CAMPO-SERVIZIO 2008 MALCIKA - МАЛЧИКА 21-30 AGOSTO
Il campo-scuola è stato organizzato secondo la seguente giornata tipo: ore 08:30 Sveglia ore 09:00 Colazione e spostamento in pulmino ore 10:15 Lodi e spiegazione attività ore 10:45 Inizio attività del mattino ore 13:00 Pranzo ore 15:00 Attività del pomeriggio ore 18:00 Santa messa ore 19:30 Cena ore 21:30 Rientro nelle parrocchie
I giorni trascorsi in Bulgaria hanno visto susseguirsi giornate di animazione dei bambini, di campo-scuola ed altri momenti di condivisione. Ecco il programma giorno per giorno: 21/08 Giovedì Arrivo e cena insieme 22/08 Venerdì Mattino di animazione dei bambini oligofrenici e preparazione attività 23/08 Sabato Preparazione giochi con i bambini e visita di Malcika 24/08 Domenica Messa con la comunità di Malcika e visita di Pleven 25/08 Lunedì Visita di Lovec e pomeriggio di animazione dei bambini di Malcika 26/08 Martedì Prima giornata di campo sul tema "La conversione di Paolo" 27/08 Mercoledì Seconda giornata di campo sul tema "L'appartenenza alla comunità" 28/08 Giovedì Terza giornata di campo sul tema "Il primo annuncio" 29/08 Venerdì Caccia al tesoro con i bambini di Malcika 30/08 Sabato Rientro in Italia
Il campo è stato pensato intorno alla figura di San Paolo, allo scopo di approfondire la conoscenza di questo Apostolo proprio in occasione dell'anno Paolino. I temi delle giornate prendono spunto dagli "Atti degli Apostoli": ripercorrendo alcuni momenti della vita di Paolo si sottolinea il costante parallelismo con la vita di ogni giovane alla ricerca della propria identità e della propria appartenenza alla Chiesa. I temi scelti sono, infatti, tre momenti fondamentali nella vita spirituale di ciascuno: la conversione, l'appartenenza alla comunità e l'annuncio. Ogni giornata è stata organizzata e sviluppata dai giovani della diocesi di Fermo. I diversi temi sono stati affrontati suddividendo l'attività essenzialmente in due parti: un primo momento di analisi e di riflessione sulla propria vita e un secondo momento di confronto. Al termine dell'attività è stato previsto un intervento conclusivo, o una breve catechesi, con cui approfondire il significato del tema della giornata e sottolinearne gli obiettivi. Lo scopo di questo campo-scuola è la condivisione di esperienze per crescere insieme nella fede, raccontandosi e riscoprendosi. Le attività scelte hanno puntato molto sul rileggere la propria vita e in particolare la propria esperienza di fede, il rapporto con Dio e con la Chiesa, mettendo il giovane in condizione di riprendere in mano la propria identità leggendo tra le righe quanto Dio ha operato in lui.
Di seguito lo schema delle giornate del campo. |
PRIMA GIORNATA
La conversione di Paolo
OBIETTIVI: - ripercorrere la propria vita e la propria esperienza di fede - percepire la presenza e l'opera di Dio nella propria vita
INTRODUZIONE GIORNATA: - lodi - introduzione al campo - catechesi di presentazione del tema - testimonianze
ATTIVITÀ DEL MATTINO
- sagoma persona i ragazzi hanno di fronte una sagoma di una persona che dovranno modificare e personalizzare in base agli elementi che più si confanno alla propria identità; dovranno quindi disegnare sopra la figura seguendo le indicazioni degli esempi proposti nel foglio allegato (fogli disponibili cliccando qui)
- confronto e spiegazione del proprio disegno l'attività ha lo scopo di far riflettere sulla propria vita e il confronto evidenzia che ogni persona ha la sua identità e la sua storia.
ATTIVITÀ DEL POMERIGGIO (divisi per gruppi)
- la strada di Dio i ragazzi sul foglio consegnato, su cui è riportata in alto la strada di Dio, devono disegnare il percorso della propria vita in termini di fede, rappresentando nel tempo la maggiore o minore vicinanza a Dio e quindi alla sua strada; è bene scrivere in corrispondenza dei picchi l'evento che lo ha generato (esempio disponibile cliccando qui)
- confronto e spiegazione del proprio percorso l'attività ha lo scopo di far riflettere sul proprio percorso di avvicinamento a Dio e il confronto sottolinea ancora che ogni persona ha la sua identità e la sua storia, soprattutto riguardo l'esperienza di fede e l'incontro con Dio.
