Ritagli di giornale...

Repubblica 4/11/99
"Agenti in discoteca 
a caccia di nuove droghe" 
Il ministro Turco: "Potenziare la task force di esperti ma soprattutto la prevenzione" 
di MARIA NOVELLA DE LUCA 

ROMA - Le parole e la legge. La repressione e l'informazione. E poi: "Cari genitori, lo Stato può fare molto, ma senza di voi la battaglia contro l'ecstasy è perduta". Livia Turco, ministro della Solidarietà Sociale, l'emergenza "nuove droghe" la conosce bene. Da tre anni nelle stanze del suo dicastero in via Veneto lavora una variegata task- force di medici, psicologi, operatori di comunità, ma anche di Dj, gestori di discoteche impegnati in campagne di prevenzione e di informazione. Con una strategia che anche oggi, di fronte ai nuovi allarmi, Livia Turco ribadisce. "Siamo in ritardo e la guerra alle droghe sintetiche è soltanto all'inizio. E' giusto attuare ogni forma di repressione contro chi spaccia. Per questo è nato il sistema di "allerta rapido", per questo saranno potenziate le nuove squadre di poliziotti incaricati di rintracciare le sostanze da mettere fuorilegge. Ma anni di lavoro sul campo ci hanno dimostrato che l'unica arma dissuasiva è la conoscenza: spiegare e rispiegare ai ragazzi, sera dopo sera, che cosa rischiano nel buttare giù le pasticche. E poi i genitori: chiedete, informatevi, parlate con i vostri figli. Solo con questa alleanza possiamo vincere". 
Ministro Turco, partiamo dal primo punto. La repressione. 
"No, per me non è il primo punto. Nella battaglia alla droga, lo ripeto, prevenzione e repressione sono sullo stesso piano. Nel senso che un'azione è vana senza l'altra. Chiarito questo bisogna specificare che la lotta ai fabbricanti di ecstasy è diversa rispetto alle azioni di contrasto verso i narcotrafficanti di eroina e cocaina. Perchè le rotte di provenienza sono altre, i laboratori nascono praticamente ovunque. Ma il vero pericolo è la possibilità, quasi infinita, di alterare sostanze lecite e la difficoltà, invece, di aggiornare le tabelle degli stupefacenti". 
Per questo è nato il sistema di allerta rapido? 
"E' un organismo messo a punto dall'Osservatorio Europeo e permette, non appena arriva la segnalazione, di mettere fuorilegge la nuova droga. In Italia sarà attivato al più presto grazie ai fondi della legge 45". 
Quindi nelle discoteche arriveranno gli "007" antidroga? 
"I controlli e i sequestri ci sono già. Ma servono monitoraggi molto più serrati nei locali, davanti alle scuole, in tutte le zone a rischio". 
Ministro, lei dice che il nostro paese è in ritardo... 
"Sì, l'ecstasy è stato un fenomeno davvero sottovalutato. Mentre noi continuavamo a litigare sulla legalizzazione o meno delle droghe leggere, queste nuove sostanze già conquistavano il mercato. E poi c'è stato un ritardo culturale". 
In che senso? 
"Le pasticche del divertimento per lungo tempo, non sono state classificate come droga. E questo ha fatto sì che nei ragazzi si sviluppasse l'idea che prendere una, due ecstasy il sabato sera per sentirsi più liberi, fosse qualcosa di ben diverso dal drogarsi. Il nostro lavoro adesso è proprio aiutare i giovani a capire. Entrando nel loro mondo, senza demonizzazioni inutili". 
In un'ottica di dissuasione ma anche di riduzione del danno? 
"Sì, perchè è la politica di riduzione del danno che ha dato i maggiori risultati. Infatti il titolo della campagna informativa di questo ministero, che ha coinvolto centomila giovani, e poi le scuole, le Asl, il Sindacato Locali da Ballo, era proprio Fatti furbo, non farti male. In cui, è chiaro, l'uso delle droghe chimiche viene sconsigliato, ma si insegna anche, a chi proprio decide di "sballare", come non morire...". 
