Lotte tra regni e lotte intestine resero debole la Grecia, il cui centro politico e culturale passò alle grandi città capitali dei nuovi regni: Alessandria, Pergamo, Antiochia, Rodi, sebbene per la filosofia Atene rimanesse almeno per un certo periodo ancora in auge. Caratteristica dell'ellenismo è appunto la fusione delle culture diverse.
Il posto della polis viene preso dalla
basilèia. Infatti l'aristocrazia terriera, estendendo i possedimenti e il
prestigio, aveva sempre più preso il posto del demos che, divenuto povero, aveva
perso i diritti civili e politici, cercando sostegno economico nel servizio
militare e nelle metropoli rifugio, sebbene la diminuzione dei salari e la
concorrenza degli schiavi rendesser o ancora più difficile tale via d'uscita; la
redristibuzione delle terre e la formazione delle leghe non aiutò in tal senso.
Con i regni ellenistici venne creato un grande centralizzato esercito ed
apparato amministrativo; si sviluppò inoltre un ceto commerciale grazie ai nuovi
mercati ed ai molti beni che quando, investì la ricchezza in proprietà terriera,
si integrò con la aristocrazia fondiaria e con i ceti elevati a capo delle
istituzioni.
Al vertice della basilèia il monarca con la sua corte, figura
sempre più divinizzata nel corso del tempo.
L'aristocrazia, classe egemone fin ora conserva solo figure pubbliche secondarie e perde il ruolo di detentore della cultura, affidato alle scuole in cui si reca chi dello studio vuole fare la propria professione.. Così il cittadino diviene suddito di uno stato grande estraneo, per cui assume una posizione cosmopolita o individualista.
La lingua greca priva di particolarismi dialettali diventa la lingua comune (koinè diàlektos) attraverso la quale la letteratura greca si diffonde ma si indebolisce nei contenuti: erudizione, attenzione alla forma, raffinatezza metrica sono gli ingredienti della poesia breve, epillica ed epigrammatica che prende il posto della poesia epica e drammatica.
Prendono il posto della religione olimpica il razionalismo religioso (Evemero pensava che gli dei fossero il risultato di un processo di divinizzazione dei benefattori dell'umanità) e la diffusione della religiosità misterica orientale di Iside, Cibele, Astarte (la religiosità è rifugio e speranza in una vita migliore di quella presente). Gli dei olimpici risultano stretti ed evanescenti non potendo risolvere il rapporto uomo Dio ed il ricorrerere agli astri per cogliere il senso della storia fa comprendere come il cosmo non sia altro che la manifestazione della forza divina. Trova sempre più spazio il monoteismo e il culto della dea Tyche (sorte); più intimistico anche il culto della natura.
In Socrate ed Aristotele scienza e virtù erano
inscindibili e senza l'una non era possibile l'altra. Con il cinismo
l'equilibrio si spezza: la virtù deve prevalere sulla scienza. Nell'ellenismo si
ha il compimento di questo iter del pensiero: la filosofia si interessa della
virtù e si oppone alla scienza che concepisce come uno strumento. Filosofia
diventa perciò ricerca della felicità individuale contro i turbamenti esterni.
La filosofia continua ad essere radicata in Atene e si separa anche
geograficamente dalla scienza, che assume la sede nel Museo e nella Biblioteca
di Alessandria d'Egitto. La scienza si specializza e particolarizza, non
permettendo più di esaminare unitariamente i problemi, e d'altra parte riducendo
la filosofia ad una consolazione. La filosofia deve allora trovare il senso
dell'uomo in un mondo sconosciuto e deve riparare l'uomo dalla sorte e dai
turbamenti. La filosofia cerca di difendere la sua autonomia dalla scienza e
dalla politica come unica via per la libertà; il filosofo d'altro canto è
l'estraneato dal mondo scientifico e politico.
Nel Museo gli scienziati venivano ospitati e
stipendiati senza dover neppure insegnare, in piena libertà di ricerca. Lo
scienzato, ivi isolato dalla politica e dalla società , perde il senso di
qualunque applicazione pratica dei suoi studi a meno che non gli venga chiesto
dal sovrano, deresponsabilizzandosi nei confonti degli esiti dei propri studi.
Le scienze in questo ambiente fissano i propri principi, diversificano i
metodi, costruiscono i propri strumenti.
Certamente però esse vivono al
riparo da pressioni politiche o religiose.
In questo senso la struttura economica basata
sul lavoro servile, la mancanza di un mercato di manufatti (e quindi l'uso di
soli beni di consumo) e l'uso di guadagni solo per il lusso rendevano inutile
l'applicazione della scienza a fini pratici e quindi la nascita della
tecnologia.
Certamente però quando venne meno il mecenatismo di Stato, la
scienza ellenistica cadde in oblio.
Le ricerche nel campo della medicina vennero però svolte secondo la mentalità ellenistica e quindi non per un intento pratico (diagnostico terapeutico) ma teorico: difatti la possibilità di sezionare i cadaveri aggiunta alle conoscenze acquisite dagli egiziani con la mummificazione fecero progredire lo studio anatomico, fisiologico, biologico.
