Nepote - De Latinis Historicis
Atticus

XV - Esemplari virtù di Attico

Mendacium neque dicebat neque pati poterat. Itaque eius comitas non sine severitate erat neque gravitas sine facilitate, ut difficile esset intellectu, utrum eum amici magis vererentur an amarent. Quidquid rogabatur, religiose promittebat, quod non liberalis, sed levis arbitrabatur polliceri, quod praestare non posset. Idem in nitendo, quod semel annuisset, tanta erat cura, ut non mandatam, sed suam rem videretur agere. Numquam suscepti negotii eum pertaesum est: suam enim existimationem in ea re agi putabat; qua nihil habebat carius. Quo fiebat, ut omnia Ciceronum, Catonis Marci, Q. Hortensii, Auli Torquati, multorum praeterea equitum Romanorum negotia procuraret. Ex quo iudicari poterat non inertia, sed iudicio fugisse rei publicae procurationem.

Non diceva falsità né le tollerava. La sua generosità non era priva di rigore né la sua serietà priva di cortesia tal punto che era difficile capire se gli amici lo rispettassero o amassero di più. Qualsiasi cosa gli venisse chiesta, prometteva con cautela, perché riteneva sciocco e non generoso promettere ciò che non poteva garantire. Allo stesso modo, nel mantenere ciò che aveva concesso, metteva tanto impegno che sembrava occuparsi non di una cosa affidatagli ma di un suo affare. Non gli venne mai a noia l'incarico affidatogli: credeva che in questa cosa fosse in gioco tutta la sua reputazione, della quale non aveva niente di più caro. Gli accadeva così di dover sbrigare tutti gli affari dei Ciceroni, di Catone, di Ortensio, di Torquato e, inoltre, di molti cavalieri romani. Da ciò si può dedurre che fosse tenuto lontano dagli affari pubblici non per incapacità ma per scelta.