Lei ha citato la collaborazione con le discoteche. Eppure questi sono ancora i luoghi principali dello spaccio. 
"Spesso lo spaccio avviene fuori dalle discoteche. Ma la verità, come dicevo all'inizio, è che la guerra è appena iniziata. I gestori più intelligenti l'hanno capito: una storia come quella di Brescia è micidiale per un locale. Si dirà sempre: lì è morto quel ragazzo". 
La Cei propone di tenere aperte le chiese la notte... Una provocazione? 
"No, assolutamente. Perchè pone l'accento su un tema cruciale: il tempo libero dei giovani. La sfida si gioca tutta lì: in decine di comuni italiani alla discoteca non esiste alternativa. E allora di che ci lamentiamo?". 
Un'altra grande emergenza è quella del recupero. 
"Per questo è stata pensata la riforma dei Sert. In ogni caso, e lo vorrei dire, ho visto invece ragazzi recuperati alla vita grazie all'impegno straordinario di tante operatori. Molte famiglie, lo capisco, si sentono angosciate. Io vorrei lanciare un segnale di speranza: l'ecstasy si può combattere, dall'ecstasy si può uscire".  
Repubblica 4/11/99
Il trafficante con la divisa 
Lui appuntato, lei bidella: in casa 30 mila pasticche di ecstasy 
Udine, dopo mesi di appostamenti arrestata la coppia di insospettabili: rifornivano i locali del Lazio 
dal nostro inviato 
ENRICO BONERANDI 

UDINE - Lui nelle foto segnaletiche sembra un pazzo spiritato, ma in realtà ha la faccia da travet in divisa. Appuntato della Guardia di Finanza, addetto all'ufficio matricola. Lei, un po' vistosa, 37 anni come il marito. Bidella. Sotto il letto, nell'appartamento annesso alla scuola media di Tricesimo, vicino a Udine, nascondevano 30mila pasticche di ecstasy. Giuseppe Bonanno e Loredana Grasso erano nel mirino della polizia dall'inizio dell'anno, da quando erano stati individuati come i "corrieri" della banda che riforniva gli spacciatori sparsi nelle discoteche di Roma e di parte del Lazio. 
L'ultima partita, arrivata fresca fresca da Amsterdam nel fine-settimana, avrebbe fruttato al consumo un miliardo e mezzo. La "soffiata" parlava di due pregiudicati romani che agivano in Olanda utilizzando insospettabili come corrieri. Agenti della Squadra mobile capitolina e della Divisione distrettuale anti-mafia cercando di seguire a ritroso il percorso dell'ecstasy approdano nel paesino di Tricesimo, 80 chilometri dal valico del Tarvisio. La segnalazione sulle prime lascia increduli : i corrieri sarebbero quella coppia tranquilla che abita nella scuola Giovanni XXXIII insieme alla loro figlia di 9 anni. 
I sospetti vengono però subito corroborati dalla ricerca sui precedenti: Bonanno in passato è stato coinvolto - e poi prosciolto - in una storia di droga. Alla Quinta legione della Finanza di Udine, dove è stato trasferito da Roma un paio d'anni fa, svolge mansioni amministrative, ma la conoscenza dei colleghi in frontiera, o la semplice esibizione del tesserino, è comunque un atout di tutto rispetto per un trafficante. 
Cinque investigatori partono per Tricesimo e, su consiglio della questura di Udine, decidono di coinvolgere il sindaco del Paese, Roberto Vattori. In municipio la sorpresa è grande : su presentazione del segretario comunale, dall'ottobre del '98 è stata firmata una convenzione che concede l'uso dell'appartamento nella scuola gratuitamente in cambio del lavoro come custode di Loredana Grasso. "Lui era della Finanza : mi sono detto che potevo senz'altro fidarmi. La divisa...", commenta ora il sindaco. Informazioni per gli inquirenti Vattori ne ha poche : i due fanno vita riservata, nessuna diceria. I viaggi, quelli sì, sono continui : "Ma col fatto che lei era laziale, pensavo andassero dai parenti". La meta è invece l'Olanda, capitale europea del traffico di stupefacenti e anche delle droghe sintetiche alla moda come l'ecstasy. 