GIOCO
- speed date le sedie sono disposte a coppie su due cerchi concentrici in modo da permettere a chi è seduto nel cerchio interno di dialogare con il corrispettivo del cerchio esterno. Lo scopo del gioco è far incontrare tra loro tutti i ragazzi dando loro la possibilità di parlare 3 minuti. Allo scadere del tempo i componenti del cerchio interno ruotano di un posto per riprendere così un nuovo dialogo. La discussione, sebbene limitata nel tempo, deve essere un racconto e confronto riguardo la vita e le proprie esperienze di fede.
CONCLUSIONE GIORNATA: - messa - cena - tempo libero e condivisione - rientro nelle parrocchie
MATERIALE PER LA GIORNATA ATTIVITA' DEL MATTINO - Sagoma persona
Elenco elementi da personalizzare - scarpe rotte = cammino molto sono sempre per strada, faccio tante cose - scarpe nuove = sono egocentrico - gambe strette e tremolanti = ho un po’ paura di fare nuove esperienze, preferisco la mia vita di sempre, non mi affido a Dio, conto solo sulle mie forze - gambe muscolose = sono pronto ad accogliere le sfide della vita, e a mettersi in gioco - maglia pesante = in ogni occasione preferisco non farmi vedere troppo, meglio stare nascosti e fare andare avanti gli altri - maglia aderente = sono sicuro di me, affronto le situazioni senza paura - braccia lunghe = mi piace aiutare tutti - braccia corte = non mi fido molto, prima di affezionarmi controllo se posso fidarmi o meno - mani grandi e aperte = mi faccio vedere quando aiuto gli altri - mani piccole e aperte = sono generoso senza il bisogno di farlo vedere - capelli ricci = sono capriccioso - capelli lisci = sono tranquillo, ho bisogno di poche cose sulle quali impegnarmi e dare il meglio - grandi occhiali neri = voglio nascondermi, non sono interessato agli altri - occhiali da vista = sono sempre attento i particolari e guardo bene per vedere a fondo gli altri - bocca aperta = sono pronto a testimoniare Cristo agli altri - bocca chiusa = coltivo la mia fede nel profondo - orecchie grandi = sono il confidente ideale, sempre pronto ad ascoltare - orecchie piccole = non mi interessa ascoltare gli altri e interessarmi a loro
Esempio di attività svolta
ATTIVITA' DEL POMERIGGIO - La strada di Dio
Esempio di attività svolta
SECONDA GIORNATA
L'appartenenza alla comunità
OBIETTIVI: - sentirsi parte di una comunità - raccontare la propria esperienza di Chiesa - far nascere l'interesse a impegnarsi nella comunità trovando un obiettivo per cui lavorare
INTRODUZIONE GIORNATA: - lodi - catechesi di presentazione del tema (disponibile cliccando qui) - testimonianza
ATTIVITÀ DEL MATTINO (divisi per gruppi)
- parola Chiesa i ragazzi scrivono sul foglio, posto al centro del gruppo, la prima cosa che viene loro in mente pensando alla parola Chiesa
- confronto e discussione a partire da quanto scritto sul foglio dell'attività precedente ogni ragazzo racconta la propria esperienza di Chiesa condividendo opinioni e sentimenti.
ATTIVITÀ DEL POMERIGGIO
- mattoncino i ragazzi costruiscono un mattoncino con un foglio di carta e, pensato un impegno personale da prendere all'interno della Chiesa, lo scrivono su una faccia; i mattoni, portati al centro della stanza, saranno utilizzati per costruire una Chiesa
- conclusioni della giornata l'animatore trae le conclusioni dei lavori della giornata puntando sulla necessità di ognuno di sentirsi parte di una realtà più grande, la Chiesa, in cui impegnarsi e dedicare il proprio tempo; tre le parole chiave: servizio, gratuità e unità.
