Leibniz Gottfried Wilhelm (Lipsia 1646 - Hannover 1716),
filosofo, matematico e uomo politico tedesco. Dopo aver studiato presso varie
università tedesche, dal 1666 (anno in cui si laureò in diritto) fu al servizio
dell'arcivescovo elettore di Magonza con vari incarichi giuridici, politici e
diplomatici. Nel 1673 si recò a Parigi restandovi per tre anni e dedicandosi a
studi di matematica, scienza e filosofia. Nel 1676 fu nominato bibliotecario e
consigliere privato alla corte di Hannover, mantenendo l'incarico fino alla
morte.
Opere
Gli scritti di Leibniz, considerato un genio universale dai
contemporanei, comprendono, oltre alla matematica e alla filosofia, anche
teologia, diritto, diplomazia, politica, storia, filologia e fisica. Tra gli
scritti filosofici principali di Leibniz vi sono: Saggi di teodicea (2
voll., 1710), Monadologia (1714) e i Nuovi saggi sull'intelletto umano
(1704). Gli ultimi due esercitarono una grande influenza sui filosofi
tedeschi Christian Wolff e Immanuel Kant.
Studi matematici
Leibniz contribuì alla matematica con la scoperta, nel 1675, dei
principi fondamentali del calcolo infinitesimale, scoperta avvenuta
indipendentemente da Isaac Newton, che elaborò il suo sistema di calcolo nel
1666. Il sistema di Leibniz fu pubblicato nel 1684, quello di Newton nel 1687, e
la notazione leibniziana venne adottata universalmente. Nel 1672 egli ideò una
macchina calcolatrice in grado di moltiplicare, dividere ed estrarre radici
quadrate; per gli studi riguardanti il "calcolo delle qualità" e il tentativo di
inventare un "alfabeto dei pensieri", la combinatoria universale dei concetti
(Characteristica Universalis), è considerato un pioniere della logica
matematica.
La monade
Nella filosofia di Leibniz l'universo è costituito da innumerevoli
centri di forza o energia spirituale, che egli chiama "monadi". La monade è
quindi una sostanza semplice, inestesa, è come un "punto reale e animato". Ogni
monade rappresenta un microcosmo individuale, infatti Leibniz la definisce "un
piccolo mondo concepito in un punto", rispecchiando l'universo secondo gradi di
perfezione crescente delle percezioni e sviluppandosi indipendentemente da tutte
le altre monadi (le monadi non hanno finestre). L'universo costituito da queste
monadi, che sono fra loro connesse e cooperanti a produrre l'agire finalizzato
del tutto, è il risultato armonioso di un piano divino. Nell'universo di Leibniz
esistono quindi i contrari (vita/morte), ma anche gli intermedi. Quest'universo
leibniziano è "il migliore di tutti i mondi possibili".
Logica Leibniziana
Leibniz effettua nella sua logica innanzitutto una
distinzione fra possibile e attuale, necessario e
contingente. Infatti possibile è tutto ciò che riusciamo a pensare
senza contraddizioni, mentre attuale è qualcosa che esiste di fatto in
natura. Nel passaggio tra possibile e attuale una cosa perde parte della sua
perfezione, perciò una monade che esiste in mente Dei quando verrà
prodotta nella realtà perderà parte della sua perfezione. Dio è solo colui che
fa passare dalla potenza all'atto queste idee presenti da sempre nella sua
mente. Ora entra nella logica i principi di verità di ragione e verità di
fatto. Necessario è tutto ciò il cui opposto implica una
contraddizione e questo si ricollega alle verità di ragione. Contingente
è tutto ciò il cui contrario non implica una contraddizione e questo si
ricollega alle verità di fatto. Le verità di fatto sono le azioni che accadono
nella realtà deducibili a posteriori. Leibniz riprende il principio di
identità per valutare le verità di ragione, ma quando ci si avvicina al
piano metafisico si deve introdurre il principio di ragione sufficiente
che serve a estendere il generale principio logico dell'"analiticità" delle
verità a quelle verità (di fatto) che non sono deducibili dal principio di non
contraddizione. La differenza sta nel fatto che la spiegazione mediante il
principio di identità è evidente, mentre la spiegazione mediante la ragione
sufficiente è probabile. A questo Leibniz aggiunge il principio degli
indiscernibili nel quale afferma che in natura non esisteranno mai due
oggetti uguali; è questa una critica a Spinoza.