Tre mesi fa gli agenti si rifanno vivi col sindaco, che nel frattempo convive col "grande segreto" di cui non fa parola con nessuno, nemmeno con la moglie. Devono piazzare delle "cimici" nell'abitazione dei Bonanno. Viene coinvolto un vigile urbano, che sullo stradone della scuola blocca auto, minaccia multe, pianta insomma un gran casino che ha il solo scopo di distrarre l'attenzione dall'entrata della casa dove sgaiattolano gli agenti. Nei mesi a seguire, da una postazione mobile (una vettura piazzata poco distante, proprio sotto casa del sindaco) la polizia segue le conversazioni della coppia, finchè venti giorni fa decide di intervenire. Racconta il sindaco : "Un elicottero volteggiava sul paese, c'erano auto della polizia dappertutto. Ho pensato : ci siamo". Invece no, falso allarme. Il viaggio in Olanda era stato annullato, probabilmente i Bonanno avevano deciso di trascorrere un innocente week-end. 
Il ponte dei Santi è invece la volta buona. Il finanziere, la bidella e la bambina partono sulla Thema per Amsterdam e rientrano lunedì sera, come tanti vacanzieri. Parcheggiano l'auto dietro un muretto, lontano da sguardi indiscreti, e smontano i pannelli delle portiere, che contengono 28 sacchetti con le pasticche. Una cena leggera, un bacio alla bambina e tutti a dormire, con la mercanzia ammucchiata sotto il letto. All'una e mezza suonano alla porta poliziotti di Roma e agenti di Udine con un mandato di perquisizione. I coniugi Bonanno finiscono in carcere, lui a Roma e lei a Udine. La bambina viene affidata a dei parenti. Altre dodici persone vengono denunciate per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti. 
Tra i colleghi finanzieri di Bonanno, grande rabbia e imbarazzo. Il suo colonnello, Carlo Germi, dice : "Le mele marce si nascondono in tutti gli ambienti". Anonimo, un altro ufficiale si augura che all'appuntato affibbino 30 anni di galera. A Tricesimo, terra di mobilieri, sono esterrefatti di esser finiti nei Tg per questa storia di ecstasy, una parola che qui continua ad avere un significato solo, che non c'entra con le pasticche di droga.  
Repubblica 4/11/99
Gli amici accusano i buttafuori 
"L'hanno lasciato morire..." 
Brescia, i funerali del giovane ucciso da una pillola. Appello del procuratore: "Parlate" 
dal nostro inviato PIERO COLAPRICO 

COLLEBEATO (Brescia) - Il funerale è finito da un pezzo, la cassa che i ragazzi hanno portato a spalla è sepolta nella terra bagnata dal temporale e J. il "Nuotatore", l'amico morto sabato notte per una "cala" di ecstasy, non smette di far piangere, e di far rabbia. Ora, vicino l'oratorio di Collebeato, i suoi amici della discoteca "Number One, il locale dell'impossibile" non si negano più. Hanno saputo qualcosa, una notizia arrivata di bocca in bocca sino alle orecchie del povero padre, che uscendo dal cimitero, colletto della camicia aperto, ripeteva un "Non è mai stato un drogato, ma in quei posti te le mettono in bocca le pastiglie, lo sanno tutti e nessuno fa niente. E a mio figlio l'hanno messo fuori, sbattuto via come uno straccio", e non voleva spiegare di più, il papà, abbracciato alla mamma malata. 
