Ad rivum eundem lupus et agnus venerant, |
Un lupo e un agnello spinti dalla sete erano andati allo stesso ruscello; il lupo stava più in alto e l'agnello di gran lunga più in basso. Allora il prepotente spinto dalla gola malvagia portò un motivo di litigio. "Perché" disse "mi hai reso torbida l'acqua che bevo?". L'agnello come risposta disse temendo: "Come posso io, di grazia, fare quello di cui ti lamenti, o lupo? L'acqua scorre da te alla mia bocca". Quello respinto dalla forza della verità: "Sei mesi fa tu hai parlato male di me". L'agnello rispose: "Ma io non era nato.". "Tuo padre, per Ercole, ha parlato male di me". E così (il lupo) lo sbrana dopo averlo afferrato con una ingiusta morte. Questa favola è stata scritta a causa di quegli uomini i quali opprimono gli innocenti per mezzo di falsi pretesti. |
Numquam est fidelis cum potente societas: |
Non c'è mai un'alleanza sicura con un prepotente: questa favoletta dimostra la mia premessa. Una mucca e una capretta e una pecora, che tollera l'offesa, furono socie con un leone nei boschi. Avendo questi preso un cervo dalla grande corporatura, il leone parlò così, dopo che furono fatte le parti: "io prendo la prima (parte), perché sono chiamato leone; la seconda la darete a me, perché sono il vostro socio, poi, la terza parte mi seguirà perché sono il più forte; se qualcuno toccherà la quarta parte, sarà colpito dal male.". Così la sola prepotenza portò via tutta la preda. |
In principatu commutando, saepius |
Nel cambiare governo, troppo spesso i poveri non cambiano nulla tranne il nome del padrone. Questa favoletta dimostra che questo è vero. Un vecchio timoroso pascolava un asinello nel prato. Quello atterrito dall'improvviso arrivo dei nemici, persuadeva l'asino a fuggire per non essere catturati. Ma quello calmo:"Per favore, forse tu pensi che il vincitore mi imporrà due bisacce?". Il vecchio negò. "Pertanto cosa mi interessa a chi io serva, purchè io porti le mie bisacce?". |
Inops, potentem dum vult imitari, perit. |
Il debole, quando vuole imitare il potente, perisce. Una volta una rana vide in un prato un bue e colpita dall'invidia per una tale grandezza gonfiò la pelle rugosa: poi chiese ai suoi piccoli, se fosse più grande del bue. Quelli negarono. Nuovamente tese la pelle con uno sforzo maggiore e in modo simile chiese, chi fosse il più grosso. Quelli dissero il bue. Infine indignata mentre vuole gonfiarsi di più, giacque con il corpo scoppiato. |
Quamvis
sublimes debent humiles metuere, |
I superbi devono temere moltissimo gli umili, pociché la vendetta è esposta a una duttile furbizia. Una volta un'aquila catturò dei piccoli volpini e li adagiò sul nido per i (suoi) pulicini affinché (li) beccassero. Mamma volpe, che aveva seguito questa, cominciò a supplicar(la) di non arrecare a (lei) infelice un così grande dolore. Quella disprezzò (la preghiera della volpe), dato che (era) al sicuro in quel posto. La volpe prese una fiaccola ardente dall'altare (degli dei), circondò tutto l'albero con le fiamme, mischiando al danno della (sua) progenie il dolore del nemico. prometteva cosii' alla misera nemica una morte atroce,anche procurando danno (con danno) ai suoi figli.E L'aquila, per sottrarre i suoi (figli) dal pericolo di morte, restituì supplice i figli incolumi alla volpe. |