Personalità importanti nel campo medico
furono:
Diocle di Caristo, IV a.C., che studiò il regime di vita più
salutare per l'uomo e una dieta capace di ricostituire le condizioni ideali per
i processi naturali, riducendo così la medicina a pura pratica senza alcun
carattere conoscitivo; Erasistrato di Ceo, III, a.C., che fondando la sua
fisiologia sull'azione dei muscoli e sull'impossibilità di grandi vuoti nel
corpo, ritenne che le vene servissero a far circolare il sangue, le arterie il
pneuma dei polmoni e che le malattie derivassero dall'alterazione del rapporto
sangue-pneuma (la febbre sarebbe appunto il sovraccarico nelle vene di sangue
che passa nelle arterie);
Erofilo di Calcedonia, III a.C. che mise in
connessione cervello e nervi, distinse tendini e nervi, nervi motori e sensori.
Fondò la sua fisiologia su quattro forze: la nutritiva con sede nell'apparato
digerente e nel fegato; la calorifica con sede nel cuore; la pensante nel
cervello; la sensitiva nel sistema nervoso. Studiò il sistema circolatorio,
descrivendo le quattro fasi cardiache e comprendendo l'importanza del battito
del polso.
Erofilo mostrò diffidenza verso l'astrazione ed un suo discepolo Filino di Cos, nel 250 a.C. fondò ad Alessandria la scuola medica empirica, opposta alla dogmatica che si basava su teorie universali. In questa scuola operarono Glaucia di Taranto e Serapione di Alessandria, il quale nel tripode empirico fissò le tre regole della scuola: autopsia (osservazione personale), historia (raccvolta delle osservazioni), analogia (confronto con altri casi)
Ipparco di Nicea (180-125 a.C.) di cui abbiamo
perso le opere eccetto un Commento ad Arato e ad Eudosso, sulla questione del
sorgere e del tramontare delle stelle in cui stabilì la posizione di 800 stelle,
le divise in sei classi, scoprì la precessione degli equinozi. Inventore della
diottra e dell'astrolabio, strumenti astronomici, respinse inoltre la tesi di
Aristarco: se la terra girasse intorno al sole, dovrebbe variare la posizione
delle stelle fisse; se la terra girasse attorno al sole il suo moto dovrebbe
essere così veloce che qualòunque oggetto scagliato in direzione del moto
terrestre dovrebbe tornare indietro. Egli inoltre usò un argomento simile a
quello dei luoghi naturali di Raistotele.
La sua elaborazione per spiegare i
movimenti dei corpi celesti fu la teoria degli epicicli e degli eccentrici: il
centro della rotazione del sole e dei pianeti intorno alla terra non coincide
con il centro della terra e l'eccentrico dei pianeti non ruota attorno al centro
della terra diversamente dal sole. I pianeti inoltre ruotano attorno ad un ounto
trascinato da un moto di rotazione, l'epiciclo appunto.
Probabilmente già Apollonio di Perga (262-190 a.C.) aveva ideato eccentrici ed epicicli. Apollonio nell'opera Sezioni coniche definiva le proprietà dei coni e del cerchio, dell'ellisse, della parabola, dell'iperbole (che risultano dalla sezione di un cono da parte di un piano inclinato rispetto all'asse del cono).
Nel campo delle ricervhe geografiche Eratostene di Cirene (284-192 a.C.) misurò il diametro terrestre, scrisse i primi Chrònika (opera cronologica), fu studioso versatile. Strabone (I a.C.) diede una sistemazione organica alle conoscenze del tempo nella Geografia.
Euclide definisce prima i termini (hòroi), es.
punto è ciò che non ha parti; poi i postulati (aitémata), proposizioni il cui
accoglimento è necessario per le operazioni geometriche, es. tutti gli angoli
retti uguali tra loro; poi gli assiomi (axiòmata), principi evidenti per sé, es.
il tutto è maggiore della parte; poi i problemi; poi i teoremi.
I primi
quattro libri riguardano la geometria piana, il quinto ed il sesto la teoria
delle proporzioni, dal settimo al nono i numeri razionali, il decimo le
grandezze irrazionali, dall'undicesimo al tredicesimo la geometria dello spazio,
il quattordicesimo ed il quindicesimo non sono autentici.
Archimede di Siracusa (287-212 a.C.), studioso
di matematica e meccanica, descrisse il suo metodo, fatto di invenzione e
dimostrazione nell'opera Ad Eratostene sul metodo delle proposizioni meccaniche,
in cui enunciava sue scoperte e avvertiva che i teoremi non possono essere
trovati senza la meccanica e non possono essere dimostrati senza la geometria.