Lo fanno i ragazzi, giubbotti aperti e voci dure: "La notte che il nostro amico stava male, nessuno l'ha aiutato, anzi è stato buttato fuori dalla discoteca". Da chi? "Da un buttafuori. L'hanno visto tre amici, sono di un posto qui vicino, dicono che lui non si reggeva in piedi e c'era uno dei gorilla che lo spingeva lontano. Uno 'gnaro', un ragazzo che ha visto è stato preso a casa dai carabinieri, e portato in una caserma all'una e mezza. Sappiamo che ha confermato tutto". Non hanno dubbi, non sanno come reagire, uno sbotta: "Se sappiamo chi è stato, ve lo facciamo intervistare all'ospedale". 
E' qualcosa di più, insomma, di una semplice voce di paese quella che circola a Collebeato. I carabinieri si limitano a un "non possiamo confermare", anche se in mattinata, in un lungo comunicato dai toni sociologici, raccontavano "lo squallido contesto che caratterizza gli ambienti frequentati dai giovani nelle discoteche... i giovani colti da malore sarebbero buttati fuori dal locale - sottolineavano - dal personale preposto alla vigilanza con metodi molto sbrigativi". E gli amici del "Nuotatore" concordano: "Noi stavolta vogliamo sapere com'è andata, se bastava una telefonata al 118 a salvarlo". E' il loro mondo del sabato sera, ma oggi gli fa più schifo più del mondo quotidiano: "A quelli delle discoteche non gliene frega niente, contano i soldi e basta. Ma se fai 20mila lire per 3mila persone, sono 60 milioni solo di ingressi. Poi c'è il bere, il mangiare, insomma se fai centinaia di milioni al mese, non puoi dare ordine di chiamare l'autoambulanza se un povero 'gnaro' sta male? E' successo a J., poteva succedere a tanti di noi". 
Nessuno di loro ha sentito dell'appello di ieri del procuratore capo di Brescia Giancarlo Tarquini, che chiedeva ai ragazzi di collaborare, di raccontare quello che sapevano degli spacciatori di ecstasy. Ma, a quanto pare, a bisbigliare informazioni ai carabinieri è ormai più d'uno. E non lo si sarebbe detto, guardandoli nei momenti più cupi del funerale del "Nuotatore", del loro amico dell'oratorio e della discoteca. 
All'inizio i ragazzi se n'erano stati insieme sotto un portico. Stretti stretti, mentre il paese sfilava a occhi bassi, quasi tutti con le scarpe da ginnastica e il giubbotto. "Non siamo un fenomeno da baraccone", dicono davanti alle telecamere, aggiungendo: "Voi state usando un morto e non ve ne frega niente". Poi, la chiesa. Si fa il segno della croce lo spilungone con il teschio giallo sulle spalle, piangono i ragazzi con orecchini e piercing, e le ragazze- bambine si mordono le labbra. Fanno tenerezza, quegli amici tosti intorno alla bara che non sanno tirare fuori dal carro funebre. S'impegnano intorno alla cassa che traballa e solo quando la rimetteranno, terminata messa, là dove l'hanno presa, cascheranno gli uni nelle braccia degli altri, in un lamento, un singhiozzo lungo, che taglia il silenzio della piazza. Sono in gruppo, sono "un" gruppo, ma sembrano così soli, disperati. Chissà se si sono accorti che nell'omelia non si è parlato di J., né il parroco ha mai pronunciato la parola droga. La "risposta è il Vangelo", ci vuole "l'impegno degli educatori", e sarà anche vero, quello che dice don Domenico, ma si percepisce con grande chiarezza come non ci sia più comunicazione tra la chitarrina di parrocchia che intona l'Alleluja e le sonorità in voga nelle discoteche. Non c'è alcun nesso tra questo tipo di discorsi e il semplice gesto del cappellino da baseball messo sulla cassa, e dentro la terra, quel capellino che il povero diciottenne "Nuotatore", morto per una pastiglia, non si toglieva mai. L'unico ponte prova a laaciarlo Sandra, sorella maggiore di J: "Vorrei tanto andare nelle scuole per far capire a i ragazzi i pericoli nascosti in una serata qualsiasi".  
Repubblica 4/11/99
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