso, con le sue sole forze, non riusciva ad amare. Poi, al pensiero del crocifisso di S.Damiano, ha cambiato modo di vedere il lebbroso iniziando a guardarlo con gli occhi di Dio, Lui che ci ama tutti indistintamente. Ecco che allora amare l’altro è diventato subito più facile. - Di fronte a chi non conosco, chi è diverso o chi non mi è simpatico, come mi comporto? - Riesco a mettere da parte i pregiudizi e il mio egoismo per guardare l’altro con occhi nuovi? - So cogliere il meglio da ogni persona o mi fermo solo all’apparenza? - Pongo Dio al centro delle mie relazioni? Riesco ad amare gli altri così come Lui ci ama?
Luca 5,17-26 – Gesù guarisce un paralitico Un giorno Gesù stava insegnando; e c'erano, là seduti, dei farisei e dei dottori della legge, venuti da tutti i villaggi della Galilea, della Giudea e da Gerusalemme; e la potenza del Signore era con lui per compiere guarigioni. Ed ecco degli uomini che portavano sopra un letto un uomo che era paralizzato, e cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. Non trovando modo d'introdurlo a causa della folla, salirono sul tetto e, fatta un'apertura fra le tegole, lo calarono giù con il suo lettuccio, in mezzo alla gente, davanti a Gesù. Ed egli, veduta la loro fede, disse: «Uomo, i tuoi peccati ti sono perdonati». Allora gli scribi e i farisei cominciarono a ragionare, dicendo: «Chi è costui che bestemmia? Chi può perdonare i peccati se non Dio solo?» Ma Gesù, conosciuti i loro pensieri, disse loro: «Che cosa pensate nei vostri cuori? Che cosa è più facile, dire: “I tuoi peccati ti sono perdonati”, oppure dire: “Alzati e cammina”? Ora, affinché sappiate che il Figlio dell'uomo ha sulla terra il potere di perdonare i peccati, io ti dico», disse all'uomo paralizzato, «alzati, prendi il tuo lettuccio e va' a casa tua». E subito egli si alzò in loro presenza, prese il suo giaciglio e se ne andò a casa sua, glorificando Dio. Tutti furono presi da stupore e glorificavano Dio; e, pieni di spavento, dicevano: «Oggi abbiamo visto cose straordinarie». Il vangelo racconta di alcune persone che portano un amico da Gesù: è solo grazie alla loro fede e al loro aiuto che una persona ha potuto essere guarita. - E io come mi comporto? Quale personaggio mi rappresenta? (il paralitico da guarire, gli uomini che aiutano l’amico e lo portano da Gesù, lo scriba o il fariseo che critica Gesù e non crede in lui, uno della gente che guarda con stupore il miracolo di Gesù) Perché? - Le mie relazioni come sono? Le persone che frequento mi conducono verso Gesù? - Chi mi sostiene e mi accompagna nel mio cammino di fede? - Io per gli altri mi faccio compagno di viaggio? Conduco altri verso Gesù?
Galati 5,13-25 – La carne e lo Spirito Perché, fratelli, voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate della libertà un'occasione per vivere secondo la carne, ma per mezzo dell'amore servite gli uni agli altri; poiché tutta la legge è adempiuta in quest'unica parola: «Ama il tuo prossimo come te stesso». Ma se vi mordete e divorate gli uni gli altri, guardate di non essere consumati gli uni dagli altri. Io dico: camminate secondo lo Spirito e non adempirete affatto i desideri della carne. Perché la carne ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; sono cose opposte tra di loro; in modo che non potete fare quello che vorreste. Ma se siete guidati dallo Spirito, non siete sotto la legge. Ora le opere della carne sono manifeste, e sono: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sètte, invidie, ubriachezze, orge e altre simili cose; circa le quali, come vi ho già detto, vi preavviso: chi fa tali cose non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo; contro queste cose non c'è legge. Quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Se viviamo dello Spirito, camminiamo anche guidati dallo Spirito. Noi siamo liberi e quindi possiamo scegliere liberamente di vivere secondo i desideri della carne o di lasciarci guidare dallo Spirito. San Paolo ci indica la strada dell’amore, per camminare guidati dallo Spirito e sfuggire le passioni della carne. - Cammino secondo lo Spirito oppure seguo i desideri della carne? - Riconosco nella mia vita i frutti dello Spirito? In quali occasioni? - E invece quali sono le opere che la carne mi fa compiere? Riesco a farne a meno oppure sono per me una forma di schiavitù? - Nelle mie relazioni affettive mi lascio guidare dallo Spirito o seguo le passioni della carne?