- scrutatio ai ragazzi è consegnato un foglio con dei percorsi da seguire nella scrutatio; scegliendo liberamente il luogo per la propria riflessione, a partire dalla lettura di un versetto, ognuno sceglie la pista che più parla alla propria vita proseguendo così fino ad esaurire il percorso proposto (foglio con percorsi disponibile cliccando qui)
CONCLUSIONE GIORNATA: - messa - cena - tempo libero e condivisione - rientro nelle parrocchie
MATERIALE PER LA GIORNATA ATTIVITA' DEL MATTINO - Catechesi e testimonianza su "L'appartenenza alla comunità"
Barnaba ha richiamato Paolo, che stava facendo penitenza nel deserto e l’ha fatto vivere nella comunità cristiana. Questo denota quanto sia importante annunciare e accompagnare gli altri. Come viene detto nella prima lettera ai Tessalonicesi, bisogna amare gli altri come una madre ed un padre amano i propri figli. Solo l’attenzione verso gli altri crea una comunità fraterna. La comunità è retta dalla carità, com’è scritto nella prima lettera ai Corinzi, la carità è paziente, è benigna, non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia e si compiace della verità. Un Cristiano, non deve essere mai solo, la comunità è indispensabile per lui. La sua formazione deve essere individuale, ovvero deve avere un rapporto intimo con Dio, ma anche collettiva, cioè deve partecipare alla vita della comunità. Solo la perseveranza crea la chiesa come comunità, perché solo perseverando si crea veramente unità (non si può partecipare ogni tanto solo alla messa domenicale, ma bisogna essere membri attivi della parrocchia). La Comunità non è invisibile e spirituale, ma è una esperienza concreta della grazia del Signore; come le membra del corpo sono diverse ma indispensabili per il funzionamento dell’organismo, anche ciascun individuo all’interno della Chiesa ha carismi, doni e vocazioni diverse ma sono tutti indispensabili per la formazione della Comunità Cristiana.
ATTIVITA' DEL POMERIGGIO - Scrutazio
Percorsi proposti
TERZA GIORNATA
Il primo annuncio
OBIETTIVI: - ognuno scopre la vocazione di farsi portavoce della propria fede agli altri - far emergere le difficoltà della fede di fronte ai luoghi comuni di pensare - scoprire lo stile dell'amore dell'annuncio e l'importanza della testimonianza con la propria vita
INTRODUZIONE GIORNATA: - lodi - divisione in gruppi per età
ATTIVITÀ DEL MATTINO (divisi per gruppi)
- ring a due fronti i ragazzi si dispongono su due linee, l'una di fronte l'altra; l'attività ha lo scopo di creare una discussione riguardo i dubbi della fede e i luoghi comuni considerando che una parte prende le difese della dottrina della Chiesa mentre l'altra la attacca. Per avviare e alimentare la discussione sono proposti in allegato una serie di dubbi e di luoghi comuni (disponibili cliccando qui)
- riflessione di gruppo sulle difficoltà dell'annuncio a partire dalle difficoltà incontrate durante l'attività precedente, il confronto deve culminare riflettendo riguardo dove, a chi, come e quando fare il primo annuncio, riflettendo anche sulla propria esperienza personale di come è avvenuto l'annuncio nei propri confronti.
ATTIVITÀ DEL POMERIGGIO
- liturgia penitenziale (disponibile il foglio per la riflessione cliccando qui) Dopo il momento guidato per la riflessione personale, il sacerdote espone l'Eucaristia sull'altare. I ragazzi potranno contemplare il mistero eucaristico nell'attesa della confessione e ringraziare il Signore per il sacramento appena ricevuto.
- catechesi sul tema della giornata (disponibile cliccando qui) tutti insieme. Poi si lascia ai ragazzi un po' di tempo per la riflessione personale sui contenuti della catechesi consegnando loro il testo con i riferimenti biblici.
CONCLUSIONE GIORNATA: - messa e mandato - consegna del pensiero del campo e saluti - cena all'aperto - momento di festa e condivisione - rientro nelle parrocchie
MATERIALE PER LA GIORNATA ATTIVITA' DEL MATTINO - Ring a due fronti
Dubbi e luoghi comuni - La Chiesa è solo precetti? Dov'è la libertà? - Binomio difficile tra scienza e fede - Transustanziazione o consustanziazione? - Perchè Dio permette il male? - Se una sola è la verità, perchè la Chiesa è divisa? - Perchè andare alla messa, non è meglio fare altro? - A che serve il matrimonio? Non è uguale alla convivenza? - Come dire che la Chiesa è santa se è costituita da peccatori?
