Il pensiero politico nell'età moderna

Già Aristotele aveva definito l'uomo un animale politico dato che tende ad unirsi in società con altri uomini,perciò la società è vista come un elemento naturale. In età moderna (attorno al XVII sec.) nasce la teoria del contrattualismo secondo la quale la società è un contratto stipulato fra uomini. I principali contrattualisti sono:

Thomas Hobbes

È un filosofo materialista secondo il quale tutto si riduce a materia.Per lui l'uomo è un essere malvagio (visione pessimistica), teme gli altri uomini e perciò homo homini lupus (l'uomo è un lupo nei confronti di un altro uomo).Questo stato porta alla belligeranza (bellum omnium contra omnes). Se la guerra continuasse ci sarebbe la distruzione del genere umano; è per questo che gli uomini si accordano. Secondo Hobbes sono 3 i principi su cui la ragione umana si deve basare:

Gli uomini devono stipulare un patto sociale dove inserire queste 3 regole. I patti includono:

Gli uomini devono decidere di sottomettersi ad un sovrano unico e assoluto (dal latino absolutus cioè sciolto) quindi sciolto dal patto, non lo deve rispettare, anzi deve esercitare in modo forte delle regole sui sudditi. Fare ciò significa rinunciare alla libertà individuale per avvantaggiare quella del sovrano. Questa decisione è irreversibile:non si può tornare indietro. Il potere del sovrano è anche indivisibile:egli possiede i poteri esecutivo, giudiziario, legislativo e non li divide con altri organi.

 

John Locke

È l'ideologo del liberalismo. Egli pensa che l'uomo nasce con determinati diritti. Rifiuta l'innatismo filosofico (vedi pensiero filosofico)ma crede che l'uomo ha dei diritti naturali cioè dati dal fatto stesso di essere uomo.Questi sono:

L'uomo nasce libero, attraverso il lavoro costruisce i suoi beni e nessuno può toccarli. Tuttavia può accadere che attraverso dei torti gli uomini arrivino alla guerra e a farsi giustizia da sé. Per evitare queste due cose è necessario che gli uomini facciano un contratto sociale che faccia arrivare alla pace e che mantenga i diritti naturali dell'uomo. Non esiste nessun governo assoluto, lo stato esiste in funzione dei patti e dei cittadini. L'uomo rispetta lo stato e viceversa.Nessuno può farsi giustizia da sé ma lo stato ha il compito di punire i delitti. Lo stato ipotizzato da Locke è uno stato liberale, che cioè garantisce la libertà. Ci sono tre poteri:

Questi 3 poteri non devono stare nelle mani di uno solo. Se lo stato non provvede ai cittadini o non fa il suo dovere, i cittadini possono ribellarsi (teorizzazione della Rivoluzione Inglese) Per quanto riguarda la religione, Locke scinde il potere religioso da quello politico, definendoli due ambiti separati.La chiesa è una comunità che si riunisce per fede e spontaneamente e per questo nessun re può imporre nessuna religione.

Altro su Locke

Jean-Jacques Rousseau

È ritenuto il fondatore della democrazia.Secondo Rousseau l'uomo è buono per natura ma la bontà è corrotta dalla società che ha fondamenta corrotte. Il problema che Rousseau si pone è quello di riportare l'uomo allo stato naturale di bontà. Per fare ciò bisogna abbattere le istituzioni sociali e formulare un patto sociale. L'uomo è libero ma per unirsi in società deve affidare la sua libertà nelle mani dei governanti per vedersela restituita ad altri livelli.Per R. la libertà non controllata sfocia nell'arbitrio. Nessuno è privilegiato nei confronti degli altri; gli uomini sono tutti uguali in quanto creature razionali; tutti devono partecipare alla cosa pubblica (si rifà alla confederazione svizzera e alla democrazia greca); il popolo deve riunirsi in assemblea per decidere. Qui ciò che deve prevalere è la volonté generale cioè la volontà tesa al conseguimento dell'interesse collettivo. Essa non corrisponde alla volontà della maggioranza. L'interesse del collettivo deve prevalere sull'interesse personale che è particolare ed egoistico. Il popolo è sovrano e delega un re. Una volta fatte le leggi bisogna sottostare ad esse. La vera libertà si ha quando si fa ciò perché obbedire alle leggi significa obbedire a sé stessi.
Del pensiero roussoviano ci sono state due interpretazioni: una fatta da "destra", una da "sinistra":