Studiò le curve diverse dalla circonferenza e studiò il calcolo irrazionale
(determinò per primo il valore del pi greco, costante rapporto tra diametro e
circonferenza nel'opera Sulla periferia del cerchio). La sua opera geometrica
più famosa Sulla sfera e il cilindro, in cui studia i volumi dei solidi ed il
rapporto tra sfera e cilinro sottoscritto.
All'aritmetica dedicò l'Arenario,
opera in cui numericamente rendeva esprimibile l'innumerabile, la quantità dei
granelli di sabbia.
Nel campo della meccanica egli studiò le macchine semplici (le leve) e scoprì il principio fondamentale dell'idrostatica, riportato nell'opera Sui corpi galleggianti. Ricca di aneddoti la sua storia: éureka (ho trovato), datemi un punto di appoggio e vi solleverò il mondo sono due espressioni attribuite a lui; avrebbe scoperto quanto oro ed argento fosse in una corona di Gerone senza romperla. Sue invenzioni sarebbero state la vite per alzare l'acqua, il planetarium, le macchine belliche per la difesa di Siracusa dai Romani nel 213-212.
Ctesibio, Filone di Bisanzio, Erone sono ingegneri ricordati per le loro creazioni, teatrini meccanici, orologi, organi idraulci, congegni pneumatici mossi dal vapore o dalla pressione dell'acqua, strumenti astronomici, clessidre, pompe, ruote a vento che non migliorarono sensibilmente la vita quotidiana quanto piuttosto furono destinati alla meraviglia ed al divertimento. Esse erano tutte applicazioni delle cinque macchine semplici allora conosciute: argano, leva, cuneo, vite, carrucola.
Il cinismo non è chiaro se debba essere considerato o meno una scuola o se più semplicemente non sia uno stile di vita. Visto con scandalo, questo movimento polemico nei confronti della società e dei costumi, ebbe vari esponenti nel III a.C. : Bione di Boristene, Menippo di Gadara, Telete, il poeta Cercida; ancora nel I a.C. Meleagro di Gadara. Strumento letterario di invenzione cinica fu la diatriba, attribuita per prima a Bione, discorso di propaganda popolare inframezzato da dialoghi fittizi, conditi da battute taglienti, satiriche, intrisi di moralismo e di cosmopolitismo.
Timone di Fliunte, nato intorno al 324 a.C.,
suo discepolo scrisse Silli, operra satirica contro filosofi vienti e passati.
Nel 275 portò la scuola ad Atene e accentuò la critica verso le altre scuole,
definite dogmatiche.
L'ultimo rappresentante della scuola scettica, Sesto,
testimonia il legame forte tra lo scetticismo e la medicina.
Scettico deriva da sképsis (ricerca, indagine,
dubbio). Al centro della scuola è posta la critica, l'infinta ricerca,
l'insoddisfazione per ogni sicurezza, la convinzione che l'opinione è il mondo
dell'incertezza e del mutamento, per cui nulla possiamo apprendere dalle nostre
sensazioni. Non interessa l'indagine fisica e naturalistica, quanto il problema
della felicità. Questi caratteri sono comuni alla filosofia socratica.
La
suprema saggezza consiste perciò nell'afasia e nell'atarassia. L'afasia è il
silenzio sul mondo; tutte le cose sono indifferenti tra loro, incerte ed
indistinguibili. I nostri giudizi e le nostre sensazioni non sono né vere né
false, perciò non ci possiamo basare su di esse. La felicità perciò è
l'imperturbabilità (atarassià) che deriva dal non avere opinioni, inclinazioni
riguardo alle cose.
La scuola dopo un periodo di crisi rifiorì con Enesidemio di Cnosso (I a.C.), autore dei Discorsi Pirroniani, in otto libri, con Agrippa nel I d.C. In questa fase viene approfondita la polemica con le altre scuole e definita meglio la epochè (sospensione del giudizio): non è possibile definire ciò che è vero ma neppure ciò che è probabile; anche l'affermare che nulla è conoscibile è un dogma. Il saggio invece di dare il proprio assenso ad una osservazione a cui se ne può contrapporre un'altra, sospenderà il giudizio e sosterrà che ogni cosa non è più di quanto non è e che essa né è né non è. Alla base della sospensione del giudizio ci sono dieci argomenti (tropi) addotti da Enesidemo, che contestano la certezza della conoscenza sensibile (basandosi sulla differenza degli esseri viventi,sulla struttura degli organi sensoriali, sulle condizioni soggettive, sull'instabilità degli oggetti, sull'irregolarità delle condizioni di osservazione. Ennesidemo inoltre negò la pretesa della scienza di trovare le cause delle cose, la validità dei segni, la distinzione tra bene, male ed indifferente. Agrippa aggiunse altri cinque tropi contro i ragionamenti dimostrativi i cui più famosi soono il processo all'infinito (per dimostrare una preposizione si ha bisogno di un'altra proposizione, e così all'infinito), l'ipotesi (è possibile porre contro ogni assioma uno opposto), il diallele (dimostrare una proposizione con un'altra significa finire in un circolo vizioso).