Io e il mio rapporto con Dio Marco 12,28-34 – Il gran comandamento Uno degli scribi che li aveva uditi discutere, visto che egli aveva risposto bene, si avvicinò e gli domandò: «Qual è il più importante di tutti i comandamenti?» Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele: Il Signore, nostro Dio, è l'unico Signore. Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la mente tua, e con tutta la forza tua". Il secondo è questo: "Ama il tuo prossimo come te stesso". Non c'è nessun altro comandamento maggiore di questi». Lo scriba gli disse: «Bene, Maestro! Tu hai detto secondo verità, che vi è un solo Dio e che all'infuori di lui non ce n'è alcun altro; e che amarlo con tutto il cuore, con tutto l'intelletto, con tutta la forza, e amare il prossimo come se stesso, è molto più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Gesù, vedendo che aveva risposto con intelligenza, gli disse: «Tu non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno osava più interrogarlo. Amare Dio e gli altri con tutto se stessi è la chiave della salvezza. - Chi è Dio per me? Che posto occupa nella mia vita? Ci sono altre cose più importanti (soldi, successo, lavoro,affetti…)? - Riesco ad amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le mie forze? Cosa affolla il mio cuore, a chi sono rivolti i miei pensieri, in quali attività spendo le mie energie e il mio tempo?
Matteo 6,5-8 – Istruzioni di Gesù sulla preghiera «Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate». Così come nelle relazioni con i miei amici mi impegno a trovare il tempo per stare con loro, per parlare, per conoscerci meglio, per confidare i miei pensieri, allo stesso modo è importante trovare il tempo da dedicare a Dio. - Che rapporto ho con Dio? Riesco a trovare occasioni per dialogare con lui oppure lo sento troppo lontano? - Mi riservo ogni giorno un tempo per stare da solo con il Signore “nel segreto della mia camera”? - Metto nelle sue mani la mia vita? Cerco di capire il suo progetto su di me? - Chiedo soltanto oppure cerco di ascoltare la sua risposta nella Parola di Dio, nel consiglio di chi mi è vicino, nelle parole del catechista o del sacerdote, nelle occasioni che la vita mi propone?
ATTIVITA' DEL POMERIGGIO - Testimonianza sulle "Relazioni con Dio"
Il Vangelo che abbiamo letto questa mattina è “l’annunciazione” ma vorrei guardarlo da un altro punto di vista, cioè dal punto di vista del SI di Maria. Alle parole dell’Angelo, Maria risponde: “Eccomi, sono la serva del Signore”. Pronunciando questa frase, Maria sceglie di percorrere la strada che il Signore aveva pensato per lei, la sua vocazione. Io sono quotidianamente alla scoperta della mia vocazione: ho 20 anni e non so ancora, o più probabilmente non ho ben capito, cosa il Signore ha pensato per me. Quest’anno ho iniziato a studiare per diventare Farmacista e, quando le persone mi chiedono se mi piaccia o meno, mi ritrovo a rispondere “Si, molto”. Poi magari ripenso al perché mi piace, perché ho scelto questa facoltà, e qui mi ricollego al tema di lunedì: mi piace perché riesco a far fruttare i miei talenti, ciò che Dio mi ha donato. Quella di cui ho appena parlato io la chiamo la “vocazione del che faccio”; inoltre c’è, per me, la “vocazione del chi sono”. Le due cose sembrano poter coincidere ma in realtà per me non è così. Quest’anno, in un’occasione particolare, mi sono chiesta “Se mai dovessi per qualche assurdo motivo trovarmi a scegliere tra continuare l’università o costruirmi una famiglia mia, cosa farei?”. Ho meditato a lungo su questa domanda ma fin da subito, di fatto, avevo una risposta che mi ronzava in testa: “Metterei al primo posto la famiglia”. Ecco, allora, la vocazione del “chi sono-sarò”: se il Signore lo vorrà, sarò moglie e madre. Però, la scoperta del progetto che Dio ha su di me è continua e, quindi, non posso pensare che sono arrivata ad una risposta; anzi, giorno dopo giorno, prego affinché io possa capire quale è il sogno che Dio ha per me. Mi è capitato, inoltre, di parlare di questo argomento con persone non credenti che mi hanno detto: “Ma che ti importa del progetto che Dio ha su di te?! Vivi la tua vita e prendi quel che viene”. Io ho semplicemente risposto: “Quando si va da un amico a chiedergli un consiglio, lo ascolti perché si ha fiducia in lui! Bene, per me il Signore è come quell’amico: io mi fido di Lui e credo che il progetto che ha su di me è quello che mi renderà pienamente felice”. Non posso e non voglio nascondere, però, che ci sono momenti “bui”, momenti in cui non capisco cosa il Signore ha in serbo per me, non capisco se quello che sto facendo è giusto o meno, ma anche per questo devo ricordarmi che i miei tempi non sono i tempi del Signore! Però so che, pregando e aspettando, avrò le risposte che cerco. Ecco l’ultima cosa che vorrei sottolineare: la qualità della preghiera. Ripenso allora a Sant’Agostino, figura di riferimento di questa giornata. Egli scriveva: “Usare troppe parole nella preghiera è fare con parole superflue una cosa necessaria: il pregare molto invece è bussare con un continuo e devoto fervore del cuore al cuore di Colui al quale rivolgiamo la preghiera”. Non voglio dire altro perché vorrei che ognuno di voi tentasse di portare questa frase nella propria vita, con originalità! Erica
Abbiamo ascoltato la testimonianza di Erica. L’esperienza che ci ha raccontato ci ricorda come sia difficile fare unità nella vita e, quindi, quanto sia complicato mettere d’accordo corpo, cuore e mente. Le nostre doti particolari, la nostra sensibilità, i nostri affetti, i nostri ragionamenti, spesso ci suggeriscono soluzioni diverse, cioè scelte discordi per la nostra vita. Così come Erica ha testimoniato raccontando la sua esperienza personale, solo grazie alla preghiera è possibile mettere d’accordo noi stessi, convogliando tutte le nostre energie verso un’unica meta: la nostra vocazione. Lo stesso Sant’Agostino ci ricorda di bussare continuamente al cuore di Gesù: non servono troppe parole, piuttosto preghiere frequenti ma brevissime, al fine di mantenerci continuamente in dialogo con Dio per farci da Lui guidare nella nostra vita.
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QUARTA GIORNATA
Il mondo
OBIETTIVI: - scoprirsi Responsabili del mondo che ci circonda ed in cui il Signore ci ha fatti nascere - (13/17) prendere coscienza del mondo in cui viviamo ed in cui siamo chiamati ad essere protagonisti - (18/30) analizzare la situazione che ci circonda e saper essere testimoni del Risorto in ogni luogo
FIGURE DELLA GIORNATA: Don Milani (per i 13/17), Giorgio La Pira (per i 18/30)
INTRODUZIONE GIORNATA: - lodi (lettura Lc 1,26-38)
ATTIVITÀ DEL MATTINO (divisi in due gruppi di età)
- 13/17 "i muri intorno a noi" • DOMANDE DI FONDO: Quali sono i muri che ho costruito intorno a me? Perché? So che il mondo non finisce sulla porta della discoteca e con il mio gruppo di amici? • IDEA DI FONDO: si vuole stimolare il confronto in gruppo che segue l'attività. I muri che l’uomo di oggi va costruendo, o ha costruito nel nostro mondo, servono per sottolineare la sua chiusura verso il mondo esterno. In generale anche l’età della piena adolescenza è caratterizzata da una forte chiusura nei confronti del Mondo. Questa mattinata serve per rendersi conto di questa chiusura e fare qualcosa affinché un po’ si rompa quel muro che ci si costruisce intorno. • DESCRIZIONE ATTIVITA’ 1) 5 min. – si chiede ai ragazzi se conoscono dei luoghi sul nostro pianeta dove esistono ancora dei muri; probabilmente se ne conoscono pochi come ad esempio quello in Palestina 2) 25 min. – si proiettano delle slide (scarica qui) con immagini di alcuni muri che sono ancora in piedi nel nostro mondo (ne sono stati segnalati una quindicina per non essere troppo lunghi). La presentazione procede con questa dinamica: all’apparire dell’immagine si chiede se qualcuno sa di quale muro si tratti; se nessuno lo conosce si cerca di parlarne spiegando la realtà e i motivi per cui è stato eretto 3) 60 min. – segue un confronto in gruppo incentrato sulle domande proposte precedentemente nell’introduzione del mattino La mattina vuole essere più introspettiva e incentrata sul'io del ragazzo che, a quest'età, tende a vedere come proprio “mondo” il ristretto insieme di quelle realtà che vive (a volte nemmeno tutte) e a cui, da adolescente, può capitare di sentirsi come un mondo a parte rispetto a chi gli è intorno.