ATTIVITA' DEL POMERIGGIO - Catechesi su "Il primo annuncio"
Il tema di questa giornata è il primo annuncio. Questa mattina ci siamo messi nei panni di chi ha dubbi e non crede, oppure abbiamo preso la posizione di chi difende i valori cristiani. Abbiamo ripercorso le difficoltà che quotidianamente affrontiamo nel testimoniare a tutti la nostra fede; ma abbiamo sperimentato anche cosa significa difendere idee che non sono nostre, un pensiero che siamo chiamati a difendere semplicemente fidandoci di chi ce lo affida. Questa è l’esperienza di fede: fidarsi di un altro…fidarsi di Dio! Poi divisi in gruppi ci siamo chiesti: chi, come e dove si pratica il primo annuncio? Tutti noi battezzati siamo chiamati a trasmettere la nostra fede a chi incontriamo: dovrebbe essere una cosa spontanea! Quando facciamo esperienza di qualcosa di bello è normalissimo raccontarlo agli altri ed invitarli a condividerla con noi. Se si tratta di una esperienza di fede allora facciamo primo annuncio!!! Il primo annuncio, come dicono le parole, è la prima volta che si parla di Gesù a qualcuno. Il primo annuncio è un percorso di avvicinamento alla fede: fa nascere domande e propone la persona di Gesù come risposta. È una proposta che mette in condizione di decidersi e di accogliere il dono della fede. Fa nascere una fiducia radicale in Gesù morto e risorto. Oggi abbiamo riflettuto su quante siano le difficoltà che incontriamo ogni giorno quando si tratta di fare “primo annuncio” e abbiamo provato a darci dei consigli. Adesso, invece, mi piacerebbe ripercorrere con voi alcuni momenti della vita di San Paolo, così come abbiamo fatto nel corso di questi tre giorni di campo insieme, per imparare dal suo esempio.
Spesso ci si chiede a chi rivolgere il primo annuncio e soprattutto quando è il momento migliore per annunciare! Paolo, in At 9,19-25, ci suggerisce che il cristiano, appena incontrato Cristo, è chiamato ad annunciarlo agli altri. Infatti, dopo la conversione sulla via di Damasco, recuperata la vista e ricevuto lo spirito santo, Paolo “subito nelle sinagoghe proclamava Gesù Figlio di Dio” (At 9,20) Non c’è tempo per aspettare, subito si annuncia! Ma a chi? Lo stesso Gesù, appena chiamati a se i Dodici, subito li invia dicendo loro di “non andare tra i pagani…ma di rivolgersi piuttosto alle pecore perdute della casa di Israele” (Mt 10,6) Paolo, trovandosi a Damasco, si rivolge agli ebrei nelle sinagoghe “dimostrando che Gesù è il Cristo”. Non bisogna andare lontano, ma ci si rivolge ai vicini. Non bisogna aspettare, ma si va incontro agli altri visitandoli nei loro luoghi di ritrovo. Non si inizia con gli sconosciuti, ma si annuncia prima a quelli che ti conoscono: ci si rivolge “alle pecore perdute”, a chi è più difficile da convertire, a chi conosce la religione ma ha già deciso di non praticarla. L’annuncio non sempre è gratificante, non sempre è facile. Paolo stesso, appena convertito, decide di affrontare il suo passato, di andare a predicare tra quelli che già lo conoscono come persecutore: “e tutti quelli che lo ascoltavano si meravigliavano”…ma poi “fecero un complotto per ucciderlo”. Quante volte anche noi siamo derisi e messi da parte quando testimoniamo la nostra fede!!! Allora, come riuscire a superare i momenti di difficoltà? Nel racconto della vita di San Paolo c’è un particolare importantissimo: riacquistata la vista Paolo “rimase insieme ai discepoli che erano a Damasco”. La comunità svolge un ruolo fondamentale nel primo annuncio: sostiene, consiglia e aiuta. Paolo non è solo: l’incontro con Cristo ha cambiato la sua vita, ma questo non basta! Dio chiama, poi c’è una comunità che accoglie e sostiene; così Paolo di fronte ai Giudei che vogliono ucciderlo è aiutato dai suoi amici: “facevano la guardia anche alle porte della città per sopprimerlo, ma i suoi discepoli lo fecero discendere dalle mura” (At 9,25) Fondamentale nel primo annuncio, insieme al sostegno della comunità, è la presenza dello Spirito Santo. Anche il Santo Padre Benedetto XVI ce lo ricorda con il titolo della GMG a Sydney: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni” Così Paolo, appena ricuperata la vista, è subito colmato di Spirito Santo ricevendo il battesimo. Grazie ai suoi sette doni, è Dio stesso ad agire attraverso noi. Il cristiano può sempre contare sulla sua forza e per questo non è mai solo ma è aiutato da Dio. Dice Paolo: “quando sono debole, è allora che sono forte” (2 Cor 12,10) perché nelle difficoltà è la potenza di Cristo ad agire in lui.
In At 13,4-15, è ancora lo Spirito il protagonista: “Essi dunque, inviati dallo Spirito Santo…salparono verso Cipro”. E’ lo Spirito a suggerire dove andare per farci trovare laddove ce n’è bisogno. Infatti Paolo e gli altri “vi trovarono un tale, mago e falso profeta giudeo…che faceva loro opposizione cercando di distogliere il proconsole dalla fede”. Lo Spirito crea l’occasione per annunciare, ma sta a noi prendere la parola e fidarci di Lui: “Allora Paolo, pieno di Spirito Santo…disse”. Il discorso di Paolo è duro: la forza dello Spirito contro la menzogna della magia, la sicurezza e l’autorità di Paolo contro la malizia del mago che, finito il discorso, “brancolando cercava chi lo guidasse per mano”. Il messaggio di questo brano è chiaro: la forza dello Spirito Santo è incredibile. Chi è pieno di Spirito parla con autorità e giustizia. Al contrario il mago è pieno di ogni frode, nemico di ogni giustizia e sconvolge le vie diritte del Signore. Il mago viene definito anche falso profeta giudeo, colui che non crede che Gesù è il messia, colui che ha dubbi, propone e alimenta dubbi. Senza la forza dello Spirito i dubbi e le incertezze prendono il sopravvento, ma Paolo, pieno di Spirito, riporta l’ordine. Per noi, oggi, chi è il mago che ci distoglie dalla fede? Chi ti propone false verità? Più tardi, in At 13,16-43, Paolo si rivolge alla comunità di Antiòchia. Ancora la priorità dell’annuncio di Paolo è per i giudei: loro, il popolo eletto al quale il Signore si era rivelato, non riescono a riconoscere Gesù Messia. Per questo Paolo fa loro un severo monito: “Guardate dunque che non avvenga su di voi ciò che è detto nei Profeti: Mirate, beffardi, stupite e nascondetevi, poiché un’opera io compio ai vostri giorni, un’opera che non credereste, se vi fosse raccontata!” La venuta di Gesù come Messia è l’opera magnifica di Dio, ma i giudei non riescono a credere nonostante le predicazioni e i riferimenti delle scritture alla vita di Gesù. Viene da chiedersi, ciascuno: chi sono i nuovi giudei del nostro tempo? Chi non riesce credere fino in fondo? Chi sono le persone a cui dovremmo rivolgere per primi il nostro annuncio?
Abbiamo visto che l’esempio di San Paolo negli Atti degli apostoli ci spinge ad avere fiducia nello Spirito Santo e a trarre sostegno dalla comunità. Ma in modo più pratico, come si può annunciare? Rileggendo l’inizio della prima lettera ai Tessalonicesi, Paolo ringrazia perché essi hanno accolto la parola diventando imitatori del Signore, “così da diventare modello a tutti i credenti”. Il modo più semplice ed efficace per diffondere la fede è, per i cristiani, la testimonianza della propria vita vissuta conformemente al vangelo. Scrive Paolo: “la fama della vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, di modo che non abbiamo più bisogno di parlarne” (1 Tes 1,8) E’ importante annunciare attraverso l’esempio della propria vita; chi annuncia, quindi, deve avere un certo stile. Quale, dunque, lo stile dell’annuncio? Lo stile è quello dell’amore, l’amore nei confronti di colui a cui si annuncia, l’amore che aiuta superare le difficoltà. Solo l’atteggiamento di amore disinteressato sostiene chi annuncia a non vantarsi delle proprie opere, ma spinge a farsi piccoli lasciando spazio alla potenza di Dio di operare. Scrive Paolo: “come Dio ci ha trovati degni di affidarci il vangelo così lo predichiamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio” (1 Tes 2,4) La più grande tentazione di chi annuncia è quella di far prevalere i propri interessi e la propria volontà sull’opera di Dio. Solo l’amore disinteressato permette di porre Dio al primo posto consentendogli di operare la conversione dei cuori. Paolo scrive nella lettera: “Proprio per questo anche noi ringraziamo Dio continuamente perché, avendo ricevuto da noi la parola divina della predicazione, l’avete accolta non quale parola di uomini, ma, come è veramente, quale parola di Dio, che opera in voi che credete” (1 Tes 2,13)
Nella lettera ai Filippesi emerge un nuovo aspetto: l’annuncio da individuale diventa comunitario. L’esortazione è quella di comportarsi “da cittadini degni del vangelo” (Fil 1,27) La comunità unita pensa al bene comune alla luce della fede. Questo è possibile solo mantenendo l’unità nell’umiltà. Due sono, dunque, le parole chiave dell’annuncio: AMORE e UMILTA’, che San Paolo sintetizza in questo inno (Fil 2,5-11): “Abbiate dunque in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre”. E noi riusciamo ad essere veri testimoni ed annunciatori della fede in Cristo nelle nostre famiglie e nei confronti di chi incontriamo?
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