- 18/30 "il mondo che..." • DOMANDE DI FONDO: Che analisi facciamo del tempo che stiamo vivendo? Lavoro, disoccupazione, lontananza dei genitori, Europa...? Dio in tutto questo c’è o è morto? • IDEA DI FONDO: è necessario partire da un’analisi quanto più sincera della situazione che vivono i giovani; è importante educare questo esercizio di continuo sguardo critico nei confronti della realtà che si vive ed è importante farlo in gruppo. Troppo spesso i giovani si fanno scivolare tutto addosso senza pensarci, ma per essere responsabili del mondo che viviamo dobbiamo conoscerlo a fondo. • DESCRIZIONE ATTIVITA’ 1) 30 min. – i ragazzi si dividono in 4 gruppetti a cui verrà assegnato un personaggio storico rappresentativo di un diverso modi di agire/reagire (es. Che Guevera, Gandhi, Robin Hood e Madre Teresa di Calcutta). Ogni gruppetto dovrà scrivere un testo, di circa una pagina di lunghezza, descrivendo come sarebbe il mondo se il messaggio di cui si è fatto portatore il suo personaggio avesse “persuaso” tutta la terra. 2) 60 min. – dopo aver letto tutti insieme gli elaborati dei 4 gruppetti, si apre un confronto di gruppo partendo dal fatto che i personaggi e le storie appena ripercorse, rispetto a situazioni di povertà, soprusi ed ingiustizie, hanno dato risposte diverse e a volte opposte. Il confronto che ne scaturisce deve incentrarsi sul fatto che questi personaggi sono partiti da un'analisi della situazione, dal vivere a fondo il loro tempo ed i loro luoghi...ma che, a seguito di questa analisi, hanno raggiunto conclusioni discordi ed hanno agito diversamente (seguendo comunque ognuno il proprio ideale di bene). Le domande di fondo su cui dovranno confrontarsi i giovani sono: - Ma allora, noi che analisi facciamo del tempo che stiamo vivendo? - Lavoro, disoccupazione, lontananza dei genitori, Europa...? - Dio è morto in tutto questo?
ATTIVITÀ DEL POMERIGGIO
- 13/17 "citybox" • DOMANDE DI FONDO: Come santifico i luoghi che vivo quotidianamente? Sono consapevole che per essere cittadino degno del Vangelo sono chiamato a santificare anche i luoghi civili del mondo che mi circonda e ad esserne protagonista? • IDEA DI FONDO: dopo una mattinata più rivolta verso l’io, il pomeriggio è più spinto verso un discorso estroverso: il mondo che mi circonda visto come i luoghi che vivo. Si cercherà di far prendere coscienza al ragazzo dei luoghi civili che già vive o che dovrebbe vivere. L’obiettivo è di far capire che tutti questi luoghi forniscono occasioni per realizzarsi come cristiani laici, per spendersi e per vivere al meglio la propria fede. • DESCRIZIONE ATTIVITA’ 1) 30 min. – il gruppo viene diviso in due squadre, ciascuna delle quali ha un foglio per terra, alcuni modellini di edifici e un uomo/gru. Ognuno dei due sotto-gruppi deve costruire la propria città ideale scegliendo quali edifici posizionare sul piano-città (il foglio messo per terra). Sono disponibili diversi edifici tra cui scegliere quelli per la propria città: scuola, municipio, tribunale, parco, discoteca, ospedale, Colosseo, Torre di Pisa, Disney Store, campo da calcio, etc… Man mano che sono scelti, la persona che funge da gru solleverà i modellini degli edifici e li posizionerà sul piano-città. Infatti, a turno, ogni componente del gruppo indicherà all’uomo/gru quale edificio sollevare per essere messo nella città. Una volta preso il pezzo, la gru inizia a girare e lascerà cadere l'edificio SOLO nella posizione che gli sarà indicata dal ragazzo. 2) 15 min. – terminati i lavori, la giuria (cioè il gruppo di animatori italiani-bulgari) assegna un giudizio a ciascuna città, in base ad una tabella che associa un punteggio in base alla presenza o assenza di ogni edificio, per poi motivare il voto finale (ad esempio se nella città non c'è la scuola verrà assegnato un punteggio di zero punti perché in una città non può mancare la scuola; allo stesso modo se ci sono più discoteche che ospedali si assegnerà zero punti) 3) 60 min. – segue un confronto in gruppo che ripercorre i diversi luoghi “costruiti” ponendoci alcune domande: - Come santifico ciascuno di questi luoghi? - Sono consapevole che per essere cittadino degno del Vangelo sono chiamato a santificare anche tutti i luoghi civili del mondo che mi circonda e ad esserne protagonista? 4) 30 min. – per concretizzare il discorso e dare alcuni esempi di buone prassi in giro per l’Europa verranno presentati ai ragazzi attraverso alcune foto il MSAC (Movimento Studenti di Azione Cattolica), l'SFS 2010 (Scuola di Formazione per Studenti organizzata dal MSAC) ed il JECI-MIEC (Coordinamento Europeo dei Movimenti Studenteschi Cattolici presente in oltre 20 Paesi europei). Lo scopo di questo momento finale è quello di dare ai ragazzi qualche spunto pratico dopo una giornata che forse rischia di rimanere troppo teorica: gli esempi indicati sono, infatti, alcuni modi per essere cittadini degni del Vangelo anche a 16 anni proprio nella scuola, il luogo che maggiormente si vive e di cui bisogna interessarsi (disponibile qui).
- 18/30 "il mondo che vorrei" • DOMANDE DI FONDO: Di fronte alla situazione che viviamo che fare? Come cristiani cosa siamo chiamati a fare? Quale può essere il nostro compito e il nostro spazio nella società civile? • IDEA DI FONDO: al mattino i giovani hanno fatto un'analisi della situazione che vivono da cui, probabilmente, emergeranno diverse difficoltà per un cristiano a vivere la propria fede e portare il vangelo nel mondo. Nel pomeriggio, però, si cercherà di fare un passo verso la meta della giornata, cioè scoprire il significato profondo del santificare i luoghi in cui si vive, a partire da quelli laici del lavoro e dell'Università. Ovunque ci troviamo, si tratta di luoghi da vivere come protagonisti ed in cui portare, anche attraverso il proprio impegno e competenza, un messaggio evangelico. Il pomeriggio avrà un taglio molto laicale perché è nel mondo che i laici sono chiamati a vivere la propria vocazione. • DESCRIZIONE ATTIVITA’ 1) 45 min. – ogni giovane descrive la propria vita “da sogno”, cioè cosa avrebbe voluto fare, dove e con chi; dove avrebbe voluto nascere, quali opportunità avrebbe voluto avere, ecc... Ciascuno, all'inizio del racconto, mette sull’atlante una bandierina in corrispondenza della nazione scelta come nazione in cui sogna di vivere 2) 60 min. – alla luce dei risultati di questa vita sognata si giungerà ad un confronto in gruppo sui temi introdotti in precedenza. L'obiettivo finale e fondamentale è di far capire che dobbiamo sentirci responsabili di tutto ciò che ci circonda, proprio perché siamo Cristiani laici! (cfr. La Pira). I due binari che guidano la discussione sono la “Speranza” e la “Testimonianza”: bisogna cercare di essere Testimoni di Speranza, convinti che il Signore ci ha chiamati a vivere il NOSTRO tempo, in QUESTO paese ed in QUESTE situazioni che sto vivendo. 3) 30 min. – per concretizzare il discorso e dare qualche esempio di buona prassi di impegno laicale per il mondo, si presenta il MLAC (Movimento Lavoratori di Azione Cattolica). Lo scopo di questo momento finale è quello di dare ai giovani qualche spunto pratico dopo una giornata che forse rischia di rimanere troppo teorica: si cerca di proporre, infatti, alcuni modi per essere cittadini degni del Vangelo anche a 20 anni proprio nei luoghi laddove maggiormente si vive e di cui bisogna interessarsi (disponibile qui).
CONCLUSIONE GIORNATA: - messa di fine campo, omelia sostituita dalla catechesi sul tema della giornata (disponibile qui) - cena - serata di animazione sul tema della giornata - condivisione e revizione del campo - rientro nelle parrocchie
MATERIALE PER LA GIORNATA ATTIVITA' DEL POMERIGGIO - MSAC e JECI-MIEAC
Xxx.
ATTIVITA' DEL POMERIGGIO - MLAC
Xxx.
MESSA DI FINE CAMPO - Catechesi sul "Mondo"
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